giovedì 30 giugno 2011

Robin Hood e Little John van per la foresta

La crisi ormai è una vita che c’è. La crisi ormai ci ha già messo in ginocchio anche troppo. E dato che piove sempre sul bagnato dopo che ci hanno messo in ginocchio, dato che questa crisi ha giovato molto a chi i soldi ce li aveva già, ora vogliono pure spezzarci le gambe. È infatti vero che io non sono greco, ma le idee nate in Grecia per risanare la precarietà dello Stato verranno prese ad esempio in tutti quei paesi che saranno toccati così tanto dalla crisi economica che saranno ridotti sul lastrico. È stato dunque approvato il pacchetto di leggi che porteranno tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni varie nella disperata ricerca di non finire in bancarotta. A nulla sono valse le proteste e le manifestazioni, a nulla sono valsi i cortei e gli appelli, la politica è sempre più sorda, quando si tratta di soldi aggiunge alla sordità i tappi per le orecchie e così il grido del popolo è grido inutile che non smuove niente e nessuno.
La cosa ormai è fatta ed è per questo che la gente è scesa in piazza; non poteva certo accettare di dover pagare solo di proprie tasche una crisi irrefrenabile che condurrà comunque nel baratro lo stato greco. Probabilmente non crollerà l’economia, d’accordo non è cosa da poco, ma la gente crollerà, non riuscirà più a sfamare i figli o a pagarsi un affitto, questo sarebbe fare politica?
Una volta c’era Robin Hood, un fuorilegge che aveva il gusto di rubare ai ricchi per dare ai più deboli, oggi è rimasto solo lo sceriffo di Nottingham; per chi non lo conoscesse era colui il quale rubava le elemosine dei ciechi, riscuoteva le tasse senza impietosirsi davanti a nulla, arrestava chi non pagava il dovuto. Tutto questo lo faceva perché inviato dal re, quello che non riusciva più a frenare la sua voglia di denaro…
octavio

martedì 28 giugno 2011

Navi in arrivo

Avevamo partecipato con un post al varo della Freedom Flottilla 2, avevamo però concluso lo stesso dichiarandoci preoccupati del comportamento che avrebbe adottato Israele. Ed eccoci pronti a raccontarvi cosa succederà. La Freedom Flottilla sarà tra giovedì e venerdì nei pressi di Creta e il governo israeliani ha ufficialmente chiesto ad Atene (che non si trova di per sé in una situazione formidabile) di bloccare gli aiuti umanitari.
Ovviamente è anche pronto un piano B, nel caso Atene non rispondesse alla richiesta o se ne fregasse proprio, e cioè blocco totale dell’acque israeliane, navi dell’esercito spianate sui “confini” e permesso alla nave di scaricare il carico nel porto egiziano di Ashdod a 50Km dal confine con Gaza. Direttamente a Gaza non potranno andare, saranno bloccati, se accetteranno di scaricare in Egitto sarà però poi Israele a decidere cosa entra e cosa non entra a Gaza e quindi la missione sarebbe un fallimento già in partenza: Israele sta preparando le scuse per giustificare l’attacco militare che sicuramente accadrà quando le navi si avvicineranno a Gaza.
Vale la pena informarvi del fatto che sulle navi ci sono professori universitari, attivisti, parlamentari europei e anche un sopravvissuto ai campi nazisti, questo però non interessa a Netanyahu che ha già dichiarato che ai giornalisti che si trovassero sulle navi sarà vietata per dieci anni l’accesso in Israele e, viceversa, ai giornalisti che hanno carte di credito israeliane è permesso salire sulle navi dell’esercito per confermare che Israele non userà violenza ma solo bloccherà l’accesso.
È il solito giro di soldi.
Ma perché bloccare le navi? Solo per continuare a mantenere sotto pressione la popolazione palestinese, Gaza dal nervoso produrrà nuove azioni di violenza, e così Israele riuscirà a dominare e colonizzare. Ancora una volta spero non accadrà nulla, ma sono pronti a definire assassini come già ho fatto tutti coloro che tenteranno di riproporre lo scenario della passata Freedom Flottila.
michael

lunedì 27 giugno 2011

Nueva lucha (anti)golpista

“Una nueva fuerza política que sustituya, que haga los cambios políticos que necesita Honduras, una fuerza política basada en el poder popular construido, demostrado y probado en esta lucha antigolpista y antioligárquica que representa el Frente Nacional de Resistencia Popular”.
Con queste parole Zelaya torna in pista e, ora che in Honduras è riuscito a ritornarci, cerca di fare il golpe al golpe o, per lo meno, di destituire Lobo per tornare al potere lui. Io con le parole da lui dette per aizzare la folla e far rinascere il sogno di un Honduras libero sono d’accordo. Sono d’accordo perché è vero che l’Honduras oggi ha bisogno di un cambio politico che dia nuova forza; sono d’accordo perché è vero che il potere politico si deve basare sul potere popolare; sono d’accordo perché è davvero necessaria una lotta (non intendendo con questo termine, però, la lotta armata) per estirpare il potere golpista e oligarchico che da due anni stringe in una morsa di ferro l’Honduras.
“Algo más que no se puede aceptar es que una élite, de cualquier nombre y cualquier símbolo, secuestre los poderes del Estado en su propio beneficio para mantener sus privilegios”. Anche questa frase ha portato alle urla di consenso da parte del popolo del FNRP lì riunito e porta la mia gioia più sincera, smschera le trame che hanno portato l’Honduras a subire un golpe così sanguinario è sempre stato il mio obbiettivo e sono contento quando altri dicono le stesse cose che da tempo io scrivo.
Siamo dunque certi e sicuri che sia d’obbligo il cambiamento in Honduras, Lobo e i suoi devono essere messi in prigione e processati, devono essere accusati di tutti i morti che hanno procurato solo per i loro interessi personali. Il vero cambiamento però, quello che può far rinascere davvero lo stato honduregno, non è nemmeno nelle mani di Zelaya. Se cambio deve essere che sia cambio radicale: abbiamo bisogno di gente nuova, giovane e viva che sia fuori dagli accordi di partito e dalle corruzioni pubbliche e nascoste, oggi serve un nuovo modo di fare politica, quella appunto che segue il potere popolare e quella che si dimette appena uno scandalo diviene di dominio pubblico.
Bisogna avere il coraggio di lavorare per la politica e, quindi, per la gente, l’Honduras ha ancora molta strada perché ciò avvenga, ciò nonostante piccole realtà di giovani e non più giovani so per certo che stanno là lavorando: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
octavio

