lunedì 23 agosto 2010

לבריאות

Una convenzione per attuare il disarmo mondiale della cluster bomb è entrata in vigore dal 1 agosto, 30 paesi l’hanno firmata, una settantina, tra cui l’Italia (beh non c’è da stupirsi abbiamo dato il governo in mano a chi per la guerra non esita mai a spendere soldi anche in epoca di crisi…), pur avendola sottoscritta non l’hanno ancora rattificata, altri, tra cui USA, Israele, Cina, India, Pakistan e Brasile, nemmeno l’hanno presa in considerazione. Vi lascio uno stralcio della Convezione che potete trovare come testo integrale in inglese qui:

(I Paesi firmatari sono) Preoccupati che residui di munizioni a grappolo continuano a uccidere o mutilare civili, compresi donne e bambini, ostacolano lo sviluppo economico e sociale, anche attraverso la perdita di mezzi di sussistenza, ostacolano la riabilitazione post-conflitto e ricostruzione, ritardano o impediscono il ritorno dei rifugiati e degli sfollati interni, portano un impatto negativo sulle iniziative di assistenza nazionali ed internazionali di costruzione della pace e umanitarie, ed hanno altre conseguenze gravi che possono persistere per molti anni dopo l'uso.
Il mio commento si avvale di una frase che ho trovato navigando in internet, una frase usata quest’anno in un convegno internazionale che ho seguito via web, un convegno diverso dai soliti, più attento all’esperienza che alla teoria, all’agire più che all’accomodarsi. Un convegno insomma, dati i tempi, che fortunatamente non ha niente a che fare con il meeting di Rimini e vivaddio ce n’era bisogno.
octavio

Erano tempi di grande ed entusiasmante eccitazione; il Paese era in fermento: c’era la guerra e, in ogni cuore, ardeva il fuoco sacro del patriottismo… E venne la domenica mattina (il giorno dopo, i battaglioni sarebbero partiti per il fronte): la chiesa era gremita di gente e i volontari erano lì… Poi fu il turno della preghiera… Con le palpebre chiuse, il pastore concluse con queste parole: “proteggi i nostri soldati, concedici la vittoria, Signore nostro Dio”… Credete che sia una preghiera sola? No, sono due: una espressa e l’altra non espressa… Riflettete su questo nella vostra mente, affinché non vi capiti di implorare una benedizione per voi e, allo stesso tempo, senza volerlo, invochiate una maledizione sul vostro vicino… E, nel momento in cui avete pregato per la vittoria, avete pregato anche per molti effetti, non detti, che accompagnano la guerra…
Ed ecco la parte non espressa della preghiera: “O Signore e Padre nostro, i nostri giovani vanno in battaglia per colpire il nemico. O Signore Dio nostro, aiutaci a straziare, con i nostri proiettili, i soldati nemici in sanguinanti brandelli; aiutaci a ricoprire i loro campi ridenti con le esanimi forme dei loro corpi morti; aiutaci ad affogare il tuono dei cannoni nelle grida dei loro feriti che si contorcono nel dolore; aiutaci a devastare le loro umili case con un uragano di fuoco; aiutaci a straziare il cuore delle loro vedove innocenti con inconsolabili pene, a scacciarle dai loro tetti insieme ai figlioletti e a farle vagare tra gente ostile nella desolazione, rivestite di stracci, sofferenti fame e sete, zimbello dell’infuocato sole estivo e dei gelidi inverni invernali, disperate, affrante, esauste e imploranti di ottenere da Te il rifugio della tomba, rifugio che Tu negherai. Per noi che Ti adoriamo, o Signore, annienta le loro speranze e distruggi le loro vite; protrai il più possibile il loro amaro pellegrinaggio, fa’ pesanti i loro passi, bagna il loro cammino con le loro lacrime, macchia la neve bianca con il sangue dei loro piedi piagati! Questo noi chiediamo, in nome dell’amore, a Colui che è la fonte dell’Amore e che è sempre il fedele rifugio e l’amico leale di quanti sono sopraffatti dall’angoscia e chiedono il Suo aiuto con cuore umile e contrito. Amen”.
Mark Twain, The War Prayer, 1904-1905, satira pubblicata postuma nel 1923

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