lunedì 28 febbraio 2011

Accordi di Oslo, Accordi di Pace, Accordi di che cosa?

Nel 1993 gli accordi di Oslo sembravano essere la svolta fondamentale che tutti aspettavano per mettere la parola fine al dramma palestinese. Io vorrei oggi commentare solo alcuni dei punti fondamentali di quegli accordi.

1. accordo sul ritiro delle forze militari israeliane dalla Striscia di Gaza e dalla zona di Gerico: è vero i militari nelle strade non ci sono più ma in compenso hanno completamente circondato la zona; tutti sanno, non c’è bisogno che la racconti io, come si vive a Gaza, tutti sanno che Gerico non è libera.
2. cooperazione nel campo dell’acqua, dell’elettricità, questioni legate all’assistenza sociale, alla protezione ambientale, nel campo delle telecomunicazioni. Andando per ordine: il muro costeggia tutte le fonti idriche e le lascia tutte dalla parte israeliana, l’elettricità così come le telecomunicazioni vengono tolte a piacere dal governo d’Israele, la protezione ambientale non esiste (vi ricordo che sono quotidiane le distruzioni dei campi di ulivo), l’assistenza sociale è un miraggio: i bambini orfani sono abbandonati a se stessi, i malati lasciati morire davanti ai check point d’ingresso degli ospedali.

Questi sono solo i punti più evidenti ma si potrebbe fare un saggio di centinaia di pagine per distruggere ogni singolo pezzo di questi accordi mai messi in atto. Qualche giorno fa la follia sionista per bocca del Ministro Lieberman ha avuto anche il coraggio di affermare: “Israele ha fatto un sacco di passi per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi, e ha espresso un sincero desiderio di rinnovare i negoziati; al tempo stesso, il lavoro della parte palestinese è di minare i rapporti tra le due parti al fine di ottenere il sostegno dell'opinione internazionale. Bisogna invece che si notino le violazioni palestinesi degli accordi di Oslo. Nelle sedi internazionali i palestinesi incitano il terrorismo e l’opinione pubblica contro Israele. I palestinesi continueranno a molestare Israele fino a quando non raggiungeranno quei negoziati che possano mettere Israele in svantaggio rispetto alla Palestina”.
Giudicate voi
michael

sabato 26 febbraio 2011

Nuove tecniche di campagna elettorale

Che il Messico non fosse posto sicuro per i giornalisti non è novità di quest’ultimo periodo, la guerra all’informazione è nodo dolente da molto tempo. Che il governo non faccia nulla per fermarla è altrettanto risaputo e così giunge la notizia che pochi giorni fa la polizia federale ha sparato alla gamba a un giornalista, colpevole solo di aver partecipato a una manifestazione contro la visita del presidente Calderon. Io sapevo che in democrazia la libertà di parola, prima ancora di quella di stampa, era mantenuta, ma quando si è sotto elezioni e, soprattutto, quando si è il re della guerra al narcotraffico non si va più per il leggero e quindi chiunque parla può essere ipoteticamente (e molto probabilmente) spacciato. Oltre a questo ferito “importante” altre due persone sono finite in ospedale perché colpite da lacrimogeni, che dovrebbero essere armi non letali e che dovrebbero essere sparati verso il cielo o verso terra ma che se sparate ad altezza uomo possono anche uccidere, ecco la polizia voleva quindi uccidere. I due feriti hanno avuto uno una ferita polmonare e l’altro un trauma cranico, cranico vuol dire che glieli hanno sparati in testa i lacrimogeni.
Questa notizia va obbligatoriamente unita a un annuncio che Obama (si sa che il Messico ha sempre sognato di essere come gli USA e quindi pende dalle labbra e dalle tasche di Obama) ha fatto riguardante la previsione di finanziamento alla Iniciativa Mérida mexicana, finanziamento statunitense a favore della Secretaría de Seguridad Pública de México. Per il prossimo anno si abbasserà il finanziamento di 250milioni di dollari ma viene aumentata la parte a favore di INCLE (Control Internacional de Narcóticos y Ejecución de la Ley) 500mila dollari. Questi soldi oltre a dover porre fine al narcotraffico servirebbero (il condizionale è d’obbligo) per ridurre la corruzione dentro la polizia, fatto che dovrebbe portare a processo tutti gli agenti che non servono lo stato ma se stessi, e per ridurre le accuse di violazione dei diritti umani contro la polizia stessa, che in Messico sono all’ordine del giorno. L’esempio che vi ho portato io ne è una prova evidente. Qual è allora il problema? Che gli USA continuano a sganciare soldi ma nessun poliziotto viene mai processato, nessun poliziotto viene mai punito, nessun poliziotto viene mai destituito dall’incarico. Il presidente Calderon sta per finire il suo mandato e deve obbligatoriamente alzare la posta in gioco, non può fermarsi ai milioni di morti già fatti a causa della guerra al narcotraffico, giusta nelle idee ma disorganizzata nella realizzazione, no, ora deve mettere a tacere anche chi non è più dalla sua parte.
octavio

venerdì 25 febbraio 2011

Uganda: la formazione di un dittatore

Oggi parliamo di Uganda, della storia del suo presidente. Yoweri Museveni diventa per la prima volta presidente nel 1986, una carica ottenuta dopo molti sforzi e lavoro politico tra la gente, attua una politica positiva che porta a notevoli miglioramenti tanto che si abbassa anche la mortalità per AIDS, un passo da gigante se si considera che siamo in Africa. Museveni dovette però anche combattere gli oppositori esterni e soprattutto le forze paramilitari comandate da Kony che portarono morte e sangue nel paese, questa dura lotta armata finisce sulla carta nel 1996 quando si svolgono nuove elezioni. Museveni vince con il 75,5% dei voti, le opposizioni lo accusano di brogli ma gli osservatori internazionali negano l’accusa. Ottenuto nuovamente il potere il presidente inizia a montarsi la testa, la corruzione inizia a modificare l’identità che lo aveva portato a fare politica e così nel 2001 si ricandida e vince ancora con il 69%, questa volta i brogli sono evidenti ma la Corte Suprema non annulla le votazioni. Nel 2006 un fatto fondamentale: vicino al Lago Alberto si scoprono importanti giacimenti di petrolio. Museveni impazzisce e rapidamente modifica la costituzione così da ottenere la possibilità di ricandidarsi ancora e, al rientro in patria del suo, ormai famoso, oppositore lo fa arrestare e incarcerare con l’accusa di tradimento e stupro.
Oggi cinque anni sono passati e le elezioni si sono ripetute, Museveni ha vinto ancora con quasi il 69% di preferenze. Il suo oppositore storico, quello arrestato, forte delle rivolte che in Africa continuano a fare morti, oggi alza la voce e dice apertamente che il presidente ha gonfiato le liste elettorali mettendo nomi di deceduti o minorenni oltre ad aver pagato abbondantemente scrutinatori e organi elettorali. Con questa affermazioni invita tutti gli ugandesi a scendere in piazza per difendere la loro libertà e chiedere le dimissioni del loro presidente. Museveni ha fatto sapere che arresterà chiunque sia sorpreso a protestare.
Voi di questa notizia ne avete sentito parlare su qualche giornale o su qualche TG? Vi siete accorti del fatto che se non ci sono morti nessuno parla di ciò che avviene nel mondo? Vi siete accorti, e questo è ancora peggio, che se non ci sono morti la Comunità Internazionale non interviene? Nel mondo si potrebbero scongiurare moltissime catastrofi umanitarie, se solo lo si volesse fare.
octavio

giovedì 24 febbraio 2011

Sotterfugi politici

Dopo la sentenza che ha condannato Khodorkovskj a un’infinità di anni in galera per unico volere, autoritario e irremovibile, di Putin Gazprom può ora dare sfogo alle sue più recondite voglie e cerca di espandere i suoi mercati. Due sono le opere che ha intenzione di costruire: la prima in Ucraina e la seconda in Bangladesh. C’è da dire che in Ucraina Gazprom già lavorava e già guadagnava, sopratutto dopo che Janukovych, premier ucraino, e Medvedev, premier russo, giunsero all’accordo sulla Crimea: la Russia concedeva uno sconto sui costi del gas e l’Ucraina permetteva all’esercito russo di rimanere in Crimea sino al 2042. Ora che l’Ucraina non sa più come ammodernare i suoi gasdotti chiede aiuto a Mosca e Medvedev si impone: infligge un aumento del 50% (e non mi sono sbagliato a mettere uno 0 in più è proprio un rialzo della metà del prezzo) sulle bollette del gas e risponde che il lavoro si potrà svolgere solo se l’Ucraina accetterà di cedere totalmente i diritti sui gasdotti. La richiesta, così perentoria e così dittatoriale, si fa forte di un piano B non di poco conto: l’accordo Gazprom ENI (quello di cui ha parlato anche Wikileaks) per la costruzione di un gasdotto sottomarino che possa rifornire l’Europa Occidentale senza passare dall’Ucraina. In poche parole la Russia ha saputo così bene giocare le sue armi che ora può fare ciò che vuole e chiedere ciò che vuole all’Ucraina, la quale, ormai, qualsiasi scelta faccia ci rimetterà soltanto.
Forte di questa politica arriva anche il secondo progetto, quello in Bangladesh dove Gazprom si appresta e perforare almeno dieci pozzi di gas per conto dello Stato. Ci sono da precisare alcune questioni: per prima cosa la povertà del Bangladesh, i bambini sono malnutriti, le zone marginali sono vastissime, la mortalità infantile nelle stesse è pari al 138%, la prostituzione minorile è, ormai, base fondante della sussistenza di molta popolazione; per seconda cosa l’incapacità governativa di saper sfruttare le grandi ricchezze del territorio. Questo scenario non potrà altro che portare, con il passare del tempo, a un copione già visto, quello appena descritto con l’Ucraina.
Perché Gazprom è diventato così potente? Per due precisi motivi: 1. eliminazione forzata di tutti i concorrenti così da ottenere un monopolio 2. scelta di lavorare in paesi deboli politicamente e palesemente poveri e arretrati così da imporre successivamente le proprie volontà senza possibilità di dibattito.
aleksej