domenica 26 giugno 2011

tempo di vacanze

Ioliodio ci ha sempre messo in guardia dalla Lega, io stesso più e più volte ho cercato di dimostrare come il razzismo e l’ignoranza non possano essere i punti cardine per andare al governo. Noi invece ci troviamo oggi in un paese xenofobo che vede nella Padania Libera la massima realizzazione e che crede alla menzogne leghiste sullo stile di “Roma Ladrona”, loro che lo stipendio da Roma continuano a riceverlo, o “Rimandiamoli a casa”, quando a casa dovrebbero andare loro.
È però anche vero che, come diceva tempo fa Bogar, la Lega stringe tra le mani i testicoli berlusconiani e, per questo, il PDL deve sempre essere prono e pronto a mantenersi buoni gli amici verde smeraldo per evitare il collasso governativo; ecco allora che prima di Pontida arriva un nuovo decreto legge che permette la reclusione fino a un anno e mezzo e l’espulsione diretta degli immigrati irregolari.
Azione ingiusta e razzista che è quasi passata inosservata a mio avviso per due principali motivi: 1. Lampedusa è molto lontana dalla terra ferma e così le notizie arrivano come e quando i leader politici ne hanno bisogno; 2. A qualcuno gliene frega qualcosa degli immigrati che arrivano a Lampedusa? A qualcuno gliene frega qualcosa di quelli che muoiono in mare?
Esce a conferma di quello che sto cercando di dirvi un sondaggio, un inutile sondaggio che tenta di sottolineare nuovamente che gli italiani non hanno soldi e per questo in molti devono rinunciare alle vacanze. La novità del sondaggio sta nel fatto che un buon numero di intervistati ha fatto sapere all’Italia tutta che mai e poi mai andrebbe a Lampedusa a passare le proprie vacanze, altri ci andrebbero se gratis ma con molte preoccupazioni, infine i più poveri ci andrebbero solo perché gratis. Questa è l’Italia, i ricchi quelli che sono ormai cresciuti con l’idea del povero sporco e ladro non hanno nessuna intenzione di “toccare” il dolore e la sudicia povertà; i medio borghesi storcono il naso ma mandano giù il rospo, anzi il povero loro lo usano come metro di misura per capire che poi così male non stanno; i poveri guardano alla convenienza e quindi anche se ci sono degli sbarchi di immigrati chiessenefrega. Nessuno però ha avuto il coraggio di rispondere: “Lampedusa va aiutata, la si può aiutare solo aiutando anche la gente che lì, disperata, arriva”. Questo sarebbe il primo grande passo per una vera ripresa economica.
octavio

sabato 25 giugno 2011

Ragazzate sioniste

Spesso vengono giustificate un’azione grave o una dichiarazione folle con l’etichetta “atto o commento di un adolescente”, “una ragazzata” ecc. Io posso credere a ciò solo se colui che compie il fatto è davvero un ragazzo, meglio ancora se un giovane; dai 15/16 anni una persona ha già un’idea personale su ciò che accade nel mondo, inizia ad avere un giudizio critico fondato su motivazioni autentiche e quindi l’idea di una “ragazzata” inizia un po’ a vacillare. Ampia premessa per raccontarvi cosa ha fatto il figlio di Benjamin Netanyahu, Yair Netanyahu. Come tutto il mondo (perché qui non si parla più di ragazzi) ha un suo profilo facebook e, come tutto il mondo, si diletta a scrivere ciò che gli passa per la testa e pubblicarlo, così che i suoi amici possano commentare. Fin qui nulla di male, tutti lo fanno, c’è chi è d’accordo e chi no ma non è certo un delitto scrivere quello che uno pensa. Il problema si pone quando i commenti pubblicati sono del genere: “Il terrorismo ha una religione: l’Islam”; “Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani”; “I palestinesi non hanno una terra, questo è lo stato di Israele. Non c’è mai stato nella storia uno stato Palestinese”.
Voi queste dichiarazioni le definireste “una ragazzata”, dette oltretutto dal figlio del Premier sionista d’Israele che accoglie nel suo stato chi vorrebbe creare campi di sterminio per palestinesi, o chi definisce “insetti da schiacciare” gli arabi, o chi si fa le foto con i palestinesi arrestati e bendati sempre da mettere su facebook, o chi si diverte a mettere su youtube modificazioni di canzoni che inneggiano all’uccisione dei palestinesi?
I legali di famiglia Netanyahu così commentano: “I commenti sono già stati rimossi, Yair si è espresso in un forum virtuale, ma è pronto a vivere in pace in Israele con le persone di tutte le identità essendo rispettoso di tutte le persone”.
L’unico commento che posso fare a tutto ciò mette me nella condizione di irrispettoso nei confronti dei legali e di Yair Netanyahu, ma non mi interesse. L’unico commento che posso fare è questo: ma vaffanculo!
michael

venerdì 24 giugno 2011

Un tizio che legge il giornale

Passami il giornale per favore, cara!
Toh, un altro scandalo. Niente sfondo sessuale... Peccato, sarebbe stato più divertente. Sentiamo. Bisignani... P4... Intercettazioni, mani in pasta, tutto il paese è sotto le mani di una rete che controlla l'informazione... E vabbè. Solita roba. Però almeno si cambia un po'. Ero stufo del Rubygate, così stufo che quasi quasi alla sera guardavo Porta a Porta. Che poi un po' d'invidia il Berlusca me la fa. Festini tutte le sere, anche quando perde quattro referendum!... E prima? Che scandali c'erano prima? Ah, la casa di Montecarlo! Quella era una balla o no? Boh! Ah, già, poi c'è Noemi Letizia! ...ma qual è il nome e quale il cognome? Vabbè, andiamo avanti.
Cara, mi passi una birra? Dai, una sola! Sì, poi ti compro la pelliccia!
...Seee, stai fresca. Leggiamo un po'... Ministeri restano a Roma... E ti credo, dove volevi metterli, a Biandrate? Secondo me i ministri non si lamentano più di tanto a restare a Roma! Che io li ho visti, Calderoli e Castelli, in piazza Pantheon, e non mi sembravano poi così tristi... Poi... Maturità per gli studenti. Bei tempi...
Cara, questa birra?
...Obama annuncia il ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Napolitano scrive a Pannella di desistere dallo sciopero della fame. Bravo Nap! Diglielo!
Ohi! La birra arriva o no?
zecca

giovedì 23 giugno 2011

Usati e abbandonati

Nel 2009 Obama aveva dichiarato che 33mila soldati sarebbero andati in Afghanistan a dare man forte ai 100mila già presenti e stabili sul territorio. Un invio che aveva fatto storcere il naso a molti e fatto arrabbiare tanti altri (anche me) perché lui era stato anche eletto per porre fine alla guerra e invece con questo atto dava il via a una nuova fase contro i talebani. Ieri ha annunciato la sua exit strategy, per dargli un nome più altisonante, e ha così precisato che 10mila soldati se ne andranno entro l’anno e tutti i rimanenti rientreranno a casa entro il 2014.
Mi sono voluto mettere nei panni della gente che Obama sta decidendo di spostare e voglio condividere con voi ciò che penso.
I soldati saputa la notizia saranno sicuramente gioiosi, sapere di ritornare ad abbracciare i propri cari al massimo entro tre anni deve essere una gioia piena e sincera, ma su tutti questo 100mila soldati quanti rientreranno in patria senza problemi permanenti fisici e psicologici? Quanto prima del 2014 moriranno ancora? Quanti rimarranno mutilati? E parlo di quelli che ancora sono sul territorio, ma non è giusto dimenticare chi è già morto e chi è già stato segnato a vita.
I parenti dei soldati saranno anche loro felicissimi, ma io credo che stiano contando i giorni, le ore e i minuti che li separano da quel 2014 e stiano pregando (in questo caso qualsiasi dio è valido) per la vita e la salute dei propri cari, tre anni sono tanti, tre anni sono troppi.
Infine c’è la popolazione afgana, quella che dal 2014 rimarranno senza esercito americano e senza eserciti “amici” e solo in mano al loro esercito, la loro polizia e il loro governo. Un paese alla sbando sarà lasciato (se è vero quello che dice Obama ma qui il motto “se non vedo non credo” è assolutamente d’obbligo) da solo a gestire il peggior dopo guerra che la storia abbia mai visto; e va precisato anche che anche se l’America se ne andasse la guerra e la violenza di certo non finirebbe di botto.
La dichiarazione di Obama allora a cosa serve? A mettere a tacere chi lo ha votato. Ora però che gli anni di guerra e colonizzazione in Afghanistan sono passati abbandonare il paese a se stesso è mandarlo a morte certa. Il problema è sempre stato e sempre sarà la guerra. Aver portato una pace armata in un paese che già traballava è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: da lì ormai nessuno se ne potrà mai andare e a rimetterci sarà sempre la popolazione.
octavio

