Ho sentito, in questi ultimi giorni, la notizia dell’ENPA: briciole per i passerotti, la sintetizzerei così. Ho visto anche che il popolo del web si è lanciato a far commenti, chi ha voluto fare il moralista e chi ha voluto fare lo stronzo, rimane il fatto che c’è chi è pro e chi è contro.
Io ho visto che a mio figlio piace guardare gli uccellini che mangiano il pane sul nostro balcone e quindi informo tutti, se a qualcuno davvero importa, che io il pane lo lascio e gli uccellini mi ringraziano.
Fra chi commentava c’era anche chi è stato accusato di moralismo perchè diceva, e questo l’ho sentito per radio anche stamattina, che era meglio prima dare il pane ai barboni (o clochard, per rendere più carina una condizione infame di vita) e poi si sarebbe pensato agli uccellini. Io non volendo fare la morale della morale, diverrei un moralista al quadrato, vi racconto una storia.
C’era una volta una clochard, anziana e senza nulla che cercava un rifugio per la notte. A Treviso le notte sono molto fredde e rimanere all’aperto è pericolo, è mortale; decide così di incamminarsi verso il primo centro d’accoglienza ma nulla da fare, pieno; va al secondo, anche qui pieno, va al terzo e sempre la stessa risposta ottiene. Così per tutti i centri d’accoglienza. La nostra clochard, però, non si abbatte, continua la ricerca e capendo, che la sua storia somigliava tanto a quella di Giuseppe e Maria che cercavano un riparo per dove partorire decide di andare dai frati, loro dovrebbero aiutarla. Anzi, e questo lo dico io fuori dalla storiella, loro prendendo esempio dal loro maestro ultimo avrebbero il dovere di aiutarla. Si incammina, arriva e suona il campanello, aprono, ascoltano il problema e rispondono: “No, non possiamo”. Nel mentre che uno dava questa intelligente risposta alla signora un suo confratello si era già affrettato a chiamare il 113 per segnalare che la clochard era entrata nel loro giardino.
Arriva la polizia e carica la donna. Ogni storia ha però un lieto fine: la signora ha ottenuto dalla polizia il permesso di dormire nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria.
octavio
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