La domanda iniziale è: come si può sperare di avere un nuovo cambio di politica se i due che hanno in mano questa politica dicono cose opposte?
Ieri Obama ha incontrato re Abdullah, re saudita, e dopo aver discusso di molte tematiche relative al mondo arabo in genere si è soffermato sul problema palestinese auspicando la realizzazione di uno stato arabo a fianco di quello ebraico in breve tempo. Affermazione sicuramente molto importante che però prende un altro peso se si sapesse (beh ve lo dico io quindi lo sapete) che i sondaggi dicono che i sauditi vorrebbero un Obama più duro nei confronti di Netanyahu. Beati loro che ancora ci credono; avviso per i sauditi: OBAMA E’ IL LUCIDA SCARPE DI NETANYAHU.
Sempre ieri George Mitchell, inviato statunitense per il Medio Oriente, si è detto molto deluso della politica di Netanyahu (Bibi per gli amici) perché non è in un’ottica di dialogo con i palestinesi (Mitchell ha scoperto ieri l’acqua calda). Fonti ebraiche, Ha’aretz, ci precisano anche che secondo Mitchell il contenuto degli ultimi colloqui è stato sempre su questioni marginali come ad esempio: acqua (Mitchell di Palestina non ne sa niente perché l’acqua là non è un problema marginale), le relazione economiche tra Israele e futuro Stato Palestinese e lo sviluppo della “cultura della Pace” nel futuro Stato arabo. Già l’idea che Netanyahu si permetta di usare i termini “cultura di pace”, lui che è un assassino, un boia e il primo a dover essere accusato di crimini di guerra, fa vomitare, ma ci fa capire come gira il mondo.
La situazione dunque è questa: ognuno dice la sua sulla Palestina, chi potrebbe fare qualcosa (Obama) dice il contrario di quello che effettivamente accade, si perde tempo e la gente muore.
michael
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