mercoledì 30 novembre 2011

Fear is roaming around Europe

Ho ritrovato un volantino che alcuni rappresentanti della popolazione cecena avevano distribuito ad un incontro alpino al quale avevo partecipato nel lontano 2004.
L’ho trovato attualissimo e ho pensato di riproporvelo. Oggi più che mai, alla vigilia del voto russo, queste parole, pesando come macigni prendono importanza.

MANIFESTO

Grozny is swept off the Earth – nobody fells responsible.
Villages are burnt to the ground – nobody fells responsible.
Wounded are finished off – nobody fells responsible.
Dead are carelessly left to rot – nobody fells responsible.
Men and women are raped – nobody fells responsible.
A nation is torn apart – nobody feels responsible.
The world silently watches – nobody feels responsible.
Not a strong condemnation, not a diplomatic compulsion.
Not a economic sanction, no legitimizing coercion – nothing.
By choosing this path of ignorance, Europe gave up its core values. Yesterday, in 1945, Europe was born whilst ignoring three evils. In the past there was Hitler, Stalin, and today President Putin – who believes the world would grant his every whim. Arbitrary rule produces in Chechenia the most atrocious acts of violence ever known to man. Soon, our ignorant “moral leaders” and incapable politicians/realists will be sorry.
But it’s far too late – for nation. Late – four our children.

aleksej

Nebbia sull’Occidente (parte seconda)

Che dire dunque davanti a questa nebbia che si addensa ad occidente? L’assalto di ieri all’ambasciata inglese in Iran è forse un segno già tracciato di una china inarrestabile?
La speranza per un futuro realmente migliore sicuramente non siede sui troni dei grandi poteri, siano essi politici, imprenditori o navigati finanzieri. Lo squillare di un corno potente di pace può risuonare solo dal basso, da uomini e donne che insieme, nei loro quartieri, nelle città, negli uffici, sui mezzi di trasporto, per le vie e nelle piazze diano segnale di una generazione nuova. Non fraintendere caro lettore non generazione anagrafica, ma persone che generino una vera politica, una vera solidarietà e una vera cultura.
Ed ecco, mio caro lettore, che la nebbia si può diradare e le solitudini trovare risposte migliori delle disperate gesta di cui sono pieni questi giorni.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

martedì 29 novembre 2011

Kol ha-Shalom

La voce della pace. Nome forse un po’ infantile di primo acchito, scoprendo poi che si tratta di radio israelo-palestinese e vedendo il titolo nella lingua in cui è stato pensato (l’ebraico) prende tutto un altro valore.
La radio lavora sia su onde medie che via internet, trovate il sito qui.
Sono andato stamattina, ed era come pensavo, la poltrona del conduttore radiofonico era vuota. Proverò andare ancora più tardi, spero che anche voi, insieme a me, portiate avanti questa instancabile speranza che il conduttore ritorni al suo posto.
Perché? La polizia israeliana ha chiuso gli studi di questa emittente radiofonica adducendo la scusa che trasmetteva senza i permessi dovuti. L’hanno chiusa con la solita scusa che utilizza Israele: si abbattono case perché non hanno i permessi, si chiudono strade per vietare a chi non ha il permesso di passare, si chiudono giornali perché non hanno il permesso di scrivere e, quindi, si chiudono le radio perché non hanno il permesso di parlare.
La radio nasce da un gruppo di palestinesi, provenienti da Ramallah (da lì la radio trasmetteva), e da un gruppo di ebrei, provenienti da un kibbutz. Dal nome scelto e dalla composizione appena presentata è facile capire che era una radio non assoggettata al potere. Ed è stato proprio il potere a volerla chiudere, da mesi il partito Likud chiedeva in parlamento la chiusura dell’emittente in quanto contraria ad Israele e al suo modo di pensare, il vero motivo dunque è questo, la scusa sono i permessi per l’andata in onda. In realtà la radio ha un permesso di diffusione, solo che è dato dall’Autorità Palestinese e per questo, per Israele, è carta igienica.
Dopo la chiusura della radio è stata organizzata una manifestazione, sono scesi in piazza i giornalisti per protestare contro la troppa ingerenza del governo israeliano nel loro lavoro.
Beh, nulla di nuovo, da un Governo antidemocratico, razzista, xenofobo e sionista che cosa ci può aspettare? Il controllo sulle persone, sulle terre e sulle parole è il primo passo e il primo tassello fondamentale per distruggere l’opinione pubblica e creare l’opinione (manipolata) di governo.
michael

lunedì 28 novembre 2011

Nebbia sull'occidente (parte prima)

Se la politica non va alla finanza allora la finanza va alla politica. Breve sintesi dei moti millenari italiani. Oggi davanti a questo dilagare di politici incompetenti e di grandi economisti che prima speculano poi sono acclamati salvatori cosa dire? Rimane l'amara riflessione soprattutto su di noi che tutto sommato siamo contenti di mari e monti purchè il mio orto sia ben tenuto. Cosa sono l'economia, il lavoro e il salario oggi? Sono il metro di giudizio delle tue prospettive, il calmiere della tua sicurezza personale. La Tv, il cinema, i giornali ci danno schemi e idoli in cui tutto finisce bene quando il protagonista del film o telefilm ha messo su casa, ha una macchina e tutto si chiude in questo cerchio magico. Inutile ripetere che questo schema rassicurante è alla fine saltato, forse questa crisi potrebbe addirittura farci bene se aiuta a suonare la carica. Ma attenzione poichè questo modello non vuol morire senza colpo ferire e una possibile guerra in Iran trova l'angolo più borghese di noi riflettere sulle prospettive economiche che un'operazione bellica può portare. E mentre uragani, innondazioni e malattie falciano le persone in tutto il mondo ecco quell'angolo più borgese di noi chiudersi verso la "scusa" della crisi, adesso devo pensare al mio orto. Non è la predica di qualche prete scollato dalla vita reale ma il rischio che ognuno di noi corre davanti alla nebbia che si addensa ad occidente.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Polizia sanguinaria