mercoledì 23 febbraio 2011

il grande illusionista

Il "gioco" che è riuscito all'impostore che siede al posto del governante è un grande spettacolo illusionista. Innanzitutto il potere mediatico che gli è stato gentilmente concesso ha reso possibile allestire il teatro, trovare i migliori effetti speciali, ingaggiare le prime donne di turno, apparecchiare il tutto e metterci a sedere a teatro.
Seduti sulle sue comode poltrone abbiamo assistio il Prestigiatore finchè egli è riuscito a non farci più uscire dalla sala, alcuni in prima fila, altri sui loggioni, i più in "piccionaia" ma tutti a teatro ad assistere ad un solo spettacolo ripetuto all'infinito.
Vediamo qualche atto dello spettacolo:
scalata al potere: l'Illusinista nel primo atto entra nel magico mondo dei "gran maestri" accresce il suo potere mediatico e costruisce una cittadina dedicata solo a lui. Tutto questo il Grande Illusionista lo chiama sviluppo, imprenditoria, economia, liberismo. L'illusione comuncia, sta già prendendo il controllo dell'informazione, del Quarto Potere ma fa passare questa prima mossa come democratica...  
politica interna: due soli partiti sono più facili da governare, manipolare, orientare, comandare rispetto ai tanti tipici italiani. Ci mette qualche anno ma alla fine, con una legge che un suo assistente non troppo sottile nell'arte illusoria chiama apertamente "porcata", ecco il parlamento che vuole: uomini e donne decisi dalle segreterie dei pochi partiti rimasti. Magia! questa non è partitocrazia ma "bipolarismo"!  Fa sempre più esclusivamente il suo interesse ma a noi in sala dice che sono "riforme", il Parlamento è inutilizzato tutto avviene a casa sua almeno fino a quando qualche "telespalla" non si stanca e lo mette un pò in difficoltà. Nessun problema il Grande Illusionista compra i vecchi amici di "telespalla" e con una grande magia li fa passare per "responsabili". Comincia a guardare al colle più alto e pensa: "chissà quante magie potrei fare da li...".
terzo atto, politica estera: l'Europa non piace al nostro Mago, non ridono alle sue battute, la Cancelliera tedesca non si fida a venire a cena a casa sua... gioco di luci! Daremo la colpa di tutto questo all'azione di certi giornalisti e magistrati e voilà è visto dalla platea come povera vittima. Con chi si trova bene il nostro illusionista? Non certo difensori della democrazia, imbarazzante serve qualcosa di più di un gioco di luci.... BUM! Il teatro è scosso da effetti speciali incredibili un'intera squadra di calcio passa trionfante, un terremoto è trasformato in un G8, uno scandalo sessuale in una persecuzione, la mancanza di lavoro in "bamboccionismo", la fine dell'istruzione pubblica in "nuove opportunità" e la magia è fatta... i tiranni suoi amici sono persone per bene che aiuteranno il Paese con energia, lavoro e denaro, si è proprio un bravo illusionista magari ha convinto anche se stesso.
"Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni".

IoLiOdioINazistiDellIllinois

Insegniamoci a protestare

Le proteste di professori e maestri sono ricominciate in Honduras. A dire la verità si erano fermate per le “loro” vacanze estive e sono riprese per il nuovo inizio dell’anno scolastico. Proteste che hanno voluto riportare sotto i riflettori il vero problema che l’educazione ha da sopportare: la mancanza di stipendi e la volontà di modificare (in realtà eliminare) l’Estatuto del Docente (per chi fosse interessato può andarselo a leggere qui), testo fondamentale per i diritti dei docenti in Honduras, testo che spiega i diritti e doveri di un buon insegnante.
Sono 6000 gli insegnanti che dal 2010 non ricevono un soldo bucato, sono 6000 gli insegnanti che vogliono continuare il loro lavoro ma non sanno come vivere e mantenere la propria famiglia. Perché questa carenza di fondi? Non certo perché stiamo parlando di un paese del Terzo Mondo, perché se è vero che la povertà là è estrema è anche vero che il mondo governativo è pieno di soldi ed è infatti per il debito che l’amministrazione Lobo ha nei confronti dell’ Instituto Nacional de Previsión del Magisterio che i soldi per gli stipendi non ci sono.
Il governo, però, invece di vergognarsi e tentare di attuare politiche che possano risolvere il problema manda l’esercito a disperdere le folle; una repressione in grande stile è stata organizzata, con tanto di armi e lacrimogeni, con tanto di blocco del traffico per poter meglio catturare (e infatti sono anche stati imprigionati) e riempire di botte gli insegnanti. La polizia non si è limitata a bloccare la manifestazione ma è andata poi a stanare tutti i professori che avevano trovato rifugio in negozi o case o anfratti per dargli “la punizione che meritavano”.
Il Ministero dell’educazione fa sapere che gli stipendi sono stati pagati e chiede che le proteste finiscano, la gente dice che i soldi loro non li hanno mai visti e quindi continueranno a protestare, in memoria e ricordo anche di tutti quei professori licenziati o, peggio ancora, uccisi solo perché avevano manifestato il loro dissenso.
Lobo dal canto suo se ne infischia, gira per il mondo a incontrare altri presidente e altri stati, a fare accordi per riempirsi meglio le tasche, dei problemi che il suo paese ha si disinteressa. Un presidente così voi avete ancora voglia di chiamarlo democratico?
octavio

martedì 22 febbraio 2011

un pulsare di servizievolità

Vorrei sentire una dichiarazione coerente con la sua storia. Vorrei l'ammissione di evidenze negate, vorrei sapere perchè solo ora ci si scandalizza di rapporti personali con dittatori e mafiosi. L'orrore dell'assalto alla Costituzione si eclissa davanti ai latrati di un uomo folle del suo potere che acquista con ingordigia crescente tutto l'acquistabile (deputati, calciatori, donne, televisioni...), un uomo capace di tutto che punta dritto al colle più alto. Mentre mezzo mondo è in rivolta da noi chi dovrebbe governare è tutto teso e concentrato a chiudere gli ultimi spazi di una democrazia agonizzante. Non mi esaltano gli altri Capi di Stato europei ma quanto meno nessuno di loro ha dichiarato di "non voler disturbare" chi uccide il suo popolo.
Oggi l'opposizione ritrova la piazza, ben tornati meglio tardi che mai.
"Quando il bambino era bambino" aveva visto un cartellone elettorale, l'aspirante consigliera regionale aveva scelto la frase: "L’umiltà è un costante pulsare di servizievolità verso tutte le cose: le belle e le brutte, le buone e le cattive, le vive e le morte". Il bambino fu così colpito che pensò che la politica fosse una cosa bellissima se fatta con questa frase in testa. Non molliamo i regimi creano spesso i mezzi per la loro fine.
IoLiOdioINazistidellIllinois

