domenica 31 gennaio 2010

Attenti al Gorilla!


Il 27 di gennaio Manuel Zelaya, ex-presidente del Honduras, ha abbandonato lo stato honduregno per dirigersi i Repubblica Dominicana, di fatto, da quella data, il golpe ha vinto. Abbiamo ottenuto informazioni sulla situazione attuale in Honduras e per ovvi motivi di sicurezza riscriverò le loro parole per poter denunciare anche qui l’abuso di potere che il dio denaro può compiere.
Dopo l’uscita di scena di Zelaya e dopo le elezioni dello scorso novembre ha preso il potere Porfirio Lobo Sosa, a capo dell’unione tra partido Nacional ultraconservatore e di un gruppo di golpisti che hanno preferito continuare a stare in politica… dopo la chiara vittoria illegale delle elezioni hanno potuto parlare di governo scelto dal popolo, quando in realtà ci troviamo di fronte a una dittatura! Non si possono dimenticare gli oltre 40 morti gli oltre 4000 tra feriti e incarcerati la sospensione della garanzia costituzionale e la perdita di lavoro. E oltre a ciò, beffa delle beffe, qualche giorno fa il “nuovo” Congresso Nazionale ha dichiarato amnistia generale, così da non poter incolpare più nessuno dell’accaduto. Il popolo continua a soffrire ed è sempre più stretto nella morsa dell’odio: tutti i funzionari politici, complici del golpe, continuano il loro lavoro negando, mentendo e reprimendo violentemente il popolo.
Voglio ricordare (e questo lo dico io, di mio pugno) che tutto ciò è stato fatto con la benedizione dell’esercito, e fin qui non ci sarebbe quasi nulla di strano, e della Chiesa Evangelica e Cattolica! Le uniche, che dovrebbero, a rigor di logica, portare pace e carità, hanno preferito il trono reale. E ancora più nelle retrovie, sempre ben nascosti perché hanno a capo il Nobel per la Pace, la mano degli Stati Uniti e di tutte le imprese commerciali che hanno interessi economici nel territorio muovevano le marionette a loro piacimento.
Finchè il denaro sarà il metro di misura di tutte le contese, e finchè il denaro sarà il dio che tutte le chiese adoreranno non ci sarà mai pace. E’ triste dover portare già oggi, dopo solo un giorno dal mio ultimo post, l’esempio più crudele della benedizione degli eserciti. È triste perché l’Honduras, come la Palestina, sono nel mio cuore. E’ triste perché si giustificano violenza e barbarie con un segno di croce.
… attenti al gorilla !

infatti lui, sdegnando la vecchia

si dirige sul magistrato

lo acchiappa forte per un'orecchia

e lo trascina in mezzo ad un prato

quello che avvenne fra l'erba alta

non posso dirlo per intero

ma lo spettacolo fu avvincente

e lo "suspence" ci fu davvero

attenti al gorilla !

dirò soltanto che sul più bello

dello spiacevole e cupo dramma

piangeva il giudice come un vitello

negli intervalli gridava mamma

gridava mamma come quel tale

cui il giorno prima come ad un pollo

con una sentenza un po' originale

aveva fatto tagliare il collo.

attenti al gorilla !...
momò

venerdì 29 gennaio 2010

patrio suolo?


In un tempo non troppo lontano nelle scuole italiane si insegnava il canto “Il Piave mormorava”. Più precisamente mormorava “non passa lo straniero”. E’ un famosissimo canto rivolto alla prima guerra mondiale in cui il nemico erano gli austriaci. Ora, a poco meno di un secolo dalla Grande Guerra, gli austriaci sono giustamente guardati con simpatia, in un contesto di Europa unita che rende tutti più sereni. Anzi! Qualche simpatico leghista si rifà ad immagini tra il celtico e il teutonico (ma gli avete visti i leghisti? In base a quale tratto fisico si spacciano per “nordici”?). Il punto sul quale volevo convergere è però un altro. Dopo essere stati nemici per secoli, già con le vicende napoleoniche, si è convenuto finalmente che da amici si vive meglio. Anche i russi erano “l’impero del male” e ora non più. Per arrivare al punto: sempre nella storia ci si è curati di avere un nemico fino a quando, fatti due calcoli, si è arrivati a capire che vivere insieme è meglio, sia umanamente che economicamente. I nuovi “nemici” non hanno rivendicato il possesso di Fiume, di Trento e Trieste e non chiedono di unirci sotto il patto di Varsavia… Avere un nemico sembra però un’abitudine troppo radicata quindi: cerchiamo di provocarli, di sfruttare le loro terre finchè non si ribellano se no ci si annoia.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Manuel


Ieri ho visto un documentario sullo stile di vita in una porta aerei americana, è stato particolare perché su quella nave convivono ragazzi e ragazze di varia religione, tra cui anche quella cattolica. Il documentario, sadicamente secondo lo stile americano, si soffermava sulla preoccupazione di un giovane cattolico preoccupato per la salvezza della sua anima a causa del peccato di fornicazione da poco compiuto sulla nave. La telecamera (il nuovo occhio umano) ha a lungo “abusato” di queste immagini per sottolineare il suo dolore. Passato questo momento il documentario si spostava all’ora della notte e della preghiera comune che il cappellano guida ogni sera, e qui la telecamera non ha voluto sottolineare le parole del cappellano perché erano di normale routine, ma, per me, che ascoltavo, sono state parole allucinanti: “Preghiamo perché Dio lasci che le nostre bombe colpiscano gli obbiettivi stabiliti”.
Ieri in Israele è successo un fatto affine. È stato, infatti, presentato il nuovo rabbino capo della scuola di formazione militare che ha sede nel deserto del Negev. Nel suo curriculum annovera l’essere ex colono e ex pilota di elicottero e l’aver detto pubblicamente alla radio che il ritiro unilaterale di Israele dalla Strisci di Gaza nel 2005 fu un grave errore. Il quotidiano Ma’ariv aggiunge che era ciò che ci voleva per contrastare efficacemente il fenomeno di rifiuto all’esercito che serpeggia tra i giovani.
Il delirio di potere raggiunge il suo apice quando si chiama in causa Dio a santificare le guerre. La storia ce lo insegna.
momò

giovedì 28 gennaio 2010

Pertini appello ai giovani

IoLiOdioINazistiDellIllinois

Grida stridenti


Nel grande giorno della commemorazione come sempre nascono le voci dissidenti. Voci che stridono e fanno paura, ieri si è sentita questa affermazione: «Verrà il giorno della distruzione del regime sionista» seguita da «Quando e come questa distruzione avverrà, dipenderà dal modo in cui le nazioni islamiche affronteranno la questione». È l’ayatollah Ali Khamenei che ha lanciato questo grido stridente e sicuramente ben studiato. Ho deciso di parlare di Khamenei perché non si creda che io sia, data l’enfasi con cui scrivo della Palestina, un antisemita. Anche il mio post di ieri è stato un invito al dialogo e alla memoria. Ma che sia una vera memoria totale e globale, che non si dimentichi dello sterminio rom a causa del delirio nazista, come ha ricordato il mio amico IoLiOdioINazistiDellIllinois, e nemmeno del dolore palestinese. Le affermazioni di Khamenei non fanno altro che indurire e chiudere ogni possibilità di dialogo e di rispetto, non fanno altro che aumentare la credenza, sbagliata, che tutti i musulmani sono e saranno terroristi solo perché sono musulmani, non vanno nell’ottica di una pace necessaria ma verso l’incitamento alla guerra. Il discorso di Khamenei ci dimostra ancora una volta che i potenti giocano sempre, tutti, sulla pelle dell’uomo comune.
Certo è che pur nella mia ferma condanna alle parole dell’ayatollah, rimane ferma la mia necessità di raccontare i soprusi che lo stato ebraico sta oggi compiendo contro il popolo palestinese. La spirale dell’odio non si può certo arrestare con un giorno della memoria e non si può arrestare se i soprusi continuano quotidianamente su altre popolazioni; qui mi distacco dal solo grande conflitto israelo-palestinese per ricordare a voi tutti il Darfur, lo Sri Lanka, la Cecenia, lo Zimbawe e l’Honduras, per citare le nazioni a me care.
momò

mercoledì 27 gennaio 2010

non solo forza per spostamento


Oggi, nel giorno in cui FIAT ferma la produzione, vorrei timidamente parlare di lavoro. Mentre Brunetta vagheggia di assurdi incentivi ai giovani per uscire di casa, io, da giovane, dico che non voglio un incentivo ma la possibilità di sognare un lavoro, un futuro. La mia generazione, in Italia, si trova le gambe tagliate su due fronti rispetto alle precedenti. Il primo è la svalutazione dell’istruzione. Una scuola superiore sempre più misera di insegnanti, educatori e con classi sempre più grandi (come studenti non come aule), una laurea triennale che equivale a un bello zero virgola uno sul curriculum e una laurea specialistica dai prezzi sproporzionati rispetto al resto d’Europa soprattutto in proporzione alla qualità del servizio reso. Secondo fronte è quello stesso del mercato del lavoro, solo ed esclusivamente un orizzonte di contratti a tempo determinatissimo, se ti va molto bene quindi non lamentarti se no perdi anche quelli. E’ vero che per molti aspetti questa generazione non è idilliaca ma come potrebbe svegliarsi se abbiamo una classe dirigente che risale al Giurassico dove i nomi che si sentono ripetere sono sempre e comunque gli stessi, dove i giovani dei vari partiti sono i primi della classe che nessuno tollera? Le riforme che consentiranno a questo paese, cioè ai suoi abitanti, di avere un domani non sono quelle che riguardano le vicende degli attuali politici, uomini miopi e senza larghi orizzonti. Le riforme necessarie sono per chi oggi, giovane o meno uomo o donna rimane e rimarrà senza la possibilità di camminare con le proprie gambe. Maurizio Crozza ricorda spesso una frase di De Gasperi “lo statista non pensa alle prossime elezioni, lo statista pensa alle prossime generazioni”, perciò non sarebbe male pensare di avere un futuro migliore già oggi, tutto sommato anche i dinosauri si sono estinti.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Giorno della memoria

