Ammetto che la cucina bolognese e la bellezza della città mi hanno fatto ritardare la ripresa del nostro viaggetto. L'itinerario che stiamo compiendo alla ricerca del buono che c'è in Italia, quello per cui vale la pena lottare e impegnarsi nonostante tutto ci porta oggi a Recanati. Passo dalle canzoni in musica che ci hanno descritto Genova, Milano e Bologna alle canzoni in versi affidati alla sola scrittura. Questo passaggio è facilitato dalla richezza dei nostri poeti che se fossero stati Francesi o Tedeschi sarebbero celebrati e conosciuti esponenzialmente di più rispetto a quanto siano ora. Se ci fermiamo a Recanati avrete già intuito che parliamo di Leopardi, anzi è lui che parla a noi in uno delle sue opere più brevi, famose e descrittive di quello che può far esplodere in noi uno dei tanti paesaggi taliani:
Giacomo Leopardi
L'Infinito
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»
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