“La Policía es la organización delictiva más peligrosa del país”.
Questo è quanto fuoriesce, finalmente, da uno studio realizzato dall’UNAH, l’Università Nazionale di Honduras. Lo studio concretizzato da centinaia di prove inizia dopo che due ragazzi il 22 di ottobre scorso sono stati brutalmente assassinati da due poliziotti proprio all’interno dell’università.
Io vorrei evidenziare la parte della ricerca in cui si sottolineano i motivi di questa pericolosità: 1. perché agisce sotto protezione della legge statale 2. perché è finanziata con le tasse che pagano i cittadini.
In un paese così povero e così violento non poter nemmeno più confidare nelle forze di protezione è davvero spaventoso, certo non è nulla di strano. Io sono “felice” oggi per il fatto che il popolo honduregno continua ad infangare il nome di Lobo e continua a denunciare il suo operato. Io da tempo ripeto che in Honduras ci troviamo di fronte a una dittatura violenta e sanguinaria che trova nel comandante, ovviamente Lobo, e nei sottoposti tuttofare esercito e polizia.
“En la gran mayoría de casos delictivos, la Policía es en la práctica quien dirige la investigación criminal, aunque por ley esta es función del Ministerio Público a través de los fiscales” continua il testo, questo è ancora più pericoloso per la popolazione tutta, anche del fatto che gli agenti siano violenti. Perché? Perché se è la polizia che segue e conclude le indagini significa che è la stessa polizia che decide che cosa indagare e che cosa no, che cosa seguire in modo accelerato e che cosa no, che cosa manipolare e che cosa no. Cioè, in poche parole, se salvare la vita a un criminale o meno, a seconda che questo sia corrotto o corruttore.
Il popolo honduregno ha aperto gli occhi da tempo, chi, come me, segue le vicissitudini centroamericane, ha aperto gli occhi da tempo, quando apriranno gli occhi i pezzi grossi?
octavio

sabato 26 novembre 2011

Il nuovo disastro di Chernobyl

Il disastro di Fukushima, dimenticato dai giornali ma ancora vivo e vegeto, ha riportato alla ribalta il tema del nucleare e con sé il disastro di Chernobyl.
Proprio a tal riguardo arriva la notizia choc di oggi, una notizia che dovrebbe far incazzare il mondo intero e che fa incazzare anzitutto me: taglio, per rispondere al problema della crisi economica, di tutti i benefit che i liquidatori di Chernobyl hanno ottenuto sino ad oggi.
Per chi non ne fosse a conoscenza i liquidatori sono tutte quelle persone che subito dopo il disastro soccorsero la popolazione tutta andando, di persona, a pulire la centrale, i villaggi e le strade e a spostare e sotterrare quintali di scorie radioattive. 800mila persone fra militari e civili, uomini e donne che hanno rischiato tutto per salvare il mondo intero. Molti sono morti subito dopo il lavoro compiuto, altri pochi mesi dopo, circa la metà è tuttora in vita e combatte dolorose malattie. Non va dimenticato, oltretutto, che chi oggi è in vita, ha famiglia, con le disastrose conseguenze sulla propria prole e le relative cure che anche i figli devono sopportare. Famiglie intere sono dunque oggi schiave della sanità ucraina che è sì, di nome, gratuita, ma, di fatto, a pagamento: nessun controllo e nessuna limitazione hanno portato il medico a richiedere, spavaldo, direttamente in corsia la propria parcella per qualsiasi prestazione svolta.
C’è anche di più. Anche non esistesse questa corruzione medica l’alta spesa sanitaria di base rimarrebbe in quanto, comunque, le medicine e la strumentazione medica usata per la cura (intendo con ciò anche le garze) vanno tutte pagate.
Ora, capite bene che chi è stato liquidatore non è per un influenza che si reca all’ospedale e non è saltuaria la sua presenza nei nosocomi, plurale obbligato dato che le svariate malattie trovano cure migliori in diverse strutture mediche; questo sottintende una spesa medica elevatissima.
Il governo ai tempi creò un monumento a ricordo di tutti i liquidatori morti, forse quelli che sono rimasti in vita ci terrebbero ad avere non dico una vita decente, ma almeno una vita.
aleksej

venerdì 25 novembre 2011

Chi sarà il suo delfino?

Mugabe è sempre più malato. Mugabe non ce la fa più, dovrebbe ritirarsi a vita privata e combattere con tutte le sue forze il cancro che lo sta uccidendo e sta espandendosi sempre più. Essendo però un sanguinario, essendo però un dittatore, essendo però un mostro non ha nessuna intenzione di cedere il trono e, soprattutto, non trova in nessuno, nemmeno tra i suoi, l’auspicabile e degno successore.
Certo è che, volente o nolente, prima o poi dovrà mollare; i pretendenti si fanno già avanti da tempo. Da un lato la sua vice Joyce Mujuru, donna forte che ha saputo incassare tutti i soldi che il regime raccoglieva dal suo popolo e sa farsi rispettare dall’esercito, dall’altro il “Ministro della Difesa” (le virgolette per ovvie ragioni) Mnangagwa che, proprio per la sua carica, ha pieno controllo su forze militari e paramilitari. Due boia in piena regola; anche loro, però, non possono andare bene a Mugabe, lei perché il marito avrebbe fatto accordi con Tsvangirai, e per questo è stato carbonizzato vivo nella sua casa, lui perché troppo apertamente e internazionalmente avrebbe esplicitato la sua voglia di potere. Come in tutte le storie di “amore” oggi arriva l’altro, solo che questo altro fa paura. L’altro sarebbe un gruppo di ufficiali dell’esercito pronti a tutto per far cadere il territorio nella guerra civile necessaria affinché loro possano andare al potere. Non stiamo più parlando di fantascienza: è da pochi giorni arrivato in Zimbabwe un ingente carico di armi di produzione cinese, contente, tra l’altro, di numerose nuove divise. Quale utilizzo per queste nuove divise?
Io ci terrei solo a ricordare, dopo avervi presentato il disastro che sta per scoppiare nuovamente in Zimbabwe, che la popolazione là ancora muore, ancora viene torturata, ancora non ha diritto di parola. Davanti a questo dramma del popolo spero abbiate capito, da soli, perché tanto fermento per diventare presidenti. Per chi, invece, non ci fosse arrivato lo dirò io: da meno di un mese le miniere di diamanti sono tornati in piena produzione, perché? Perché gli Stati Uniti hanno dichiarato nuovamente esportabili i diamanti dello Zimbabwe, i diamanti insanguinati per eccellenza.
octavio

