Passaggio a Nord-Est: rotta per lo più impraticabile e ardua, passaggio marino che collegherebbe in maniera piuttosto rapida i territori polari con l’Oceano Pacifico ma che, per le condizioni atmosferiche fino a pochi anni fa era considerato inaffrontabile. Oggi “grazie” al surriscaldamento globale, alla faccia di tutti quegli Stati che dicono in TV che sono per l’ambiente, i ghiacci sono di molto diminuiti e la rotta non è poi così infattibile, anzi, è da poco iniziata la guerra per controllare il traffico navale; si calcola infatti che per il 2030 85 milioni di tonnellate di merci potranno passare per la rotta artica: denaro sonante.
È chiaro che questa guerra per il controllo dell’area interessa quei paesi che geograficamente lì affacciano e, in particolare, Canada e Russia che hanno la stragrande maggioranza delle coste in quella parte desolata di mondo. Fino ad oggi si era studiato un modo settoriale per cui dalle coste si seguivano i meridiani sino al Polo e quella parte di terra era di giurisdizione dello Stato a cui le coste appartenevano, ora si rimette in gioco tutto perché chi più ha più guadagna.
Mosca, dunque, assetata di soldi, se le inventa tutte e così dichiara che buona parte del Passaggio, anche oltre i limiti settoriali finora stabiliti, sarebbe di sua proprietà in quanto proseguimento di catene montuose sottomarine che prenderebbero origine su territorio russo.
In un momento di crisi economica, in un momento in cui tutte le borse iniziano a saltare, in un momento in cui i cittadini russi (la stragrande maggioranza) sono alla fame il Cremino mette già nelle spese del 2012 un rompighiaccio a propulsione atomica e negli anni successivi mette in preventivo di spesa altri rompighiaccio così come la costruzione di svariati porti lungo tutta la costa.
Tutto ciò alla faccia di chi vorrebbe un ambiente più sano, di chi vorrebbe poter vivere e non sopravvivere, alla faccia di chi, come Mosca, vorrebbe trarre profitti da questo nuovo passaggio marino.
aleksej
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