Genocidio contro il suo stesso popolo

È difficile oggi parlare e scrivere, è difficile commentare ciò che tutti stiamo vedendo, inermi, in internet e nelle TV. La Libia vuole un cambiamento, chiede nuova speranza forte delle proteste che hanno percorso tutto il mondo arabo, ma il suo leader non lo accetta, vuole continuare a comandare lui. allo scoppio delle proteste aveva voluto spaventare i rivoltosi dichiarando che tutto si sarebbe risolto in un bagno di sangue, non era un’ipotesi era realtà. Ieri abbiamo assistito al bombardamento di milioni di civili da parte del loro stesso esercito inviato dal loro stesso leader. Con gradi diversi ma è come se mio nonno decidesse di sterminare tutta la sua progenie mandando a morte anche me. Il mondo intero si chiede ora quanto di premeditato da parte dei ribelli, quanto di premeditato da parte dei vari leader arabi e quanto di premeditato da parte degli USA ci sia in questo massacro che ha consegnato un numero indefinito di morti (sicuramente più di 200). Ognuno ha i suoi interessi, ognuno trova sempre un modo per guadagnare sulla vita altrui, gli unici che questo non lo possono dire sono i manifestanti, quelli che in piazza ci sono andati con una vera speranza nel cuore.
È assurdo vedere che l’interesse di moti giornalisti si focalizza solo sul voler capire se Qaddafi (perché così si chiama, è il dialetto libico che lo ha modificato in Gheddafi) è ancora in patria (ed è offensivo chiamare la Libia patria se ci si riferisce a lui) o che cosa commenterà Obama (il quale non può fare altro che dire “basta alla scia di sangue”; grazie Obama per il tuo intervento). La gente intanto è morta, e probabilmente continuerà a morire; i governi occidentali extraeuropei seguono le dichiarazioni statunitensi, quelli europei non sanno cosa fare: Qaddafi, i suoi soldi, il suo gas e i suoi contratti a loro serve, a loro la Libia serva i libici un po’ meno. Tempo fa si chiamava il colonnello con il nome che si merita, “dittatore”, ora lo si chiama amico. Questi sono gli ideali di bene e di amore che la religione dell’utile e del denaro ha diffuso in tutto il mondo.
michael

lunedì 21 febbraio 2011

È tempo di cambiare

Si sa o per conoscenze personali o per sentito dire che la libertà di stampa in Russia non esiste, sarebbe meglio dire quasi non esiste perchè piccole realtà continuano a lavorare per contrastare il governo, ma sembrano ormai essere diventate solo pedine in mano a Putin e Medvedev usate solo per dare maggior forza al partito al potere. L’unico vero mezzo ancora libero è internet e via web si scoprono le verità più nascoste oltre a poter organizzare le manifestazioni più improbabili. Una di queste è quella organizzata ieri nelle vicinanze del Cremino: uno striscione di 12 metri è stato issato su di un ponte con la scritta “È tempo di cambiare” e sotto di questa due foto una ritraente Khodorkhovski e l’altra con Putin dietro le sbarre. La manifestazione è stata organizzata dal movimento nato via internet da Roman Dobrokhotov famoso in Russia per le manifestazione lampo in varie parti di Mosca tutte organizzate per chiedere le dimissioni di Putin o condannare l’operato del governo, per questo motivo Dobrokhotov è stato più volte arrestato.
Una manifestazione organizzata nei minimi dettagli e che non ha lasciato aperti fraintendimenti, è ovvio che tutta la Russia non la può pensare in questo modo, ma almeno la voce del dissenso è tornata a farsi sentire e ha parlato anche per le persone alle quali è stata tolta la libertà per i medesimi motivi. “Guerra” aperta a Putin che, però, non commenta continua per la sua strada, da vero dittatore moderno lascia correre, così da far credere che la libertà di manifestazione e di parola in Russia esiste ancora salvo poi, quando si stanca e fa arrestare chi disturba troppo, decidere lui le sentenze da far pesare sugli imputati. Questo è successo con Khodorkhovski che cercava di diventare una nuova potenza del petrolio, questo è successo con la Politkovskaja che cercava di raccontare la verità della Cecenia, questo succederà ancora fino a quando lui rimarrà al potere.
aleksej

domenica 20 febbraio 2011

Morti i giovani non c'è futuro

63 i morti nel 2009, 52 nel 2010 e i numeri hanno già di molto superato lo zero anche per il 2011 (e siamo solo a febbraio). Tutti questi numeri sono ragazzi, adolescenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni, studenti uccisi in scontri con altri giovani in El Salvador. Gli ultimi due ragazzi scomparsi sono stati uccisi il primo (18 anni) mentre scendeva da un bus, accoltellato al torace, in San Salvador e il secondo (16 anni) a Sonsonate in cause sconosciute ma ritrovato con mani e piedi legati con dei sacchetti di plastica. Le morti tra giovani studenti sono uno dei problemi principali a cui la politica salvadoregna sta cercando di porre fine, un passo importante (almeno per la politica, io non ne sono così convinto) è stato fatto con l’approvazione del Plan de Prevención y Protección Escolar 2011 firmato da Ministero dell’Educazione e Polizia, firmato esattamente una settimana prima che i due ragazzi venissero uccisi. È facile riempire i palazzi governativi di carte firmate e timbrate più difficile mettere in ordine un paese che non si è mai ripreso dalla guerra. Il vero problema è di tipo educazionale, da condividere proprio con i giovani e gli adolescenti. Far vedere che il positivo esiste anche in una vita totalmente negativa è fondamentale, strappare i giovani dalla routine di violenza che incontrano o compiono quotidianamente è il primo passo per evitare i morti. È giusto fare piani per la salvaguardia e la sicurezza, utile per avere delle regole, ma al giovane che cosa importa? La repressione sappiamo già a cosa porta, non dimenticando anche che la vendetta cova dentro ognuno di noi.
Se muoiono i giovani il futuro si arresta, il paese è destinato a scomparire sotto il peso della vecchiaia, l’intelligenza della politica si dovrebbe vedere in azioni per la gioventù, non prevenire ma educare.
octavio

sabato 19 febbraio 2011

Decidere di che morte si dovrà morire

Con stupore leggo i giornali palestinesi e subito mi colpisce la foto di un personaggio a me, italiano, noto. Vedo la faccia di Frattini in dimensioni notevoli su un quotidiano che di solito racconta la vita in Palestina e mi precipito a leggere, scopro così che la Farnesina in genere e Frattini in particolare ritengono che non sia utile per la situazione attuale una risoluzione ONU di condanna contro i nuovi insediamenti creati in Palestina. Ho subito voluto approfondire le sue dichiarazioni ed è per questo che oggi scrivo, con la mente annebbiata dalla rabbia (se fossi un fumetto avrei i fulmini in testa).
Il primo commento utile è che le risoluzioni ONU non hanno mai fatto una minchia e non hanno mai cambiato nulla quindi che ci siano o meno poco cambia, l’unica vera risoluzione sarebbe mettere in galere i criminali di guerra: Netanyahu per primo.
Il secondo commento è che la Farnesina presenta in senso negativo il lavoro dell’ONU perché il primo a farlo è stato Obama e i suoi aiutanti; sono stati infatti gli USA a mettere il veto alla risoluzione e a ruota ci sono stati tutti i commenti a favore di quelli che vivono sottomessi allo strapotere statunitense (Italia in testa).
Il terzo commento è sul testo della risoluzione, un testo molto duro e che riutilizzava termini per descrivere l’operato d’Israele che già Washington aveva usato poco dopo il blocco dei dialoghi di pace. La risoluzione, in poche parole, riutilizza le parole che Obama aveva usato ma che ora nega di aver detto. E perché lo nega? Per il solito squallido, spudorato, vomitevole, insensato motivo: mantenere i buoni rapporti con le lobby ebraiche in patria e mantenere via di dialogo aperte con Israele.
Il quarto commento è sulle parole di Obama per giustificare il suo agire incolpando la Palestina di non aver fatto passi indietro per ritornare ai dialoghi di pace. Seguite bene il ragionamento: per prima cosa Obama vuole i dialoghi di pace e convoca i due contendenti, poi chiede a Israele di smettere di costruire all’impazzata così che la Palestina possa dialogare, dato che Israele non ha intenzione di smettere lascia che i dialoghi di pace vadano a quel paese per incolpare, ora, la Palestina (l’unica che non ha ottenuto un cazzo da questi dialoghi) di non aver fatto abbastanza perché la pace arrivasse.
Il quinto commento è che data la situazione mediorientale attuale, dopo i fatti di Tunisia e Egitto, le avvisaglie in Algeria, le proteste già avviate in Libia, i morti già fatti in Yemen e Bahrein gli USA vogliono aspettare a risolvere il problema Israele-Palestina. Prima vogliono vedere come andrà a finire in questi stati, quanto loro potranno guadagnarci e quanto potrà cambiare lo scenario politico arabo, a quel punto potranno meglio riorganizzare anche la Palestina. La nuova politica estera lanciata da Obama è questa: decidere di che morte deve morire chiunque non sia alleato USA.
michael

venerdì 18 febbraio 2011

ora sappiamo che è un delitto il NON rubare quando si ha fame

Leggo con rabbia e vergogna che il comune di Brescia taglia la corrente in un campo nomadi staccando così la macchiana che consente a un bambino di un anno e tre mesi di sopravvivere!
Non riesco più a capire in che paese vivo. L'inutilità dei nostri politici porta solo a questo: prepotenza, ignoranza, rabbia, scontro e troppo spesso rassegnazione.
Oggi si è rinuto il "consiglio dei ministri" (non vale neanche la pena di sprecare lettere maiuscole) e per parlare di cosa? Degli interessi di un solo uomo! Un solo inutile uomo che avrebbe la responsabilità delle sofferenze del suo popolo e che si occupa solo ed esclusivamente di rimanere attaccato a quella dannata poltrona anti carcere!
Rimaniamo inerti davanti alla prepotenza del più ricco, del più potente che può permettersi di comperare parlamentari senza nemmeno nascondersi troppo (parlamentari che non sarebbero nemmeno lì se la legge elettorale fosse vagamente democratica!). E quest'omino è alleato col partito più razzista dal tempo del fascismo, un partito che oggi è il pericoloso ago della bilancia di una politica marcia e sterile.
Resistiamo a tutti questo, crediamo che possano emergere uomini nuovi, spegnamo il televisore e accendiamo il cervello.
IoLiOdioINazistidellIllimois

