Un anno fa il mondo intero ha parlato, scritto, sparlato,
urlato, commentato la morte di Osama Bin Laden; anche noi siamo caduti nella
morsa dei media e ne abbiamo parlato.
Dopo un anno Obama è volato in Afghanistan a sorpresa, così
dicono ma chi è così scemo da crederci?, per rincuorare i suo soldati e per
firmare (cosa ben più importante) un accordo con Karzai. Il succo dell’accordo
è molto semplice: “diciamo che la guerra è finita e noi americani ce ne
andiamo, ma in realtà noi americani rimaniamo qua”, Obama però l’ha voluto
spiegare in maniera molto più precisa e molto più accettabile.
Ai militari presenti, al popolo americano in tv, al mondo
intero ha voluto dire che la guerra sta per finire, nel 2014, cioè quando i
militari americani saranno tutti rimpatriati (e io mi immagino le lacrime agli
occhi dei soldati non tanto perchè Obama è un leader carismatico, ma perchè
sognavano di riabbracciare i propri cari), la sicurezza passerà completamente
in mano alle forze dell’ordine e all’esercito afghano. Però (lo so non si
inizia una frase con “però”, ma Obama ha sempre il “però” in tasca e interviene
un po’ quando gli pare a lui) i soldati americani rimarranno qui, non
seguiranno la sicurezza, istruiranno le forze interne e, poi, eseguiranno
azioni antiterrorismo. Vedete, avevo ragione io, detta così suona molto meglio,
ma il succo è sempre quello: l’America qui ha colonizzato e qui rimane.
Il discorso del Presidente dei presidenti si è poi concluso
con le solite cazzate su al-qaeda, del tipo “Un anno fa abbiamo ucciso il capo
del male ora stiamo per distruggere l’intera struttura”, parole al vento alle
quali non crede, ormai, più nessuno.
Inutile che io stai qui a dirvi e ridirvi che la libertà e
la pace duratura che gli USA portavano in Afghanistan non è mai arrivata,
soprattutto oggi, a un anno dalla morte del “capo del male”.
Concludo dicendo solo questo, nella speranza che si capisca
la gravità della questione, d apochi giorni in Uganda sono arrivate le forze
americane per cercare di sconfiggere e catturare il “mostro” Joseph Kony. Un
nuovo Afghanistan in arrivo.
octavio
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