mercoledì 23 novembre 2011

A Clockwork Orange

Voi immaginate di essere poveri in un paese ricco e sempre più in ascesa economica. Immaginate di avere un lavoro saltuario o così malpagato da non riuscire a mantenere sé e i propri figli. Se siete così bravi da mantenere viva l’immaginazione (e scrivo dunque a chi questo problema non lo vive, cioè la stragrande maggioranza di chi mi legge) riuscirete anche a capire che cosa significa vivere senza soldi.
Ci si alza alla mattina e quel poco di mangiare che c’è lo si dà ai figli, si va alla ricerca di un lavoro, ci si spacca la schiena tutto il giorno e si ritorna a casa spesso senza un soldo in tasca, ma i bambini devono mangiare. Se ci si fa male come si possono pagare le medicine? Anche un piccolo graffio può portare ad amputazione dell’arto, e come può andare a lavorare un individuo che non è in salute? I soldi dunque da dove arrivano se nessuno lavora?
Questa è la situazione che quotidianamente si vive in Brasile, nelle favelas. Ci tengo a precisare che anche il tentativo di immaginazione che vi ho chiesto all’inizio se contestualizzato nelle favelas fallisce, è l’inimmaginabile reso reale.
Rimane di fondo il concetto iniziale, questa povertà nasce e si sviluppa in un paese ricco, in un paese che sta sempre più crescendo economicamente e che inizia a essere temuto a livello internazionale. C’è dunque una netta discrepanza tra la sofferenza interna e il lusso e lo sviluppo pubblicizzato. Che cosa più di tutto non serve a un paese che deve presentarsi come nuovo mulo di traino dell’economia? Il narcotraffico. E dove il narcotraffico meglio si radica e si espande? Nella povertà. Le favelas sono dunque, e non è una novità dirlo, sede preferibile dove smerciare la droga e chi, disperato, non sa come tirare avanti, rapidamente cade nella trappola del mercato illecito. Che cosa ha allora pensato il Governo? Ripulire le favelas da questi “mercanti di sogni”; ha quindi trovato un lavoro alla popolazione, l’ha armata e l’ha resa giudice su tutti gli individui delle zone marginali. Chiunque è narcotrafficante deve essere cacciato, ma come si fa a capire chi lo è e chi non lo è?
octavio

martedì 22 novembre 2011

Chiudetele tutte!

UNRWA seeks to protect refugees against infringements of their human rights, such as eviction, displacement, or restriction of movement. UNRWA monitors violations of international law and advocates for the protection of Palestine refugees’ rights. The Agency also provides emergency assistance to victims of house demolitions, evictions, and refugees whose property is damaged as a result of conflict.

Questa è la presentazione che la stessa Agenzia dà di se stessa sul suo sito, vi invito a visitarlo qui, essendo molto interessante e aggiornato non con saltuarietà. Tutti sanno il lavoro che l’UNRWA compie a favore dei profughi palestinesi, in particolare, mediorientali in generale e tutti sanno, nel senso che è facile da intuire, che dà molto fastidio a Israele la presenza di una così prestigiosa e, soprattutto, internazionale agenzia sul territorio che vorrebbe conquistare (basta ricordare la scuola bombardata durante Piombo Fuso).
Il solo fatto che si batta per dare un tetto ai rifugiati, il fatto che si impegni nella ricostruzione delle case abbattute da Israele, il fatto che a livello internazionale sputtani tutto l’operato della “democrazia” sionista non è certo qualcosa che possa andare bene a Netanyahu e Soci Ministri.
Che cosa hanno allora ben pensato di proporre? Chiudere l’Agenzia. Forti del fatto che gli USA hanno già tagliato i fondi all’UNESCO, causa riconoscimento dello Stato Palestinese, hanno pensato che sia giusto agire ora.
Ma perché chiuderla? State bene attenti perché questa è la follia delle follie, si deve chiudere l’UNRWA perché è un ostacolo per qualsiasi futuro accordo con i palestinesi, perché non lavoro per la pace e, soprattutto, perché non riconosce il numero di rifugiati palestinesi che accetta Israele (per l’UNRWA sono, ovviamente, molti di più). Essendo un’Agenzia in pieno disaccordo con Israele e la sua politica, solo per questo, merita di essere chiusa.
michael

lunedì 21 novembre 2011

La vita supera anche le punizioni

Vita politica tormentata e altalenante, durante il suo periodo di presidenza, per l’appoggio ottenuto e poi ritirato (in maniera altalenante) nei due mandati ottenuti tra il 2000 e il 200.
Gloria Macapagal Arroyo, ex presidentessa delle Filippine, ha dovuto infatti “combattere” le proteste popolari, l’ammutinamento dell’esercito e l’accusa di brogli elettorali. In poche parole non vi sto di certo raccontando la storia di un eroe, vi sto raccontando la storia di una donna forte e potente, figlia di Presidente, che ha saputo mandare avanti un paese con importanti successi (aumento del PIL e ribasso dell’inflazione) e grandi sconfitte, soprattutto personali.
Il fatto che nel 2005, anno dell’accusa di brogli, il suo gabinetto ammise di avere avuto contatti con un esponente della Commissione Elettorale, negando tuttavia i brogli, dimostra che anche lei ha voluto usare tutti i mezzi a sua disposizione per riuscire nella sua personale scalata al potere. Io, poi, sono convinto che i brogli ci siano stati sia perché se è vero (ed è vero) che ci sono stati contatti con quell’esponente è anche vero che allora con lui qualche decisione sarà stata presa, sia perché se nel 2003 la Arroyo ha dovuto subire l’ammutinamento dell’esercito e infinte rivolte popolari non mi riesco a spiegare come nel 2004 abbia fatto a riottenere la fiducia degli elettori.
Detto questo, per rendervi subito chiaro quale sia il mio personale punto di vista sulla Arroyo, arriviamo al dunque. La Presidente è sì stata una donna forte e autoritaria ma è pur sempre un essere umano, gravemente malata necessita oggi (e da tempo) di cure che si possono effettuare solo all’estero, Singapore per l’esattezza. Pochi giorni fa, mentre si stava accingendo a fare il suo check-in per poter ritornare a curarsi è stata fermata dalla polizia e raggiunta da un mandato di arresto. Vietato dunque ogni tipo di viaggio, per la corte che ha emesso la sentenza lei non è una semplice donna malata che sta cercando di sopravvivere, lei è una semplice fuggitiva.
Chi ha sbagliato deve pagare, il nostro sviluppato cervello di essere umani ci permette di arrivare solo fino a lì, di essere così moralisti e bigotti da rimanere ciechi davanti al dolore e alla morte? Chi ha sbagliato deve essere punito, ma deve anche avere il diritto di continuare a vivere.
octavio

