mercoledì 31 agosto 2011

Tutti a scuola, lì ci insegnano le radiazioni

Il vecchio Governo giapponese prima di finire il suo mandato aveva fatto una dichiarazione choc ma fondamentale: “Passeranno decine di anni prima che si possa ritornare a vivere e costruire a Fukushima e nelle zone limitrofe”.
Notizia choc perché fino ad ora noi dal Governo Giapponese avevamo avuto solo rassicurazioni, sapevamo che il danno alle centrali era ingente ma tutto era tenuto sotto controllo. Certo, non essendo scemi, sapevamo che tutto ciò non era vero, ma che un Governo si rimangi così la parola data è sicuramente sconvolgente.
Notizia fondamentale perché domani, 1 settembre, apriranno le scuole in Giappone, in particolare apriranno gli Asili Nido e le Scuole Materne (bambini dai 6 mesi ai 5 anni), e nessuno, né il vecchio Governo né il nuovo hanno fatto deroghe o dichiarazioni a riguardo delle scuole di Fukushima e aree confinanti. Greenpeace ha svolto analisi sia negli asili che nelle scuole superiori e ha rilevato un livello di radioattività 15 volte superiore alla legge. Non c’è bisogno che sottolinei che già 1 volta superiore sarebbe pericoloso, 15 volte non è altro che mandare giovani e bambini a morte certa. Pensare che il Governo abbia fatto il macabro discorso del “tanto le radiazioni sono anche fuori le scuole quindi cosa cambia” sarebbe, forse, un’accusa troppo grande, ma così è, le radiazioni non sono solo nelle scuole, è l’area colpita dal disastro nucleare che è diventata inabitabile e pericolosa. E la politica in tutto ciò dov’è? Cosa fa? Sempre Greenpeace avverte che il Governo è in ritardo nei lavori di bonifica e opera in modo inadeguato alle necessità, insomma la politica è impegnata a fare i festini delle nuove elezioni appena avvenute, non ha tempo per la gente.
Se, comunque, le scuole domani dovranno aprire obbligatoriamente allora bisognerà puntare tutto su una materia: rispetto per l’ambiente. Prima di leggere e scrivere bisogna saper rispettare la terra in cui si vive; questo purtroppo però è un sogno.
octavio

martedì 30 agosto 2011

Guerra al narcotraffico, guerra di educazione

Il diritto più importante che un giovane dovrebbe vedersi sempre riconosciuto come rispetto della sue persona e del suo diritto di formarsi è sicuramente l’educazione. Un bambino o un giovane che non ha accesso alle scuole è sicuramente più propenso a cadere nelle trappole che il mondo usa per controllare meglio i suoi “sudditi”. È evidente che nel mondo moltissimi giovani non vedono riconosciuto questo diritto per svariati motivi, primo fra tutti, la povertà. Vorrei però oggi raccontarvi di un paese povero, il Messico, dove i giovani vedono negarsi questo diritto per la violenza. È infatti da poco iniziato l’anno scolastico ma nelle aree e zone limitrofe di Acapulco e Ciudad Juarez le scuole hanno già chiuso, i maestri si rifiutano di andare a scuola. Non ci troviamo però davanti al solito caso di sciopero per l’aumento degli stipendi o fattori similari, qui si tratta della vita.
Decine e decine di maestri hanno infatti raccontato alla stampa (con la piena rassicurazione che né immagine né nome sarebbero stati diffusi) di aver ricevuto numerose minacce da parte di gruppi di narcotrafficanti che, ora, ogni giorno trovano appostati davanti alle scuole. La richiesta è un vero e proprio pizzo: o la metà dello stipendio viene consegnata a loro o la violenza arriverà nella scuola e si scatenerà non solo contro i maestri ma anche contro tutti coloro che lì si troveranno. Ovviamente nessuno ha dovuto aspettare molto prima di vedere feriti molti genitori che si trovavano fuori dalle scuole in attesa dei propri figli, o maestri che entravano o uscivano dal loro luogo di lavoro.
Prima della decisione di chiudere le scuole o, meglio, di non andare più a lavorare (la chiusura spetterebbe al Governo…) i maestri avevano fatto richiesta ai Municipi prima e al Governo poi di aumento della polizia nelle zone limitrofe le scuole ma nessuno ha dato loro risposta e aiuto. Ora, che la violenza ormai si è scatenata, il Governo continua ad infischiarsene e i maestri hanno fatto, giustamente, di testa loro.
Una domanda ce la dobbiamo porre: La stampa non ha insistito con il Governo per avere almeno una dichiarazione a riguardo? Sì, effettivamente c’è una dichiarazione ma è così stupida e ridicola che non vale nemmeno la pena di riportarla: “No se ha reportado ningún secuestro a un maestro en días recientes”. Sullo stile “chi si è visto si è visto”, il Governo nasconde quelli che già sono nelle mani dei narcotrafficanti per dichiarare che ultimamente la situazione è migliorata.
octavio

lunedì 29 agosto 2011

È qui la festa?

