La definisco fatwa, anche se so che fatwa è il nome araba e non ebraico per intendere una sentenza religiosa valida per tutti gli appartenenti alla tal fede. In questo caso la fatwa arriva dal mondo ebraico e a pronunciarla è il rabbino sefardita Shlomo del Amar. Viene pronunciata ieri, il giorno del capodanno ebraico, ed invita il popolo ebraico (i coloni in particolare) a continuare a costruire i loro insediamenti nonostante il congelamento di tale azione da parte del governo israeliano. La fine di tale congelamento coinciderebbe con la fine della festa dei Tabernacoli (che inizia il 23 e termina il 30 settembre), la festa più importante per il mondo ebraico che ricorda la vita del popolo d’Israele durante il viaggio nel deserto verso la Terra Promessa. Il Rabinno Shlomo è convinto che anche i giorni di questa festa sia lecito lavorare, d’altronde si ricorda un momento di fatica e dolore del popolo ebraico verso la Terra Promessa, Israele appunto.
Il primo fattore degno di nota è che tutti, anche io, condannano subito la politica di Netanyahu dimenticando troppo spesso che il vero problema in Israele è la struttura religiosa sionista rispetto la quale nemmeno le decisioni di Bibi hanno potere: la religione sovrasta gli accordi politici internazionali.
Il secondo fattore, che continuo a ripetere da molto tempo, è che gli accordi di pace fatti alla lontana e con chi non c’entra niente (vedi Obama) non serve a nulla, soprattutto perché non si guarda chi si ha dentro al proprio paese, vedi il rabbino Shlomo.
michael
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