Ieri ero in viaggio, incolonnato nel traffico infernale dell’A1 (fra i pochi che è riuscito ad uscire prima che la chilometrica coda ci inghiottisse) ascolto la radio, così tanto per sapere cosa ci dicono oggi i nostri politici, che cosa hanno inventato per rimanere sulla piazza. Il tema caldo è, ovviamente, il referendum e allora vorrei fare un commento a cascata sulle dichiarazioni che ho sentito, non riporto parole letterarie ma quello che ricordo (ahi! Memoria annebbiata dall’ira che le code in macchina producono).
Il primo che parla è Bersani, quello per cui se piove, piove per tutti (sagace..), che ci invita ad andare a votare e farlo alla mattina presto così da dare il buon esempio a chi non è così convinto del voto o preferisce poltrire.
Il secondo è Diliberto che ci suggerisce di andare a votare per dare uno schiaffo a Berlusconi (lui forse ha detto al governo, ma poco cambia).
Il terzo è Di Pietro che con il suo farraginoso modo di parlare per metafore ci rassicura così: “Nuota fratello, al risultato penseremo dopo”. Avete capito cosa voleva dirci?
Tutto questo è il mondo del sì, ora passo al no.
Quagliariello ci informa che la Costituzione permette anche l’astensione come forma chiara di scelta elettorale, quindi meglio astenersi e se proprio le gambe da sole vi conducono ai seggi almeno imponete alla mano di crocettare il no.
La Lega non ho capito bene cosa farà perché il partito dice di non andare a votare, ma poi Zaia ci va quindi boh non lo so, loro comunque ce l’hanno duro e questo all’italiano medio basta.
E infine lui, il nostro Premier, il nostro comandante della nave (anche noi affoghiamo, ma mai come i sofferenti etichettati come immigrati clandestini che muoiono a Lampedusa, se ci arrivano); lui a votare non ci va, esplicando così agli italiani che in democrazia il voto vale, ma dato che grazie a lui in democrazia noi non ci siamo che senso ha andare a votare?
Questa la panoramica che la radio mi ha permesso di avere ora io non tifo né per Bersani né per Berlusconi, sì insomma non tifo per questo orrido bipolarismo; tifo però per il SÌ e questo mi basta per andare a votare. DOBBIAMO ANDARE A VOTARE e non perché ce lo dicono i politici, ma per difendere la politica, una politica giusta e equa che non si fonda a destra o a sinistra; si fonda sull’uomo. Votando SÌ votiamo per il mantenimento di un primo fondamentale diritto dell’uomo: il diritto di parola.
octavio
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