Anche i morti sotto assedio

Sapete cosa significa essere un mostro? Per i bambini è qualcuno di deforme, cattivo e spesso folle, per me è chi gioca con gli esseri umani, li fa soffrire o gli rovina la vita. Laurent Gbagbo è la massimo espressione di questa definizione mia personale di mostro. Non si aveva alcun dubbio sugli omicidi durante il periodo elettorale, si sa palesemente che dopo i risultati i morti non sono cessati proprio a causa del presidente uscente ma che non si sente tale. Ora però Gbagbo è andato oltre, non soddisfatto dei morti causati ha deciso di non restituire i corpi ai famigliari e di mettere i militari davanti a tutti gli obitori dello Stato a controllare ingressi e uscite. Nessuna persona “scomoda” o che potrebbe rivelare qualcosa può entrare, in generale nessuna persona parla perché sa che in quel modo è certo di entrare negli obitori, ma da cadavere.
Con la stessa lucidità con cui ha eseguito queste azioni orrende contro l’umanità Gbagbo decide la nazionalizzazione di alcune filiali di banche straniere che, dopo il crollo della situazione politica, avevano rapidamente capito che era meglio ritirarsi. Lo Stato ne assume il controllo e il presidente assicura che i dipendenti non verranno penalizzati.
Ora dovete spiegarmi come può un uomo così spregevole e arrogante, oltre che assassino, essere ancora al potere. Si sono fatte guerre su guerre per scacciare i cattivi che erano al potere, guerre che hanno ucciso milioni di civili e che erano giustificate proprio perché bisogna salvare i civili; perché qui nessuno interviene? Che cosa dovrà ancora fare Gbagbo prima che qualcuno dica “Ora basta!”? Chi è che lo sostiene così tanto da non permettere che venga tolto da quello scranno così ambito e così sporco di sangue?

Dans les battements de tes mains d’ange,
J’entends tous les tams-tams accordés,
Toutes les chansons de l’Univers.
Et lorsque je les tiens, tes mains,
Je tiens toutes les mains roses des Aurores,
Toutes les mains vierges des Espoirs,
La main des siècles en guipure au temps,
La main des Etres.
Bernard Dadie’

octavio

giovedì 17 febbraio 2011

Dare a Cesare ciò che è di Cesare

Torno a scrivere a così breve lasso di tempo causa la nuova politica adottata da Israele in quest’ultimo periodo. I dialoghi di pace sono sepolti e senza più alcuna speranza, qualcuno ogni tanto torna a dire che se si facesse la tal cosa si potrebbe decidere la tal altra, ma in realtà nessuno ci pensa più, nessuno ne ha più interesse. Che ci fossero o non ci fossero a Israele poco cambiava la vita tanto lui ha sempre continuato a fare quello che gli pareva senza porsi troppi problemi, il fatto però che ormai la stampa ha catapultato i dialoghi nell’oblio più irraggiungibile ha permesso a Israele di mettere in moto un nuovo piano edilizio volto a rubare Gerusalemme Est ai palestinesi. Oltre alle opere edilizie di cui vi parlavo pochi giorni fa ora arriva la notizia, fonti ebraiche non smentite (quindi notizie vere), che il Ministero dell’Esercito israeliano ha predisposto il trasferimento del complesso militare di Glilot (nei pressi di Tel Aviv) a Gerusalemme Est zona Monte Scopus. La base militare occupa attualmente 3,2 ettari di terreno e probabilmente verrà ingrandita così da poter coprire un’area che va dal Monte Scopus fino alla Hebrew University, un’altra linea di confine insomma. Ora, tutti i sionisti, i filoisraeliani, gli antimusulmani e antipalestinesi, i filomipiaceucciderelagente e i filomachecazzomenefregadeglialtri nonché i filomogliebuoideipaesituoi potrebbero contestarmi il fatto che quest’area è israeliana e non palestinese e io allora preciso che quella zona sì è israeliana ma solo perché conquistata, o meglio dire annessa senza richiesta di permesso, dall’impero israeliano con la formazione dello stato d’Israele del ’48, è quindi nominalmente territorio d’Israele ma in realtà PALESTINA.
Ecco allora che il vero problema si schiude sotto gli occhi di tutti: ma qual è il vero e autentico territorio d’Israele? Israele presenta milioni di proposte su come dovrebbe essere il nuovo stato palestinese, chilometri di cartine che, se guardate in serie, dimostrano come ogni volta ne arrivi una nuova l’area per i palestinesi è sempre più piccola, così da nascondere la realtà dei fatti: tutto il territorio che loro occupano è Palestina e quindi è a loro che bisognerebbe creare un nuovo stato non ai palestinesi. Non perché preoccupati ma perché la coscienza che questo inganno prima o poi sarà smascherato i dirigenti sionisti preparano già le difese a un possibile ribaltamento della situazione e così costruiscono a destra e a manca, cercano di accaparrarsi più Gerusalemme possibile, ammazzano a più non posso così da assicurarsi ciò che di diritto gli andrebbe tolto.
michael

mercoledì 16 febbraio 2011

Crollano i castelli in aria

Il 17 dicembre avevo scritto a riguardo, avevo “predetto”, non per doti magiche o occulte ma perché era evidente a tutti, che le parole di Putin a riguardo di Khodorkovskij (“un ladro deve rimanere incarcere) prima che la sentenza fosse letta pubblicamente sarebbero stato presagio di sventura per l’imputato. Anche la difesa aveva già ipotizzato che la sentenza fosse manovrata dall’alto. Ora la certezza è palesata grazie al coraggio, ora rischia grosso però, di Natalia Vasilieva, giovane assistente giudiziaria che ha dichiarato a un giornale che la sentenza è stata motivata politicamente e non è stata scritta dal giudice che l’ha letta ma dalla Corte di Mosca. Ha poi aggiunto dettagli non di poco conto come ad esempio il controllo permanente da parte di mosca su ogni mossa e scelta tanto che il giudice Danilkin, il giudice, doveva giustificare ogni mossa. Ha poi aggiunto che lo spostamento della lettura della sentenza, a molti apparso senza giustificazione, ne avrebbe una: la sentenza scritta dal giudice non sarebbe andata bene e quindi la Corte prese tempo per scrivere il testo che poi fu letto, carcere fino al 2017. Danilkin ora rischia comunque il licenziamento per aver tirato troppo per le lunghe questo processo che, per ovvi motivi, doveva essere chiuso in fretta.
Non sono mai stato così ingenuo da credere che davvero la legge è uguale per tutti, non è mai stato così e, purtroppo, con questi governanti non sarà mai così, ma questa è la dimostrazione che in Russia vige una dittatura. Lui, Putin, tutto regna e tutto controlla, demanda la faccia della politica a Medvedev, quello che si dovrebbe chiamare delfino ma che chiameremo sottomesso, e manda alla morte (che sia fisica, psicologica o di azione poco importa) l’opposizione. Da sottolineare il fatto che giornalisti e industriali sono i primi della lista, coloro che maggiormente possono mettere in difficoltà le mire espansionistiche dell’imperatore vengono subito messi a tacere, per descrivere non c’è motto migliore di questo: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”.
aleksej

martedì 15 febbraio 2011

#Domenica e la sua RIVOluzione#

Tutti dicono che è ora della rivoluzione. l'Italia è ormai al degrado, i nostri governanti parlano delle loro donne, dei loro festini, mentre nel nostro paese il razzismo dilaga e cresce la paura di tutto ciò che non è me.
"E' ora di imbracciare le armi" "è ora di costruire delle molotov con i vostri avanzi", è ciò che a volte passa fra i pensieri di alcuni; "Io vado e li ammazzo tutti" dice un lavoratore che vede fallire la sua ditta e con quella i suoi 40mila euro di Tfr che non sa quando rivedrà.
Come biasimare la voglia di combattere, la voglia di imbracciare le armi -visto che la parola non basta più- da parte di chi si vede portato via tutto, la casa, lo stipendio, il lavoro e ogni giorno vede i suoi diritti calpestati.
Pensavo a questo domenica mentre andavo con un amica in una casa dove ci stanno persone che hanno diversi tipi di problemi (fisici, psicologici, sociali). "non siamo qui per sentirci bravi, o per sentirci la coscienza a posto" ma per imparare a guardare l'altro per ciò che è, e amarlo non in base a ciò che può produrre o che mi può dare in cambio.
ECCO LA VERA RIVOluzione; ecco ciò che va contro al sistema borghese e capitalistico incentrato sull'Ecce Money: l' Ecce homo.
E' difficile perchè ormai siamo cresciuti con le tv, da piccoli guardavamo i cartoni decisi da loro, da piccoli vedevano le pubblicità della Pampers dove il bambino biondo è l'unico grande protagonista;siamo cresciuti credendo che Beautiful fosse la realtà della vita (e lo dice una che l'ha sempre guardato); siamo cresciuti credendo che nella vita servissero tre cose: il denaro, il successo e la gloria.
Iniziare a guardare l'altro per ciò che è, per il suo destino, è la lotta più difficile, tanto che alla domenica vorrei sempre non andare da quelle persone, poi però fortunatamente i tuoi amici insistono e quando lo fai ti rendi conto che non puoi niente senza l'altro, anzi non sei forse niente. ecco la vera rivoluzione, un alternativa alle armi per cambiare il mio modo di pensare anzitutto, il mio modo di agire, il mio modo di essere una persona che su questo pianeta non è solo un numero nelle stelle infinite.
loner