mercoledì 22 giugno 2011

Nuovi Bloody Sunday

Molti ricordano lentamente il problema Irlanda del Nord, altri si ricordano solo che qualche accordi di pace (non ben identificato) è stato firmato quindi tutto è a norma, infine ci sono quelli che nemmeno sanno che cosa sia l’Irlanda del Nord o, peggio ancora, che problema stia vivendo da secoli. È vero che l’IRA non è da secoli che esiste ma è anche vero che la colonizzazione inglese è da un bel po’ che affligge i territori irlandesi.
Guardate che siamo di fronte al problema che oggi vive la Palestina, certo qui il muro non esiste e non vengono oggi auspicati dei campi di concentramento per la detenzione degli irlandesi, ma fino a non troppi anni fa la situazione era così, centinaia di persone sono morte in carcere da prigionieri politici, torturati e seviziati.
È preoccupante allora che oggi sia qui a ricordare la seconda notte di scontri tra protestanti e cattolici con il ferimento di altre tre persone di cui una giornalista. È preoccupante perché è vero che si erano firmati gli accordi di pace, ma gli ultraconservatori protestanti oggi hanno tornato a tirare fuori gli artigli e le armi: bengala, molotov e proiettili.
C’è un fatto ancora più grave a mio avviso: la polizia ha invitato tutti i giornalisti ad abbandonare l’area per “ragioni di sicurezza”. È chiaro che il suggerimento avviene dopo il ferimento suddetto ma è evidente che un motivo nascosto serpeggia. Se i giornalisti se ne vanno le informazioni verranno filtrate e così chi avrà più la certezza di ciò che là sta accadendo?
Queste sono le tecniche migliori e usate in tutto il mondo per nascondere ciò che accade, eliminare i giornalisti e mandare agenzie scritte dalla fonte che perpetra il male non può essere altro che il modo più semplice per insabbiare le violenze.
octavio

Lettera aperta

Prende indubbiamente piede nel nostro Paese il Movimento Cinquestelle di Beppe Grillo. Credo sia ora di affrontare questo argomento perchè l'esercizio di scrittura nel blog spesso aiuta l'autore stesso a chiarirsi le idee, raccogliere materiale e aspettare commenti. L'argomento in effetti è piuttosto complicato. Diversi temi trattati dal comico sono condivisibili: l'attenzione per l'ambiente, l'abolizione della riforma Gelmini, fermare l'elezione a vita per i politici e i loro privilegi ecc. Di positivo sembra esserci anche la spinta "dal basso" che queste liste civiche portano avanti. Ma attualmente io non potrei mai iscrivermi o sostenere questi gruppi Cinquestelle. Le accuse mosse da Grillo ai politici possono essere giuste ma manca completamente una proposta culturale di un modello alternativo nazionale; vanno benissimo le "reti civiche" e le "liste" ma il non voler diventar partito per loro non è più possibile se vogliono rimanere coerenti con l'impegno che (inconsciamente o meno) stanno prendendo con il Paese. L'impegno e la proposta deve passare attraverso quei mezzi che la Costituzione e la Storia d'Italia hanno dato; altrementi non si ha presente la necessità di "sporcarsi le mani" compromettendosi, si rimane immacolati ma non realmente impegnati. Alto punto è la struttura di "non associazione" che queste liste si danno; si è così "contro" da risultare fuori ancora una volta da uno status giuridico che non è possibile ignorare se si vuole essere una proposta reale e concreta. L'ultimo argomento è quello che più mi preme. La centralità del ruolo del Leader massimo riduce il dibattito interno allo stesso che c'è in partiti nati attorno alla singola personalità (PDL, IDV, SEL...) cioè uguale a zero; l'idea del capo è questa prendere o lasciare. E' soprattutto per questa mancanza di dialogo interno e proposta culturale valida che emergere lo scetticismo su questi "Grillini". Rimane comunque il merito di un impegno che va rispettato in un ottica pluralistica di cui il Paese ha sempre più bisogno.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

lunedì 20 giugno 2011

Alla ricerca di una speranza

Comincia il processo a Ben Ali ex leader tunisino che per la sua insaziabile fame di denaro ha mandato a morte centinaia e centinaia di persone.
Comincia una marcia di protesta di 33 giorni in Spagna.
Il Presidente greco chiede al suo popolo di accettare il rialzo delle tasse così da evitare il tracollo (da notare l’intelligente mossa di addossare al popolo il danno bancario egovernativo).
Continuano i morti in Libia, Gheddafi gioca a scacchi e manda a dire per metafora che o gli si danno delle certezze per lui o lo sterminio continuerà, ma chi ne parla ancora?
I militari siriani stanno impedendo (ovviamente con la forza) a tutte le persone che tentano la fuga di rifugiarsi in Turchia.
2mila nuove case sono al via della costruzione nel quartiere arabo di Gerusalemme.
Il problema nucleare non si risolve e il rischio in Giappone è sempre più alto.
Diceva Holderlin: “Dove c'è pericolo lì cresce anche la speranza”. Io sono d’accordo ma questa speranza bisogna volerla, la disperazione oggi regna, la desolazione è a capo del mondo: c’è bisogno di uno sguardo nuovo, uno sguardo di speranza che ci risollevi dal putrido stagno in cui siamo caduti. Tutti! Anche noi che abbiamo la pancia piena.
octavio

domenica 19 giugno 2011

Questa la sorte delle umane genti?

Rovinandomi il pranzo della domenica ho voluto prestare orecchio alla cronaca di Pontida.
Da dove cominciare? Le frasi sconnesse e folli di Bossi? Dal ministro della Repubblica Maroni che inneggia alla secessione? Dalla critica a Berlusconi come se nell'operato di quest'ometto loro non c'entrassero nulla? Dall turpe violenza fatta al povero Verdi? Dalla disarmante richiesta di cessare le guerre non per motivi umanitari ma per feramare poveri disperati chiamati oggi "clandestini"?
No di tutto questo parleranno sicuramente in tanti, ma in pochi temo che parleranno dell'invettiva di Bossi contro l'uguaglianza, contro i diritti dell'uomo acquistati dopo secoli di lotte. Questa è la Lega; un'amasso di ignoranti egoisti che vogliano conservare ricchezza e isolamento in un mondo che sopravviverà solo in una diversa distribuzione dei beni. Non tollerare più Berlusconi è ormai un dovere per chi ha un pò di senso dello Stato ma aspettarsi aiuto da questo branco di poveri pazzi sarebbe saltare dalla padella alla brace. La scossa referendaria, i voti riversati sui grillini (suoi quali occorre fare molta attenzione e ai quali dedicherò un post), l'incapacità dei politici ad afferrare i bisogni della gente sono segnali per una classe dirigente nuova che viva i bisogni reali delle persone. Le istituzioni siano luogo culturale e intelligente, la politica coinvolga innanzi tutto le università per la ricerca di un'uscita comune da questa crisi economica ma soprattutto sociale; la tando accusata da Bossi Comunità Europea sia invece la giusta sede per uno sviluppo comune. Quindi per uscire da questa crisi e rilanciare una politica comune occorre: cultura, comunità, dibattito; come dire che la Lega ci sta come i cavoli a merenda.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

