Non bastava quelle che già ci sono nel mondo, no, la politica non è mai sazia di vedere la morte in faccia, non è mai sazia di vedere scorrere il sangue, non è mai sazia di conquistare nuovi territori, non è mai sazia di fare nuovi affari. Questa è una verità che va ricordata e tenuta sempre presente: la politica gode nell’uccidere altre persone. Non è più una res pubblica ma una res militare. Foreign Policy ci presenta la lista di tutti quegli Stati in cui nel 2011 una guerra potrebbe scoppiare. Forse è un po’ macabro fare un elenco del genere ma necessario perché la gente sappia fin dove si può spingere l’uomo. È chiaro che spero che queste guerre non si realizzino, il popolo non ne può più della sofferenza, ma le possibilità, vedrete, sono molto alte, in tutti i casi che vi presenterò ci sono intrighi politici di mezzo.
Costa d’Avorio: i brogli elettorali potrebbero scatenare una vera e propria guerra dopo le proteste che già
sono in atto.
Colombia: è la patria del narcotraffico, non c’è molto da commentare.
Zimbabwe: dopo la scelta di ricandidare Mugabe per le elezioni del 2011 le tensioni sono tornate a salire nello stato africano che da anni vede le violenze contro i suoi cittadini.
Venezuela: dopo che Chavez ha perso la maggioranza in Parlamento sono aumentati i controlli su polizia e esercito per mantenerli fedeli al presidente così come la ricerca di mettere a tacere l’opposizione.
Sudan: il referendum del 9 gennaio metterà in luce il vero problema dello stato, non tanto le etnie ma i controlli sul petrolio.
Messico: guerra alla droga = Colombia
Guatemala: guerra alla droga = Messico = Colombia
Haiti: le elezioni del 28 novembre hanno portato instabilità là dove regnava già il caos.
Pakistan: le inondazioni unite alla povertà e allo stato fasullo al potere in opposizione ai talebani non sono
certo il terreno fertile per la tranquillità.
Tagikistan: Politica di controllo che viene dalla Madre Russia e povertà.
Libano: Nei prossimi mesi, un tribunale internazionale emetterà atti d’accusa contro i membri di Hezbollah.
Guinea: si spera nella solidità del nuovo leader, dopo dittatura e golpe ma gli insorti sono sempre sul territorio, pronti alla guerra.
Congo: troppe risorse minerarie per lasciare il territorio al governo congolese.
Nigeria: nuove elezioni in primavera, come pensate andranno a finire?
Avete notato? Tutti paesi di confine, in particolare Latino America e Africa, lì dove si può sfruttare è meglio portare una guerra, una guerra fa comodo a tutti, l’instabilità che porta permette traffici di soldi, armi, minerali più facilmente e con meno controlli.
octavio
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