Così diceva Panetta davanti a centinaia di soldati e pezzi grossi dell’esercito americano mentre si preparavano, tutti, ad andarsene. Ha poi aggiunto: “ma non è stato versato invano”. Non so se per la mamma, la moglie, la figlia, il padre o il fratello di chi è morto a causa di questa guerra queste parole servano a molto, servano, sopratutto, a eliminare quel rancore così duro da esplodere in violenza. Rimane però il fatto che da un po’ di tempo (neanche troppo rispetto a quello in cui sono rimasti) gli USA non sono più in Iraq; Panetta poteva essere più sincero e dire chiaramente: “Popolo iraqeno, ascoltatemi bene, adesso sono cazzi vostri, noi vi abbiamo distrutto il paese, vi abbiamo distrutto l’economia, vi abbiamo distrutto i vostri affetti, vi abbiamo distrutto la vostra psiche, vi abbiamo distrutto la vita e ora ce ne andiamo. Ricordate, però, tutto questo lo abbiamo fatto per eliminare quel dittatore, cattivo e disonesto, che vi comandava prima. Sbaglia chi dice che noi siamo stati peggio di Saddam, noi abbiamo fatto tutto in nome della libertà”. Se avesse detto questo sarebbe stato sincero, ma non onesto fino in fondo, perchè se è vero che i soldati se ne sono andati è anche vero che il comando politico del premier iraqeno viene tutto dagli Stati Uniti, se ne sono andati fisicamente, non di certo politicamente.
Che cos’è cambiato allora? Sarebbe troppo facile rispondere con un niente, ma in fin dei conti è così: Niente. Le violenze continuano, l’esercito che dovrebbe mantenere la sicurezza è inesperto e di parte, la divisione religiosa interna non si è modificata in nulla e, dunque, il guazzabuglio colossale in cui l’Iraq è finito non ha nessuna, attuale via di uscita.
L’unica certezza è questa: 162mila morti dall’inizio della guerra. Vi pregherei di vistare questo sito, vi pregherei anche di tenerlo controllato, è macabro da dire, ma tiene il conto dei morti.
octavio
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