A.A.A. cercasi muratori per lavori edilizi

Il Comune Israeliano di Gerusalemme ha approvato ieri il progetto di costruzione di ulteriori 120 unità abitative a Ramot, insediamento ebraico di Gerusalemme Est (la Gerusalemme araba per intenderci). Il progetto ha l’intento sottaciuto si creare una vera e propria linea di confine, formata da case israeliane, tutto intorno alla parte orientale di Gerusalemme così da bloccare gli arabi. Era infatti del marzo 2010 la concessione edilizia per costruire insediamenti nei pressi del villaggio di Beit Hanina e ora queste nuove case vanno proprio in quella direzione. È chiaro che Israele non può approvare la costruzione in blocca della barriera di edifici, ma sta dimostrando qual è il suo vero intento allungando la fila di case un po’ di qua e un po’ di là. Questo lo dimostra anche l’intenzione di ampliare l’insediamento di Pisgat Ze'ev, a nord di Gerusalemme e nelle vicinanze di Beit Hanina, fonti palestinese (forse un po’ esagerate) hanno calcolato che entro il 2020 nella fascia da me appena descritta si conteranno 23mila unità abitative. Lo ripeto forse la Palestina un po’ esagera ma sul fatto che Israele stia circondando i palestinese non più solo con il muro ma anche con gli insediamenti è fatto ormai risaputo e evidente. Oltre a questo un altro progetto edilizio è stato presentato, quello per la costruzione di 19 (diciannove, scrivo anche in lettere per evitare fraintendimenti) sinagoghe nell’insediamento di Har Homa, un villaggetto a sud di Gerusalemme, molto vicino a Betlemme posizionato sul Jabal Abu Ghoneim per controllare meglio. Per chi non lo sapesse Jabal in arabo vuol dire “monte”.
Per finire i bulldozer hanno fatto irruzione nel villaggio palestinese di Dayr al-Hatab, vicino alla città fantasma e (letteralmente, nella foto che metto potete vedere cosa intendo) ingabbiata di Nablus, e hanno distrutto le costruzioni (case) vicine alla scuola del villaggio per poter iniziare i lavori di costruzione di un nuovo insediamento.
Guardate che questo deve essere considerato come un bollettino di guerra, non ho parlato di morti e non ho parlato di scontri, ma la guerra si fa prima di tutto distruggendo e saccheggiando ciò che è basilare per la sopravvivenza del nemico.
michael

lunedì 14 febbraio 2011

in treno

primo passeggere: dici che continuano le rivolte nei paesi arabi?
secondo passeggere: dipende dagli Staiti Uniti
primo passeggere: non è possibile che siano rivolte del popolo?
secondo passeggere: bè la maggior parte delle persone ci credono davvero ma la spinta figurati se non è americana...
primo passeggere: bè rispetto ai metodi di Bush è già un miglioramento...
secondo passeggere: si ma rimane sempre un intromissione...

controllore: biglietti prego...

secondo passeggere: e da noi?
primo passeggere: ma! Hai visto i sondaggi? Vincerebbe comunque...
secondo passeggere: ma se finisse in galera?!?!?
primo passeggere: già, cosa rimarrebbe della destra senza di lui?
secondo passeggere: intanto bisogna vedere se si farebbe arrestare senza tentare una sommossa, e poi c'è sempre la Lega, al peggio non c'è mai fine.
primo passeggere: coraggio non mollare, un problema alla volta!

IoLiOdioINazistiDellIllinois

Esempio empirico del Caos

Il caos, i fisici lo hanno definito con precisione, cosa assurda se si pensa di che cosa si parla, ma se si dovesse dare un esempio empirico io oggi vi proporrei la situazione politico/umanitaria del Sudan: il caos appunto.
Dopo il referendum che ha sancito la divisione tra nord e sud si sperava la pace, si aspettava la pace, oggi invece quella parola sembra solo una barzelletta. Voi immaginate, i dati sono dell’ONU, 800mila persone che vogliono e devono fare ritorno al Sud e, all’inverso, 75mila che vogliono andare al Nord. Queste migrazioni fanno sicuramente danno più al Sud che al Nord, là infatti la situazione politica è nascente, l’economia praticamente non esiste e la povertà è estrema, 800mila persone in più non sono certo un problema da poco. Si deve aggiungere che il 5 gennaio era stato siglato un cessate il fuoco fra forze antigovernative e esercito del Sud in una settimana, ed è la settimana appena passata 105 sono i morti provocati dagli scontri e di questi una quarantina civili, in particolare donne e bambini. Non sono mai cessate, invece, le uccisioni nelle vicinanze dei pozzi petroliferi. Non solo questo è il caos, credo che sia anche l’ingiustizia più palese, il petrolio è in territorio del sud ma è sempre stato controllato dal nord, il petrolio oggi non viene abbandonato dal nord, che lascia solo che la gente si stipi al sud fino a scoppiare.
Questa è la dimostrazione che non basta un referendum per cambiare la vita di un popolo, molti hanno sostenuto che dare la scelta al popolo era una svolta, forse sì l’atto in sé lo può essere stato ma oggi a che cosa ha giovato? Se la politica si concentrasse sul problema umano forse il Sudan, e come lui molti altri stati, non sarebbe il paradigma del caos.
octavio

domenica 13 febbraio 2011

questa domenica in febbraio

Vorrei prima o poi poter scrivere di quanto sia orgoglioso del mio Paese, dei suoi rappresentanti ed elettori. Questa è la speranza per il futoro... ma oggi?
Continuano senza sosta gli sbarchi a Lampedusa e il centro d'accoglienza rimane chiuso, continua un governo imbarazzante e dimentico del Paese, ci sono manifestazioni di folli con le mutande in mano, gente pronta a difendere il Caimano, viene vietata la manifestazione del popolo viola nel disprezzo della Costituzione, Presidente della Repubblica (al quale va improvvisamente tutta la mia stima) e Premier sono ai ferri corti, questa è oggi l'Italia. C'è fortunatamente una parte della popolazione che ancora urla da vecchi megafoni il proprio rifiuto il "non nel mio nome" che troppo spesso dobbiamo rivolgere ai potenti.
Davanti a tutto questa sembra che ormai "soltanto un Dio ci può salvare" poichè il dio del denaro, della televisione, il dio mafioso, il dio dell'interesse a senso unico pare sedere sul trono d'Italia.
IoLiOdioINazistiDellIllinois 

Elezioni o non Elezioni?, questo è il dilemma

Strane cose accadono in Palestina, alcune non avrei mai immaginato potessero succedere. È difficile accettare che anche dove c’è la sofferenza ci sono gli intrighi di potere, ma così è, il dio denaro non lascia libero nessuno.
E così Erakat si dimette con la motivazione di furto e manomissione di documenti nel suo ufficio, in queste condizioni lui non ci sta più. Io penso che Erakat si dimette perché ormai non sapeva più con che faccia mostrarsi al popolo palestinese, ora che ogni incertezza sulle sue azioni è scomparsa. Lui, palestinese, si è venduto al nemico, agli israeliani. E devo essere sincero, è lui che si è venduto, come molti altri hanno fatto e alcuni li ho anche conosciuti, qui Israele non c’entra perché se è vero che alcuni vengono corrotti altri spontaneamente si vendono, questi sono i veri terroristi del popolo palestinese, quelli che uccidono con i soldi e non con le bombe. Comunque, lui se n’è andata, che viva in pace nell’oro israeliano, e ora c’è da ricominciare un lavoro che lui non aveva mai fatto. Un passo avanti forse ci sarebbe e lo ha annunciato Abed Rabbo collaboratore di Abu Mazen, elezioni presidenziali e legislative entro settembre, OLP ha esortato anche tutte le fazioni esistenti ad accantonare le differenze e cercare un’unità per il bene del paese. Pronta arriva la risposta di Hamas che respinge la decisione presa dichiarandole illegittime e utili solo a radicare maggiormente la divisione. Le elezioni, secondo Hamas, “devono essere frutto della riconciliazione e non decise unilateralmente da una fazione, che, nella sua veste attuale, non rappresenta il popolo palestinese”.
Sulla prima parte della dichiarazione io sono d’accordo, guardare il bene del popolo non è mai cosa sbagliata, sulla seconda parte non posso essere d’accordo perché è lo scacco che non fa mai andare in porto le scelte politiche dell’una o dell’altra parte. Per tutti i partiti, in tutto il mondo, il proprio avversario non rappresenta mai il popolo che dovrebbe governare, ma se questa idea blocca tutte le azioni per salvare il popolo, e in Palestina è proprio salvare fisicamente, allora è inutile la politica. Se non si è lungimiranti è inutile fare politica, questo vale per tutti (l’Italia sarebbe un ottimo esempio) ma maggiormente per quei territori dove ogni decisione è di vita o di morte.
michael

venerdì 11 febbraio 2011

Una partita a scacchi: Кури́льские острова́ o千島列島?