venerdì 17 giugno 2011

Necessità impellenti

Immaginate di essere un poliziotto al turno di guardia in una fiera di rilevanza internazionale, immaginate di essere già da ore al lavoro e di dover a questo punto espletare i vostri bisogni fisiologici, immaginate ancora di voler fare inizialmente un atto di resistenza perché è sempre meglio fare bella figura in servizio, alla fine però la necessità è troppo impellente per fare finta di niente e correte così al primo bagno utile. Fatto ciò uscite, contenti di aver risolto il problema, per ritornare in servizio e vi trovate la polizia (cioè i vostri colleghi) lì davanti che vi bloccano e vi arrestano, vi portano davanti a un giudice che vi condanna a dieci giorni di galera e vi degrada.
Sembra un film americano, di quelli dove il cattivo si vesta da poliziotto per farla franca e invece viene comunque arrestato, e invece questa storia è vera, il poliziotto è un vero poliziotto e la condanna è autentica. Tutto ciò avviene in Zimbabwe e il poliziotto è stato incarcerato perché ha fatto pipì nel bagno che era riservato a Mugabe.
Con queste premesse pensate che sia possibile un cambio politico sincero e duraturo? Pensato ancora che la
libertà sia rispettata in Zimbabwe? Pensate che Mugabe non sia un mostro?
E allora lo ripeto ancora: perché nessuno fa niente?
octavio

giovedì 16 giugno 2011

S.O.S.

Nelle mani della Lega. Questa è oggi la situazione del Paese. Solo Bossi e i suoi possono far cadere Berlusconi e affinchè questo non accada il nostro "caro" (nel senso che costa tanto) Premier concederà qualsiasi cosa. La nazione si trova ufficilamente sotto il ricatto di un branco di pazzi secessionisti, violenti, anticostituzionali e retrogradi. Tutto per colpa di un piccolo potentissimo omino che pur di saltare sull'ultima scialuppa lascia la barca andare a picco.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Educazione alle armi

Non è una novità che El Salvador veda nel problema giovanile un cancro insanibile, non è nemmeno una novità che moltissime ONG lavorano per evitare che i ragazzi (anche giovanissimi) finiscano nelle mani delle maras e segnino per sempre la loro vita. Non è solo un segno fisico (il o i tatuaggi) ma anche psicologico che difficilmente è possibile superare. La situazione in Salvador però sta degenerando e la violenza è sempre più alta, è ora che intervenga il governo. Detto, fatto, solo che Funes e i suoi sbagliano completamente di rotta: il nuovo sistema per evitare che i giovani rimangano nulla tenenti e girino a vuoto per la strada è l’introduzione (non ancora certa ma quasi pronta) della leva obbligatoria. È vero che Funes ha precisato che non verranno usate armi, ma questo vale solo per il primo corso, quello che ti insegna a essere sì una persona civile ma a non avere nulla in tasca per migliorare la tua vita. Lavoro nell’esercito lo si ha solo se si sanno usare le armi e quindi prima o poi fucili, pistole e bombe a mano finiscono nelle mani di giovani adolescenti che per svariati motivi, primi fra tutti i problemi famigliari che ogni salvadoregno vive, possono poi abbandonare il corso e essere già addestrati per entrare nelle bande. Ma guardando il fatto in maniera più generale è possibile davvero credere che un giovane che vive per le strade, che non ha soldi, che non ha lavoro, che non ha nulla, magari con un figlio a carico, smetta di pensare al crimine come soluzione dei suoi problemi dopo 6 o 12 mesi di corso presso l’Esercito?
Ancora una volta vince l’idea della tolleranza zero, ancora una volta vince l’idea del “facciamo fuori chi è selvaggio”. Noi, giovani e meno giovani, ricchi ben pensanti e borghesi, vestiti in abiti chic e con i soldi sempre in tasca non riusciamo più ad accettare chi è troppo selvaggio rispetto a noi. Non sarebbe più semplice (e anche meno costoso) incrementare quei centri già esistenti che lavorano per dare a quei giovani disagiati non solo mangiare e vestiti, ma anche un modo nuovo di essere accolti e sostenuti? È si un problema di educazione quello che va affrontato, ma non certo un’educazione alle armi.
octavio

mercoledì 15 giugno 2011

Il Bunga Bunga e l'amico per la pelle

Arrivo un po’ in ritardo, già tutto il mondo ne ha parlato, ma io lo voglio fare con un ottica diversa e per questo ho atteso di commentare l’incontro tra Berlusconi e Netanyahu, ma, come promesso, eccomi qui. Ho voluto studiare bene le immagine che le televisioni hanno mandato in onda per essere sicuro di ciò che voglio dirvi. Tutti hanno parlato dell’ignorante battuta del Premier italiano sul “bunga bunga” del 1811 che non solo ha rovinato un quadro splendido ma ha anche fatto vergognare l’Italia tutta (o quasi, perché qualcuno lo deve pur aver votato) di avere un Premier così disinteressato al suo paese che anche nelle occasioni ufficiali parla di sesso. Quello che però a me ha sorpreso è stato il gesto di Netanyahu, appena sente in traduzione la parola “bunga bunga” toglie subito le cuffie e smette di ascoltare, accenna un sorriso di circostanza ma si vede che è imbarazzato. Lui, che è a capo di uno stato religioso, non può (e meno male) accettare queste battute, è schifato dalle parole di Berlusconi e così smette di ascoltare. Tutti hanno commentato in positivo o negativo l’orrida battuta di Berlusconi, chi ha parlato di questo fatto? Nessuno. Nessuno vuol dire che il modo di fare di Silvio è inviso e inaccettabile anche per i big della politica.
Superando però questo momento di empasse Netanyahu torna a casa ben contento di aver ottenuto ciò che voleva e che io vi avevo già anticipato: un documento scritto in cui l’Italia dichiara che Israele è santo e la Palestina va eliminata, è chiaro che non c’è scritto così ma se leggete il testo della dichiarazione congiunta lo potete leggere tra le righe: “Il governo italiano riafferma la sua ferma posizione contro ogni manifestazione di delegittimazione e boicottaggio contro Israele. Alla luce degli importanti cambiamenti nel Medio Oriente il Governo italiano e quello israeliano condividono la convinzione che una soluzione giusta e duratura al conflitto israelo-palestinese deve essere raggiunta come risultato di negoziati diretti tra le due parti”.
Che le due parti in modo diretto si incontrino per decidere sarebbe giusto se non fosse che il modo attuale
israeliano di ottenere ciò che vuole è facendo la guerra, come si può raggiungere la pace se si fa la guerra?
Netanyahu contento come un bimbo per vaere ottenuto ciò così definisce Berlusconi: Tu sei un grandissimo amico mio ma sei anche un grande amico del popolo ebraico nello Stato di Israele, e lo dico con tutto il cuore e con la testa, perché la tua amicizia viene dal cuore".
In realtà la loro amicizia viene dalle armi.
michael

