1 gennaio 2010: giornata mondiale della pace. È ironico pensare che esista, in questo nostro mondo in armi, una giornata mondiale della pace. Quale pace? Quella dei potenti miliardari? Perché se parliamo di questa allora comprendo questa ricorrenza ma se guardo alla mia quotidianità la domanda, pressante, torna: quale pace? E unita a questa subito un’altra: dov’è la pace?
Con l’inizio del nuovo anno il mio augurio è che le ingiustizie siano un urlo più forte che infastidisca maggiormente i potenti; che esistano sempre più voci capaci di parlare, che abbiano la forza di aumentare i pruriti più reconditi dei governanti mondiali. E allora:
buon anno ai cittadini dello Yemen prossimi a una guerra preventiva
buon anno ai cittadini dell’Iraq e dell’Afghanistan sofferenti per una guerra preventiva
buon anno ai coltivatori palestinesi senza più terra
buon anno ai cittadini di Gaza nella speranza di lunga vita
buon anno ai cittadini del Darfur in attesa della loro giornata di pace
buon anno ai cittadini del Honduras soffocati dall’ingiustizia
buon anno a tutti i senza tetto che lo vorrebbero un tetto
buon anno a tutti coloro che ha sofferto e soffrono fisicamente e moralmente a causa della crisi economica
buon anno agli emarginati
buon anno a chi vive nei campi profughi
buon anno ai cittadini della Cecenia che ormai non sanno più cosa vuol dire la parola pace
buon anno a tutti coloro che non ho citato, non per cattiveria, ma che sanno che la pace è necessaria e non si fa con mitra, muri, repressioni, pandemie e soprusi.
Con l’inizio del nuovo anno il mio augurio è che le ingiustizie siano un urlo più forte che infastidisca maggiormente i potenti; che esistano sempre più voci capaci di parlare, che abbiano la forza di aumentare i pruriti più reconditi dei governanti mondiali. E allora:
buon anno ai cittadini dello Yemen prossimi a una guerra preventiva
buon anno ai cittadini dell’Iraq e dell’Afghanistan sofferenti per una guerra preventiva
buon anno ai coltivatori palestinesi senza più terra
buon anno ai cittadini di Gaza nella speranza di lunga vita
buon anno ai cittadini del Darfur in attesa della loro giornata di pace
buon anno ai cittadini del Honduras soffocati dall’ingiustizia
buon anno a tutti i senza tetto che lo vorrebbero un tetto
buon anno a tutti coloro che ha sofferto e soffrono fisicamente e moralmente a causa della crisi economica
buon anno agli emarginati
buon anno a chi vive nei campi profughi
buon anno ai cittadini della Cecenia che ormai non sanno più cosa vuol dire la parola pace
buon anno a tutti coloro che non ho citato, non per cattiveria, ma che sanno che la pace è necessaria e non si fa con mitra, muri, repressioni, pandemie e soprusi.
momò
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