Background storico: nel 1855 tra Russia e Giappone viene firmato un primo trattato, quello di Shimoda, riguardante la spartizione delle Isole Curili, le quattro più vicine al Giappone sotto sua giurisdizione e le rimanenti alla Russia, e un’amministrazione congiunta dell’Isola di Sachalin, la più grossa che insieme alle più piccole Curili forma l’oblast’ di Sachalin. Nel 1875 con il Trattato di San Pietroburgo, invece, la Russia cede tutte le isole Curili in cambio della piena sovranità sull’Isola di Sachalin. Nel mese di agosto del 1945 l’URSS occupa le Isole Curili per assicurarsi il controllo degli stretti di fronte alla base navale di Vladivostok, l’atto viene giustificato con gli accordi di Yalta per cui l’URSS sarebbe entrata in guerra contro il Giappone se la guerra nel Pacifico fosse ancora in atto al termine delle ostilità in Occidente. Il Giappone rivendica da quella data il diritto a riottenere le quattro isole sostenendo che le quattro isole non facessero più parte delle Curili bensì del Giappone, non si è mai arrivati ad un accordo, anzi nel 2006 un pescatore fu ucciso da una nave pattuglia russa perché stava pescando nelle vicinanze di quelle isole.
Da pochi giorni l’attività militare sull’arcipelago è ripresa a pieno ritmo e Medvedev ha fatto sapere che le armi che si stanno dispiegando sulle isole sono solo per ragioni di sicurezza. Yukio Edano, Ministro per gli Affari ad Okinawa e i territori del Nord ha invece fatto sapere: “Vorremmo far fronte a ciò sulla base del fatto che le quattro isole sono territorio del Giappone e che vogliamo risolvere la questione territoriale e firmare un trattato di pace in linea con gli accordi e le dichiarazioni esistenti”.
Da un lato le isole sono comode al Giappone per due motivi: 1. poter spostare là buona parte dei cittadini che ormai nel piccolo territorio non ci stanno più 2. le isole sono piccole e poco produttive ma hanno un perfetto controllo sull’Oceano Pacifico e sul mondo russo. Dall’altro le isole sono comode alla Russia per altri due motivi: 1. controllo sull’Oceano Pacifico e sul Giappone 2. utilizzo dell’area per test militari, Medvedev ha infatti detto che le armi che sta portando là sono per la sicurezza ma ha anche aggiunto che sono armi moderne, da testare appunto.
Loro non si riescono a mettere d’accordo, scegliete voi chi ha ragione… se qualcuno ne ha. Io sto pensando alla gente che su queste isole vive, in particolar modo indigeni che portano avanti da secoli le loro tradizioni, loro lo sanno che sono usati come i pedoni in una partita a scacchi?
aleksej

giovedì 10 febbraio 2011

Fomentare per guadagnare

Il 27 ottobre scorso Medvedev annunciava che Armenia e Azerbaigian avevano trovato un accordo per scambiare alcuni prigionieri catturati durante la guerra fra 1991 e 1994, oggi la corsa alle armi e il dispiegamento di forze sui confini è l’unico pensiero dominante nei due stati. I problemi sono multipli andrò in ordine e cercherò di essere sintetico, fino a che mi è possibile.

1. Il primo problema è stato il crollo dell’URSS non in quanto tale ma nel senso che ha lasciato soli e incapaci due nuovi stati che sì hanno trovato libertà ma che non hanno saputo organizzarsi e hanno fatto poi sempre e solo accordi con altri stati che potessero aiutarli.
2. Il secondo problema è la Russia, è dimostrato infatti che allo scoppio della guerra fra i due stati la Federazione Russo armo tanto l’Armenia quanto l’Azerbaigian.
3. il terzo problema sono gli accordi pace, fino al 2004 non ci sono stati passi in avanti, forse sarebbe meglio dire non c’è stato nessun passo, e quando è sembrato a tutti che l’accordo fosse raggiunto in realtà le firme erano state fatte ma sul confine i colpi di arma da fuoco non sono mai smessi e insieme a loro non sono mai smessi i morti.
4. Il vero problema è, però, la regione del Nagorno-Karabakh, territorio che ha confini tracciati a tavolino e che divide Armenia e Azerbaigian geograficamente e politicamente, al suo interno la popolazione è di maggioranza armena ma con una buona presenza azera e con minoranze russe e kurde, una miscela esplosiva insomma. Questo non solo perché al crollo dell’URSS prima il territorio venne dato in mano azera e poi tramite aiuti armeni è diventato indipendente, ma soprattutto perché quel territorio è un favoloso stato cuscinetto per controllare il petrolio che passa sopra (Georgia) e quello che passa sotto (Turchia e Iran).

L’unico vero Stato che oggi trae profitto chi è? Ovviamente la Russia che vive sul malcontento della gente e sulle situazioni di instabilità fra gli stati. Fra i due litiganti è sempre lei il terzo che gode, se si scannano gli altri il terzo cura le ferite e essendo presente sul territorio saccheggia tutto il saccheggiabile.
aleksej

mercoledì 9 febbraio 2011

Ragionare con tutto all'infuori della testa

Partiamo prima con una biografia, noiosa fin che volete ma necessaria per conoscere i mostri che vanno al potere. In questo caso parliamo di Yair Naveh prossimo (in quanto sarà insignito della carica il 14 febbraio 2011) Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Israeliano.
Nel 1989 fu comandante della Brigata lungo il confine libanese (dopo solo 7 anni dal massacro di Sabra e Shatila), nel 1991 comandante sulle alture del Golan, nel 1994 Capo del Dipartimento delle Forze di terra, nel 1996 Capo del Dipartimento Paracadutisti, nel 1999 Comandante della divisione Gaza (nel 2000 114 sono stati i civili uccisi dall’esercito nella Striscia di Gaza), nel 2001 ottiene il titolo di Generale Maggiore, nel 2005 viene messo al Comando della Centrale Militare, nel 2010 nominato vice Capo di Stato Maggiore.
Tra il 2005 e il 2010 lavorava con lui una giornalista, Anat Kamm, che oggi rischia 15 anni di incarcerazione per aver ammesso davanti a una corte di Tel Aviv di aver dato al quotidiano Ha’aretz circa 200 documenti riservati, alcuni riservatissimi. Di tutti questi documenti uno in particolare è da sottolineare ed è quello che riguarda proprio Naveh. Viene, infatti, messo in luce che due ragazzi palestinesi furono uccisi in Cisgiordania deliberatamente, e non, come era stato fatto credere, in uno scontro a fuoco, il documento poi aggiunge che uno dei due ragazzi era stato definito da Naveh “obbiettivo da liquidare”.
Su tutta questa documentazione non c’è da sospettare l’artificiosità o la falsità, sono dati presi da giornalista israeliana e pubblicati da giornali israeliani, insomma sono veritieri e dimostrano ciò che buona parte del mondo già sa ma non vuole ammettere e cioè che Israele sta compiendo un genocidio organizzato e ben strutturato. La bomba in Israele è esplosa e il governo Netanyahu cosa fa? Ragiona con l’apparato riproduttore maschile e non con la testa e premia “l’audacia” di Naveh nominandolo Capo di Stato Maggiore mentre lascia che la giornalista causa dello scandalo, ma l’unica che ha cercato di dire la verità, venga buttata in gattabuia. Questa non è dittatura?
michael

