Strane cose accadono in Palestina, alcune non avrei mai immaginato potessero succedere. È difficile accettare che anche dove c’è la sofferenza ci sono gli intrighi di potere, ma così è, il dio denaro non lascia libero nessuno.
E così Erakat si dimette con la motivazione di furto e manomissione di documenti nel suo ufficio, in queste condizioni lui non ci sta più. Io penso che Erakat si dimette perché ormai non sapeva più con che faccia mostrarsi al popolo palestinese, ora che ogni incertezza sulle sue azioni è scomparsa. Lui, palestinese, si è venduto al nemico, agli israeliani. E devo essere sincero, è lui che si è venduto, come molti altri hanno fatto e alcuni li ho anche conosciuti, qui Israele non c’entra perché se è vero che alcuni vengono corrotti altri spontaneamente si vendono, questi sono i veri terroristi del popolo palestinese, quelli che uccidono con i soldi e non con le bombe. Comunque, lui se n’è andata, che viva in pace nell’oro israeliano, e ora c’è da ricominciare un lavoro che lui non aveva mai fatto. Un passo avanti forse ci sarebbe e lo ha annunciato Abed Rabbo collaboratore di Abu Mazen, elezioni presidenziali e legislative entro settembre, OLP ha esortato anche tutte le fazioni esistenti ad accantonare le differenze e cercare un’unità per il bene del paese. Pronta arriva la risposta di Hamas che respinge la decisione presa dichiarandole illegittime e utili solo a radicare maggiormente la divisione. Le elezioni, secondo Hamas, “devono essere frutto della riconciliazione e non decise unilateralmente da una fazione, che, nella sua veste attuale, non rappresenta il popolo palestinese”.
Sulla prima parte della dichiarazione io sono d’accordo, guardare il bene del popolo non è mai cosa sbagliata, sulla seconda parte non posso essere d’accordo perché è lo scacco che non fa mai andare in porto le scelte politiche dell’una o dell’altra parte. Per tutti i partiti, in tutto il mondo, il proprio avversario non rappresenta mai il popolo che dovrebbe governare, ma se questa idea blocca tutte le azioni per salvare il popolo, e in Palestina è proprio salvare fisicamente, allora è inutile la politica. Se non si è lungimiranti è inutile fare politica, questo vale per tutti (l’Italia sarebbe un ottimo esempio) ma maggiormente per quei territori dove ogni decisione è di vita o di morte.
michael
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