giovedì 27 maggio 2010

Tirare il sasso e nascondere la mano

Il Ministro dell’Informazione giamaicano Daryl Vaz ha così dichiarato: “Io non lo so se è in Giamaica”. E questa affermazione destabilizza perché ora sembra che il boss Coke sembra sia fuggito dal paese, fuggito e nessuno sa dov’è (è un nuovo Bin Laden?). se lo dicesse l’informazione uno potrebbe anche crederci che la notizia è simil-veritiera ma essendo un Ministro (oltretutto dell’informazione) che ci dà la notizia sembra essere molto difficile crederci. Che lo stiano nascondendo? È un’affermazione grave lo so, ma quale stupore se anche il governo giamaicano fa il doppio gioco? Vi avevo già informato del legame che sembrava legare il premier e Coke, un legame che oggi viene avvalorato dal fatto che si scopre (per caso, perché queste cose avvengono sempre per caso) che fu Coke ad “aiutare” Golding a diventare premier.
Questa scoperta aggiunta alla dichiarazione di non sapere dove sia Coke sono la somma perfetta per dirci il perché il Premier giamaicano lo difendeva a spada tratta e non accettava l’estradizione.
Morale della favola: ad oggi il numero dei morti sale a 50, civili che si sono barricati nel quartiere dove abiterebbe Coke (che però forse è già scappato). 50 morti che hanno la sola colpa di stare in un quartiere sbagliato, che ora è proibito alla stampa, e che hanno il mito di Coke come uomo buono perché pur con metodi illegali, almeno lui, li aiutava.
50 morti che hanno la colpa di dover stare tra due fuochi, da un lato un vero e proprio gangster che deve scappare e li usa come scudi umani, dall’altra unpremier che per salvare la faccia ha scelto il suo male minore: ucciderne un po’ per cercare di nasconder ei suoi rapporti con Coke.
octavio

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