mercoledì 16 giugno 2010

Amerei la vita, se avessi un modo

Sono molto orgoglioso e contento, felice che il mondo (mai l’italiano che è ignorante) parigino abbia deciso di dedicare un’area cittadina al grandissimo poeta Mahmud Darwish, chi non lo conosce non sa cosa, fino a ora, si è perso; poeta della Palestina ha saputo raccontare l’amaro e il dolore uniti alla forza dell’uomo, capolavoro tutto ciò che ha scritto. Alla presenza del portavoce palestinese Abbas è stata scoperta la targa e Parigi è così finita su tutti i quotidiani palestinesi e arabi in genere.
Sono felice e mi sento di correggere, e forse un po’ attaccare, la parole che momò usò quando si parlò della targa dedicata a Ben Gurion sempre a Parigi; non attacco la descrizione che diede di Ben Gurion quella la condivido in pieno attacco il suo, forse in quell’occasione un po’ troppo esagerato, integralismo, alla fine la Francia per corregger il tiro qualcosa per i palestinesi l’ha fatto, momò ha dunque esagerato. Il problema però oggi è un altro: se da un lato sono contento per l’onorificenza data a un poeta importante, dall’altro non ha significato dare lo zuccherrino a tutti. Non ha significato fare due piazze con due rappresentanti importanti del mondo israeliano e palestinese. Bisogna lavorare e lottare in tutto il mondo per una pace duratura.
micheal

“Hai ragione. Hai ragione: abbiamo bisogno urgente della prima fede e del primo fuoco. Abbiamo bisogno della nostra semplicità. Abbiamo bisogno del primo insegnamento della patria: Resistere con tutto ciò che possediamo di tenacia ed ironia. Con tutto ciò che possediamo di furore. Nei momenti critici aumentano le profezie. Ed eccomi vedere il viso della libertà accerchiato da due ramoscelli d’ulivo”. Lo vedo sorgere da un sasso”.

Maĥmud Darwish; Parigi 05/08/1986

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