venerdì 18 novembre 2011

Una montagna di rifiuti

Si vuole tentare con un referendum abrogativo; è questa la mossa (la più giusta a mio parere), pensato da opposizione e, soprattutto, cittadini per eliminare l’articolo 49 dell’ultima legge, in ambito smaltimento rifiuti, approvata dal parlamento albanese.
I rifiuti sono stati e sono tuttora un tema caldo un po’ in tutto il mondo, il Albania sono un problema abbastanza grave che tutti i governi hanno tentato di risolvere con scarsi risultati. Ora una legge è passata e però la popolazione ancora non è contenta proprio per quell’articolo 49 che rischia di far diventare l’Albania una pattumiera a cielo aperto e una discarica europea.
La legge, respinta in prima istanza dal Presidente della Repubblica, permetterebbe infatti di importare rifiuti da territorio straniero. Perché il Presidente l’aveva respinta? Perché non riusciva a spiegarsi come una legge che tentava di eliminare il problema rifiuti albanese potesse permettersi di ricevere anche rifiuti dall’estero. Perché il popolo non la vuole? Perché l’articolo 49 permette l’accesso a pattume straniero senza porre evidenti e ben delineati limiti.
La paura allora qual è? Ovvio, la mafia. Non solo da oggi l’Albania rischia l’ingresso indiscriminato di rifiuti da lei non prodotti, ma anche l’ingresso di rifiuti illegali e tossici dannosi per tutto, salute e ambiente in primis. L’Italia ci ha già insegnato cosa significa non smaltire i rifiuti e cosa significa la connessione rifiuti e mafia, non c’è bisogno che io stia qui a dilungarmi.
aleksej

giovedì 17 novembre 2011

Sic transit gloria mundi (2)

Nuovi Ministri e Nuovo Governo, non dico che iniziamo a respirare ma, almeno, le dita dal naso, per evitare di soffocare dal tanfo, possiamo toglierle.
Una persona stamattina mi ha detto: “Hai visto ieri il giuramento dei Ministri? Nessuna donna con i tacchi alti o con avvenenti forme”. Ed effettivamente posso dire, senza, credo, offendere nessuno, che la Nuove Ministre non sono certo donne da copertina, e credetemi, questo è il miglior pregio che si possa fare a un politico dopo il Governo Berlusconi.
Ho pensato di scegliere tre donne, tre Ministre (con o senza portafoglio poco importa) che ci hanno rappresentato fino a pochi giorni fa.
  1. MARA CARFAGNA: nel suo curriculum, è vero, spunta una laurea, ma quella, ormai ce l’hanno tutti, prende maggior rilievo (non certo per l’Italia, di certo per il suo Premier) la partecipazione nel 1997 a Miss Italia e il calendario nel 2005.
  2. MARIA STELLA GELMINI: La donna della meritocrazia che dopo la Laurea non ha fatto altro che servire il partito che, infine l’ha messa al potere. La donna che poco prima di dover lasciare lo scranno sul quale era appollaiata ha pensato bene di sistemare qui e là tutti coloro che o gli stavano simpatici, o gli avevano fatto dei piaceri, o dovevano essere messi in qualche luogo di potere.
  3. STEFANIA PRESTIGIACOMO: già Ministra dell’ambiente, lei che ha avuto sul collo un processo per inquinamento ambientale, lei che ha ottenuto un “misera” laurea triennale nel 2006 per giustificare, un minimo, la sua presenza a così alti livelli.

Le tre donne a mio avviso più rappresentative del Governo passato (per fortuna). Rappresentative di cosa? Del nulla, il nulla che stava dietro a Berlusconi. Il succo della politica di Berlusconi qual è stato? Lo hanno spiegato bene lui, Bossi, Sacconi e Formigoni con un gesto: il dito medio.
octavio

mercoledì 16 novembre 2011

Avviso di convocazione per chi ha appena rivisto la luce

Mentre continuano le operazioni di distruzione del territorio palestinese, arrivano nuove gare di appalto pensate dal Governo Israeliano e emanate dai comuni interessati.
Con la parola “distruzione” intendo tutto ciò che può essere distrutto, dai campi coltivati agli animali, dai mezzi agricoli e non alle case; con le parole “Comuni interessati” intendo invece: Gerusalemme Est, Har Homa (sud di Gerusalemme) e Pisgat Zeev (nord di Gerusalemme): la famosa cintura di costruzioni edili che dovrebbe eliminare la possibilità di accesso alla città santa da parte dei musulmani.
In poche parole che la Palestina presenti domanda di “accreditamento” all’ONU, che la Palestina sia riconosciuta dall’UNESCO, che sia stato istituito un Quartetto per cercare di arrivare a una risoluzione del dramma mediorientale, a Israele non interessa, continua per la sua strada e nessuno lo fermerà.
Notizia, però, ancora più schifosa è quella che arriva dalla Cisgiordania tutta: militari israeliani da alcuni giorni stanno compiendo svariati raid in tutte le città dei territori occupati per consegnare, brevi manu, avvisi di convocazione ad alcuni palestinesi. E fin qui “tutto normale”. Peccato che questi soggetti, convocati dalle forze israeliane, siano tutti ex detenuti liberato per lo scambio di Shalit.
Ovviamente non è chiaro per cosa sia questa convocazione, il fatto che proprio loro vengano richiamati è però “strano”, per non dire “studiato”.
Questa è la democrazia di Israele, questa è la sua potenza. Cambiare le carte in tavola è il mestiere di tutti i Premier israeliani, e va bene, che nemmeno venga storto il naso dal resto del mondo, invece, non va bene.
michael