martedì 14 giugno 2011

La politica è partecipazione

In breve tempo è già stato detto molto sull'incredibile risultato elettorale prima e referendario poi, cosa aggiungere quindi?
La novità assoluta è che internet sta rapidamente scalzando la televisione, questa televisione, per informazioni, pareri e sostanzialmente possibilità d'espressione. Quindi lo strapotere mediatico tanto caro al Premier vacilla, scricchiola perchè, per il momento, la rete è, nel bene e nel male, fuori da una legislazione specifica. Non è un mezzo al quale possono accedere solo miliardari, vallette, vassalli, valvassini e valvassori, per il momento, nel bene e nel male, internet rappresenta una via di fuga da tutta quella TV che ormai è ridotta a triste eco. Non mi dilungo ora nei pericoli di degenerazione presente e futura che corrono lungo i cavi di internet ma voglio solo dire che la politica deve essere affrontata con persone reali, non dibattiti virtuali, preferirò sempre la piazza reale a quella mediatica, bere una birra con una persona in carne e ossa che con un profilo facebook, ma lo strumento c'è è potente e si può usare, speriamo sempre più nel bene che nel male. 
Era però un tasto da toccare perchè quello mediatico è sempre stato il baluardo di chi con spot, soldi e potere ha fatto i suoi "porci" comodi a immane danno di tutto il paese: violentandone la scuola, il sistema elettorale, il mondo del lavoro e i diritti. I segnali che vengono da questo referendum sono di profonda indignazione davanti a un modo di governare che la storia ricorderà come "berlusconismo" un'altro ventennio nero da aggiungere a questo paese poichè oggi come allora buona parte del popolo sostenne questa follia collettiva.
Ancora oggi come allora il Paese vuole una classe dirigente nuova, interessata al bene comune. Oggi si esige la presenza di uomini e donne che ridiano dignità al lavoro, alle prospettive per il futuro, che cerchino dialogo in una società multietnica che richiede cultura e attenzione non invettive leghiste sterili e violente. L'urgenza è abbattere questa maggioranza di governo ma se finalmente si vorrà fare un'opera costruttiva comune guai a strizzare l'occhio alla Lega, se davvero si vuole voltare pagina ridateci una legge elettorale in grado di farci esprimere preferenze, dateci la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati. Ultimo passo poi chiudo. Ho sentito tanti esponenti di partito chiedere di non caricare di significato politico il referendum e vorrei dire: tutto è politica se politica è l'attenzione al bene comune, se politica è la ricerca di un sistema che dia la possibilità a tutti di vivere assieme, chi comincia a dire: questo è politico questo no parla di interessi di partito ma non di politica.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Si può dare (fare) di più

Alea iacta est, credo sia il modo migliore per iniziare il mio post quotidiano. Certo non si può evitare di parlare dei referendum e, anzi, io lo faccio molto volentieri. Se in qualche momento ho dubitato oggi posso dire a gran voce che sono orgoglioso di essere italiano, orgoglioso di essere quell’italiano che cosciente del suo posto nella vita pubblica e attento alla cosa pubblica prende pieno diritto e va a votare per bloccare lo scempio che il nostro governo aveva (e il passato è d’obbligo ma è anche un gusto usarlo) messo in moto. Tutti i SÌ si sono stabilizzati al 95-96% e l’affluenza è stata pari al 57%, questo è un bel modo di dire che l’Italia è viva e preferisce oggi cantare “Tutti al voto, tutto al voto” invece di “Tutti al mare, tutti al mare” come vorrebbe Berlusconi.
Nei vari commenti sentiti tra radio e tv, miliardi di commenti e trasmissioni fiume a riguardo hanno fatto saltare in aria tutti i palinsesti televisivi, uno mi ha colpito in modo particolare: “Senza Berlusconi il quorum non si sarebbe raggiunto”, intendendo con ciò che è stato più in voto contro il Governo capitanato da Silvio piuttosto che per il reale significato che i quesiti referendari avevano. Io sono d’accordo sull’idea che il Premier abbia avuto una posizione chiave nel risultato ottenuto, ma la mia ottica è ben diversa. Proprio perché l’elettore sapeva cosa andava a votare ha voluto dare uno “schiaffo” al governo. Ma voi ci fate davvero così stupidi? Così ingenui da non capire che l’acqua privatizzata è la disidratazione della democrazia, che il nucleare (oggi che le energie alternative esistono) è rimanere legati a un passato fatto solo di inquinamento, che il legittimo impedimento è l’esemplificazione democratica del re assoluto (come insegnavano, e anche qui è d’obbligo il passato, ab-soluto, cioè sciolto dalle leggi)?
L’Italia è stanca, si ha ragione oggi a chiedere il cambio della legge elettorale e poi subito nuove elezioni: il modus operandi di Belrusconi non è più in sintonia con lo Stato che governa (ma quando lo è stato?); l’Italia però meriterebbe di più, sarà difficile uscire dalla latrina in cui siamo ma almeno ripulirla si può: ecco perché l’Italia ora ha bisogno, merita, un cambio totale e generazionale nella politica.
octavio

lunedì 13 giugno 2011

Vertice Italia-Israele: cosa ci dobbiamo aspettare?

È iniziato da pochi minuti il vertice interministeriale tra Israele e Italia, Netanyahu è stato accompagnato da nove ministri per incontrare Berlusconi e il suo staff. Motivo della visita è il rafforzamento della relazioni bilaterali, anche dopo i cambiamenti avvenuti in Medio Oriente, a favore del processo di pace. Il sito Ynet ci informa, però, di alcune discrezioni, della quali non mi stupisco e, anzi, alle quali do piena fiducia.
Netanyahu verrebbe in Italia per mettere sotto pressione (e uso le parole del sito) l’Italia affinché si arrivi, alla fine di questi due giorni, a una dichiarazione comune che ribadisca la sua opposizione al riconoscimento di uno Stato Palestinese da parte delle Nazioni Unite.
È ovvio che fino alla fine degli incontri non si può essere certi di nulla, dovremmo aspettare e alla fine giudicheremo. Da chi ha però definito Israele “l’unico stato democratico mediorientale”; da chi non si è accorto del muro che divide Israele e Palestina perché stava leggendo; da chi non riconosce la scelta di Obama (molto labile anch’essa) di “obbligare” Israele a ritornare entro i confini del 1967, che cosa ci si può aspettare?
michael

sabato 11 giugno 2011

I pazzi siete voi

Ieri ero in viaggio, incolonnato nel traffico infernale dell’A1 (fra i pochi che è riuscito ad uscire prima che la chilometrica coda ci inghiottisse) ascolto la radio, così tanto per sapere cosa ci dicono oggi i nostri politici, che cosa hanno inventato per rimanere sulla piazza. Il tema caldo è, ovviamente, il referendum e allora vorrei fare un commento a cascata sulle dichiarazioni che ho sentito, non riporto parole letterarie ma quello che ricordo (ahi! Memoria annebbiata dall’ira che le code in macchina producono).

