venerdì 23 settembre 2011

Nobel per la Pace, Uomini di pace, ma chi pensa alla PACE?

Oggi so che rischio il linciaggio mediatico, oggi cammino sul filo del rasoio. Parlare del riconoscimento dello Stato Palestinese non è certo cosa semplice e spesso si può rischiare di fare dispiacere a qualcuno. Oggi alle 12.30 la Palestina, tramite la voce di Abu Mazen chiederà di essere riconosciuta come Stato, oggi alle 12.30 la Palestina riceverà la più sonora stangata che nella storia abbia mai ricevuto. Obama ha infatti lasciato intendere dal suo discorso che non c’è trippa per gatti… uno Stato non si può fare tramite risoluzioni ONU ma solo con dialoghi diretti con Israele. Certo non è solo Obama che dice ciò, anche l’Italia ad esempio è per questa ipotesi, io però me la prendo in particolare con chi aveva auspicato, in tempi non troppo sospetti, alla presenza nell’ONU dello Stato Palestinese. Dopo il suo gran discorso, che sottace l’arma a doppio taglio del veto e che esplica il lavoro di pressione su molti Stati Membri per il voto negativo, Obama ha subito ricevuto i complimenti di Netanyahu: «Voglio ringraziarla per stare dalla parte di Israele e nel sostenere la pace», il nazista che parla con il sionista; sarebbe ridicolo se non fosse tragico. Come può Netanyahu, fautore delle più grosse stragi e violenze in Palestina, ritenersi dalla parte della pace? Come può Obama, ricordiamolo ancora, Nobel per la Pace, essere dalla parte di un assassino che si presenta a lui con le mani grondanti sangue?
Un altro fatto oggi cambierà di certo le sorti mondiali, l’opzione francese è di certo una via che da un lato salva la capra e i cavoli, ma dall’altro, almeno, tiene presente la parte palestinese.
Tentare di accettare l’entrata palestinese all’ONU fra un anno, organizzando in questo lasso di tempo alcune fondamentali tappe intermedie per il passaggio definitivo, manda in pensione gli USA dalla carica di “mediatori di pace”, la Francia tenta di togliere dal trono Obama. Il problema è che Sarkozy, non è certo l’uomo che è in grado di portare la pace (vedi il trattamento ai rom), e non è certo l’uomo che può fare la differenza. Cambiare le carte in tavola, rovesciare le certezze di Israele è sicuramente fondamentale, ma passare da un boia a un boia è cadere dalla padella alla brace.
Staremo a vedere cosa succederà, ormai manca poco. Una sola domanda mi rimane: perché se ne sono andati tutti, o quasi, quando Ahmadinejad ha preso la parole e tutti hanno applaudito quando Obama parlava a vanvera?
michael

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