Immaginatevi un vasto cortile, di un duecento passi di lunghezza e centocinquanta circa di larghezza, tutto recinto all'intorno, in forma di esagono irregolare, da un'alta palizzata, cioè da uno steccato di alti pali, profondamente piantati ritti nel suolo, saldamente appoggiati l'uno all'altro coi fianchi, rafforzati da sbarre trasverse e aguzzati in cima: ecco la cinta esterna del reclusorio. In uno dei lati della cinta è incastrato un robusto portone, sempre chiuso, sempre sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle; lo si apriva a richiesta, per mandarci fuori al lavoro. Di là da questo portone c'era un luminoso, libero mondo e vivevano degli uomini come tutti. Ma da questa parte del recinto ci si immaginava quel mondo come una qualche impossibile fiaba.
Così Dostoevskij descrive le carceri siberiane, orrende prigioni in cui venivano stipati per lo più i dissidenti politici costretti alla fame, al freddo e al lavoro forzato. Da che esistono sarebbe impossibile calcolare il numero di gente morta. Sono passati anni, decenni, siamo entrati nel nuovo millennio e nel nuovo secolo ma non molto è cambiato nei metodi di detenzione della Grande Madre Russia. Lo Stato si dice democratico e dà testimonianza di atteggiamenti bonari e umani nei confronti dei prigionieri, da dichiarazione degli stessi però si viene a sapere che spesso scarseggia il cibo, spesso viene vietata l’ora d’aria, spesso vengono vietate le visite dei parenti, spesso la tortura è la miglior forma punitiva.
Un reportage choc dimostra, però, che questa vita è solo per chi non è in grado di pagare tangenti alle proprie guardie carcerarie. A raccontarlo è un certo Andrei, ex assistente di un parlamentare russo, finito in carcere nel 2006 e, proprio grazie alle tangenti, mai stato così “libero”. Cibo costoso e alcolici assicurati sempre alle ore dei pasti, celle ampie e con possibilità di arredamento personalizzato, possibilità di incontro con i “parenti” (e va fra virgolette perché sotto tale nome finivano tutti, anche amici e amiche) quando si voleva in hotel di lusso dove, volendo, ci si poteva fermare anche per il weekend.
Davanti a tutto ciò è chiaro che non si può parlare d’altro che di corruzione, corruzione estrema e pericolosa essendo entrata anche in carcere. L’unico problema è che se fossi russo e dicessi queste cose in Russia finirei, io, povero, in una cella buia, senza cibo e senza i miei cari, nel giro di poche settimane.
aleksej
E' vero siamo nel nuovo millennio ma è passato troppo poco tempo perché questo tipo di ingiustizie si cancellino, non siamo ancora pronti! D'altra parte anche in Italia sono passati 150 dal'unione ed io mi sono sentita dire, che sono del sud, da una vecchietta bergamasca "A si anche voi di la giù adesso siete italiani" Penso che ne dovranno passare di generazioni prima che l'ignoranza prevalga, poiché anche la prepotenza,la corruzione etc sono figli dell'ignoranza.
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