Oggi, il giorno della memoria, è anche ricorrenza di un altro dramma: l’attacco a Gaza. Che sia il giorno della memoria anche per loro:
Mustafa Khader, Reziq Jamal, Ali Mohammed, Mahmoud Khalil, Fadia Jaber, Mohammed Jaber, Nu'aman Fadel, Riyad Omar, Mumtaz Mohammed, Ahmed Hamdi, Fares Isma’il, Naser Mahmoud, Munir Amin, Ahmed Adnan, Ibrahim Mahmoud, Mohammed Abdul, ‘Ali Marwan, Ra’ed Nazmi, Munir Mansour, Deya'a Talal, Mayssara Hamed, Nazik Hassan, Khamis Mustafa, Mahmoud Mtaw’e, Mohammed Khamis, Shadi Jawad, Jihad Ziyad, Mohammed Khamis, Ahmed Mohammed, Rafiq Musa, Haneen Wa’el, Adham Hamdy, Wafa'a Marwan, ‘Allam Nehru, Hisham Mohammed, Ehab Abdullah, Na’im Reziq, Iyad Ziyad, Diab Rebhi, Mohammed Tawfiq, Ziyad ‘Adel, Sa'ad Mohammed, Mohammed Ziyad, Hatem Khader, Nizar Ibrahim, Mohammed Baker, Mohammed Nabil, Mahmoud Mohammed, Muhannad Hussein, ‘Umar Baker, Abdul Kader Mohammed, Hamed Fou’ad, Baha'a Zuheir, Mahmoud Juma'a, Yahya Ibrahim, Yasmin Wa’el, Abdul Hamid Jamal, Akram Mohammed, Ramadan Ahmed, Adib Hassan, Ahmed Hani, Salim Khalil, Tha’er Mohammed, Mohammed Sa'adi, ‘Aisha Suleiman, Hussam Sa’id, Mohammed Ahmed, Fayez Mohammed, Hammam Mohammed, Wisam Abdul, Farouq Fou’ad, ‘Imad Abdul, Salah Mohammed, Ahmed Mohammed, Sabri Jebril Sabri, Amjad Maher, Mohammed Amin, Belal Mohammed, Bassam Issa, Yahya Ibrahim, Mohammed Talal, Abdul Rahman, Suhaib Fawzi, Yousif Rafiq, Maher Isma’il, Rami Jihad Mohammed, Mohammed Abdul, Mohammed Abdul, Yehia ‘Awni, Hisham Nehru, Jamil Nasri, ‘AliYahia, Mansour Yaser, Hussam Mohammed, Fayez Fayeq, Walid Jabr, Naser Abdullah, Mohammed ‘Adnan, Tala'at Mukhlis, Sha’alan, Majed Tawfiq, ‘Ammar Khamis, Wa’el Mohammed, Mohammed Zuheir, Ibrahim Yousif, Jaber Jabr, Rami ‘Amer Deeb, Wa’el Samir, Hisham Salim, Ala’a Fadel, Ra'afat Ahmed, Tawfiq Jabr, Ahmed Abdul, Hassan Isma’il, Abdul Rahman, Ra'afat Nabil, Amjad Kamel, Mansour Abdullah, Ra’ed Mohammed, Nahiz Salim ‘Awwad, Basil Jihad Mohammed, ‘Asim Ahmed, Sami Tayseer al-Sayed, Mohammed Jamil ‘Ateya, Mohammed Khaled, Mohammed Jamil ‘Ateya, Abdul Salam Isma’il, Abdullah Munther, Mohammed Mansour, Na’im ‘Ashour Ahmed, Mohammed Hafiz, Mohammed Salah, Mustafa Mohammed, Sharaf Mohammed, Ahmed Mohammed, Yousif Fawzi, Mohammed Subhi, Baha'a Nahid Fawzi, Suheil Mohammed Naser, Abdul Samia’, Fayez Riyad Fayez, Isma’il Ibrahim, Hisham Mohammed, Ahmed, Tamer Mohammed, Rabi' Mahmoud, Mohammed Salem, Isma’il Mohammed, Samir ‘Ubeid ‘Ali al-, ‘Uday Abdul Hakim, kamilia Ra'afat, Ibrahim Abdul Salam, Wisam Ibrahim , ‘Awwad Nafez ‘Awwad, Mohammed Yahya, Suheib Mohammed, Hakim, Hassan Sa'adi Hamdan, ‘Umar Sa’id ‘Umar , Ahmed Salah Ahmed, Shadi Mohammed Fayez, Yaser Mohammed Deeb, Wasim Ibrahim Hassan, Anas Sbeih Abdullah, Hussam Abdullah, Ibrahim ,‘Imad Abdul Hamid, Mohammed Mesbah, Mohammed Isma’il, Zaki Ibrahim, Ramzi Rajab Khader, Khaled Abdul , Ibrahim Abdul Rahman, Samer Heidar Hussein, Ahmed Mohammed, Tamer Heidar Hussein, Majdi Nader, Ahmed Abdul Ghani, ‘Issam Nabil Mohammed, Usama Hassan, Ala’a Nasri Mohammed, Mohammed Ibrahim, Abdullah Salim , Abdul Rahman Nazmi, Mahmoud Hisham, ‘Azmi Hisham ‘Azmi, Khaled Yousif Jabr, Abed Mohammed Salem, Haitham Fadel Muhareb, Shadi Abdul Majid, Usama Abdul Fattah, Ibrahim Hassan Ibrahim, Yousif Mohammed, Abdul Hakim Ahmed, Ala’a Addin Ibrahim, Abdul Karim Sa’id, Mohammed Abdul, Tawfiq Ali Hassan al-Fallit, Mustafa Yousif Mustafa, ‘Umar Ahmed Hassan.
Solo 200 nomi ma a ricordo di tutti i 1415 morti uccisi dall’odio e dalla violenza dell’esercito israeliano. Un epitaffio lungo 50 anni, perché davvero si impari a non dimenticare e a non giustificare atti indegni con la parola sicurezza.
momò

martedì 26 gennaio 2010

Bar Mitzvah e intolleranze


Già prima che fosse eletto si sapeva che Obama aveva in mente uno staff lavorativo molto variegato, e si sapeva pure che avrebbe messo alla carica di capo-staff Rahm Emanuel, ebreo.
Emanuel, da bravo religioso quale è, ha deciso di festeggiare in pompa magna il Bar Mitzvah di suo figlio in Israele, proprio sotto il muro del pianto e, ovviamente, questo ha scatenato milioni di polemiche. Io condivido pienamente la sua scelta di andare in Israele per una festa tanto importante, ciò che critico è l’accanimento della destra israeliana che ha fatto sapere che cercherà in tutti modi di rovinare l’evento. Tramite una lettera pubblicata su di una testata israeliana hanno, infatti, definito, Emanuel come il nuovo Flavio Giuseppe, l’uomo che convinse i suoi ad arrendersi per poi consegnarsi, solo lui, ai romani, per diventare loro fedele servitore.
È strano tutto questo perché il padre del giovane capo-staff è un famoso sionista incarcerato tempo fa per le sue battaglie contro gay ed arabi e famoso per aver fatto questa dichiarazione, all’alba della elezione del figlio: «Ovviamente influenzerà il presidente in senso pro-israeliano. Perché non dovrebbe? Mica è un arabo. Non pulirà certo i tappeti alla Casa Bianca».
Su questa frase bisogna riflettere.
momò

lunedì 25 gennaio 2010

un amico ha voluto "rinforzare" il post fu quando gli zingari arrivarono al mare di oggi, ringraziandolo riporto:

“Devono tornare a casa loro!” mi disse il consigliere leghista a proposito dei Sinti della mia città. “Guardi che questi sono cittadini italiani e risiedono, come possono, qui da noi da cinque – sei generazioni” obiettai. E così si spense l’arguto confronto con il celtico orgoglioso e deciso a far piazza pulita. La storia dei Sinti in Italia è fatta di moltissime ombre e qualche piccola luce. Le ombre: certo, non tutti si presentano bene, non tutti lavorano, alcuni rubano e tutti ti guardano torvo. Da secoli sanno che i “gagi” (noi maggioritari) non li hanno in simpatia, li emarginano e, se possibile, li fregano. Ci sono progetti per i Sinti le cui risorse non arrivano fino a loro, ma si fermano alla creazione di sportelli, servizi, uffici in cui possono avere accesso per cercare lavoro, casa, scuola. Ci sono convegni in cui si parla dei Sinti, ma senza i Sinti. Ci si loda per quanto si è fatto per loro, ma di loro nemmeno l’ombra. Diventano improvvisamente interessanti in prossimità delle campagne elettorali, poi tornano ad essere oggetto di discussioni, interventi, aiuti senza mai esserne soggetti attivi e propositivi. Insomma, in genere, sappiamo noi “gagi” di cosa hanno bisogno, fino al fatidico “devono tornare a casa loro!”. Qualche luce si intravvede nelle poche esperienze in cui li si sanno valorizzare per le loro capacità naturali: spettacoli di strada, musica, ballo, lavorazioni del ferro, tenere gli animali, soprattutto i cavalli, e altro che sanno fare bene. Ce ne sono, di queste esperienze, in Europa: Spagna, Francia. Sono, a tutti gli effetti, un popolo, con una lingua propria e propri valori comuni (lontani quanto vogliamo dai nostri), ma privo di confini territoriali, presenti in circa 12 milioni sparsi nell’Europa. E sono già a casa loro. Li teniamo in cantina, ma nel condominio ci sono già, e da tempo. Difficile ma indispensabile conviverci, partendo dal fatto che si tratta di persone e non di pacchi postali da mandare a chissà quale indirizzo.

a presto
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Richiesta di scuse


So di non avere esagerato, so che ciò che ho sempre raccontato è la pura verità. Mi dispiace ma in Palestina la vita è dolore, ingiustizia e morte tutti i giorni. Può essere stancante o soffocante leggere su questo blog (come su molti altri) continue notizie di disperazione e di disperati, ma questa è la realtà! Innegabilmente la verità.
Oggi smorzo i toni, non per un cambiamento di rotta ma per una necessità di pace. C’è un villaggio, Bil’in, che tutto il mondo ricorda e presenta come la patria della non-violenza. Io di persona non l’ho visitato ma ho visto dei documentari e ho parlato con amici che là ci sono stati. Qui il dialogo tra religioni c’è, qui ebrei e arabi, israeliani e palestinesi (ma anche stranieri) si ritrovano quasi ogni settimana, per una manifestazione pacifica contro il muro. E quando dico pacifica lo è per davvero, si ritrovano per dibattere sui problemi che affliggono un così bel territorio, per cantare o ballare, per suonare strumenti e per attività con bambini. E che non si dica che insegnano ai bambini la violenza, qui fanno disegni e letture.
Una speranza c’è se il dialogo umano, e non di accordi politico-economici, avviene; una speranza c’è se la violenza non continua la spirale che ormai da troppo tempo va avanti.
Sarebbe gradevole per tutti se il post finisse qui, ma per amore della verità non posso tacere il fatto che a tutte queste manifestazioni di volontà di dialogo umano l’esercito israeliano risponde sempre con l’assetto antisommossa.
momò

fu quando gli zingari arrivarono al mare


Questi sono i giorni della memoria, si è concentrati soprattutto nel ricordare lo sterminio del popolo ebraico ad opera del regime nazista di Hitler. Ricordo che al centro dell'ideologia nazista c'era il concetto di Razza: "dominante". Gli altri erano nemici, inferiori, chiusi in campi di concentramento (campi profughi\nomadi?). Il popolo ebraico subì il trattamento peggiore ma in questi giorni di memoria vorrei ricordare che non furono gli unici. Slavi e soprattutto il popolo Rom subirono trattamenti inumani. In questo contesto vorrei riportare alla mente che l'agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite (ILO) in data 6 marzo 2009 ha condannato il governo italiano per il "clima di intolleranza esistente" fomentato da "leader politici italiani" rei di usare una “retorica aggressiva e discriminatoria nell'associare i rom alla criminalità, creando così un sentimento di ostilità e antagonismo nell'opinione pubblica”.

IoLiOdioINazistiDellIllinois


Enzo Jannacci- gli zingari

(parlato)Fu quando gli zingari arrivarono al mare che la gente li vide, che la gente li vide come si presentano loro, loro, loro gli zingari, come un gruppo cencioso, così disuguale e negli occhi, negli occhi impossibile, impossibile poterli guardare. (cantato)E allora gli zingari guardarono il mare e restettero muti perché subito intesero che lì non c'era niente, niente da dover capire, niente da stare a parlare, niente da stare a parlare c'era solo da stare, fermarsi e ascoltare. (parlato) Sì perché il vecchio, proprio lui, il mare, parlò a quella gente ridotta, sfinita, parlò ma non disse di stragi, di morti, di incendi, di guerra, d'amore, di bene e di male, non disse lui li ringraziò solo tutti di quel loro muto guardare. (cantato)E allora lui il vecchio, sì proprio lui, il mare parlò a quella gente bizzarra, svilita e diede al suo corpo un colore anormale di un rosso tremendo, qualcuno a star male, qualcuno a star male questo (parlato) fu quando gli zingari arrivarono al mare.

La vraie récompense...


Si on vous dit "prix Nobel 2009" à quoi pensez-vous?
Notre première réponse a été Obama pour le prix Nobel de la paix; tous les journaux et médias en ont parlé, mais presque personne ne sait que le même jour, trois scientifiques americo-canadiens, Elizabeth Blackburn, Carol Greider et Jack Szostak, ont reçu le prix Nobel de médecine et de physiologie avec une découverte spectaculaire qui pourrait changer notre vie!
Depuis les années 80 ils travaillent sur une enzyme, la télomérase, qui est à la base du processus de vieillissement et du développement du cancer.
Tout a commencé dans les années 30, quand Barbara McClintock et Herman Muller ont découvert qu'un élément particulier stabilisait les extrémités des chromosomes lors de la réplication de l'ADN. Madame Muller appelle alors ces extrémités « télomères » (du grecs « telos » la fin, et « meros » la partie). Elles observent que les télomères empêchent les chromosomes de fusionner et protègent les chromosomes (comme une petite coiffe).
Quarante ans plus tard, James Watson (à qui on doit la découverte de la structure en double hélice de l'ADN) constate que lors de la réplication, l'ADN-polymérase (enzyme qui réplique l'ADN) ne recopie pas les télomères. En 1970, Alexei Olovnikov observe que lorsque les télomères se raccourcissent trop, la cellule envoie un signal qui lui permet d'entrer en apoptose (mort cellulaire).
En 1980 Elizabeth Blackburn et James Szostak travaillent ensemble et découvrent que les télomères sont formés de séquences de nucléotides (structure de base de l'ADN) répétées de 20 à 40 fois.
Le Jour de Noël 1984, Madame Blackburn et Carol Greider observent que l'élément qui ajoute la séquence nucléotidique aux extrémités d'un chromosome est la télomérase, une enzyme qui à partir d’ARN (acide ribonucléique) constitue l'ADN (acide désoxyribonucléique).
Les trois chercheurs ont donc fait une découverte immense: le principe du vieillissement et du développement du cancer.
Ils ont remarqué que si la télomérase n'est pas présente dans la cellule, après maximum 40 divisions cellulaires, les télomères disparaissent, les chromosomes se raccourcissent, et la cellule, pour ne pas répliquer de fausses informations, envoie un signal et entre en apoptose. C'est le processus de vieillissement des cellules de notre corps.
Au contraire, quand l'activité de la télomérase est anormale, la cellule n'a plus de freins, elle se duplique donc à l’infini sans se préoccuper des points de contrôle qui permettent une réplication correcte de l’ADN ce qui provoque des mutations qui donnent naissance à des cancers.
En étudiant les différentes cellules du corps humain, les trois scientifiques se sont aperçus que la télomérase avait une activité différente selon les cellules dans lesquelles elle se trouve : dans les cellules somatiques (toutes les cellules du corps humain sauf les cellules sexuelles) l'activité de la télomérase est très faible, ce qui explique le vieillissement de notre corps; et par contre dans les cellules cancéreuses, la télomérase était très active, ce pourquoi ces cellules échapperaient aux contrôles, et pourraient se répliquer sans limites et produire ensuite des métastases.
Les scientifiques sont maintenant à la recherche d'un médicament anti-télomérase qui pourrait (peut-être) être à la source du secret de longévité et surtout un frein contre le mal de notre siècle : le cancer.
Mais une question nous est venu à l'esprit: cette découverte sera-t-elle employée d'une façon correcte? On espère que celle-ci et celles qui suivront seront utiliser non pour faire le profit des entreprises pharmaceutiques mais pour aider les personnes (que dans notre siècle sont vraiment beaucoup) qui souffrent et qui ont vraiment besoin de ce médicament!!
route savant

sabato 23 gennaio 2010

Viva la vida


Ieri a Gerusalemme est è stata una giornata di proteste, anche i villaggi vicini si sono mobilitati, tutti con un unico grido: bloccare la distruzione delle case palestinesi. Ovviamente, come tutti i fine settimana che si rispettino, le protese non sono solo da parte di palestinesi ma anche da parte di stranieri che vanno sul posto a sostenere la causa. Ieri, come tutti i fine settimana che si rispettano, la manifestazione è stata repressa con lacrimogeni, manganelli, proiettili e arresti.