Immaginatevi un vasto cortile, di un duecento passi di lunghezza e centocinquanta circa di larghezza, tutto recinto all'intorno, in forma di esagono irregolare, da un'alta palizzata, cioè da uno steccato di alti pali, profondamente piantati ritti nel suolo, saldamente appoggiati l'uno all'altro coi fianchi, rafforzati da sbarre trasverse e aguzzati in cima: ecco la cinta esterna del reclusorio. In uno dei lati della cinta è incastrato un robusto portone, sempre chiuso, sempre sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle; lo si apriva a richiesta, per mandarci fuori al lavoro. Di là da questo portone c'era un luminoso, libero mondo e vivevano degli uomini come tutti. Ma da questa parte del recinto ci si immaginava quel mondo come una qualche impossibile fiaba.

Così Dostoevskij descrive le carceri siberiane, orrende prigioni in cui venivano stipati per lo più i dissidenti politici costretti alla fame, al freddo e al lavoro forzato. Da che esistono sarebbe impossibile calcolare il numero di gente morta. Sono passati anni, decenni, siamo entrati nel nuovo millennio e nel nuovo secolo ma non molto è cambiato nei metodi di detenzione della Grande Madre Russia. Lo Stato si dice democratico e dà testimonianza di atteggiamenti bonari e umani nei confronti dei prigionieri, da dichiarazione degli stessi però si viene a sapere che spesso scarseggia il cibo, spesso viene vietata l’ora d’aria, spesso vengono vietate le visite dei parenti, spesso la tortura è la miglior forma punitiva.
Un reportage choc dimostra, però, che questa vita è solo per chi non è in grado di pagare tangenti alle proprie guardie carcerarie. A raccontarlo è un certo Andrei, ex assistente di un parlamentare russo, finito in carcere nel 2006 e, proprio grazie alle tangenti, mai stato così “libero”. Cibo costoso e alcolici assicurati sempre alle ore dei pasti, celle ampie e con possibilità di arredamento personalizzato, possibilità di incontro con i “parenti” (e va fra virgolette perché sotto tale nome finivano tutti, anche amici e amiche) quando si voleva in hotel di lusso dove, volendo, ci si poteva fermare anche per il weekend.
Davanti a tutto ciò è chiaro che non si può parlare d’altro che di corruzione, corruzione estrema e pericolosa essendo entrata anche in carcere. L’unico problema è che se fossi russo e dicessi queste cose in Russia finirei, io, povero, in una cella buia, senza cibo e senza i miei cari, nel giro di poche settimane.
aleksej

domenica 28 agosto 2011

Incoronazioni

Fino ad ora il mio commento sulla Libia è stato pressoché assente, sono fiero sostenitore e convinto che anche il silenzio sia un grande metodo di commento. Certo è che ogni giorno gli aggiornamenti sono sempre più precisi e fanno sempre più scalpore sia per le dichiarazioni che arrivano da tutto il mondo, sia perché i morti continuano ad esserci in massa, ultima notizia è il ritrovamento di 170 cadaveri carbonizzati, giustiziati sicuramente dai fedelissimi del ra’is (ché così si scrive non come tutto il mondo fa).
I ratti, come Gheddafi li chiama, non mollano e lui ora è costretto a vivere in cunicoli, proprio come i ratti, per evitare di essere preso, questa la fine di tutti i “grandi” leader, ricorderete di certo Saddam.. ora il problema che voglio portare all’attenzione è però un altro: l’inarrivabile resa dei leaders. Uso il plurale perché non voglio parlare di Gheddafi, uso lui per parlare di tutti gli uomini di politica che, una volta arrivati al successo, non hanno nessuna intenzione di mollare, costi quello che costi, anche vite umane.
Loro non mollano, non hanno nessuna intenzione di perdere il potere acquisito e i soldi messi in banca; allo stesso tempo, però, gli eserciti che dovrebbero deporli non arrivano mai alla conclusione, non arrivano mai all’arresto. Perché? Troppi favori e troppi aiuti che non possono essere dimenticati? Gheddafi ad esempio è immanicato economicamente in mezzo mondo, forse è per questo che nessuno vuole realmente intervenire per mettere la parola fine a questo massacro?
Esempi ce ne sarebbero a non finire, lascio a voi il divertimento di cambiare gli addendi per verificare che il risultato non cambia.
octavio

