giovedì 14 gennaio 2010

Qualità di vita.


La notizia è leggermente datata, lo so, ma voglio riportarla lo stesso perché ci si renda conto della qualità di vita del popolo palestinese. E poi come già avevo detto in un vecchio mio post la quotidianità è senza data, i soprusi rimangono tali. Si sa che l’agricoltura palestinese si basa sulla coltura dell’ulivo e l’allevamento di pecore e montoni, e si sa che le pecore per poter crescere hanno bisogno di essere libere di pascolare. Ma anche gli animali non hanno diritto di terra se sono di proprietà palestinese. Vicino a Hebron esistono colline e prati erbosi molto buoni per le greggi e molti di questi appezzamenti (nelle valli) sono di proprietà palestinese. Il problema è che sulle colline vivono i coloni che al vedere pascolare le greggi subito chiamano l’esercito israeliano per cacciare i pastori. Anche volendo, con le buone maniere, spiegare all’esercito che quel terreno era di proprietà privata non c’è stato nulla da fare, i soldati hanno risposto con le botte e le urla. Hanno poi arrestato il pastore che aveva difeso il suo diritto di proprietà e, quando sul posto è arrivato un gruppetto di donne per cercare di calmare gli animi, hanno lanciato, sulle donne e i loro bambini, gas lacrimogeni e hanno spintonato una donna in evidente stato di gravidanza. Conclusione? Tre pastori sono stati ricoverati per lesioni, due donne per intossicamento, e la donna incinta rischia di perdere il figlio.
Chi ha adesso il coraggio di dire che in Israele esiste una democrazia e esiste un esercito di sola difesa? Che cosa avevano di terrorista dei semplici pastori che pascolavano le pecore? Forse lo sguardo; gli occhi dei palestinesi ti ricordano sempre il male che gli viene fatto.
momò

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