sabato 2 gennaio 2010

La pace contemporanea è di sapore romano

Un nuovo tentativo di attacco terroristico aereo ha scosso il mondo e l’opinione pubblica. Gli Stati Uniti si sono sentiti subito presi in causa in primo luogo perché l’attentato era diretto a loro e in secondo perché è da tempo che si sono (auto)eletti poliziotti e giustizieri del mondo (se fossi un bimbo forse mi immaginerei il governo americano come un gruppo di X-men). Credo che il tanto impegno soprattutto da parte di Obama sia dovuto al suo premio Nobel. È ovvio e naturale che il nobel per la pace debba intervenire su questioni internazionali di violenza; ciò che non è ovvio è che intervenga per pianificare nuove guerre e che la nota stonata che si aggiunga è che lo faccia mentre lui è in vacanza alle Hawaii.
Lo Yemen è il nuovo nemico, lì bisogna colpire. Aspetto con ansia le motivazioni dell’attacco che sicuramente arriverà. Con Saddam si è parlato di armi batteriologiche (mai trovate), fremo per scoprire quale trovata stavolta ci racconteranno. In cuor mio spero che non sia un nuovo Afghanistan o un nuovo Iraq, ma ho paura di non sbagliare, ormai siamo abituati che “dove fanno il deserto dicono che è la pace” ed ecco perché i premi Nobel si danno a chi organizza le guerre.
momò

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