martedì 8 febbraio 2011

Gli insegnamenti Yankee

Noi tutti siamo rimasti scioccati dopo l’attacco alle Torri Gemelle, noi tutti abbiamo visto nascere la guerra al terrorismo. Noi (e in questo caso non so se tutti) ci siamo indignati vedendo le accuse fasulle mosse contro Saddam solo per ottenere la scusa per poter portare una guerra là dove gli interessi economici erano troppo forti. Adesso dovremmo stupirci ancora di più perché in Iraq iniziano le proteste contro il carovita. Capite bene che è assurdo pensare che in un paese dove la morte è all’ordine del giorno, dove la povertà è estrema e dove il governo è una presa in giro, un fantoccio nelle mani degli USA, ci sia anche il problema del carovita. Da due giorni nel distretto di al-Hamza le proteste scorrono per le vie, i dimostranti portano zucchero e lampadine (simbolo degli alimenti di base e dell’energia) per sensibilizzare il mondo intero sui prezzi troppo alti di questi prodotti. Contestualmente il popolo chiede le dimissioni dei responsabili governativi del medesimo distretto.
Ciò che stupisce è che mentre il parlamento di Baghdad approvava una risoluzione di condanna per la violenza verso i manifestanti in Egitto permetteva alla polizia di sparare contro i manifestanti di al-Hamza uccidendone uno e ferendone almeno quattro.
Ora Obama deve avere il coraggio di dire la verità. Deve spiegarci come può dire che la guerra è finita e come può aggiungere che alcuni soldati rimarranno sul territorio per aiutare il parlamento irakeno. Ma quale aiuto può dare un esercito se no quello di insegnare la violenza? Infiniti anni di guerra, perché Obama dica quel cazzo che vuole ma la guerra là non è finita, che cosa hanno portato? Alla possibilità da parte del governo di sparare contro la folla che solo esprime malcontento? C’è chi ha detto che quelli che manifestavano erano shi’iti, che non si sa bene chi li abbia mandati a manifestare o chi abbia organizzato la manifestazione. E chissenefrega? A me non importa se erano shi’iti sunniti o kurdi, ma a chi importa da che parte stavano, a me importa che la politica, se davvero è politica, si interessi ai problemi della gente; che i prezzi dei beni di prima necessità abbiano un prezzo dignitoso e non astronomico è un problema della gente, essere uccisi solo perché si manifesta il proprio dissenso non lo è.
octavio

lunedì 7 febbraio 2011

Lavorare con compasso e righello

È difficile da spiegare in un breve post, difficile in quanto la storia di Thailandia e Cambogia si compenetra perfettamente tanto da non lasciare chiaro come i fatti siano realmente andati. Di certo c’è un avvenimento fondamentale che ci riaggancia subito al fatto che vorrei commentare: nel 1962 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu consegna alla Cambogia il Tempio di Preah Vihear, tempio induista dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il tempio si trova esattamente sul confine fra i due Stati e se l’Onu da un lato chiaramente stabilisce chi è padrone del tempio non attribuisce a nessuna delle due parti un’area adiacente allo stesso pari a 4,6 km quadrati. Dopo il 1962 la Cambogia vede piano piano la nascita del Partito della Kampuchea democratica e il famoso, per i massacri compiuti, delirio di potenza degli Khmer Rossi. Proprio durante il loro potere migliaia di cambogiani chiesero asilo politico alla Thailandia che di buon grado accolse una popolazione che, fra alti e bassi, fino al 1999 vide le torture e i lavori forzati come unico modo di vita. Dopo la fine definitiva degli Khmer Rossi il caos fino al 2002 quando, dopo elezioni popolari, vinse il Partito del Popolo Cambogiano, quindi la fase odierna di apparente stabilità, con l’incoronazione del nuovo re il quale vorrebbe trasformare la Cambogia così che divenga esempio per tutta l’Indocina. Fino a qui Thailandia e Cambogia hanno avuto una storia unita e di aiuto reciproco, soprattutto nei periodo più bui, con la stablità del governo cambogiano arrivano le prime incrinature, soprattutto dopo che nel 2003 la Thailandia, per bocca di una famosa attrice del paese, fa sapere che l’arcinoto tempio di Angkor Wat, di arte Khmer e simbolo nazionale, appartiene alla Thailandia e deve essere restituito. Da qui le incomprensioni e le accuse, da qui i rapporti saltano e sfociano in uno scontro armato nel 2008, quando la Thailandia decide di farsi giustizia da sé rivendicando il tempio Preah Vihear come proprio tanto quanto quell’area di 4,6 km quadrati.
Da allora la tensione non è mai cambiata, i militari hanno continuato a schierarsi sui confini e i colpi di arma da fuoco continuano a essere sparati, da allora a ieri 17 sono i morti e imprecisato il numero dei prigionieri. Gli scontri fra i due stati si sono andati poi ad intrecciare con le proteste che noi tutti conosciamo, quelle che chiedevano la dimissioni governative e che sono finite con il sangue, si sono intrecciate con lo sterminio perpetrato dal governo thailandese nei confronti dei musulmani presenti sul territorio; un guazzabuglio colossale. Ieri oltre ad essere aumentato il numero dei morti è anche crollato parte del tempio Preah Vihear.
Ho raccontato quarant’anni di storia, ho raccontato l’unione di due Stati per aiutarsi vicendevolmente nel momento del vero bisogno, ho raccontato la guerra che fra due Stati è nata solo perché l’ONU ha deciso ancora una volta dei confini a tavolino, senza vedere che cosa in quel territorio ci fosse o chi là abitasse. È facile tirare righe sulla carta geografica, più difficile far dialogare gli uomini, è questo che le forze internazionali dovrebbero capire.
octavio

domenica 6 febbraio 2011

post di notte

Mi ha sempre impressionato arrivare a Verona dal Brennero, le montagne cessano di botto e l'immensa pianura si stende davanti a te come un mare molto verde. In questa terra piatta sono sempre successi fatti strani raccontati da autori rinomati e meno, è un popolo starno pronto a slanci di solidarietà e al contempo capace di partorire partiti come la Lega che attualmente è il vero ago della bilancia nella politica italiana. Leggo che il sindaco leghista di Fossalta di Piave ha formalmente ripreso le maestre dell'asilo "Il Flauto Magico" perchè ogni giorno una di loro cedeva il proprio pasto a una bambina africana di quattro anni la cui famiglia non riesce più a pagare il tempo lungo. Non solo! La direttrice appoggia il sindaco e minaccia di denunciarle al proveditorato. Morale: la bambina alle ore dodici è messa alla porta. Ancora una volta l'assurdità di questo sistema che lascia letteralmente senza cibo i soliti senza vergognarsi di quanto normalmente viene buttato nelle mense, esempio in piccolo per una situazione globale tra nord e sud del mondo. In questa deriva dei rapporti sociali in cui partiti di rozzi, egoisti, ignoranti prendono sempre più piede le onde di un mare pazzo sembrano aver sommerso la terra buona in cui solo qualche isolotto resite ancora, un pò come i tanti blog nel mare di internet, come chi manifesta contro un potere corrotto, come i monasteri nel medioevo.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

sabato 5 febbraio 2011

Potere spirituale e temporale

Diciamo che quando è periodo di elezioni tutti i paesi cambiano volto. Diciamo anche che quando è periodo di elezioni, non è bello a dirsi ma facile a farsi, tutti iniziano a fare sotterfugi e promesse per ottenere voti. Diciamo anche che quando è periodo di elezioni l’unico target da ottenere è vincere. La premessa è sì ripetitiva ma d’obbligo per presentare due strani casi che sono avvenuti in Russia. Il territorio sterminato fa nascere miriade di comuni, province e regioni e così è dato a tutti, ma proprio a tutti, la possibilità di sognare un posto in politica, e si sa che là o ti sei fatto ricco quando è crollata l’URSS o ti fai ricco oggi facendo il politico, per il resto crepi di fame.
Questo sogno di diventare famosi tramite le politica ha conquistato anche la Chiesa ed infatti pochi giorni fa Il Concilio dei Vescovi della Chiesa Autocefala russa, riporto il nome intero perché amo questa altisonanza che si danno, ha autorizzato i sacerdoti a partecipare alle elezioni. Il singolo sacerdote non potrà mai prendere la tessera del partito, ma, in casi straordinari e urgenti, quando cioè le forze anticlericali e antiortodosse saranno in maggioranza e cercheranno di distruggere la Chiesa, i preti potranno scendere in campo. Ora il problema è quando è da considerarsi caso straordinario e urgente? Perché le possibilità sono due o non scenderà mai in campo nessun prete perché il caso straordinario ai si verificherà, o scenderanno in campo sempre i preti perché l’urgenza (secondo varie sfaccettature) c’è sempre. Insomma la Chiesa Ortodossa vuole tornare al Medioevo o vuole solo proteggere la sua struttura?
Il secondo caso si lega a un punto centrale per il periodo elettorale: il fattore stupore. Ecco che allora il partito Russia Giusta, capitanato dal presidente del Senato, ha candidato per l’area autonoma Khanty-Mansisk, in siberia, il signor Dmitri Stalin. STALIN avete capito bene, un omonimo dell’arcinoto Stalin quello dei Gulag per intenderci rapidamente. Proteste a non finire, una richiesta di revoca della candidatura, ma soprattutto una richiesta di dimissioni di tutti i dirigenti di Russia Giusta per presunti brogli elettorali.
Si sa che Stalin (il vecchio) è ancora molto amato in terra Russa e la scelta di quel candidato non viene certo a caso o solo per creare un po’ di scompiglio… allora la domanda è: è la Chiesa cha ha paura si ritorni al più intransigente comunismo o è la politica che ha paura che la Chiesa entri in parlamento? E poi c’è ancora un’altra domanda: il denaro che essere politico comporta interessa più al comunismo, quello che va al potere per chi potere non ha, o alla Chiesa, quella che per vocazione dovrebbe essere povera?
aleksej