Sempre ieri un portavoce delle Nazioni Unite ha confermato che Israele ha pagato un risarcimento di 10.5 milioni di dollari per i danni causati alle strutture ONU nella Striscia di Gaza, e chi risarcisce i bambini dei loro genitori morti? O i genitori dei loro figli morti? È triste sapere che l’ONU si accontenta solo del proprio risarcimento danni.


È poi credenza comune che tutti i palestinesi siano fottuti (scusate il termine ma solitamente si dice così) terroristi. Ecco a voi uno scoop: ieri (quante cose che succedono in un territorio così piccolo ma così in guerra) è stato bloccato dalle guardie della Mosche di al-Aqsa un estremista ebreo che, in giorno di venerdì, il giorno santo per i musulmani, voleva entrare nella moschea e fare una strage, aveva con se un coltello di grandi dimensioni.


Beh lui sicuramente non era un terrorista, anzi forse la stampa mondiale parlerà di un martire.


momò

venerdì 22 gennaio 2010

Torture


I contenuti di questo post non sono adatti ad un pubblico sensibile.

Qualche giorno fa è uscita una dichiarazione molto allarmante, l’ex colonnello Janis Karpinski, implicato nelle torture del carcere di Abu Ghraib in Iraq, ha confermato che alcuni agenti israeliani erano implicati nelle torture. Gli agenti veniva reclutati per i metodi, infami e vergognosi, con cui portavano avanti un interrogatorio. Sicuramente molti non crederanno a questa notizia e si potrebbe comunque credere che sia solo un’accusa infamante fatta da un ex colonnello già condannato, solo per scaricare il barile su altre persone. Riporto qui sotto le testimonianze, che si rifanno alcune al 2004 altre al 2006, di alcuni palestinesi, giovani di 15 anni, adulti e donne, che raccontano i metodi di interrogatorio da loro subiti.

Mi hanno inserito degli elettrodi scegliendo con cura una parte sensibile del mio corpo. Perdevo coscienza e quando mi risvegliavo mi ritrovavo tremante nella mia cella. Dopo poco tornava la scossa, durante gli interrogatori gli israeliani mi torturavano in questo modo.

Ho perso conoscenza, mi hanno svegliato gettandomi dell’acqua in faccia, poi mi hanno obbligato a stare in piedi con mani e piedi ammanettati senza cibo né acqua per sei o sette ore continuando a interrogarmi e picchiarmi.

Ho detto alla guardia che avevo bisogno di andare in bagno e mi è stato risposto che dovevo urinare o defecare nella cella. Avendoci lasciato quasi senza cibo per lungo tempo riuscivo a defecare solo una volta ogni quindici giorni.

Giaceva sul letto e ha cominciato a masturbarsi. In quel momento ero veramente terrorizzata. Si avvicinò a me, mentre io ero seduta su una sedia e ha cercato di sfregare il suo corpo contro di me. Quel momento è stato l’unico in cui mi sono sentita molto vulnerabile.

Non c’è bisogno di altro commento.
momò

giovedì 21 gennaio 2010

Giorni di pace


George Mitchell, inviato dell’amministrazione Obama per i dialoghi in Medio Oriente, in un viaggio molto proficuo negli stati di Siria, Israele e Libano, ha detto che il Libano avrà un posto centrale per la riuscita delle controversie fra Israele e Palestina. Sul finire del discorso ci ha tenuto a sottolineare che gli USA stanno fortemente lavorando per il processo di superamento dei dissidi in Medio Oriente (ricordo che è Medio per l’oro non per noi) e che il premier israeliano avrebbe dovuto pubblicamente dire che Israele è per la pace.
Netanyahu ha sì fatto un intervento ma non so se era davvero basato su un concetto di pace. Ha infatti comunicato alla nazione che con l’esistenza di un futuro possibile stato d’Israele (e qui,anche se un po’ in bilico, la pace si potrebbe intravedere) su tutto il confine nord-orientale si manterrà una presenza di controllo per evitare il traffico illegale di armi (e qui la pace è andata a farsi benedire).
Tutto ciò veniva proclamato proprio mentre alcuni coloni distruggevano un cimitero nei pressi di Gerico, si iniziavano una serie di incursioni programmate nelle città di Nablus e Jenin e veniva mandato ordine di demolizione, in un tempo massimo di quattro mesi, della scuola e della moschea del villaggio di Ka’abina (nord di Gerico), va sottolineato il fatto che la scuola è una roulotte.
Quale dialogo costruttivo può esserci con chi invece di ascoltare rigira le parole a suo vantaggio e invece di colloquiare distrugge la tua quotidianità?
momò

mercoledì 20 gennaio 2010

Filantropie


Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di inviare una prima delegazione ad Haiti per capire i tipi di aiuti necessari. Questo gruppo è già al servizio della popolazione della capitale e dovrà coordinare anche la distribuzione di parte degli aiuti umanitari provenienti dagli Stati Uniti. Oltre ai duecento uomini già giunti da Tel Aviv nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di ulteriori attrezzature utili ai soccorsi.
È ovvio quando il problema è a carattere nazionale non ci si può mai tirare indietro, ci si dimentica anche della castrone naturale che sta accadendo a casa propria. Anzi lo si poteva immaginare, era quasi scontato che le forze israeliane utilizzassero la loro interna catastrofe naturale a loro vantaggio. Ne ho parlato anche ieri, a Gerusalemme piove troppo e le inondazioni sono forti. Logicamente quando un territorio si allaga bisogna subito provvedere a drenare la zona e fare defluire le acque fuori dalla città. Cosa hanno pensato allora i democratici e filantropi israeliani? Hanno aperto le dighe lungo tutto il confine est di Gaza City e hanno inondato la città. Inondato forse non rende l’idea, hanno sommerso la città, nove persone sono rimaste ferite, centinai di ovini e bovini sono morti, centinaia le case distrutte, ettari di raccolti persi, le fognature sono intasate.
Non ci si dimentichi che a Gaza vige l’embargo quindi tutto ciò significa morire di fame.
Non ci si dimentichi che giustamente lo sforzo va spostato su Haiti ma non giocando al diluvio universale biblico sulla pelle delle persone.
momò

martedì 19 gennaio 2010

Frane e smottamenti innaturali



Mentre le Nazioni Unite fanno sapere che Israele dovrà agire in maniera decisiva sul problema dei coloni e sulla loro atroce cattiveria, veri e propri atti terroristici contro civili solo per il controllo di una casa; mentre le Nazioni unite fanno sapere che circa 250.000 palestinesi sono oggetto di violenza di questi coloni sia la nord che al centro che al sud del paese (cioè ovunque); mentre sempre loro, le Nazioni Unite, facevano sapere che dal 6 al 12 gennaio Gaza vedeva una escalation di violenze gratuite, forse Israele ha pensato a un regalo per il nuovo anno o ha voluto commemorare Piombo Fuso a suo modo. Mentre accadeva tutto ciò una grave catastrofe naturale si abbatte su Gerusalemme. La tanto attesa pioggia è arrivata, ma, come dimostrato anche in Europa, è arrivata con troppa violenza. Silwan, uno dei quartieri di Gerusalemme est a maggioranza araba, proprio sotto le mura della mosche di al-Aqsa è franato, ancora non so se vi siano stati feriti o morti. La frana si è verificata proprio sulla strada principale del quartiere che ora si trova, in parte, bloccato. Ma perché ciò è accaduto? La frana è stata causata dal massiccio lavoro di scavi israeliani che ha reso tutta la zona ad alto rischio di crolli non avendo più basi solide. Inutile dire che tutti gli scavi sono stati effettuati per la distruzione di case o il blocco di strade.
momò

Brunetta è impegnato nella sua nuova battaglia sociale


Renato Brunetta, il nostro amato ministro, dopo avere dato la colpa della crisi economica ai lavoratori, provvedendo con punizioni per chi lavora poco, non demorde: vuole convincerci della sua stupidità.Come spiegarealtrimenti il fatto che, dopo aver ammesso in un intervista a Rtl di "Essere arrivato a 30 anni che non ero capace di rifarmi il letto", ora voglia far passare una legge che obblighi i diciottenni a uscire di casa? Non è uno scherzo: Brunetta crede veramente che, obbligandoci a uscire di casa a questa età, noi troveremo, come d'incanto, soldi e altri mezzi necessari per trasferirci. E se uno vuole restare a casa dei suoi genitori? E' forse un motivo di vergogna? "Sì", risponderebbe, senza dubbio. Forse questa legge inutile ha come motivo il fatto che l'Italia, in una recente statistica, figura come la nazione europea con la più alta percentuale di "bamboccioni", cioè di giovani fra i 20 e i 30 anni che vivono a casa dei genitori. Ma di questo a noi, cosa deve importarcene? Non è forse più importante, in questo momento, preoccuparsi di situazioni come quella di Rosarno o quella dei lavoratori della Agile s.r.l. licenziati in blocco fra l'indifferenza generale? Ora la causa del popolo è niente, in confronto a quella dell'immagine pubblica.
zecca

lunedì 18 gennaio 2010

Dichiarazioni ripetute


Ieri il Papa ha incontrato, nella giornata del Rifugiato e del Migrante, la Comunità ebraica di Roma. Gesto sicuramente importante e necessario per dare almeno un’apparenza formale di dialogo interreligioso. Ieri sono state usate due parole che mi hanno fatto sorridere: amore e pace. Voglio riproporvi alcuni stralci del Accordo fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele del 30/12/1993, venne stipulato in particolar modo per i beni cattolici in terra santa e le questioni economiche annesse ma alcuni passaggi sono di carattere generale:

Articolo 1.