Il primo che parla è Bersani, quello per cui se piove, piove per tutti (sagace..), che ci invita ad andare a votare e farlo alla mattina presto così da dare il buon esempio a chi non è così convinto del voto o preferisce poltrire.
Il secondo è Diliberto che ci suggerisce di andare a votare per dare uno schiaffo a Berlusconi (lui forse ha detto al governo, ma poco cambia).
Il terzo è Di Pietro che con il suo farraginoso modo di parlare per metafore ci rassicura così: “Nuota fratello, al risultato penseremo dopo”. Avete capito cosa voleva dirci?
Tutto questo è il mondo del sì, ora passo al no.
Quagliariello ci informa che la Costituzione permette anche l’astensione come forma chiara di scelta elettorale, quindi meglio astenersi e se proprio le gambe da sole vi conducono ai seggi almeno imponete alla mano di crocettare il no.
La Lega non ho capito bene cosa farà perché il partito dice di non andare a votare, ma poi Zaia ci va quindi boh non lo so, loro comunque ce l’hanno duro e questo all’italiano medio basta.
E infine lui, il nostro Premier, il nostro comandante della nave (anche noi affoghiamo, ma mai come i sofferenti etichettati come immigrati clandestini che muoiono a Lampedusa, se ci arrivano); lui a votare non ci va, esplicando così agli italiani che in democrazia il voto vale, ma dato che grazie a lui in democrazia noi non ci siamo che senso ha andare a votare?

Questa la panoramica che la radio mi ha permesso di avere ora io non tifo né per Bersani né per Berlusconi, sì insomma non tifo per questo orrido bipolarismo; tifo però per il SÌ e questo mi basta per andare a votare. DOBBIAMO ANDARE A VOTARE e non perché ce lo dicono i politici, ma per difendere la politica, una politica giusta e equa che non si fonda a destra o a sinistra; si fonda sull’uomo. Votando SÌ votiamo per il mantenimento di un primo fondamentale diritto dell’uomo: il diritto di parola.
octavio

venerdì 10 giugno 2011

Nuove dittature in arrivo

Prima la Costa d’Avorio, che tuttora non naviga certo in buone acque, poi il Congo, infine nel 2009 anche lo Zimbabwe entra nella lista dei produttori di diamanti insanguinati. L’inchiesta che allora era stata aperta si basava sulla situazione della regione di Marane dove le miniere erano controllate dalla polizia di stato e dove sono stati uccisi oltre 200 minatori, fra cui molti bambini costretti ai lavori forzati. Inutile dire che il mandante di tutto ciò era ed è Mugabe, il dittatore sanguinario che da troppi anni è al potere. Il rapporto precisava che i profitti ottenuti dalla vendita dei diamanti servivano per comprare la fedeltà dei comandanti militari ed evitare così possibili (auspicabili) golpe militari.
Arriva pochi giorni fa la notizia che un gruppo armato ha lanciato una bomba incendiaria contro la casa di Tendai Biti, Ministro della Finanza zimbabwense del Mouvement for Democratic Change, che, fortunatamente, non si trovava in casa. E sapete perché ciò è accaduto? Perché Biti è il massimo rappresentante (data la sua carica politica) dei sostenitori del blocco della vendita illegale dei diamanti insanguinati. Oltre a ciò è stato anche promotore di denunce contro Mugabe per la sua inadempienza nel pagamento dei salari alla stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici: polizia, professori e soldati in primis.
La situazione è nuovamente incandescente, anche se Mugabe dovrebbe ritirarsi,a detta del suo partito, a vita privata e non ricandidarsi più alle prossime elezioni, lo Zanu-Pf continua la sua campagna di terrore. A quanto pare sono pronti per far nascere un nuovo Mugabe, forse anche più feroce dell’altro dato che cerca un candidato forte e giovane e devono contrastare la forza del MDC ormai spopolante in patria.
Nessuno ne parla, nessuno dice nulla; a quali altri individui fanno comodo questi diamanti?
octavio

giovedì 9 giugno 2011

Nuove tecniche democratiche

La democrazia prevede che sia il popolo a decidere i propri rappresentanti, la macchina elettorale ha molti metodi per supplire alle mancanze di maggioranza per arrivare il vincitore, primo fra tutti il ballottaggio. Ciò che rimane certo in democrazia è che se uno ha la maggioranza vince, può essere anche la maggioranza più labile che esista ma il candidato vince. Questo dovrebbe succedere anche in Albania dove Edi Rama ha vinto con uno scarto di dieci voti (c’è chi dice otto) sul candidato di destra Lulzim Basha il quale, però, ha magicamente vinto, è lui il nuovo sindaco di Tirana, lui che era stato messo nella corsa elettorale del Presidente Berisha.
Ed è proprio Berisha la chiave di volta di tutte le proteste di gennaio e della crisi che sta per riaccendersi in Albania. È lui che tenta di cambiare la legge per permettere il riconteggio delle schede a lavori già ultimati, è lui che comanda e quindi fa dire alla Commissione Elettorale che gli 81 voti a favore di Basha annullati gli possono essere riconferiti, anche se inseriti nell’urna sbagliata e per questo, secondo la legge albanese, da ritenersi nulli.
La tensione è dunque alle stelle perché Berisha e Basha non hanno nessuna intenzione di fare marcia indietro, ottenuto quello che volevano ottenere ora è difficile che lo possano mollare, e Rama ha promesso manifestazioni in tutta l’Albania per richiedere che giustizia sia fatta. Inutile stare qui a ripetere che nelle passate proteste ci sono stati quattro morti, è giusto però che Rama richiede ciò che di diritto spetta a lui. USA e Europa che avevano chiesto di ottenere in rapidità il nome del nuovo sindaco ora sono contrapposte, non che ci sia stato uno scontro diretto ma è evidente che gli USA preferiscano Basha, delfino di Berisha, sostenitore più della Nato che dell’Europa, e l’UE preferisca Rama, tanto da minacciare un blocco alle pratiche di accesso dell’Albania all’Europa se non verrà rispettato il voto popolare.
Quello che voglio sottolineare, avendo chiara la situazione che oggi vive l’Albania, è che il diritto, la libertà, la democrazia, il bene del popolo, la cosa pubblica, tutto può essere (e viene) messo da parte quando bisogna salvare i propri interessi: questa è la democrazia che ci viene offerta dalla nostra casta politica, intendendo con nostra qualsiasi casta politica in giro per il mondo
aleksej

mercoledì 8 giugno 2011

Chi fermerà le radiazioni?

Premessa necessaria per non creare il panico è che fino ad ora nessuno è mai morto o ha mai sviluppato malattie a causa di inalazioni di plutonio, che però il plutonio sia l’elemento più velenoso che possa esistere e altrettanto vero: se inalato porta a cancro o malattie degenerative degli organi che colpisce.
Da una ricerca fatta dall’università giapponese di Kanazawa sono state trovate nel terreno (e questo significa che le falde acquifere sottostanti potrebbero essere contaminate così come l’ambiente superficiale) della città di Okuma, distante un po’ meno di 2km dalla centrale di Fukushima, tracce di plutonio. Per me la notizia è sconfortante e sconvolgente ma i media mondiale ci tengono a precisare che il livello trovato è inferiore a quello che si ottiene dopo i test nucleari. Qualcuno ha notato che stiamo parlando di terreno distante 2 km dalla zona dove tre fusioni nucleari sono avvenute circa tre mesi fa e dove le radiazioni nucleari stanno ora aumentando a dismisura? Se questo è il risultato a 2km di distanza quale sarà quello a 1km? E a 500 metri? Non è che se a due chilometri la situazione non è preoccupante (comunque per me se tracce di plutonio ci sono significa che la contaminazione è già avvenuta) allora si può stare tranquilli, non abbiamo chiuso sotto una campana di vetro inespugnabile la centrale, dunque siamo tutti ancora a rischio.
Dopo questa notizia Tokyo parla di “massima allerta”, la Germania cerca di velocizzare le pratiche per uscire dal nucleare, l’Italia andrà al voto referendario. Chi ha ancora dei dubbi sul voto vada a vedere questo video per capire che cosa significa essere un territorio nuclearizzato, chi è indeciso sappia che la Tepco ha ammesso che tracce di contaminazione esistono anche oltre i 30km di “zona off limits” intorno alla centrale, chi è deciso pubblicizzi il voto per il SÌ.
Se vogliamo sopravvivere dobbiamo imparare a non sfidare la natura, rispettare la natura è anche modo per imparare a governare gli uomini.
octavio

