Juliano Mer-Khamis, assassinato ormai da due giorni davanti al suo teatro, è da oggi martire, è il vero volto dello shahid. Lui ebreo che lottava per i diritti dei palestinesi seguendo le orme di sua madre Arna, muore da martire islamico. Non perché si sia convertito, non perché qualche rappresentante musulmano lo abbia definito così, ma solo perché con il suo lavoro ha compiuto, fino a due giorni fa, il suo personale gihad (e per chi ha paura di questa parola, perché si è fatto lavare il cervello da Bush e da tutti quelli che hanno seguito quella corrente di pensiero, il mio unico consiglio è: “Studia la lingua araba e capisci che cosa davvero significa la parola gihad).
Lavorare con i giovani, con i più indifesi ma anche le potenziali persone violente del futuro, lavorare con chi ha perso ogni speranza e non trova altro sfogo alla rabbia se non nella violenza era il suo modo di aiutare i dialoghi tra Israele e Palestina. Aiutare i dialoghi perché lui ci dialogava con la gente, lui aveva preso la fiducia di molti dei profughi di Jenin. È ovvio che quando porti avanti un lavoro che va scardinare le solide basi dell’intransigenza ecco che scoppia il putiferio e entrambe le forze in campo (Israele e Palestina) ti muovono guerra (che non è gihad ma è proprio guerra) contro. La morte così ha preso il sopravvento.
Come ricordare per sempre un uomo che ha cercato la pace e si è trovato addosso la guerra? Io lo ricordo così:
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.
Mahmud Darwish
michael
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