martedì 15 novembre 2011

Con la testa mozzata

"10 persone saranno assassinate per ogni nome di collaboratore di Los Zetas rivelato". ECATOMBE ANNUNCIATA.
Non che fino ad ora non sia successo nulla, i morti sono un numero indefinito e accadono quotidianamente, la guerra al narcotraffico non è servita a nulla se non a portare maggiore violenza in un paese già violento. I narcos hanno sempre avuto la meglio e in quei rari casi di cattura di qualche sospetto, o presunto tale, il Presidente ha utilizzato il sangue di milioni di innocenti per vantarsi e presentarsi come vero uomo di fiducia per il popolo.
"Ciao, sono Rascatripas e questo mi è accaduto perché non avevo capito che non avrei dovuto pubblicare cose sui social network"
Rascatripas è un blogger, il suo unico “sbaglio” è stato quello di parlare dei los Zetas, è stato quello di tentare di dare dei nomi, dei volti a questi assassini, è stato quello di voler smascherare le implicazioni che il gruppo ha con la politica e i politicanti. Ma che cosa è accaduto? Ucciso e decapitato, “firma” tipica dei Los Zetas.
Loro non guardano in faccia a nessuno, stessa sorte è stata inflitta a un mese fa a una donna, anche lei blogger, anche lei implicata nella “guerra”, questa sì importante perché fatta a parole, contro il narcotraffico.
Ora, los Zetas è sicuramente una struttura ben organizzata ma di certo non è inespugnabile, che cosa allora non funziona in Messico? Beh questo lo dico già da tempo: quanto c’è di politico nei los Zetas?, Quanti politici possono dire di essere puliti a riguardo?
octavio

lunedì 14 novembre 2011

Sic transit gloria mundi (1)

È finita? Boh, non lo so. Di certo il circo sta iniziando a chiudere il tendone, nani e ballerine hanno fatto rientro nelle loro auto blu e mestamente ritornano a casa. Ormai tutti hanno già detto tutto, cosa si può dire oggi a due giorni dalla caduta dell’Impero Romano?
Io vorrei soffermarmi solo su alcuni fatti che non si devono dimenticare davanti al crollo e al tracollo.
  1. La TV. Un governo che si basa su di essa è di per sé falso, fatto di immagini e non di sostanza. Ci hanno fatto credere che il bello della vita è lì dentro e, per questo, vale anche prostituirsi, anzi, ancora peggio, vale anche che i genitori invitino alla prostituzione le proprie figlie.
  2. L’ignoranza. Un governo fatto da ex soubrette, ex conduttrici tv, ex cantanti o attrici, ex tutto tranne quello che dovrebbero essere (politici), non dovrebbe più destare alcuno dubbio: è un governo di incapaci, nominati dall’alto per tentare di far diventare incapaci e ignoranti il popolo che comandano.
  3. La diffamazione. Incolpare sempre gli altri per salvare la propria faccia (fatta con il didò) non può essere il metodo vincente per giustificare il malaffare proprio e altrui (se l’altrui è dentro la cerchia dei “salvabili”).
octavio

venerdì 11 novembre 2011

Il bicchiere mezzo pieno

via al hayat al jadida
Mi dicono di pensare positivo, e non sono i primi a dirmelo; mi dicono di non essere sempre così tragico; mi dicono che qualcuno qualcosa fa (e questo non lo metto in dubbio) e forse è ora del mea culpa: ho fatto un po’ come il mio predecessore quando disse che troppi erano i sionisti per vedere una vera fine. Allora oggi mi sono detto: “Fatti forza! Cerca una notizia positiva sulla Palestina, qualcosa che possa almeno fare cambiare l’opinione che hanno di te”. Le uniche notizie che sono oggi degne di nota sono le seguenti, entrambe legate al riconoscimento dello Stato Palestinese da parte dell’Unesco (qualcuno forse si sente un po’ troppo preso in causa ora).
Netanyahu appreso il riconoscimento ha nuovamente bloccato l’erogazione dei dazi doganali che Tel Aviv raccoglie per conto di Ramallah, soldi che permettono alla Palestina di sopravvivere, e ha dato ordine di accelerazione sulla costruzione di nuove unità abitative, 2000 circa. Più di 1600 sarà costruite a Gerusalemme Est e le altre a Betlemme. Perché proprio Betlemme? Perché è la prima area per cui verrà richiesto il “titolo” di “Patrimonio dell’Umanità”.
Il dramma è che molti altri siti saranno presentanti dalla Palestina come aree papabili di tale appellativo e dunque molte altre abitazioni verranno costruite violentemente, dopo Betlemme c’è la Tomba dei Patriarchi a Hebron (mi commuovo a ricordare la mia personale visita alla parte musulmana dell’edificio), la Tomba di Rachele vicino Betlemme, la Tomba di Giuseppe nei pressi di Nablus.
Per essere sicuri però, che l’UNESCO non faccia troppo la difficile e non rompa troppo le uova nel paniere, per non dire i coglioni, Bibi ha pensato bene di mettere in campo anche gli Stati Uniti. Che cosa avrebbero fatto? Semplice, hanno tagliato tutti i fondi destinati all’Agenzia ONU e ora loro si trovano a dover chiudere baracca e burattini perché devono risparmiare, o, meglio rientrare nei conti.
Il bicchiere sarà anche mezzo pieno, io però non vedo grandi speranze.
michael

