domenica 6 dicembre 2009
Manifestar significar per verba non si poria ma per urli si
Come ricorda Momò il 6 dicembre è il giorno di Alexandros Grigoropoulos. E in Italia?
In alcuni momenti storici re, capitani, imperatori hanno ricevuto il proprio potere per acclamazione. Un popolo, un esercito, una folla si riuniva e urlava un nome. Le folle potevano essere facilmente manipolate (Barabba!) ma quanto meno si radunavano ed erano ascoltate. Ora ci sono il No B Day, il movimento (anche se in verità nostalgico del ’68) dell’Onda studentesca, i diversi V Day (che personalmente comunque non mi esaltano) che richiamano la possibilità di riunirsi per gridare un disagio. Il lancio di monetine a Craxi sembra però oggi comunque lontano, si scende sempre più difficilmente in strada e appena gli organizzatori chiudono la manifestazione cessa. Ma chi manifesta solitamente? Operai e studenti è la risposta immediata (“è un valore che distrugge ogni altro valore\ perché ogni valore non è che una difesa\ eretta contro di lei;\ e i valori, appunto, sono sentiti specialmente dai semplici;\ dai giovani). Ormai comincio a credere che la rivoluzione francese o quella russa non ci sarebbero state se la televisione fosse stata già in atto nella sua opera di appiattimento sulla poltrona del cittadino. Siamo alle porte di una nuova campagna elettorale per il controllo delle regioni italiane, spero di vedere i candidati anche, e soprattutto, per strada in comizi nelle piazze non solo in dibattiti televisivi o incontri organizzati in stanze chiuse. Spero di sentire qualche voce cantare una campagna culturale prima che elettorale, umana prima che economica. Vorrei credere che gli studenti possano scollarsi di dosso il torpore televisivo e aver la forza di rischiare una lotta che, anche nella sconfitta, possa essere l’inizio di un eco che in qualche modo dilaghi tra le montagne. Ecco perché “nessun dorma più”.
IoLiOdioINazistiDellIllinois
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