sabato 27 agosto 2011

E bravo Israele

Ed ecco la conferma a ciò che ipotizzavo nello scorso post. I raid aerei continuano su Gaza, il quartiere di Silwan e tutti i luoghi sacri all’Islam di Gerusalemme sono posti sotto stretto assedio dall’esercito israeliano, i morti continuano a esserci: donne, bambini e anziani in primis perché anche se le armi sono intelligenti non si fermano davanti a nessuno.
La festa di fine Ramadan sarà la più triste che si sia mai registrata in Palestina, tutti saranno intenti a piangere i loro morti, nessuno penserà alla gioia per la fine del digiuno.
Ritornando però ora alle miei ipotesi risulta oggi evidente che il Mossad è il mandatario dei bombardamenti su Israele, quelli che hanno fatto scatenare la spedizione punitiva su Gaza. E come faccio a essere così certo? Presto detto, a Gaza si stanno testando nuove armi.
Sono i medici dell’ospedale di Gaza City che testimoniano l’utilizzo di nuove armi comprovate dall’arrivo di pazienti con nuove ferite mai viste prima: ferite e bruciature che rendono impossibile anche il riconoscimento del corpo, l’immagine orrenda che testimonia tutto ciò la trovate qui (non la posso mettere pubblica per rispetto al bambino in questione e per rispetto a chi, troppo sensibile, avrebbe il sangue gelato nelle vene).
Seguite dunque il ragionamento: l’esercito israeliano ha progettato nuove armi che devono ora essere testate, la data per la presentazione all’ONU dell’istanza di riconoscimento dello Stato Palestinese sta vorticosamente arrivando, solo un nuovo attacco in grande stile può da un lato permettere i test tanto attesi (cosa c’è di meglio che provarli sui palestinesi, tanto loro devono essere eliminati) e il blocco degli incontri ONU, troppo intenti a chiedere la pace per capire che l’unico modo per avere la pace è bloccare lo strapotere sionista.
michael

venerdì 26 agosto 2011

Questa è la democrazia di Lobo

Immaginate un gruppo di giovani che si ritrova e decide di denunciare le ingiustizie subite via internet, immaginate poi che questo gruppo essendo formato da artisti non solo si limiti a denunciare via web ma anche tramite manifestazioni e manifesti, immaginate poi che questo avvenga in Honduras e riuscirete a capire subito il successo di massa che questo gruppo ha ottenuto. Artistas en Resistencia è il loro nome e sono, appunto, un collettivo che da tempo, da molto tempo denunciano soprusi e violenze, qui il loro blog.
È chiaro che dal 2009, da quando gli Stati Uniti hanno voluto mettere in croce l’Honduras con un golpe militare che continua tuttora, il blog è diventato sempre più famoso e gli artisti hanno organizzato sempre più manifestazioni e proteste per tentare di condannare il Governo transitorio prima e il Governo attuale ora di crimini contro l’umanità.
Morale della favola? Jairo Lopez, che vedete nell’immagine, è stato selvaggiamente picchiato due giorni fa, alle 6 del mattino. Una spedizione punitiva in grande stile, nessuna intimidazione prima, nessuna traccia dopo, solo l’azione violenta. Interessantissime le parole degli amici del giovane a commento dell’attacco:

En Artistas en Resistencia no descartamos que lo ocurrido al compañero Jairo López haya sido un ataque directo contra un miembro militante del la Resistencia Popular, tal como se viene mediatizando por la prensa vendida y los voceros militares, en la cual, toda acción de muerte o asalto es considerado como un hecho de la delincuencia común.

Non ci sarebbe molto altro da aggiungere, le loro parole, violente sì ma mai come i calci, i pugni e i colpi di arma da fuoco che il Presidente Lobo e il Governo honduregno ormai da due anni lanciano contro la popolazione, dicono tutto.
octavio

