La Francia ci vuole far credere, e con quelli più allocchi ci riesce, che in Costa d’Avorio la situazione, grazie in particolar modo al suo intervento, ormai è a posto, non c’è più nulla da preoccuparsi, c’è solo da ringraziare che si sia messo fine a una guerra.
Va quindi subito detto che se i militari, l’esercito, era prima completamente dalla parte di Gbagbo e ora, in massa, ritorna tra le braccia del nuovo leader Ouattara subito si coglie che quest’ultimo non è altro che la nuova faccia della dittatura ivoriana. Va poi notato che quasi tutte le multinazionali francesi, che hanno interessi e sfruttano quasi tutta l’Africa, anche in Costa d’Avorio, fino all’arrivo di Gbagbo, facevano palate e palate di soldi. Oltre al cacao anche il petrolio ha fatto gola a tutti, tanto che i pozzi laggiù sono spartiti tra Canada, Russia, Inghilterra e Australia (ultima arrivata ma molto ben piazzata); e la Francia? Lei mancava perché Gbagbo glielo aveva messo gentilmente in quel posto, anche per dissapori che nascono da contrasti ben più remoti dove molte persone ci avevano pure lasciato le penne.
Detto questo si capiscono molte strategie messe in campo in questa guerra, che ha distrutto un paese e ha ammazzato tante, troppe persone, ma che, ora più che mai, vengono tranquillamente giustificate con un semplice “Parigi val bene una messa”, e il perché la Russia voleva che Gbagbo lì rimanesse mentre la Francia voleva che se ne andasse.
Il morale della favola qual è? Sono due: il primo, ormai da me trito e ritrito ma fondamentale, è che a pagare è sempre la popolazione usata come cuscino ammortizzatore delle bombe che non devono mai distruggere le industrie (quelle finita la guerra servono); il secondo è che la Francia ha iniziato la sua nuova era di colonialismo, vedremo, purtroppo, quanto tempo ci metteranno le altre potenze, europee e non, a prendere esempio.
octavio
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