Periodo di esami per chi fa l'università. I compagni di corso non si vedono più così spesso, essendo finite le lezioni, così quando ci si trova per studiare insieme la prima cosa che si fa è una bella pausa prelavorativa per caffè e sigaretta, per riallacciare le conoscenze dopo una settimana di solitaria disperazione. Poi a malincuore si torna ai tavoli, si accende il computer, si leggono le ultime battute di Spinoza, si vede l'ultimo video di Maccio Capatonda, e così passa un'oretta di sana ginnastica mentale che rinfranca lo spirito. A questo punto ci torna voglia di caffè, e cos'è, non possiamo fare un'altra pausa? Ma sì, roviniamoci! Ma poi si studia, eh? Che se non finiamo le tavole per martedì poi non riusciamo a fare revisione! Allora pausa, e poi finalmente... no, aspetta! Guarda, c'è Remo: che, non lo si va a salutare? Remo ci invita a giocare a calcetto. Dai, Remo, abbiamo l'esame fra quattro giorni! E con un atto di eroica abnegazione, i nostri eroi rifiutano la gloria e finalmente si danno ai libri. "In questo libro non si capisce niente", dichiaro io. "È meglio se me lo leggo a casa con calma." Tutti si trovano d'accordo e si va a giocare a calcetto.
Esame. Il professore con una calma glaciale appoggia la borsa sulla cattedra. Due ore di tempo, poi consegna. I ritardatari saranno rifiutati o uccisi. Ed ecco che entra Lanetti. Guarda il professore, il professore lo guarda e Lanetti, con una calma ancora più glaciale lo ignora e si siede di fianco a me.
Attimi di gelo, poi si comincia. "Guarda che io ho un tema diverso dal tuo, non posso farti copiare!" "Embè? Prima fai il tuo, poi fai il mio, non vedo il problema."Una logica spiazzante. A trenta minuti dalla fine ho finito il mio. Una risposta su tre, mica male! E comincio il compito di Lanetti. Allo scadere gliel'ho finito. "Ora lo ricopio con la mia grafia, sennò mi sgama", dice lui, incurante del tempo inesorabile. Io consegno. Tutti consegnano, Lanetti scrive.
Il professore fa suonare la sirena dell'evacuazione e con una voce da Severus Piton annuncia che da questo momento i compiti consegnati sono annullati.
Lanetti non alza nemmeno la testa, continua a scrivere. Il professore fa finta di niente, pregustandosi la gioia perversa che proverà annullandogli il compito. Dopo mezz'ora Lanetti si alza, arriva fino alla cattedra e dice: "Consegno". "Il suo compito è annullato, il tempo è scaduto", sentenzia il professore con una malcelata contentezza. "Lei lo sa chi sono io?", dice Lanetti. "No." "Bene". E mette il suo foglio a caso nel mucchio dei compiti consegnati.
zecca
Esiste a questo mondo un posto dove non ci siano questi tipi di soprusi?
RispondiEliminaAhahah bel racconto! Autobiografico quasi...
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