martedì 7 giugno 2011

La casta degli universitari

È stata da qualche giorno presentata un’interrogazione parlamentare da parte del PD per proporre una nuova riforma universitaria, non sul suo assetto, anche se è utile ripetere l’inefficienza e l’insensatezza della struttura universitaria odierna, ma sui suoi costi.
Questo post spero risvegli tutti i giovani, e i genitori di questi giovani, che devono ancora intraprendere l’esperienza universitaria; esperienza indimenticabile per me che l’ho conclusa. La vita universitaria con la sua normalità e i suoi eccessi è il “campo di battaglia” dove misurare la propria capacità di inserimento nel mondo adulto, quel mondo che dovrebbe (e il condizionale oggi poco può esemplificare il senso di instabilità che voglio esprimere io) darci (perché nel precariato ci sono pure io che ho finito l’università) la stabilità di vita necessaria per diventare indipendenti e, come tutto il mondo politico dice, protagonisti del domani. Data la crisi, data la mancanza di lavoro, data la disorganizzazione nell’uso dei fondi universitari è, però, per molti precluso l’accesso all’università: i costi annuali sono enormi già solo per la triennale (che dà in mano al giovane un foglio che vale completamente nulla), stratosferici per le specialistiche divenute magistrali. Piccola digressione va poi fatta sulla genialità di imporre il 3+2 alla stragrande maggioranza dei corsi, per poi fare marcia indietro e aprire corsi magistrali di 5 anni che obbligano gli studenti della triennale a ripetere parte degli esami già sostenuti per potervi accedere, con relativo necessario tempo per preparare gli esami e quindi altre tasse per poter coprire i tempi in più necessari.
Il PD allora cosa propone? Di alzare le tasse ma chi più ha (in denaro) paghi il totale delle spese e chi meno ha paghi quello che può ché al resto ci pensa lo Stato. Detta così l’idea sarebbe superba, c’è però una clausola è cioè che lo studente che usufruisce del “prestito statale” qualora arrivasse ad ottenere un reddito alto dovrebbe restituire il denaro ottenuto con tassi d’interesse agevolati. Agevolati fin che volete sono comunque tassi che si vanno ad aggiungere a denaro sonante per la propria istruzione. Io ritengo che sia giusto che un università pubblica permetta a tutti di avere accesso agli studi anche con aiuti economici, sono anche d’accordo che chi più ha paghi la totalità dei costi. Credete però davvero che qualcuno riuscirà a raggiungere un reddito tanto elevato da potersi permettere di pagare le tasse universitarie? E quindi se chi è povero non riuscirà a ripagare il prestito, chi andrà poi a sanare quel buco economico che inesorabilmente si creerà? Mi sembra che si voglia creare una nuova casta: coloro che potranno permettersi di andare all’università. Anche solo il pensiero mi inorridisce, un popolo senza cultura è un popolo manovrabile dal “Re Nudo” di turno.
octavio

lunedì 6 giugno 2011

Genocidio perpetrato

Mentre la tv sionista ci mette a conoscenza della vera intenzione del popolo israeliano e, in particolare, della sua intransigenza rispetto al congelamento degli insediamenti a Gerusalemme, una nuova notizia arriva dal governo capitanato da Netanyahu. Si starebbe infatti organizzando un vero e proprio rastrellamento di palestinesi abitanti nel Negev, la loro terra in cambio di soldi, questa sarebbe la folla idea di Bibi e compagni.
Il fatto è che nel Negev, il deserto palestinese (per chi non fosse troppo avvezzo alla geografia), vivono centinaia di migliaia di palestinesi che, cambiando spesso dimora in quanto nomadi, sono difficilmente censibili. Il Negev è però anche terreno “fertile” per i kibbutz israeliani, è terreno “fertile” per l’esercito, in quanto zona dove poter testare e tentare nuove azioni militari, è terreno “fertile” per le carceri, già esistenti, dove vengono messi i palestinesi più pericolosi, cioè donne, bambini, giovani.
Il deserto serve dunque ad Israele per espandersi e diventare più forte, per accentuare la morsa di ferro che stringe i territori lasciati ai palestinesi (da notare che esistono sionisti così forti nella loro fede da accettare di vivere nel deserto per strappare terreno ai palestinesi) e la popolazione araba là residente dà fastidio sia per la funzione di abitante che per la funzione di genitore. Come fare allora? Trasportarli, trasportarli in massa promettendo denaro per una nuova vita. I nazisti non promettevano denaro ma promettevano la libertà tramite il lavoro, questa è l’unica differenza tra la follia hitleriana e la follia sionista, a comprova di ciò visitate questo sito, qui, leggete e giudicate. Questa è la fine che fanno i palestinesi, che siano trasportati in altra sede o rimangano chiusi nei territori loro assegnati.
michael

domenica 5 giugno 2011

L'imperatore e la sua gente

”Non siamo solo pronti a finanziare i progetti previsti, ma anche ad esaminare la realizzazione di altri grandi progetti”, queste le parole di Putin il 2 giugno giorno dei funerali del presidente, secessionista e riconosciuto solo dallo stesso Putin, dell’Abkhazia, la regione georgiana che, dopo la guerra lampo (e non a caso uso questo termine) del 2008 è stata dichiarata, dalla Russia, indipendente. Il presidente Bagapsh è morto domenica scorsa per delle complicazioni dopo un intervento che aveva subito a Mosca e, ritornato in patria, ho ottenuto i funerali di stato con la presenza dell’avversario numero uno della Georgia; è triste notare come anche i funerali, anche un uomo morto, anche un cadavere possa essere usati per fare dispetto, perché qui è solo questione di dispetto, allo stato che ha tentato di fregare il passaggio di un gasdotto alla Grande Madre URSS.
Al funerale Putin ha precisato ancora meglio cosa intende lui per “sostegno finanziario”, ha promesso infatti 10 miliardi di rubli (250 milioni di euro circa) per mantenere una regione-stato troppo importante per essere persa o abbandonata.
E così ritorniamo ad un mio vecchio post, quello in cui presentavo Putin come un nuovo Babbo Natale che elargiva doni al suo esercito per potersi ammodernare dopo che la guerra georgiana aveva presentato dei difetti e delle arretratezze negli equipaggiamenti militari. Il cerchio oggi si chiude: prima i soldi all’esercito, poi i soldi allo stato che l’esercito ha “liberato”, l’imperatore ha chiuso con ciò le regalie per il suo popolo, ora inizia una nuova campagna di guerra, ora bisogna trovare un nuovo presidente per l’Abkhazia.
La Georgia così commenta: ”Putin non perde mai un’occasione per mettere l’accento sul riconoscimento illegittimo dell’Abkhazia, nel tentativo di farla passare per una decisione legittima”, ed hanno ragione, ma chi pensate farà qualcosa per bloccare queste infami azioni?
aleksej

venerdì 3 giugno 2011

Quarto quesito, scheda verde

"Volete voi che siano abrogati l'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonchè l'articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante "Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?".

