martedì 17 novembre 2009
Le crociate del petrolio
Un territorio sterminato che ha al suo interno moltissime tribù dalle più svariate origini. La Cina ha dovuto spesso scontrarsi con queste realtà e in particolare con una. Gli uiguri sono musulmani cinesi stanziati nel territorio dello Xinjiang, qui sono state molte le rivolte e gli scontri della popolazione contro il governo, negli ultimi anni però la situazione si è capovolta; è il governo che si scontra contro la tribù. Molti sono stati gli arresti, dal 2008 sono iniziati gli arresti di massa soprattutto studenti. Moltissimi giovani universitari, anche solo per aver volantinato davanti alle facoltà sono stati incarcerati. L’accusa per tutti è di terrorismo.
Poiché l’Islam è accusato di fomentare le violenze private e pubbliche agli uighuri non è permesso esternare le pratiche religiose, studiare o portare sotto braccio libri di religioni, indossare simboli religiosi. Il governo cinese dà agli imam precise disposizioni su dove i fedeli si possono incontrare e di cosa possono o non possono parlare. Assolutamente impensabile manifestare i propri sentimenti religiosi in luoghi pubblici o statali come uffici o scuole.
C’è un dettaglio che, a onor del vero, va reso pubblico: la produzione di petrolio nello Xinjiang è infatti passata da sette milioni di tonnellate di petrolio negli anni '90 a 27,4 milioni di tonnellate nel 2008, configurandosi così come secondo produttore di petrolio della Repubblica Popolare Cinese. A parte per la produzione di idrocarburi, lo Xinjiang è importante perché si colloca al confine con il Kazakistan, paese fondamentale dal punto di vista dell’accesso alle risorse del Caspio.
So di ripetermi ma ancora una volta si usa la religione per nascondere i veri motivi economici.
momò
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