È da due giorni che le campane suonano a lutto nel mio cuore, è da due giorni che non riesco a fare altro pensiero.
Sapete quando avete la mente bloccata su un punto fisso? Quando niente o nulla riescono a distogliervi da un pensiero? Ecco, mi sento così.
Ho appreso la notizia e ho visto le immagini, il mio “cuore di papà” è rimasto immobile, raggelato davanti al dolore e alla cattiveria umana. È facile da dire: un bambino, un neonato, di 7 mesi è morto a Gaza; difficile da accettare, ora, giuro, ho il vomito.
Morto perchè la macchina che lo teneva in vita ha smesso di funzionare, e non è eutanasia o errore medico, è per colpa della carenza di elettricità che affligge tutto il territorio della Striscia di Gaza. Un bambino di sette mesi è morto perchè nessuno da un mese ha fatto un cazzo per far sì che entrassero aiuti umanitari dai blocchi posti da Israele, per far sì che venissero portati davanti al Tribunale dell’Aja Netanyahu e soci.
Lo stesso giorno in cui veniva pubblicamente data la notizia che il bimbo era deceduto un’altra arriva alle orecchie di molti: l’ONU è riuscita a far arrivare carburante a Gaza, non è tanto, risolverà il problema per poco, ma qualcosa arriverà, solo che arriverà troppo tardi.
È vero, sarà di aiuto per molti, ma non sarà più di aiuto per lui, un esserino piccolo piccolo, che non aveva fatto male a nessuno, aveva solo la colpa, dal punto di vista israeliano, di essere palestinese.
michael
Nessun commento:
Posta un commento