Dal prossimo 7 di novembre in Gran Bretagna gli omosessuali potranno tornare a donare il sangue. Notizia fresca di giornata e che ha lasciato anche me un po’ dubbioso, perché? Non potevano? E scopro così che è dagli anni ’80 che gli omosessuali, e va precisato anche di sesso maschile, subiscono un divieto a vita per la donazione del sangue. Anzitutto c’è da domandarsi due cose: 1. ma agli omosessuali questo poi interessa? 2. Ma la sanità inglese come fa a sapere che uno è omosessuale? Esame pubblico alla Oscar Wilde prima di avere accesso alla sala prelievi? Ci si basa solo sulla fiducia? Esiste un modo per capire ad occhio se uno è gay o no?
Risposta unica che probabilmente arriva anche dal Regno Unito: Boh!
Rimane comunque il fatto che è da oltre trent’anni che chi è omosessuale e vive in Gran Bretagna non può aiutare la comunità con il suo sangue, la motivazione? Rischio diffusione Aids. E allora perché adesso decidono che lo possono donare? Perché c’è una clausola ben precisa per poter avere accesso alla sala prelievi, e l’ipotesi di Oscar Wilde dunque prende sempre più corpo, non aver avuto rapporti sessuali con altro uomo per almeno un anno.
Guardate voi potete dirmi che esiste una legge sulla privacy e che in Ospedale più che mai viene rispettata, ma non mi toglierete dalla testa l’idea che questa è una legge non solo xenofoba ma anche razziale. Provate a immaginare di essere un uomo qualunque che decide di donare il sangue e vi trovate davanti alla porta un’infermiera che vi chiede, magari anche sottovoce ma comunque ve lo chiede, se siete gay, a quel punto la cosa si fa seria, perché se voi rispondete di sì, lei senza batter ciglio replica: “Mi confermate, vero, che siete casti da almeno un anno?”
Ma dove sta scritto che essere gay significa avere alta probabilità di essere sieropositivi? Ma da quale mente può uscire una stupidata del genere? Ma, soprattutto, con quale coraggio delle istituzioni pubbliche possono validare una discriminazione del genere?
octavio
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