Un'Italia senza Berlusconi

Per me e per quelli della mia generazione non è possibile un'Italia senza Berlusconi. Da quando avevamo tre anni il suo faccione ceronato era sempre sul Tg a sorridere, il suo accento milanese era sempre in radio a dire cavolate e a smentirle il giorno dopo, i suoi fidi cani erano sempre in qualche talk show a non far parlare gli altri. Io non ho mai passato un giorno della mia vita senza sentire almeno una volta una notizia o una discussione che lo riguardasse. Un po' come con Kate Middleton, ultimamente.
E ora annuncia che si dimetterà dopo il decreto di stabilità, anche se ci metterà due o tre anni per farlo (eh, sai com'è, è un perfezionista, lo vuole scrivere con calma). Cioè: cambia la storia. Ora potrò vedere com'è il mondo senza Berlusconi, per la primissima volta nella mia vita. Senza Berlusconi se ne andranno il menefreghismo, la chiusura al dialogo, il lecchinaggio, la compravendita della fede politica, la mafia statale, eccetera eccetera eccetera? Boh. Intanto mandiamolo a casa, poi si vede.
zecca

giovedì 10 novembre 2011

I giudici sono corrotti, la (mia) polizia no

"Nuestros efectivos se sacrifican en estas actividades, porque corren un riesgo enorme y que es duro que nosotros capturemos a las personas y las ponemos en las manos de las autoridades y después vemos que salen libres, porque un juez y un fiscal se prestaron para ello, esto es decepcionante"
Parole dure, parole che fanno male all’Honduras, parole che mettono in crisi tutto l’assetto legale del paese. Nessuno penso si scandalizzerebbe tanto se vi dicessi che questo discorso è stato fatto da un rappresentante dell’opposizione in Parlamento, ma non è così. Anzitutto perché non esiste opposizione in Honduras, esiste la dittatura di Lobo, e poi perché le parole sopraccitate sono state dette, davanti al Congresso Nazionale, da Marlon Pascua, chi è? Il Ministro della Difesa.
Colui che deve mantenere l’ordine pubblico attacca coloro i quali sono chiamati a giudicare l’operato di chi viene fermato dall’ordine pubblico: il gatto che si morde la coda. Non basta infatti dire che la polizia fa tanto ma poi ci sono i giudici che sono corrotti, se è vero che i giudici sono corrotti allora che la polizia intervenga no?
Ora Marlon Pascua rischia una querela da parte della Associazioni degli Esperti di Diritto i quali hanno informato che non agiranno solo se il Ministro riuscirà a presentare un elenco di giudici a avvocati immischiati con il crimine organizzato portando prove concrete e credibili. L’associazione aggiunge che la dichiarazione di Pascua è solo un metodo per deviare l’attenzione dai problemi più grossi che insanguinano il paese.
Ora quest’ultima dichiarazione è assolutamente vera, i politici honduregni cercano sempre di risolvere i problemi spostando l’attenzione su altri problemi, e in realtà non solo in Honduras succede questo, ma c’è da dire che la probabilità che giudici e avvocati siano corrotti è molto elevata. Preciso meglio, la possibilità che giudici, avvocati, Ministri e poliziotti siano corrotti non è elevata è certezza. Bisogna allora che arrivi un uragano e spazzi via tutto, il problema che gli uragani fisici rovinano solo la vita dei poveri e quelli metaforici arrivano a fatica e si corrompono dopo poco.
octavio

mercoledì 9 novembre 2011

Messaggi neanche troppo subliminali

Parlare di Putin diventa sempre più doveroso. Ogni giorno escono notizie sconcertanti sul suo conto e/o sul suo nuovo partito.
Non voglio di molto soffermarmi sulla notizia, a quanto pare fondata, di violenze e infedeltà (ma di questo poco mi importa) nei confronti della moglie. Non perché la violenza sulle donne sia un tema che non deve essere trattato, anzi, ma perché non condivido il metodo con cui questa confessione è stata estorta (tramite spia segreta tedesca) e il periodo in cui è stata fatta circolare (periodo elettorale); le confessioni, oltretutto sono degli anni ’80. Perché non sono state fatte uscire prima? Come mai nessuno se n’è fregato di ciò che avveniva in Casa Putin? Una cosa è certa, se l’avessimo saputo forse Putin non avrebbe avuto la possibilità di fare tutto il male che ha fatto sino ad oggi. È però “normale” che chi compie il male pubblicamente lo compia anche privatamente.
Mi interessa molto di più soffermarvi su una notizia di pochi giorni fa: polemica contro il nuovo partito di Putin Russia Unita. Avrebbe riempito la città di manifesti elettorali, e sino a qui nulla di male, che invitano la cittadinanza al voto, e continuiamo a essere in un livello di normalità, ricalcando pari pari i manifesti che la Commissione Elettorale sta affiggendo per informare e invitare la cittadinanza tutta al voto del prossimo 4 dicembre.
L’unica cosa in cui si differenziano è il simbolo, per Putin c’è quello di Russia Unita, per la Commissione Elettorale c’è quello della bandiera russa.
Tutti i rimanenti partiti in gara hanno pubblicamente protestato e con ragione. La mossa di Putin è chiara: ricopiare i manifesti Statali per associare le elezioni ad un unico partito, il suo.
Non mi stupisco del fatto che Putin giochi sporco, e che molto probabilmente Putin sarà di nuovo vincente (la prima notizia da me data potrebbe aprirvi gli occhi), mi stupisco del fatto che il popolo protesta ma le Istituzioni devono ancora intervenire a riguardo.
aleksej

martedì 8 novembre 2011

DIMETTITI!

Dimettiti! Libera il Paese delle tua inutile e dannosa presenza!