1. Lo Stato d'Israele, richiamandosi alla propria Dichiarazione d'indipendenza, afferma il proprio impegno continuo a sostenere e osservare il diritto umano alla libertà di religione e di coscienza come è definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e negli altri atti internazionali cui aderisce.

2. La Santa Sede, richiamandosi alla dichiarazione sulla libertà religiosa del concilio ecumenico Vaticano II Dignitatis humanae, afferma l'impegno della chiesa cattolica a sostenere il diritto umano alla libertà di religione e di coscienza, com'è definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e negli altri atti internazionali da essa sottoscritti. La Santa Sede desidera inoltre affermare il rispetto della chiesa cattolica per le altre religioni e i loro seguaci, secondo quanto solennemente stabilito dal concilio ecumenico Vaticano II nella dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane Nostra aetate.

Articolo 11.

1. La Santa Sede e lo Stato d'Israele dichiarano il rispettivo impegno per la promozione della risoluzione pacifica dei conflitti tra gli stati e le nazioni, escludendo la violenza ed il terrore dalla vita internazionale.

Non trovate che siano le stesse parole dette ieri? Dal ’93 ad oggi forse è solo cambiato un rapporto tra Chiesa e Israele, quello economico. Ma chi avrebbe il coraggio di dire che Israele sostiene un impegno per i diritti dell’uomo e una risoluzione pacifica dei conflitti?

momò

domenica 17 gennaio 2010

Crudeltà gratuita


Vi ricordate l’ultimo mio post? Si chiudeva con una domanda: l’istigazione a cosa porta? Sono uscite nuove indiscrezioni sulla manifestazioni di ebrei estremisti di martedì scorso. Non si sono limitati solo a una marcia e a insulti razzisti, hanno anche malmenato una ragazzina di 16 anni araba che, per sua sfortuna, si è trovata lungo la loro strada. Ricordo che la polizia era lì ma solo per proteggere i manifestanti non le ragazze selvaggiamente picchiate (anzi forse li hanno pure aiutati).
E sapete cosa è successo ieri? L’esercito israeliano ha arrestato 17 giovani che nella stessa zona stavano manifestando contro gli ebrei estremisti e per i diritti dei palestinesi!
Tutto ciò avveniva mentre nei tunnel sotterranei di Gaza veniva appiccato il fuoco per bruciare vive le persone che e le cose che vi transitano.
L’istigazione a cosa porta? Porta a una spirale di odio, porta a nuova violenza. Un amico palestinese mi disse: “Non perdonerò mai gli israeliani per aver fatto diventare i nostri figli dei kamikaze”. Ecco a cosa porta l’istigazione.
La violenza porta solo altra violenza.
E il perdono non si sa nemmeno più cosa sia, la guerra acceca l’intelletto umano.
momò

venerdì 15 gennaio 2010

Io è un altro


Il 7 gennaio verso le ore 15 un extracomunitario viene ferito e portato in ospedale.
Dopo questo fatto un gruppo di 300 extracomunitari di Rosarno che lavorano come braccianti agricoli si riversano per Via Nazionale per manifestare contro le condizione di vita e di lavoro.
Lavorano nei campi 20 ore al giorno e sono pagati 20 euro, più o meno un euro all’ora.
Le condizioni di vita sono le più disastrose: vivono in più di 200 in capannoni abbandonati senza servizi igenici e in uno stato di totale abbandono.
Guardando le immagini ci si chiede in che paese siamo. Non è solo questo a lasciarmi senza parole.
In questi giorni si è molto parlato di questo problema ma le uniche cose che si sentono è che tutto ciò è frutto di una politica di troppa tolleranza. Queste argomentazioni portate avanti soprattutto dal governo attuale fanno un po’ ridere visto che la legge BOSSI-FINI è stata da loro elaborata.
La cosa, però, che mi lascia più sconcertata è: perché nessuno ha denunciato i datori di lavoro che tenevano immigrati clandestini a lavorare in nero, senza contratto e senza contributi pagati?
Perché l’Inps non è mai intervenuta su questa situazione che tutti comunque conoscevano?
Il lavoratore clandestino è ora l’oggetto di scandalo, lo stesso extracomunitario che però andava bene per fare certi lavori pagandolo una miseria.
Due pesi due misure perché?
In Italia infatti è sempre stato così: non è che non va bene lo straniero ma non ci va bene un certo tipo di straniero. I giocatori di calcio stranieri ci piacciono,anche le ballerine (e su questo guardate cosa dice in particolare la Bossi-Fini) ci vanno bene, è lo straniero povero, scuro che magari puzza che non ci va bene. Della serie conta solo una cosa: se sei ricco sei ok se sei povero invece…!
Verrebbe da dire che fa tutto schifo,che non c’è soluzione tanto le cose non cambieranno mai.
Invece una speranza forse c’è: un gruppo di ragazzi all’università di Bologna (ma credo ce ne siano anche a Roma/Fisciano/ Parigi) si trova settimanalmente per discutere delle cose che accadono, ma non solo per parlare da baravi intellettuali, ma per dare un giudizio sulle cose, un giudizio da cui nasca un azione. Proprio questa settimana hanno parlato del fatto che “Io è un altro”.
Forse una speranza c’è: da qui nasce un azione che forse non cambierà il mondo ma sicuramente cambierà il loro modo di vivere e di agire nonostante essi non siano perfetti.
Ma un a corrente diversa di vivere, pensare e giudicare esiste: e forse questo permette di non gettare la spugna nonostante tutto.
Loner

Marce anti-pace


Si sente a volte parlare, in Italia molto poco perché l’informazione non fa il suo dovere, di Gerusalemme Est. È la fetta della Città Santa maggiormente abitata da Arabi e che l’Unione Europea ha proposto come capitale del nuovo Stato Palestinese. Si sa anche, io ne ho spesso parlato, che è proprio lì che si concentrano i maggiori atti vandalici degli ebrei. Ieri notte è stata organizzata, da ebrei estremisti, una marcia per le via della città vecchia fino alla Porta di Santo Stefano (ingresso di Gerusalemme est). Lì sulla porta si sono fermati a lungo i partecipanti per eseguire vari rituali ebraici, canzoni molto rumorose e un incontro sul posto. La manifestazione si è poi conclusa con urla razziste contro i palestinesi e gli arabi in generale e la richiesta della distruzione della Mosche di Al-Aqsa (gioiello artistico al di là di ogni credenza religiosa).
Il tutto è ovviamente avvenuto tutto con la “benedizione” e protezione dell’esercito in tenuta antisommossa. Ovviamente per difendere gli ebrei dai possibili attacchi di terroristi. Ma l’istigazione che cosa produce?
momò

giovedì 14 gennaio 2010

Qualità di vita.


La notizia è leggermente datata, lo so, ma voglio riportarla lo stesso perché ci si renda conto della qualità di vita del popolo palestinese. E poi come già avevo detto in un vecchio mio post la quotidianità è senza data, i soprusi rimangono tali. Si sa che l’agricoltura palestinese si basa sulla coltura dell’ulivo e l’allevamento di pecore e montoni, e si sa che le pecore per poter crescere hanno bisogno di essere libere di pascolare. Ma anche gli animali non hanno diritto di terra se sono di proprietà palestinese. Vicino a Hebron esistono colline e prati erbosi molto buoni per le greggi e molti di questi appezzamenti (nelle valli) sono di proprietà palestinese. Il problema è che sulle colline vivono i coloni che al vedere pascolare le greggi subito chiamano l’esercito israeliano per cacciare i pastori. Anche volendo, con le buone maniere, spiegare all’esercito che quel terreno era di proprietà privata non c’è stato nulla da fare, i soldati hanno risposto con le botte e le urla. Hanno poi arrestato il pastore che aveva difeso il suo diritto di proprietà e, quando sul posto è arrivato un gruppetto di donne per cercare di calmare gli animi, hanno lanciato, sulle donne e i loro bambini, gas lacrimogeni e hanno spintonato una donna in evidente stato di gravidanza. Conclusione? Tre pastori sono stati ricoverati per lesioni, due donne per intossicamento, e la donna incinta rischia di perdere il figlio.
Chi ha adesso il coraggio di dire che in Israele esiste una democrazia e esiste un esercito di sola difesa? Che cosa avevano di terrorista dei semplici pastori che pascolavano le pecore? Forse lo sguardo; gli occhi dei palestinesi ti ricordano sempre il male che gli viene fatto.
momò

martedì 12 gennaio 2010

Obama ha fatto sua la guerra di Bush.