venerdì 4 febbraio 2011

Sulle sue spalle il corpo e il sangue dei cristiani

“El mal parece que triunfase en nuestro país, pero no es cierto, porque es más la gente buena que quienes, tentados por la serpiente, quieren seguir en el camino del mal, pero tenemos que vencer el mal, no devolviendo mal con mal, sino devolviendo bien por mal”
Questo è uno dei passi che maggiormente ha valore nella lunga omelia che Sua Eminenza il Cardinal Maradiaga ha tenuto ieri nella Chiesa della Vergine di Suyapa nel giorno della commemorazione. Sicuramente una omelia difficile dato che doveva cercare di dare fede e speranza a chi fede e speranza, non in Dio ma nel futuro, non ha più, difficile soprattutto perché giustificare un dittatore non è cosa facile e il tentativo di chiedere che non si risponda al male con il male, cioè il cristiano porgi l’altra guancia, non può avere grande riscontro in un popolo che da troppo tempo soffre. È vero che la violenza non la si combatte con altra violenza, io sono d’accordo con il cardinale (la c minuscola non è errore di battitura), ma alla base di questa verità sta la giustizia e in Honduras quest’ultima manca, e di questo il primo colpevole è proprio lui: Maradiaga.
Nel prosieguo dell’omelia l’uomo in rosso (sangue) ha auspicato in un nuovo battesimo dato da Maria proprio in quella celebrazione così che ogni individuo divenisse benedizione per l’altro uomo, e ha aggiunto TESTUALI PAROLE:

“Entre nosotros se acostumbra que nuestros padres nos ponen dos nombres y a unos hasta tres y hoy quiero que nos vayamos del santuario llevando un nuevo nombre que nos dio la Virgen María y por eso, señor presidente don Porfirio, la Virgen María le otorga el nombre de bendición, doña Rosa Bendición y cada uno de ustedes, ministros amigos, lleven este nuevo nombre: Bendición, para que sean bendición para todos y cada uno sintamos esa misión de ser una bendición para Honduras”.

Ecco la follia, il delirio di un uomo che essendo colpevole e sentendo sulla coscienza il peso di centinaia di morti deve difendere a oltranza un assassino per non sentirsi assassino lui per primo. Un pazzo! Il massimo rappresentante della Chiesa cattolica honduregna è pazzo. Definendo il presidente Lobo una benedizione dichiara che tutto ciò che lui ha fatto e sta facendo è stata una benedizione. Benedizione ha il significato di “dire bene” ecco allora che la politica di un dittatore è etichetta come BENE, e questo lo fa la Chiesa, quella che dovrebbe ricercare il vero bene. tutti coloro che hanno vissuto, vivono o sono semplicemente passati dall’Honduras sanno che nelle mani di Lobo c’è un progetto di sterminio organizzato contro tutti coloro che si oppongono al potere. Caro cardinale la benedizione dell’Honduras sta in un presidente (anche lui con la p minuscola) con le orecchie a sventola che manda gli squadroni della morte a uccidere manifestanti, professori, politici, difensori dei diritti umani, rappresentanti di associazioni, giornalisti e gente comune? Caro cardinale ma perché prima di parlare non pensa? Caro cardinale perché non va a confessarsi e lascia in pace la gente che soffre?
octavio

giovedì 3 febbraio 2011

Ipotesi quasi certe

Parto dal post di ieri di IoLiOdioINazistiDellIllinois, dalla sua idea che quei manifestanti egiziani filogovernativi fossero dubbi. Dubbi in che senso? Credo che la prima risposta valida sia che il governo egiziano ha sicuramente voluto che gli scontri accadessero, ha sicuramente voluto arrivare ai morti e alla distruzione così da presentare i manifestanti come violenti e incapaci e giustificarsi davanti a tutta l’opinione pubblica che dalla tv vedeva cosa stava accadendo. La seconda risposta, probabile e non certa (anche se Wikipedia dà già ragione a me), è il Mossad, l’organizzazione terroristica che meglio è riuscita a farsi strada nelle sale governative così da diventare l’intelligence israeliana, comandata direttamente dal Premier in persona. Fare questa affermazione mi scarica addosso le ire di tutti i sionisti del mondo e da molti sarò tacciato di follia o di fantasia. Prima di iniziare però a darvi alcuni spunti di riflessione vi vorrei solo ricordare che l’intelligence israeliana per poter catturare dei dirottatori palestinesi ricostruì in Uganda un finto aeroporto per farli cadere nelle loro mani.
Il Mossad è israeliano quindi di fede ebraica molto forte. Uno dei primi motivi per cui sarebbe intervenuto è il fatto che il faraone Necho II annettè Gaza dopo la caduta dell’impero assiro e questo momento storico fu ricordato anche da Geremia; anche qui sarei folle se non fosse vero che Israele per ottenere le terre palestinesi ragiona con la Bibbia in mano.
Il Mossad può essere intervenuto perché tra l’Egitto e Gaza esistono i tunnel sotterranei. Quelli che furono creati per far entrare ciò che Israele aveva messo al bando nella Striscia, che furono bombardati da Eretz Israel, che furono bloccati dall’Egitto stesso, che furono riaperti grazie all’alleggerimento dell’embargo dopo i fatti di Freedom Flottilla. Da quei tunnel passa la vita di Gaza e passano anche le armi, la riapertura è chiaro segno che Israele vuole scaricare la violenza in Egitto.
Il Mossad può essere intervenuto perché i palestinesi, con il nascere delle proteste, di loro volontà avevano chiuso le frontiere e per i motivi appena esposti questo non andava bene a Israele.
Il Mossad può essere intervenuto perché per far passare Israele come l’unica democrazia del Medio Oriente ha bisogno che gli altri si scannino.
Il Mossad può essere intervenuto perché l’Egitto ha sempre cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ha sempre cercato di non essere inviso a USA e, indirettamente, Israele nella ricerca di una sicurezza mondiale che bloccasse i “terroristi” provenienti da Gaza, ma anche voluto essere pro-Palestina per non tradire le origini arabe.
In fin dei conti il Mossad può essere intervenuto perché il caos in Egitto rende debole il territorio e apre la strada a una nuova Guerra dei sei giorni, sempre auspicabile per Netanyahu e compagni.
michael

mercoledì 2 febbraio 2011

svegliatevi italiani brava gente

Mentre scrivo sento che in Egitto il regime risponde alle manifestazioni con i primi scontri, condotti attraverso "sostenitori" quanto mai dubbi. L'attaccamento al potere è duro a morire diviene qualcosa di endemico, si alimenta della sua stessa natura "dopo 'l pasto ha più fame che pria". Dopo anni al governo (alcuni per venti altri per trenta) si potrebbe dire che tutti i vantaggi che si potevano ottenere, tutte le ricchezze accumulate potrebbero essere abbastanza e, invece, ci si incolla alla sedia col vecchio adagio del "boia chi molla".
Quello che sembra emergere è questa volontà assoluta di un proprio tornaconto contro qualsiasi evidenza, contro ogni protesta, contro ogni logico buon senso. Si preferisce affossare il paese che si dovrebbe curare invece che favorirne lo sviluppo e la libertà. C'è una sete assoluta di uomini nuovi, di idee diverse dai calcoli di economisti cinici con la "r" moscia, c'è bisogno di rispondere ai tanti che nel mondo chiedono un sistema diverso in cui il nord consumi meno e il sud possa sfamarsi, studiare, lavorare. L'appello agli italiani è per una folle speranza che questi, così lenti a destarsi ma implacabili dopo il primo passo, si sveglino dalla ipnosi della televisione per guardare onestamente in faccia alla realtà. La realtà indica una disoccupazione giovanile inaccettabile, una crisi che arricchisce i ricchi; droga di un sistema drogato. La realtà parla di abbandono costante delle università sempre meno giovani decidono di studiare: "tanto a cosa serve", parla di criminalità così dentro alle istituzioni da potersi addirittura permettere di far arrestare chi è diventato pericoloso ed inutile; anzi ci si fanno pure pubblicità! La realtà parla di trasporti pubblici per ricchi efficaci e veloci e treni per pendolari fatiscenti e cari. La realtà parla di quartieri di grandi e piccole città dimenticate dallo stato e dai partiti, la realtà parla di città terremotate senza prospettiva, la realtà parla di lavoro da fare ma che viene continuamente celato. I poteri da tenere divisi sono ormai quattro e non si può affidare l'Esecutivo al detentore assoluto del Quarto Potere quello mediatico, oggi il più tremendo. 
IoLiOdioINazistiDellIllinois