So di non avere esagerato, so che ciò che ho sempre raccontato è la pura verità. Mi dispiace ma in Palestina la vita è dolore, ingiustizia e morte tutti i giorni. Può essere stancante o soffocante leggere su questo blog (come su molti altri) continue notizie di disperazione e di disperati, ma questa è la realtà! Innegabilmente la verità.
Oggi smorzo i toni, non per un cambiamento di rotta ma per una necessità di pace. C’è un villaggio, Bil’in, che tutto il mondo ricorda e presenta come la patria della non-violenza. Io di persona non l’ho visitato ma ho visto dei documentari e ho parlato con amici che là ci sono stati. Qui il dialogo tra religioni c’è, qui ebrei e arabi, israeliani e palestinesi (ma anche stranieri) si ritrovano quasi ogni settimana, per una manifestazione pacifica contro il muro. E quando dico pacifica lo è per davvero, si ritrovano per dibattere sui problemi che affliggono un così bel territorio, per cantare o ballare, per suonare strumenti e per attività con bambini. E che non si dica che insegnano ai bambini la violenza, qui fanno disegni e letture.
Una speranza c’è se il dialogo umano, e non di accordi politico-economici, avviene; una speranza c’è se la violenza non continua la spirale che ormai da troppo tempo va avanti.
Sarebbe gradevole per tutti se il post finisse qui, ma per amore della verità non posso tacere il fatto che a tutte queste manifestazioni di volontà di dialogo umano l’esercito israeliano risponde sempre con l’assetto antisommossa.
momò
Oggi smorzo i toni, non per un cambiamento di rotta ma per una necessità di pace. C’è un villaggio, Bil’in, che tutto il mondo ricorda e presenta come la patria della non-violenza. Io di persona non l’ho visitato ma ho visto dei documentari e ho parlato con amici che là ci sono stati. Qui il dialogo tra religioni c’è, qui ebrei e arabi, israeliani e palestinesi (ma anche stranieri) si ritrovano quasi ogni settimana, per una manifestazione pacifica contro il muro. E quando dico pacifica lo è per davvero, si ritrovano per dibattere sui problemi che affliggono un così bel territorio, per cantare o ballare, per suonare strumenti e per attività con bambini. E che non si dica che insegnano ai bambini la violenza, qui fanno disegni e letture.
Una speranza c’è se il dialogo umano, e non di accordi politico-economici, avviene; una speranza c’è se la violenza non continua la spirale che ormai da troppo tempo va avanti.
Sarebbe gradevole per tutti se il post finisse qui, ma per amore della verità non posso tacere il fatto che a tutte queste manifestazioni di volontà di dialogo umano l’esercito israeliano risponde sempre con l’assetto antisommossa.
momò
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