Nuove idee, nuove trovate e continua lo sterminio

Domenica prossima, giorno di festa per il mondo cristiano e giorno di lavoro per il mondo ebraico. In quella data saranno ripresentate in Parlamento due proposte di legge che erano state accantonate ma che ora tornano alla ribalta per volere di Netanyahu.
Due leggi che limiteranno tutte le ONG in Israele e che dovevano essere varate lo scorso giugno, ma che, grazie all’intervento “provvidenziale” del Ministro Begin sono stati bloccati, solo ed esclusivamente per non destare scalpore prima che venisse presentata richiesta di riconoscimento all’ONU dalla parte palestinese. Cosa prevedono queste leggi?
Limitazioni sulla possibilità di ricevere finanziamenti da Nazioni Unite, Unione Europea e organizzazioni internazionali per un massimo di 20mila Shekel.
Motivazione: “Sotto copertura di lavoro umanitario molte associazioni influenza il dibattito politico, il carattere e le politiche dello Stato d’Israele”.
Capite bene che ancora una volta ci si sta muovendo politicamente per uccidere i palestinesi. Su quale base si può dire che le ONG lavoro per contrastare la politica israeliana? Su quale base si può dire che il lavoro umanitario è in realtà lavoro svolto per scardinare i piani (del tutto unilaterali e assurdi) della politica israeliana?
In più, è questo è ciò che a me più interessa, e che al mondo politico poco importa, la gente muore, di fame, di assenza di medicinali, di assenza di infrastrutture. Gli aiuti umanitari sono manna dal cielo, e uso un esempio ebraico apposta, bloccarli è di nuovo condannare a morte un popolo. perché nessuno fa nulla?
michael

lunedì 7 novembre 2011

Tonton Macoute

“Chi ha paura dell’uomo nero?” ancora oggi alcuni bambini giocano con questo grido iniziale: gara a chi riusciva a catturare più compagni che trae origine dalle storie che vedevano in questo uomo nero, colui il quale “prendeva” i bambini cattivi.
La mitologia creola ha istituzionalizzato quest’uomo nel Tonton Macoute, essere che girava per le strade di notte rapendo i bambini che restavano fuori casa, da questa mitologia prendono il nome gli squadroni della morte che durante la dittatura di François Duvalier giravano per lo stato di Haiti e facevano sparire tutti coloro che erano contro il leader indiscusso.
Duvalier ottiene il potere nel ’57 tramite regolari elezioni, dopo un golpe contro di lui decide in autonomia di cambiare la Costituzione e rendere se stesso presidente a vita, chiudendo tutti gli organi statali che potevano in qualche modo opporre resistenza, facendo sparire chi era troppo avverso alle sue decisioni, organizzando ecatombe umane plateali a mo’ di intimidazione tramite la sua polizia personale. Il popolo prima lo segue grazie alla campagna elettorale, dove Duvalier viene presentato come un nuovo “unto dal Signore”, non è sarcasmo, i volantini dicevano proprio questo, poi lo segue per la paura. Tutto questo accadeva sino alla morte del sanguinario dittatore.
Da qualche tempo, sicuramente aiutato dalla situazione catastrofica in cui versa Haiti da quando il famoso terremoto l’ha rasa al suolo, il figlio di Duvalier è tornato in patria, da qualche tempo le violenze sono tornate.
E come sono tornate? Con nuovi squadroni della morte, del tutto simili ai Tonton Macoute di cui parlavo sopra.
Ora è chiaro che due sono i problemi: il primo, non di poco conto, è che la possibilità di una nuova guerra civile si innalza a livelli enormi; il secondo, e per me è ancora più grave, è che la ricostruzione e la mobilitazione che il mondo intero ha avuto dopo il terremoto non è servita a nulla, né sul piano sociale né su quello politico.
octavio

venerdì 4 novembre 2011

Venti Gelidi

Post scheggia, violento e possente come un fulmine. Qualcosa che faccia pensare senza annoiare, qualcosa che ci faccia spaventare della xenofobia che in Europa sta dilagando, una xenofobia che ormai ci sta distruggendo.

FINLANDIA: “I gay? Rinchiudiamoli su un’isola insieme ai neri, così vedrete che società perfetta ne nascerà”. Teuvo Hakkarainen

SVEZIA: “Non tutti gli immigrati sono dei criminali, certo. Ma c’è una connessione.” Jimmi Akesson

UNGHERIA: “Per un avvenire migliore”, “Lottare contro il terrore zingaro”. Cartelli esposti a una manifestazione davanti a un campo rom

OLANDA: “In questi tempi di malessere vengo con un messaggio di speranza e di ottimismo. Credo che i Paesi Bassi siano in grado di svilupparsi molto meglio. Credo che i giorni migliori devono ancora arrivare nei Paesi Bassi. Credo che non vi è motivo di pessimismo. Basta guardarsi intorno a quello che gli olandesi, attraverso i secoli, hanno costruito insieme. E gli olandesi avrebbero paura per le sfide di oggi? Non credo.
Ora è il momento di fare ciò. Presto è tempo di primavera, facciamo allora le pulizia di primavera”. Geert Wilders

A voi libero sfogo ai commenti.
octavio

giovedì 3 novembre 2011

Nuove navi in arrivo

Freedom flottilla sì o Freedom flottilla no? Io ovviamente voto per il sì. Conta però poco la mia parola e abbiamo visto come sia andato a finire il tentativo di un nuovo superamento del blocco navale imposto a Gaza di questa estate.
Ora dire che la situazione a Gaza è peggiorata è assurdo, peggio di così sarebbe solo lo sterminio totale, dire che la situazione è stabile è ambiguo perché uno penserebbe che allora le cose non vanno poi così male, allora dirò che è disperatamente stabile, intendendo che non cambia nulla e dunque il dolore di ieri diventa il dolore di oggi.
Ora dunque sapere che due navi sono nel Mediterraneo, ancora in acque internazionali e stanno navigando alla volta di Gaza con l’intento di superare il blocco e consegnare aiuti umanitari e lettere di sostegno alla popolazione palestinese dà speranza.
Due navi cariche di medicinali e beni di prima necessità per un valore pari a 30 mila dollari, due navi cariche di attivisti, giornalisti, politici ed equipaggio, 27 in tutto. Navi partite in silenzio, navi che hanno fatto lunga strada senza che nessuno ne parlasse e ora volano su tutti i giornali. Silenzio iniziale intelligente e voluto per evitare che Israele mettesse in atto rapporti diplomatici così stretti e importanti da bloccare tutto sul nascere come è successo questa estate, appunto.
Israele cosa risponde a tutto ciò? Lo fa per bocca di Leibovich, tenete colonnello, il quale conferma che “Israele è pronta a impedire agli attivisti di raggiungere Gaza”. Non ci è dato sapere in che modo impediranno, ma di certo impediranno. Leibovich ha però “assicurato” che Israele sarà disponibile a portare tutto il carico delle navi a Gaza.
Ora, sulle bugie di Israele non c’è nemmeno da soffermarsi tanto, sappiamo che sono falsi, sappiamo che i beni mai arriveranno a destinazione; c’è da soffermarsi invece sul blocco navale, quello ora sì che è illegale: nessun prigioniero israeliano è più su suolo palestinese, il blocco è dunque illegale e razziale.
michael

