Il mondo dell’informazione in Palestina soffre molto, la libertà di stampa non dovrebbe mai essere negata ma, si sa, quando c’è di mezzo la falsità delle persone, l’arroganza, la disumanità è ovvio che il governo dominante vuole mettere a tacere e nascondere tutto. Questo è quello che avviene quotidianamente a Gaza, all’accesso viene messo un timbro rosso sul passaporto cosicché ai controlli aeroportuali (alla partenza del giornalista) gli interrogatori e le perquisizioni siano più approfondite. Ma non è solo questo, il problema è anche fare informazione sul campo, dove si rischia sempre la propria incolumità. Molti sono i giornalisti feriti solo perché erano a documentare le manifestazioni contro il muro o gli insediamenti, l’ultimo ha riportato la rottura dei reni e della milza a causa di una bomboletta di gas lacrimogeno che lo ha colpito in pieno.
A Ramallah, ieri, l’unione dei giornalisti si è riunita in una sessione di emergenza per sottolineare la necessità di sviluppare norme e controlli per evitare il ripetersi di questi incidenti. Mi metto anche io dalla loro parte, sostengo la loro causa, nella speranza che possa servire a qualcosa: le proteste al tiranno portano sempre ripercussioni più violente.
momò
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