mercoledì 11 aprile 2012

Semana Santa (2)

È sempre difficile dover parlare di povertà. Un tempo si poteva fare un paragone del tipo “noi stiamo meglio, anche se tiriamo la cinghia, e loro stanno peggio”; ora è difficile dire anche questo. Rimane il fatto che esiste ancora chi non ha nulla da mangiare per giorni interi, non ha nulla da bere, non ha una casa e quel lavoro malpagato che gli permette di, almeno, vestire i propri figli rischia pure di perderlo. Rispetto a tutto ciò noi stiamo meglio, la povertà estrema è sempre, purtroppo, estrema.
In El Salvador da tre settimane è scoppiata la protesta (dimostrata con uno sciopero continuo e, attualmente, senza data di termine) in una fabbrica che, oltre a non pagare da tempo gli stipendi si rifiuta di sedersi a un tavolo di trattativa per “modificare” un contratto che è tutto a vantaggio dei padroni e a svantaggio dei dipendenti, in poche parole licenziamento facile anzi, facilissimo.
I dipendenti hanno bloccato la fabbrica e i padroni sembrano fregarsene, forti anche del fatto che nè il Ministero del Lavoro nè il Tribunale dei Lavoratori si sono espressi a riguardo; spavaldi nel richiedere allo stesso Ministero di organizzare una Ispezione Speciale per dimostrare le irregolarità dei lavoratori accampati nella fabbrica.
I manifestanti sono incappati però in un grave errore, a mio avviso, la Semana Santa. Nessuno rinuncia al pranzo con i parenti e così la stragrande maggioranza ha mollato, ha lasciato il terreno conquistato preferendo la pace di casa e così, di tanti che erano, sono rimasti in 16 a presidiare (8 uomini e 8 donne) e a quel punto i padroni si sono sfogati.
Primo atto: scacciati i manifestanti dall’interno della fabbrica (sono stati lasciati nel giardini); Secondo atto: chiusura dei cancelli e relativo divieto di introdurre prodotti alimentari; Terzo atto: divieto assoluto di utilizzo dei servizi igienici; Conclusione: decisione, da parte dei propietari/padroni di mandare a morte certa le 16 vedette.
Ad oggi, e la Semana Santa è finita da 3 giorni, è fatto ancora divieto di utilizzo dei servizi igienici e nessuno può entrare dentro la fabbrica che è, dalla scorsa settimana, controllata da un maggior numero di vigilanti (ovviamente armati).
Ad oggi, ed è ormai un mese che è scoppiata la protesta nè il Ministero nè il Tribunale hanno detto qualcosa.
octavio

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