martedì 20 dicembre 2011

La morte è giunta anche per il dio/leader

Molti lo pensavano indistruttibile, molti ora crederanno che resusciterà, altri gioiranno (non pubblicamente), Kim Jong-Il è morto e, ora, il mondo intero si chiede che ne sarà della Corea del Nord. Rimarranno le barricate elettriche sui confini? Rimarranno le finte case paradisiache che percorrono tutto il perimetro dello Stato per dare l’idea della floridezza e nascondere meglio la povertà? Rimarranno la paura e il dolore di non poter aprire bocca su nulla? Rimarranno i “controllori”, quei poliziotti che seguivano in tutti i loro spostamenti tutte le persone straniere che entravano in territorio coreano?
Ciò che oggi è certo sono solo poche cose: 1. la tv di Stato ha mostrato la salma del caro leader e ha mostrato la popolazione piena di dolore (quanto dolore vero e quanto finto?) 2. il figlio Kim Jong-un si trova ora a capo di uno Stato alla fragile età di vent’anni (non credo sia necessario stare qui a raccontarvi gli esami storici di imperatori bambini controllati e manovrati dai loro supporti di corte) 3. gli USA che per bocca della Clinton fanno sapere che sperano in un’apertura dello Stato, in un blocco della realizzazione dell’armata nucleare tanto voluta dal dio/leader ormai morto, in un scelta decisiva verso la pace.
Scusate ma di che pace parlano gli americani? La Clinton si è anche detta disponibile ad accompagnare la Corea del Nord verso questa pace solo che loro si dimostrino disponibili.
Non è che forse, e dico forse, gli USA hanno capito che fare pressioni su un ragazzo di vent’anni è più facile che su un uomo di 69 che si credeva un dio e che ora, se davvero la Corea del Nord inizia a cedere, gli eserciti americani potranno entrare liberamente su un territorio da sempre ambito (vedi le amicizie che già intercorrono tra Corea del Sud e USA) e che permetterebbe di dare vero e proprio filo da torcere alla Cina?
Sono solo mie supposizioni, vediamo se ci prendo, vediamo, soprattutto, cosa fare il nuovo caro leader.
octavio

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