mercoledì 26 gennaio 2011

il sergente nella neve

Oggi, 26 gennaio, per chi vuole ricordare, è l'anniversario della battaglia di Nikolaevka, uno dei momenti più bui per gli annali italiani. Ci sono momenti nella storia in cui Dio sembra dar carta bianca all' Avversario e allora la ragione soffoca, i mostri si liberano dagli istinti più animaleschi che la nostra unica razza umana può partorire. Così accadde che l'Italia cadde in mano a pazzi appoggiati dalle forze economiche, propagandistiche e "lateranisticamente" dalla chiesa. Questa "serva Italia" gridò ai suoi uomini "aruolatevi, la grande Germania vi proteggerà" e tra le tantissime sofferenze che questo comportò ci fu la spedizione dell' ARMIR. A quella assurda sete di potere ci fu l'opposizione soveitica che fermò l'asse da Stalingrado in giù e il 26 gennaio 1943 gli invasori finirono nella "sacca" russa. Di quella battaglia alcuni fortunati figli e nipoti hanno ascoltato negli anni il racconto di nonni supestiti, altri ne hanno studiato sui libri di storia ma oggi il ricordo è quanto mai vitale per urlare a pieni polmoni "mai più". L'attentato di Mosca in risposta a una violenza infinita che l'esercito russo attua nel Caucaso (le immagini di Grozny, capitale della Cecenia, sembrano quelle di Berlino alla resa tedesca nella Seconda Guerra Mondiale), la fame infinita dell'Africa, i golpe latinoamericani, la crisi di identità di buona parte del Vecchio Continente (Italia in testa) riportano le nostre attenzioni al vero significato della parola "pace". Buona parte dei campi di concentramento scoperti dai sovietici rimase poi in funzione per gli oppositori del regime di Stalin, il colonialisomo americano portò alle guerre di Corea, Vietnam, Afghanistan, Iraq, all'appoggio a innumerevoli colpi di stato e stragi, nonchè alla atomiche sul Giappone.
Nikolaevka e i suoi supestiti ci insegnano che la guerra non porta mai a una pace vera, non è mai per una giustizia o libertà ma è lo strumento col quale il forte sottomette il debole, il ricco schiaccia il povero e chi fa da carne da macello non è mai un biscottato imprenditore, politico arrivista o pasciuto affamatore.

IoLiOdioINazistiDellIllinois

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