La Tunisia torna a essere colpita dalle proteste. Domani sarà presentato il nuovo governo, solo domani perché molti dei ministri che erano stati scelti hanno poi deciso di abbandonare l’incarico. Nessuno ha più il coraggio di entrare in politica, dato che il vero motivo per cui la gente ancora protesta è che il rimpasto non ha portato a nessun reale cambiamento rispetto a prima. La gente allora torna in piazza, cerca di chiedere un reale cambiamento, l’unica risposta ottenuta è stata colpi di arma da fuoco da parte dell’esercito.
Il Libano ha trascorso una notte di proteste a causa della nomina del nuovo premier. Il magnate delle telecomunicazioni Najib Mikat ha infatti accettato l’incarico e si è detto pronto a creare una compagine governativa forte e aperta a tutte le realtà politiche del paese. La protesta nasce perchè il governo era crollato a causa di hezbollah, che si era ritirato prima che l’ONU presentasse le accuse per l’uccisione di Rafik al-Hariri, e ora il nuova premier è appoggiato proprio da loro. Un posto che sarebbe dovuto andare in mano sannita è finito nelle mani di un simpatizzante shi’ita. Gli USA hanno già fatto sapere che questa scelta comprometterà i rapporti Washington – Beirut, ma questo poco ci importa, a loro vanno bene solo presidente sottomessi, ciò che realmente ci deve importare è che la gente è scesa in piazza a protestare.
Oggi la calma è tornata, ma è una calma apparente, l’Egitto si ritrova nelle stessa situazione tunisina: migliaia di manifestanti che urlano: "Abbasso, abbasso Hosni Mubarak" o "Tunisia, Tunisia". Anche qui l’unica risposta che hanno ottenuto sono stati i colpi di arma da fuoco dell’esercito.
Anche dopo i tentativi di accordi proposti dall’Unione Africana Gbagbo continua a non cedere. La sua unica idea, quella di mantenere lo scranno per mantenere i profitti del cacao (che ora ha i prezzi alle stelle nei mercati americani e londinesi), non cambia. La gente ormai non protesta più, non tanto perché non ne senta più bisogno ma solo perché ha paura di essere ucciso o arrestato o torturato.
Tre persone che manifestavano il loro dissenso in Albania sono state uccise da colpi di arma da fuoco sparati dall’esercito. Il premier Berisha grida al golpe organizzato dai partiti dell’opposizione e giustifica quegli spari come unico metodo per la difesa.
Oggi ho girato per il mondo, ho voluto darvi i temi più scottanti per sottolineare che il mondo intero è in protesta, il mondo intero chiama un cambiamento, grida per un cambiamento. Avete notato? Tutti i governi sono però sordi alle richieste, le uniche risposte sono i colpi di arma da fuoco.
octavio
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