Non si era più sentito parlare del Kirghizistan, non ci sono più notizie certe nemmeno io posso darvene. L’ultima notizia risaliva al 10 giugno quando le violenze tra kirghizi e uzbeki abitanti in Kirghizistan era diventato talmente alto da portare a centinaia di morti e a far parlare di crisi umanitaria. Nessuno ha più saputo come è andata a finire, ma oggi arriva la notizia che un attentato suicida è stato portato a termine nel Tagikistan, uccidendo almeno una persone (presumibilmente l’attentatore) e ferendone venti, davanti a una stazione di polizia nel nord del paese. Il numero dei morti è quasi sicuramente destinato a salire data che l’ufficio ancora sta bruciando e non si sa se ci sono persone intrappolate al suo interno. La città in cui l’attaccato è stato compiuto e Kujand vicino al confine con l’Uzbekistan. Guardando la mappa geografica si nota che Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan sono tutti paesi confinati e sono tutti repubbliche o pseudo-repubbliche nate dopo il crollo dell’unione sovietica e in vario modo legate agli Stati Uniti.
L’opinione pubblica e la stampa parlano di attentato suicida di matrice islamica, e se è vero che la maggioranza religiosa in quest’area di mondo è l’Islam non può essere vero che qualsiasi cosa succede di negativo e violento nel mondo sia sempre di matrice musulmana. Una via possibile di interpretazione, ma bisognerà aspettare gli sviluppi dell’inchiesta e gli sviluppi dell’informazione a riguardo può essere sempre quella di matrice russa. Così come in Kirghizistan Putin ha messo al potere una sua sottoposta e così come ha permesso la crisi umanitaria tra kirghizi e uzbeki anche qui, in Tagikistan questo attentato può essere l’inizio di una nuova guerra fredda in miniatura, interessata al denaro e alla conquista più che al potere.
octavio
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