un amico ha voluto "rinforzare" il post fu quando gli zingari arrivarono al mare di oggi, ringraziandolo riporto:
“Devono tornare a casa loro!” mi disse il consigliere leghista a proposito dei Sinti della mia città. “Guardi che questi sono cittadini italiani e risiedono, come possono, qui da noi da cinque – sei generazioni” obiettai. E così si spense l’arguto confronto con il celtico orgoglioso e deciso a far piazza pulita. La storia dei Sinti in Italia è fatta di moltissime ombre e qualche piccola luce. Le ombre: certo, non tutti si presentano bene, non tutti lavorano, alcuni rubano e tutti ti guardano torvo. Da secoli sanno che i “gagi” (noi maggioritari) non li hanno in simpatia, li emarginano e, se possibile, li fregano. Ci sono progetti per i Sinti le cui risorse non arrivano fino a loro, ma si fermano alla creazione di sportelli, servizi, uffici in cui possono avere accesso per cercare lavoro, casa, scuola. Ci sono convegni in cui si parla dei Sinti, ma senza i Sinti. Ci si loda per quanto si è fatto per loro, ma di loro nemmeno l’ombra. Diventano improvvisamente interessanti in prossimità delle campagne elettorali, poi tornano ad essere oggetto di discussioni, interventi, aiuti senza mai esserne soggetti attivi e propositivi. Insomma, in genere, sappiamo noi “gagi” di cosa hanno bisogno, fino al fatidico “devono tornare a casa loro!”. Qualche luce si intravvede nelle poche esperienze in cui li si sanno valorizzare per le loro capacità naturali: spettacoli di strada, musica, ballo, lavorazioni del ferro, tenere gli animali, soprattutto i cavalli, e altro che sanno fare bene. Ce ne sono, di queste esperienze, in Europa: Spagna, Francia. Sono, a tutti gli effetti, un popolo, con una lingua propria e propri valori comuni (lontani quanto vogliamo dai nostri), ma privo di confini territoriali, presenti in circa 12 milioni sparsi nell’Europa. E sono già a casa loro. Li teniamo in cantina, ma nel condominio ci sono già, e da tempo. Difficile ma indispensabile conviverci, partendo dal fatto che si tratta di persone e non di pacchi postali da mandare a chissà quale indirizzo.
a presto
IoLiOdioINazistiDellIllinois
“Devono tornare a casa loro!” mi disse il consigliere leghista a proposito dei Sinti della mia città. “Guardi che questi sono cittadini italiani e risiedono, come possono, qui da noi da cinque – sei generazioni” obiettai. E così si spense l’arguto confronto con il celtico orgoglioso e deciso a far piazza pulita. La storia dei Sinti in Italia è fatta di moltissime ombre e qualche piccola luce. Le ombre: certo, non tutti si presentano bene, non tutti lavorano, alcuni rubano e tutti ti guardano torvo. Da secoli sanno che i “gagi” (noi maggioritari) non li hanno in simpatia, li emarginano e, se possibile, li fregano. Ci sono progetti per i Sinti le cui risorse non arrivano fino a loro, ma si fermano alla creazione di sportelli, servizi, uffici in cui possono avere accesso per cercare lavoro, casa, scuola. Ci sono convegni in cui si parla dei Sinti, ma senza i Sinti. Ci si loda per quanto si è fatto per loro, ma di loro nemmeno l’ombra. Diventano improvvisamente interessanti in prossimità delle campagne elettorali, poi tornano ad essere oggetto di discussioni, interventi, aiuti senza mai esserne soggetti attivi e propositivi. Insomma, in genere, sappiamo noi “gagi” di cosa hanno bisogno, fino al fatidico “devono tornare a casa loro!”. Qualche luce si intravvede nelle poche esperienze in cui li si sanno valorizzare per le loro capacità naturali: spettacoli di strada, musica, ballo, lavorazioni del ferro, tenere gli animali, soprattutto i cavalli, e altro che sanno fare bene. Ce ne sono, di queste esperienze, in Europa: Spagna, Francia. Sono, a tutti gli effetti, un popolo, con una lingua propria e propri valori comuni (lontani quanto vogliamo dai nostri), ma privo di confini territoriali, presenti in circa 12 milioni sparsi nell’Europa. E sono già a casa loro. Li teniamo in cantina, ma nel condominio ci sono già, e da tempo. Difficile ma indispensabile conviverci, partendo dal fatto che si tratta di persone e non di pacchi postali da mandare a chissà quale indirizzo.
a presto
IoLiOdioINazistiDellIllinois
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