mercoledì 25 agosto 2010

Non non non je ne veux pas oublier

Sotto gli occhi di tutti l’atroce barbarie che un omino proveniente dall’Ungheria (quindi anche lui straniero tra gli stranieri) sta attuando in Francia per eliminare, visivamente e fisicamente, tutti i rom che ha sul suo territorio. Definito vergognoso da tutti i lati della politica io lo definisco razzista e disumano, come dice un grande intellettuale francese: Prendete i discorsi di Sarkozy e mettete la parola ebreo al posto di rom, sarebbe già finito in galera”. Si difende usando il diritto comunitario ma è chiara la mossa elettorale dell’innalzare i voti tramite la parola “sicurezza nazionale” che da tutti oggi viene sbandierata dopo che si è fatta una buona campagna di vero e proprio terrorismo per diffamare lo straniero. Questo è sotto gli occhi di tutti, meno evidente ma ancora esistente è invece il problema corso che la Francia cerca sempre di insabbiare ma che riemerge quotidianamente. Nel novembre 2009 veniva emanata una legge che permetterebbe il rientro dei detenuti corsi nelle prigioni della Corsica anche se il loro dossier non è ancora chiuso e con la facoltà di essere presenti al processo tramite videoconferenza. Una legge che faceva ben sperare e che aveva portato l’approvazione di tutta Europa per un passo in avanti notevole nella riforma giudiziaria. A tutt’oggi 50 prigionieri politici corsi sono ancora nelle carceri francesi e solamente 6 hanno beneficiato di questa legge, pur essendo stato dimostrato da tempo che tutti i prigionieri potrebbero beneficiare di questa legge e che lo spazio nelle carceri corse, al contrario di ciò che dice il Ministero della Giustizia per giustificarsi, c’è per tutti.
Mi unisco dunque all’appello di alcune associazioni corse che richiedono il trasferimento immediato di tutti i prigionieri politici. Questo non sarebbe un modo per insabbiare le loro colpe (se di colpe ne hanno) o per farli evadere, non è un’azione che dimostrerebbe che il Governo francese è debole, al contrario renderebbe fattivo un diritto di cui queste persone godono e terrebbe in considerazione anche i famigliari di questi carcerati che, in alcuni casi, è 10 anni che non vedono il loro parente.
octavio

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