Navigando ho trovato un lungo articolo di Noam Chomsky sull’attuale governo americano ve ne lascio una buona parte, molto interessante:

Obama ha intensificato la guerra di Bush in Afghanistan e Pakistan ai confini con l’Iran e si appresta a proseguirla e forse incrementarla. Il presidente ha chiarito che gli Stati Uniti intendono mantenere una presenza a lungo termine nella regione come sottolineato dal progetto “una città nella città”, che ha preso il via con la costruzione della nuova ambasciata Baghdad. Obama ha annunciato la realizzazione di mega ambasciate a Islamabad e Kabul e di enormi consolati a Peshawar e in altri luoghi. Osservatori indipendenti hanno denunciato sulla rivista Government Executive che “la richiesta dell’amministrazione di 538 miliardi di dollari per il bilancio della difesa 2010 e l’intenzione di mantenere un livello elevato di spesa nei prossimi anni, indicano la possibilità che l’amministrazione Obama spenda in questo settore in termini reali più di qualunque altra dalla Seconda guerra mondiale. Senza contare i 130 miliardi aggiuntivi richiesti dall’amministrazione per finanziare il prossimo anno le guerre in Iraq e Afghanistan, con una programmazione di spesa ancora maggiore per i prossimi anni”. Il comitato del premio Nobel per la pace avrebbe potuto fare una scelta virtuosa preferendo l’attivista afgana Malalai Joya. Questa donna coraggiosa è sopravvissuta ai russi e agli attivisti islamici e si è opposta ai taliban e al ritorno dei signori della guerra nel governo Karzai. Eletta in parlamento ed espulsa per avere denunciato le atrocità dei signori della guerra, si è battuta con efficacia in difesa dei diritti umani, quelli delle donne in particolare. Oggi vive protetta e in clandestinità ma continua a battersi. Grazie ad azioni come la sua, ripetute ovunque con impegno, speranze e prospettive di pace sono più vicine
momò

lunedì 11 gennaio 2010

controcorrente



Per dimostrare che è possibile resistere, credere in un ideale e morire per esso vi allego il link della pagina di Wikipedia su Peppino Impastato: http://it.wikipedia.org/wiki/Peppino_Impastato.

Il consiglio di questa lettura nasce dalla volontà di capire una nazione, la mia, che ha avuto e ha figure eroiche che hanno vissuto, e vivono, il loro tempo seguendo un ideale di giustizia, pace, solidarietà e con la mente aperta a tutto il mondo non solo al proprio piccolo borgo. E' un paese strano il nostro nel quale il popolo si rivolge spesso e volentieri a una figura forte, o che almeno si spaccia per "forte" o "duro", per poi portarla in un qualche piazzale. Un popolo strano già ai tempi di Dante quando scriveva ironicamente su Firenze: "Fiorenza mia, ben puoi esser contenta\ di questa digression che non ti tocca,\ mercé del popol tuo che si argomenta. \Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca \per non venir sanza consiglio a l'arco; \ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca. \Molti rifiutan lo comune incarco;\ ma il popol tuo solicito risponde \sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».
Ogni tanto (prezioso quanto attaccato) qualcuno che grida davvero: "I'mi sobbarco!" incredibilmente però c'è.


IoLiOdioINazistiDellIllinois

Uomini sotto il sole


L’ingegno umano per nascondere le proprie indecenze può raggiungere livelli estremi che, a lungo termine, producono solo il riso amaro di chi si accorge della fregatura. Sentite questa: il governo israeliano ha dato via libera ieri alla costruzione di tre barriere lungo il confine (lungo circa 250 km) di deserto che lo divide dall’Egitto. La costruzione è stata definita necessaria per bloccare l’ingresso di immigrati clandestini che in quell’area è molto elevata.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha però voluto sottolineare, in un atto di estrema bontà, che il suo paese non smetterà di accogliere i richiedenti asilo politico per lo più provenienti dal Darfur. Ecco un vero atto di carità e di amore ebraico!
Ci rendiamo conto? Loro continueranno ad accogliere i profughi di guerra del Darfur ma non smetteranno di ammazzare i profughi palestinesi.
momò

domenica 10 gennaio 2010

Dichiarazioni shock


È avvenuta una cosa molto importante ieri, per la prima volta Israele ha riconosciuto che a causa del muro molti eremiti (non palestinesi) hanno perso il loro diritto di cittadinanza. Ed è preoccupante se si dice che in totale circa 125 mila eremiti (di varia religione) hanno perso il diritto di cittadinanza e sono stati colpiti da espulsione. Si sapeva che il tempo avrebbe mostrato la verità, si sapeva già da tempo che il muro era un’imbecillità, ma finchè si parlava di terroristi tutti tacevano ma adesso? Come si giustifica l’espulsione di eremiti solo perché abitavano in zone colpite dal muro?
Per onere del vero va anche sottolineato che la dichiarazione di Israele non è comunque da considerarsi positiva. Lo stato sì conferma questa espulsione di eremiti, ma soddisfatto: tutti gli eremiti espulsi lasciano una casa vuota che può essere colonizzata. E, se la casa è troppo brutta, può anche essere demolita per farne posto a una più bella. La demolizione infatti non cessa mai: ieri è stata decisa la demolizione di altre 100 unità abitative a Betlemme e il governo ha stanziato per il 2010 una somma fino a decine di milioni di shekel. Per dare un’idea 10 milioni di shekel sono pari a quasi 1 milione e 900 mila euro. Non sto scherzando, queste sono le cifre stabilite secondo il cambio attuale, o sarebbe meglio dire odierno perché la distruzione di un popolo si fa non solo demolendo le case o bombardando, ma anche modificando quotidianamente il livello di cambio, così da mettere in ginocchio chi povero lo è già.
momò

sabato 9 gennaio 2010

Shabbat shalom


Lo Shabbat è una fra le norme più importanti della legge ebraica, i testi sacri infatti chiaramente esplicano che se tutti gli ebrei seguissero precisamente tutte le regole del sabato per due Shabbat consecutivi Dio concederebbe loro in dono la venuta del Messia. Nel giorno di sabato infatti l’uomo, cessando il lavoro, può mettersi in contatto con Dio e ritrovare se stesso. Per sei giorni, quindi, l’ebreo può lavorare e anche trasformare l’ambiente che lo circonda, ma il sesto giorno deve rinunciare al dominio sulle cose.
Il mondo ebraico, seguendo una tradizione di stampo semitico, calcola il sabato dalla sera del venerdì alla sera del sabato seguente e l’orario d’inizio e fine è minuziosamente calcolato variando di sabato in sabato (qualsiasi sito di comunità ebraica vi offre gli orari desiderati). Prendiamo allora una data a caso: SABATO 27 dicembre 2008. In quel giorno Shabbat finiva alle ore 17.31 e, curiosamente, alle ore 11.25 scoppiava l’operazione Piombo Fuso che, con tutto quello spiegato sopra, va poco d’accordo. Forse che allora la così sbandierata fede ebraica non c’entra nulla con lo stato d’Israele? Ma ho voluto anche cercare di darmi una risposta più alla Obama: “Se i miei figli venissero attaccati anche io risponderei al fuoco” aveva detto (forse non sono le parole esatte ma il senso è esatto). Forse allora era giusto che, anche se giorno di sabato, si attaccasse Gaza. Bene! Mi sembra evidente che se davvero la fede ebraica c’entra con lo stato d’Israele allora iniziare l’offensiva di sabato non è altro che iniziare e benedire una vera e propria guerra santa, non musulmana ma israeliana.

momò

venerdì 8 gennaio 2010

che gli USA bombardini gli USA


Ho trovato un'inchiesta di Paolo Barnard e Giorgio Fornoni trasmessa da Report nel febbraio del 2009: http://www.youtube.com/watch?v=OumTbwA07FU

In Yemen come in Afghanistan.


"tanto che in fine

Questo secol di fango o vita agogni

E sorga ad atti illustri, o si vergogni."