Art. 1
1. Per il Presidente del Consiglio dei Ministri costituisce legittimo impedimento, ai sensi dell'articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali, quale imputato, il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti e in particolare dagli articoli 5, 6 e 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, dagli articoli 2, 3 e 4 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e successive modificazioni, e dal regolamento interno del Consiglio dei Ministri, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 15 novembre 1993, e successive modificazioni, delle relative attività preparatorie e consequenziali, nonchè di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo.
2. Per i Ministri l'esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni, nonchè di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo, costituisce legittimo impedimento, ai sensi dell'articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quali imputati.
3. Il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti rinvia il processo ad altra udienza.
5. Il corso della prescrizione rimane sospeso per l'intera durata del rinvio, secondo quanto previsto dell'articolo 159, primo comma, numero 3), del codice penale, e si applica il terzo comma del medesimo articolo 159 del codice penale.
6. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 2
1. Le disposizioni di cui all'articolo 1 si applicano fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri, nonchè della disciplina attuativa delle modalità di partecipazione degli stessi ai processi penali e, comunque, non oltre diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, salvi i casi previsti dall'articolo 96 della Costituzione, al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Non che si possa dare più importanza a un quesito rispetto ad un altro, questi referendum sono tutti essenziali per dimostrare a chi ci governa che noi vogliamo una democrazia e non una dittatura mascherata da oligarchia, ma sicuramente il legittimo impedimento è ciò che più sta a cuore al nostro Premier e ai suoi soci ed è il motivo fondamentale per il quale il Governo non vuole che la gente vada a votare, per il quale le TV non fanno pubblicità a dovere. Non c’è bisogno di dire che bloccare il legittimo impedimento significa eliminare l’aura sacra che avvolge i nostri politici così da riportarli sulla terra e giudicarli per i reati commessi. Finiti i quesiti un unico commento rimane: ANDATE A VOTARE, VOTATE PER TUTTI E QUATTRO I QUESITI, VOTATE PER TUTTI SI’.
octavio

L'onorevole

Preso un lavoro e perso una donna

Andò sul canale a cercare la luna
Ma trovò nell'acqua salmastra
L'altra sua faccia, solo più scura
E fece finta di non avere mai avuto paura
Fece finta di non avere mai amato nessuna
Andò al bar del cielo vuoto
Da bere costa poco
Lo paghi doppiamente solo il giorno dopo
Ordinò tre bicchieri pieni di ghiaccio e uno di perdono
E prese a costeggiare la via del superuomo
La mattina i colleghi dell'ufficio "Stomaco e conchiglie"
Lo trovavano pieno di rispetto
Sogno delle mogli, perfetto per le figlie
Prefetto, prefetto
La notizia del decesso arrivò nel pomeriggio
Nel vuoto giallo di un nuovo chiacchiericcio
Gli impiegati del partito andavano alla schiera
Con le gobbe ripiegate nella giusta maniera
La sua bara fu un leggio di frassino e betulla
E un discorso che diceva tutto e non diceva nulla
E davanti alle domande di una giornalista bella e bruna
Fece finta di non avere mai avuto paura
Fece finta di non avere mai amato nessuna
Il giorno seguente si presentò al lavoro
Con gli occhi vuoti e il raffreddore
Ed era deceduto solo da poco
Appena da dieci o dodici ore
Ma i segni della morte erano evidenti
E aveva biglietti della lotteria al posto dei denti
Fichi d'india al posto delle orecchie
Bacchette al posto delle mani
E al posto dei cani un branco inamidato di esseri umani

E quando gli dissero che l'economia era malata
E che la fame era la migliore cura
Fece finta di non avere mai avuto paura
Fece finta di non avere mai amato nessuna

Una settimana appena dopo il suo funerale
Aveva la testa rigirata sulla schiena
Ma trovò il modo di rimediare
Chiamò il generale Panciapiena
E ordinò i più feroci bombardamenti su tutti i suoi sogni passati
In difesa del popolo e dei giorni seguenti

A un anno dalla morte si vedevano solo le ossa
Era sparito tutto, persino la puzza
E guardava dall'alto della sua fossa la gente che manifestava nella piazza
E scorse fra la folla la sua amata
Con le lacrime in tempesta sopra il viso
E quando vide che veniva calpestata
Non si scompose, ma abbozzò un sorriso
E fece finta di non avere mai avuto paura
Fece finta di non avere mai amato
Di non avere mai amato nessuna

Amore mio come farò
Quest'inverno che t'ha gelato il sangue ti lusinga
Amore mio ti seppellirò
Questa notte che m'ha coperto il volto ti contenta
Alessandro Mannarino, L'onorevole

Una delle tante voci che gridano che un potere, esercitato come lo esercitano i nostri onorevoli, distrugge l'uomo, è la sua morte. Grazie cittadini italiani per esservene accorti, e ricordiamoci che alle urne si deve tornare ancora!
zecca

mercoledì 1 giugno 2011

Tra i due litiganti il terzo gode?

Eravamo rimasti alla divisione fra Sud e Nord, un referendum che aveva visto un’affluenza inaudita e che aveva deciso quasi con plebiscito che il sud del Sudan si organizzasse come realtà a se stante, molti gli spostamenti di popolazione da Nord a Sud e viceversa e la promessa, da parte di el Bashir, che niente avrebbe impedito questa divisione. Ora il problema è la regione di Abyei che doveva votare, sempre con referendum, la sua appartenenza al Sud o al Nord ma che con il rinvio dello stesso si trova in una situazione di stallo che continua a portare solo morte e fame e lascia Abyei in mano al nord ma con il Sud che la pretende. Il problema è ovviamente legato all’oro nero, se il Nord perde la regione perde anche i giacimenti petroliferi che gli permettono di sopravvivere economicamente, senza di quelli un sicuro collasso, a sua volta il Sud vuole quella regione per riprendersi l’economia che da tempo sta sognando. Come sono andate le cose? Il 20 maggio il sud attaccava un convoglio dell’esercito di Khartum e di Caschi Blu provocando ventidue morti, il giorno dopo il Nord occupava la regione con un “voluminoso” contingente militare facendosi strada grazie ai bombardamenti dell’aviazione militare che hanno portato la popolazione a scappare nelle regioni del Sud. Quanti sono i rifugiati? 80mila. Quali sono le loro condizioni? La parola dei testimoni sono molto chiare: "Stanno dormendo sotto gli alberi. Hanno bisogno di cibo e acqua... alcune persone stanno morendo”.
Il Sudan oggi si spacca in tre, da un lato il Darfur, nessuno più ne parla ma la gente là continua a morire di fame, di sete, di stenti; in alto il Nord che volendo continuare nella sua opera di controllo su tutto il territorio inizia a far saltare in aria le certezze del Sud provocando guerre etniche interne; sotto il Sud che, forte del consenso popolare, cerca di alzarsi in piedi e di ottenere ciò che di diritto sarebbe suo. C’è solo il “piccolissimo” problema che tutti ragionano con la forza e con le armi, nessuno rispetta gli accordi presi, tutti vogliono di più di quanto è necessario o dovuto. I profughi aumentano, oltre alla regione del Darfur ora c’è anche quella di Abyei, la fame aumenta, i morti aumentano, i conflitti aumentano. Gli osservatori internazionali che tanto si erano pubblicizzati nel periodo pre-referendario dove sono andati a finire? Preferiscono gli sfarzi occidentali alla miseria africana?
octavio