Non ci sono giustificazioni, anche io davanti all’orrore e all’insensatezza del gesto sono destinato a tacere, non si può parlare di odio e di politica quando la gente viene brutalmente uccisa. Una famiglia intera di coloni è stata uccisa nel sonno, uccisa a coltellate. Solo due figli si sono salvati, solo perché in una stanza un po’ più nascosta della casa e, per questo, non notati dagli aggressori; una terza si è salvata perché non era in casa, è stata lei a dare la notizia. Restano uccisi i due genitori e tre figli (uno di 11 anni, uno di 3 anni e uno di 3 mesi) tutti uccisi con coltellate al collo, una mattanza degna di un folle.
Fonti certe (?) dicono che il folle che ha compiuto il gesto sarebbe poi scappato verso Nablus ed ecco perché l’assassino è da riconoscersi in un palestinese, io odio le supposizioni, io credo nelle certezze e spero che l’attentatore venga preso al più presto, sia incarcerato come è giusto che sia, chi ci assicura però che sia palestinese? Netanyahu chiede (o meglio impone, perché le parole della richiesta non erano dolci) che l’Anp lavori anch’essa per la cattura del/dei responsabili, e io sono d’accordo: non è detto che sia palestinese, ma sono d’accordo che tutti si mettano all’opera per consegnare alla giustizia un mostro.
Il vero problema ora qual è? Che le ritorsioni, ora, sono imprevedibili e durissime, e, in questo caso, non si cercherà di certo l’assassino, si cercherà solo di mandare a morte i palestinesi. Hanno già iniziato a sparare contro automobili, a sfondare le porte delle abitazioni palestinesi o addirittura ad abbatterle. Questo non è consegnare l’assassino alla giustizia, questo è far pagare a un popolo tutto la follia di uno, e ripeto, nemmeno sappiamo se è palestinese.
Ora bisognerebbe piangere, bisognerebbe fare memoria del massacro appena avvenuto per ricordare chi è stato ucciso non per fare altri morti.
michael
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