IoLiOdioINazistiDellIllinois

Nuovi razzismi


Texas Kosmos è una società americana che lavora nel campo dell’industria petrolifera. Come si legge dai suoi decaloghi sparsi nei vari siti internet sua prima strategia è quella di perseguire in modo aggressivo la crescita economica indirizzando i propri sforzi sul continente africano. Si deve infatti a Texas Kosmos la scoperta dell’immenso giacimento petrolifero nelle acque al largo del Ghana.
Il nuovo governo del Ghana ha iniziato un iter giuridico contro una società, la EO, costituita da due alleati politici di John Kufuor, ex presidente, il cui partito ha perso le elezioni di un anno fa, che avrebbe legami con Texas Kosmos, tanto che anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un inchiesta per sondare i rapporti tra le due società. L’accusa dell’attuale governo alle due società è principalmente quella di corruzione. E credo che la questione salti improvvisamente agli occhi se si precisa che EO è stato istituita in una sede a Houston da uomo d'affari, George Owusu, che è stato rappresentante Kosmos ad Accra e Kwame Bawuah Edusei, un medico e sostenitore di Kufuor, che fu poi nominato ambasciatore a Washington. Va infine aggiunto che tutte le trattative tra il vecchio governo e Texas Kosmos sono sempre state più favorevoli alla società che allo Stato. La storia contemporanea ci ha insegnato che il razzismo nel Texas non è mai morto, anzi omicidi a sfondo razzista sono quasi all’ordine del giorno. Non so perché ma io tutta questa storia la vedo a sfondo razzista, la sola scelta di una strategia d’aggressione sul territorio africano suona di razzismo. E lo sappiamo tutti no? Se si è razzisti allora è normale anche utilizzare corruzione e riciclaggio di denaro per i guadagni sul petrolio, lui è l’oro nero.
momò

giovedì 7 gennaio 2010

Alla faccia di Michelangelo e Roma


Al peggio non c’è mai fine. Ma si sa quando la tecnologia avanza perché non volerla seguire? Non bastava il muro, quello era troppo poco, troppo semplice poter scavalcare o abbattere centinaia di metri di cemento, e allora si è pensato al muro di Rafah antibomba e antincendio sotterrato per bloccare i tunnel sotterranei. Poi si è pensato che anche quello non era sufficiente e allora è stata inaugurata, o meglio testata perché sarà pronta poco prima della metà del 2010, Iron Dome. Già il nome è un programma “Cupola di Ferro” creata dal Piombo Fuso di Gaza, scusate il sarcasmo ma ho finito le parole. Questa fantastica cupola proteggerà i territori dello stato d’Israele dagli attacchi missilistici provenienti da Libano e Striscia di Gaza e sarà composta da numerose batterie mobili di missili associate a radar per la localizzazione dell’attacco. Non so perché ma l’intuito mi dice che ancora una volta si è trovata una scusa per poter piazzare più armi sul territorio da controllare e infatti la prima parte della cupola missilistica sarà costruita proprio a Gaza, si sa l’embargo, il blocco di luce, acqua, gas reti telefoniche l’impossibilità di cure mediche era troppo poco.
momò

L'amore e il tricolore

Abbiamo aspettato a pubblicare un articolo inviatoci da un nostro sostenitore. Abbiamo aspettato è vero, ma a ragion veduta. Oggi è la commemorazione della nostra bandiera nata a Reggio Emilia e nell’articolo proprio a Reggio Emilia si parla. Può sembrare anacronistico ma se letto con attenzione la commemorazione odierna dà nuova enfasi allo scritto.
Il Timone

Un poco stupito per il - per me, almeno – grande, ma che dico grande, eccessivo rilievo che è stato dato dalla stampa locale all’evento, ho studiato a fondo l’accusa lanciata a Matteo Riva, capogruppo dell’IDV in consiglio comunale a Reggio Emilia, circa la sua presa di posizione sulla solidarietà a Silvio Berlusconi vittima di uno – dicono - squilibrato che gli ha gettato in faccia una statuetta del duomo di Milano. Poi ho visto, qualche giorno dopo, un noto giornale locale che titolava a tutta pagina “La neve si è sciolta” e ho capito come lavora certa stampa locale. Ma torniamo al duomo. Riva, in occasione di una riunione in cui il consiglio comunale votava la fiducia politica al presidente del consiglio ha deciso di uscire e, unico, non ha votato l’ordine del giorno. Giustamente e coerentemente con la posizione del suo partito, Riva non ha ritenuto, come dovrebbe fare ogni persona di buon senso, di non voler sostenere politicamente il presidente, capo indiscusso del popolo delle libertà. Altro sarebbe stato, invece, dare la solidarietà umana al signor Silvio Berlusconi, persona che, per quanto criticabile, resta pur sempre un uomo che ha subito un atto di violenza. Allora, credo, chiunque, anche Riva, avrebbe “senza se e senza ma” (oggi si usa molto questa formula e non voglio essere da meno) espresso piena solidarietà umana alla vittima. Ma nessuno, oggi, osa dire più nulla: e come si fa, se è il momento del’amore? Si può obiettare all’amore? Ecco il nuovo inganno: chi invoca (o, forse, impone) una nuova stagione nelle relazioni politiche dice che sono gli altri che devono amare, e devono amare lui, l’uomo di Arcore. Non importa se lui (uso ancora e volutamente la “l” minuscola) ha usato continuamente toni devastanti e offensivi verso persone e istituzioni democratiche, carta costituzionale compresa. Non importa che la sua vita privata abbia infangato, sporcato tutto. Lui (qui la “l” è maiuscola per esclusive esigenze grammaticali) non fa passi indietro, non c’è un minimo cenno autocritico. Sono gli altri a doversi inchinare. Speriamo che Bersani & C. non ci caschino. Dunque, questo di Riva, è, a parer mio, un gesto di equilibrio, senso dello Stato e delle Istituzioni, capace di distinguere diversi livelli di discussione (quello personale da quello politico) di cui in giro si trovano poche tracce. Complimenti!
Sante Bigi

mercoledì 6 gennaio 2010

Once upon a time


Nelle fiabe che mi raccontavano quando ero piccolo i mostri che dovevano fare paura erano sempre orchi o stregoni i quali però, grazie all’infinità bontà e forza del protagonista di turno venivano sconfitti senza troppi problemi e la pace, così tornava a regnare. Si sa i tempi cambiano, non si può non accettarlo e così anche le fiabe per ragazzi vanno modificandosi. Ora i cattivi vivono tutti nei paesi arabi, senza distinzione eh, basta dire che è musulmano (con una s mi raccomando!) che sei sicuro di aver già descritto con precisione le caratteristiche del tipico terrorista. E i paladini della giustizia? Beh ovvio quelli sono i popoli occidentali che avendo i soldi possono permettersi di comandare e, avete visto?, ormai l’uomo nero a noi non fa più paura, lui è il paladino della giustizia anzi, è il nobel per la pace. E se davvero questo volesse dire che il razzismo è finito non sarei così arrabbiato è solo che il nobel per la pace ogni giorno trova qualcosa di nuovo per sminuire l’uomo. Da una settimana il nuovo mostro non è un singolo ma è una intera nazione: Yemen. Causa presunte campi d’addestramento terroristici presto lo Yemen vedrà l’inizio delle famose missioni di pace. Ma non è finita qui, da oggi tutti passeggeri provenienti da Yemen, Arabia Saudita, alcuni degli Emirati Arabi dovranno essere perquisiti ad uno ad uno da uno speciale robot. Senza distinzione, o forse è meglio dire senza ritegno, tutti passeranno in fila nell’abbraccio metallico di un nuovo eroe della giustizia. Scusate questa non è discriminazione?
In un altro aeroporto io personalmente ho avuto la paura di non riuscire a prendere il mio aereo a causa dei controlli: Ben Gurion, Tell Aviv. E anche qui la discriminazione: se parli ebraico sei sicuro di non aver problemi se no davanti a tutti sarai umiliato con domande assurde e inutili (se sono solo rivolte a scoprire possibili terroristi) e avrai l’onore di essere perquisito corporalmente; meglio ancora: la tua valigia sarà aperta e anche le tue mutande saranno mostrate a tutti i militari.
Viva la democrazia.
momò

martedì 5 gennaio 2010

idee per una politica storica (III)

Concludo questa breve trilogia di "idee per una politica storica" con un piccolo ammonimento a chi, alla fine, prende il potere.
E' un brevissimo racconto di Gilbert Cesbron pubblicato nel suo "diario senza date"...

"Un ribelle si dà alla macchia. I suoi partigiani fanno con lui il giuramento di lasciarsi crescere la barba finchè non abbiano abbattuto il tiranno. Alla fine ci riescono. Vittoria! Il nostro uomo prende il potere e tutti si tagliano la barba. Egli regna dunque, spadroneggia, prescrive, proscrive; nei piani concertati con i suoi, prevale la sua volontà sovrana; ma un mattino... Un mattino, egli si accorge che il suo più fedele compagno si lascia crescere la barba. Di nuovo."
IoLiOdioINazistiDellIllinois

lunedì 4 gennaio 2010

Idee per una politica storica (II)


Anche Romano Guardini nel saggio “DIE MACHT” scrisse una nota utile:
“fare ogni singola cosa, così come essa deve essere fatta secondo la sua verità. Agire con fiducia, in libertà di spirito, al di là degli impedimenti interiori ed esteriori, al di sopra dell’egoismo, dell’ignavia, del rispetto umano, della viltà. Non qualcosa di programmatico, ma ciò che di volta in volta è giusto, qui, ora: non permettere che un uomo che è nel bisogno sia lui a pregarci, ma andargli incontro e aiutarlo… condurre a termine una pratica d’ufficio come è richiesto dalla retta ragione e dalla dignità umana… affermare una verità, quando è il momento di farlo, anche se essa provoca contraddizione e risa.. assumere una responsabilità quando la coscienza dice che è doveroso farlo, e così via.
Questo è un cammino che, percorso con onestà e coraggio, conduce molto lontano, nessuno sa quanto lontano, là dove si decidono le cose del tempo.”
IoLiOdioINazistiDellIllinois

