63 i morti nel 2009, 52 nel 2010 e i numeri hanno già di molto superato lo zero anche per il 2011 (e siamo solo a febbraio). Tutti questi numeri sono ragazzi, adolescenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni, studenti uccisi in scontri con altri giovani in El Salvador. Gli ultimi due ragazzi scomparsi sono stati uccisi il primo (18 anni) mentre scendeva da un bus, accoltellato al torace, in San Salvador e il secondo (16 anni) a Sonsonate in cause sconosciute ma ritrovato con mani e piedi legati con dei sacchetti di plastica. Le morti tra giovani studenti sono uno dei problemi principali a cui la politica salvadoregna sta cercando di porre fine, un passo importante (almeno per la politica, io non ne sono così convinto) è stato fatto con l’approvazione del Plan de Prevención y Protección Escolar 2011 firmato da Ministero dell’Educazione e Polizia, firmato esattamente una settimana prima che i due ragazzi venissero uccisi. È facile riempire i palazzi governativi di carte firmate e timbrate più difficile mettere in ordine un paese che non si è mai ripreso dalla guerra. Il vero problema è di tipo educazionale, da condividere proprio con i giovani e gli adolescenti. Far vedere che il positivo esiste anche in una vita totalmente negativa è fondamentale, strappare i giovani dalla routine di violenza che incontrano o compiono quotidianamente è il primo passo per evitare i morti. È giusto fare piani per la salvaguardia e la sicurezza, utile per avere delle regole, ma al giovane che cosa importa? La repressione sappiamo già a cosa porta, non dimenticando anche che la vendetta cova dentro ognuno di noi.
Se muoiono i giovani il futuro si arresta, il paese è destinato a scomparire sotto il peso della vecchiaia, l’intelligenza della politica si dovrebbe vedere in azioni per la gioventù, non prevenire ma educare.
octavio
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