mercoledì 2 novembre 2011

Tempesta

Mentre la nave veleggiava annaspante tra le onde furiose, la montagna guardava dall'alto lo spettacolo umano di quei marinai intenti a salvare pelle e carico. Si affannavano gli uomini tra le cime e il timone senza poter uscire da quella spirale di forze che la tempesta infliggeva loro. "il carico!""il carico!""salvate il carico!" tuonava il comandante sferzando i suoi marinai come un nuovo vento della tremenda tempesta. I padroni della nave intanto contavano spese e guadagni tranquillamente seduti dietro a scrivanie in lussuosi palazzi. Nessuno di essi aveva prole, loro unica dedizione era la valuta che strabordava dai forzieri mentre il popolo attonito cercava rifugio dalla tempesta. Le voci per le calli ed i campi fecero affacciare l'ossuto Doge che fingendo di non capire il problema ordinò alle guardie di riportare il silenzio nella cupa Venezia. Lontano intanto la nave girava su se stessa e sorda la montagna seguiva il suo rollare, i marinai finalmente ignorarono il capitano; la nave svuotata del suo oro potè approdare in un porto sconosciuto.
Corvotempesta

Il giorno dei morti

Abbastanza macabro da dire ma si ricorda oggi il giorno dei morti, festa ormai non più festa, solo le scuole la commemorano. Una giornata dedicata al ricordo dei propri cari, una giornata in cui (ed è scontato e elementare dirlo) il commercio e l’economia hanno messo radici profonde che nessuno è più in grado di recidere e dunque, si spende tanto per ricordarci all’unanimità: “Memento mori”.
Ogni persona può fare un elenco di chi andrebbe o va ricordato e io ho pensato di farne uno, a mo’ di memento e tolgo il “mori” per essere positivo. Elenco in ordine sparso, cercando di non dimenticare nessuno, ma si può sempre aggiungere, sperando di non offendere nessuno (e comunque questo è il mio elenco).
I morti nella guerra di Afghanistan, i morti nella guerra di Iraq, i morti in Siria, i morti in Honduras, i morti in Palestina, i morti in Israele, i morti in Messico per mano del narcotraffico, i morti in El Salvador a causa dell’alluvione, i morti in Turchia a causa del terremoto, i morti in Giappone a causa dello Tsunami, i morti in Giappone a causa dell’uranio, i morti in Cecenia, i morti, in Somalia, i morti in Darfur, i morti in tutto il Maghreb, i morti in Kirghizistan, i morti in Waziristan, i morti in Iran, i morti in Libano, i morti in Sri Lanka, i morti in Russia a causa dell’uranio, i morti in Russia a causa del freddo, i morti a causa del terrorismo, i morti a causa della prigionia, i morti a causa degli eserciti, i morti a causa della loro fede, i morti uccisi da fede diversa, i morti a causa del sesso, i morti a causa delle persecuzioni, i morti nei Paesi Baschi, i morti in Irlanda del Nord, tutti i morti, in tutto il mondo, a causa della crisi economica causata dalle banche e dai nostri governanti.
octavio

martedì 1 novembre 2011

Di nuovo in galera

Lo stimo anzitutto perché è un blogger, lo stimo poi perché ha saputo dire, sempre, che le cose non andavano bene, lo stimo perché lo ha fatto in un paese dove si rischiava molto, lo stimo perché anche dopo la galera, impostagli da Mubarak è ritornato più forte di prima e, insieme a sua moglie, è stato uno degli ideatori della Primavera Araba.
In sintesi stimo Alaa Abd El Fattah perché per un ideale ha dato e dà la vita, almeno qualcuno che si interessa a qualcosa RISCHIANDO ancora esiste.
Certo il post non vuole però solo essere un elogio, nessuno che sa “combattere” con le parole ama troppo i complimenti e dunque oggi scrivo per un motivo ben preciso: el Fattah è tornato in prigione. Per ora una condanna di 15 giorni che, però, potrà essere allungata a dismisura a seconda del gusto e del piacere dei giudici e dei politici che li comandano.
Lo scandalo è dunque che nell’Egitto post rivoluzione, quell’Egitto che si sarebbe dovuto e avrebbe voluto liberarsi dei dittatori torna la repressione.
El Fattah è in carcere per incitazione alla violenza contro i militari, un’incitazione che a suo dire non è mai avvenuta, e io, sarò di parte finchè volete, ci credo, è impensabile per me che l’ideatore delle proteste sia un violente e un aizzatore.
Perché allora è stato messo in carcere se le accuse sono false? Per la sua tradizione. Sì, proprio per questo. La sua famiglia ha la “tradizione” di essere di sinistra e di aver sempre smascherato le magagne organizzate dal potere, ciò fa paura.
I migliori auguri al nuovo governo egiziano, se, nato da una rivoluzione, ha già paura di avere scheletri nell’armadio non avrà di certo vita lunga. Se, nato da una rivoluzione, ha già degli scheletri nell’armadio è spaventoso sottolineare con che velocità la corruzione cambia la mente umana.
octavio