La vera democrazia d’Israele


Vi rimando a uno dei miei primi post quello in cui si raccontava degli attacchi a giovani palestinesi che venivano uccisi per poter rubare i loro organi da mettere poi sul mercato nero. A quel tempo solo al-jazeera aveva diffuso la notizia e credo che molti non l’abbiamo voluta accettare come vera.
Con stupore, ma devo essere sincero e non fazioso, ho scoperto che su una cosa i palestinesi sono stati trattati come gli israeliani, finalmente ho visto la vera democrazia israeliana. È da fonti ufficiali israeliane che viene la confessione che l’istituto forense israeliano Abu Kabir ha davvero compiuto lo scempio dei cadaveri per la vendita di organi, ma, in oltre dieci anni di tale attività, non si è indirizzata solo verso i cadaveri palestinesi ma anche su tutti i cadaveri di israeliani che passavano per il centro d’autopsie.
La notizia dunque era vera, tanto che molti parenti dei soldati israeliani morti che hanno subito questo trattamento hanno sporto denuncia contro l’istituto; ancora una volta rivedo la vera democrazia israeliana: alle famiglie dei palestinesi questa opportunità è stata negata perché la legge viete l’espianto di organi ai palestinesi.
momò

domenica 3 gennaio 2010

idee per una politica storica (I)


In “Rivoluzione personalista e comunitaria” del 1935 Mounier scrisse:
“Ci rinfacceranno le nostre audacie e la nostra giovinezza come una ingiuria. Grideranno al pericolo delle promesse mirabolanti.
Che la gente si tranquillizzi. Nel mondo non mancano i calcolatori disposti a prendere la percentuale, né uomini interessati pronti ad abbassarla. Essi costituiscono la massa, la zavorra, sono la storia; bisogna pur fornire loro il termine forte, che è il termine sicuro delle loro equazioni. Quanto alle promesse mirabolanti, la loro lusinga non è pericolosa giacchè esse non possono prolungare la vita di un programma che appunto alle lusinghe vuol resistere.”
Perciò coraggio l’audacia e la giovinezza hanno sempre fatto paura ma non per questo il pulcino non deve uscire dal guscio.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Scomodi bilanci

È finito un anno ed è tempo di bilanci, ogni singolo li fa nella speranza di un futuro migliore. Purtroppo esistono anche i bilanci negativi che l’informazione e chi la guida ci vogliono fare passare come positivi.
Sono circa 4500 i morti in Iraq in quest’anno appena trascorso e le agenzie di stampa gridano già al “miracolo”: è la cifra più bassa dall’invasione del 2003 e la metà rispetto ai morti del 2008 (9226).
4500 uomini, come te e me, sono morti e noi stiamo qui a bearci dell’abbassarsi del numero facendo credere che la guerra preventiva stia portando dei risultati?
4500 uomini morti e nessuno è riuscito ancora a porre fine a questo massacro?
4500 uomini morti e continuiamo a chiamarla missione di pace?
“Ma voi sapete che cos’è un uomo?”
Lo so mi ripeto ma davanti a queste stupidità non posso fare altro che indignarmi. Ma perché nessuno si rende conto che si stanno nascondendo da 6 anni dietro a un dito per giustificare i loro interessi economici sul territorio?
Ci si è mai chiesti perché le linee di confine degli stati Vicino Orientali (per noi in Italia sono Vicino Orientali e non Medio Orientali. Non corriamo sempre dietro alla nomenclatura statunitense!) sono così schematiche e precise? Forse perché si sono create “a tavolino”, o forse per poter far scattare scintille dalle quali far partire guerre preventive.
momò

sabato 2 gennaio 2010

La pace contemporanea è di sapore romano

Un nuovo tentativo di attacco terroristico aereo ha scosso il mondo e l’opinione pubblica. Gli Stati Uniti si sono sentiti subito presi in causa in primo luogo perché l’attentato era diretto a loro e in secondo perché è da tempo che si sono (auto)eletti poliziotti e giustizieri del mondo (se fossi un bimbo forse mi immaginerei il governo americano come un gruppo di X-men). Credo che il tanto impegno soprattutto da parte di Obama sia dovuto al suo premio Nobel. È ovvio e naturale che il nobel per la pace debba intervenire su questioni internazionali di violenza; ciò che non è ovvio è che intervenga per pianificare nuove guerre e che la nota stonata che si aggiunga è che lo faccia mentre lui è in vacanza alle Hawaii.
Lo Yemen è il nuovo nemico, lì bisogna colpire. Aspetto con ansia le motivazioni dell’attacco che sicuramente arriverà. Con Saddam si è parlato di armi batteriologiche (mai trovate), fremo per scoprire quale trovata stavolta ci racconteranno. In cuor mio spero che non sia un nuovo Afghanistan o un nuovo Iraq, ma ho paura di non sbagliare, ormai siamo abituati che “dove fanno il deserto dicono che è la pace” ed ecco perché i premi Nobel si danno a chi organizza le guerre.
momò

Per la Gelmini e la sua fissazione per l'Educazione Fisica


Era il 21 agosto 1986 quando a Trelawny, Giamaica nacque Usain Bolt.Oggi Bolt è una leggenda, ma ripercorriamo insieme la sua ascesa sportiva.C'è chi pensa sia solo un caso che il suo stesso nome "bolt"significhi fulmine e che all età di sei mesi camminasse già.Da bambino giocava a cricket e fù lì che il suo allenatore notò in lui grandssime doti da velocista.Il gigante giamaicano ha la prima occasione di mostrare il suo talento nel 2002, ai campionati mondiali juniores, dove conquista la medaglia d'oro correndo i 200 metri in 20"61 e, l' anno successivo, migliora ulteriormente il suo tempo(20"40) conquistando un altro oro.Nel 2005 e nel 2006 Bolt raggiunge la top 5 del ranking mondiale e nel 2007 con un tempo inferiore ai 20 secondi(19"91) vince la medaglia d'argento classificandosi alle spalle di Tyson Gay.Finalmente siamo giunti al 2008, l'anno della svolta, infatti a New York, durante il Reebok Grand Prix stabilisce il nuovo primato mondiale sui 100 metri con un tempo di 9"72, due centesimi in meno del connazionale Asafa Powell.Ma alle olimpiadi di Pechino il giamaicano migliora ulteriormente il suo primato:vince la medaglia d' oro nei 100 metri con un tempo di 9"69 nonostante rallenti la sua corsa negli ultimi 30 metri e inoltre taglia il traguardo con la scarpa sinistra slacciata.Bolt realizza il primato mondiale anche sui 200 metri con il tempo di 19"30 e nella staffetta 4x100 con il tempo di 37"10.Durante un' intervista Bolt dichiara di poter migliorare ulteriormente i propri recordinfatti ai mondiali di Berlino nel 2009 è ancora protagonista, ma questa volta vuole stupire davvero.Bolt non vince ma stravince i 100 e i 200 metri rispettivamente in 9"58 e 19"19 raggiungendo una velocità di 44,7 km\h e una falcata di 2,83 metri.Io vi ho elencato solamente le imprese straordinarie di Usain Bolt, ma volgio parlarvi anche delle sue sconfitte:nel 2005 al mondiale di Helsinki è arrivato ottavo e ai Giochi olimpici di Atene non si è nemmeno qualificato per la finale a causa di un infortunio alla schiena, lo stesso infortunio che lo ha perseguitato da bambino.Bolt però non si fermerà qui, infatti ha dichiarato di voler provare a correre anche i 400 metri piani perchè in questo momento Bolt sta bene,se sta bene corre e se corre non lo prende più nessuno.
athletictwin

venerdì 1 gennaio 2010

Un nuovo inizio?

1 gennaio 2010: giornata mondiale della pace. È ironico pensare che esista, in questo nostro mondo in armi, una giornata mondiale della pace. Quale pace? Quella dei potenti miliardari? Perché se parliamo di questa allora comprendo questa ricorrenza ma se guardo alla mia quotidianità la domanda, pressante, torna: quale pace? E unita a questa subito un’altra: dov’è la pace?
Con l’inizio del nuovo anno il mio augurio è che le ingiustizie siano un urlo più forte che infastidisca maggiormente i potenti; che esistano sempre più voci capaci di parlare, che abbiano la forza di aumentare i pruriti più reconditi dei governanti mondiali. E allora:

buon anno ai cittadini dello Yemen prossimi a una guerra preventiva
buon anno ai cittadini dell’Iraq e dell’Afghanistan sofferenti per una guerra preventiva
buon anno ai coltivatori palestinesi senza più terra
buon anno ai cittadini di Gaza nella speranza di lunga vita
buon anno ai cittadini del Darfur in attesa della loro giornata di pace
buon anno ai cittadini del Honduras soffocati dall’ingiustizia
buon anno a tutti i senza tetto che lo vorrebbero un tetto
buon anno a tutti coloro che ha sofferto e soffrono fisicamente e moralmente a causa della crisi economica
buon anno agli emarginati
buon anno a chi vive nei campi profughi
buon anno ai cittadini della Cecenia che ormai non sanno più cosa vuol dire la parola pace
buon anno a tutti coloro che non ho citato, non per cattiveria, ma che sanno che la pace è necessaria e non si fa con mitra, muri, repressioni, pandemie e soprusi.
momò