giovedì 25 agosto 2011

Il primo giorno del Ministro

Il Ministro si era appena insediato alla sede di Trastevere. Un pò scocciato per qul ministero sempre dietro a tagli, occupazioni, contestazioni si rianimò al pensiero dello stipendio, del potere su tante persone e ai privilegi vari. Era stato chiamato alla carica di Ministro dell'Educazione per le sue capacità comunicative nelle televisioni, giornali, radio e internet; doveva continuare così e rendere gli studenti telespettatori. Le consegne erano chiare: il suo genio per spegnere ogni fiamma giovanile.
Quello che doveva fare. Impedire che si sviluppassero adulti. Impedire personalità nuove, sopprimere ogni domanda prima che la ricerca inizi. Nessun ragazzo dovrà far memoria della positività avuta alla nascita; il mondo è duro che la scuola insegni il vecchio "ognun per sè", nello smarrimento totale di una direzione e sicurezza fondante. Non passi dalle nostre scuole la richiesta di iniziativa libera dello studente, tutto sia controllato, represso e, dove questo non fosse possibile, ridotto a opzioni prestabilite. Non ci sia contatto assolutamente con personalità in grado di far montare strane idee in testa ai ragazzi. Combattere in ogni modo l'unità tra le persone; sin da ragazzi siano messi in competizione l'uno contro l'altro e se qualche sentimento nascesse che esso sia ridotto a uso e consumo l'uno dell'altro. Non si formino personalità adulte in grado di prendere decisioni, di creare nuovi lavori o inventare sistemi fuori dagli schemi definitivi. A nessuno verrà in mente di dare il proprio apporto alla politica, all'economia, all'istruzione stessa. I testi scolastici siano controllati, le interrogazioni limitate al programma prestabilito. Non ci sia condivisione tra i ragazzi ma egoismo spinto fino all'indifferenza totale. Ognuno sia chiuso in sè, avanti nelle rotaie ministeriali. Il ragazzo così abituato sarà incapace di una qualsiasi attività di giudizio critico.
Questa era la riforma scolastica in atto da qualche anno e che lui era chiamato a terminare...
Qualcuno bussò alla porta, sua nipote era entrata e lo guardava sorridendo. "Zio volevo dirti che domani comincio la scuola". Il Ministro fu percorso da un brivido che il clima torrido di Roma avrebbe dovuto impedire (anche nel suo ufficio climatizzato), prese la bozza della sua riforma scolastica soppesandola tra le mani...
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Dei delitti e delle pene

Due destini che si uniscono. Due realtà parallele, ricchi e poveri, che, però, in Zimbabwe hanno la possibilità di incontrarsi per un unico motivo: mettersi contro Mugabe. Era da molto che non parlavo di Zimbabwe ma, sfortunatamente, nel mese di agosto due avvenimenti hanno riaperto un vaso di Pandora troppo spesso richiuso.
Mentre l’UE decide di revocare parzialmente il divieto di esportazione diamanti dallo Stato africano più ricco di giacimento e più violento con i minatori (notare dunque che il Nostro Parlamento Europeo, in gran segreto, si sta macchiando di sangue) arriva la notizia., tramite BBC, della scoperta di un capo di tortura allestito dall’esercito di Zimbabwe vicino al più grande giacimento di diamanti del loro territorio. Testimonianze raccontano di uomini frustati ripetutamente più volte al giorno, alcuni hanno a causa di ciò perso anche l’uso di braccia o gambe, frustate su genitali maschili, finti annegamenti, “lotte” con cani addestrati a mordere e, come ciliegina sulla torta, violenza sessuale per le donne. Tutto ciò perché? Per una semplice richiesta di aumento di stipendio.
Nello stesso periodo in cui questa notizia giungeva moriva in un incendio Solomon Mujuru, generale nonché figura influente del Partito Zanu-PF. Ieri la moglie, vicepresidente dello Zimbabwe, ha chiesto di aprire un’indagine per chiarire le cause del decesso. Effettivamente non si capisce come Mujuru, con alle spalle grande esperienza militare, non sia riuscito a fuggire essendo esistenti, a detta della moglie, varie vie di fuga nell’abitazione, non è nemmeno chiaro il perché i soccorsi siano arrivati “solo” dopo 6 ore, essendo la casa distante SOLO 80km dalla capitale, non è, infine, chiaro perché nella casa sia stato ritrovato il corpo di una donna, la stampa (quindi il governo) dice essere l’amante del generale. Una svolta, probabilmente decisiva, è da ritrovare nello scontro politico che Mujuru stava svolgendo all’interno del partito sua una questione assai delicata: la successione di Mugabe.
A commento a tutto ciò c’è solo una domanda: è forse perché esiste un partito al potere e uno di opposizione che non fa vedere Mugabe con la sua vera maschera? Dittatore è e dittatore rimane, prova ne sia l’uccisione di uno dei suoi solo perché parlava di successione. L’Europa ci mostra il vero punto focale attorno al quale far girare il problema: i diamanti; finchè esisteranno loro esisterà anche il sangue.
octavio

mercoledì 24 agosto 2011

Anche il ghiaccio frutta soldi

Passaggio a Nord-Est: rotta per lo più impraticabile e ardua, passaggio marino che collegherebbe in maniera piuttosto rapida i territori polari con l’Oceano Pacifico ma che, per le condizioni atmosferiche fino a pochi anni fa era considerato inaffrontabile. Oggi “grazie” al surriscaldamento globale, alla faccia di tutti quegli Stati che dicono in TV che sono per l’ambiente, i ghiacci sono di molto diminuiti e la rotta non è poi così infattibile, anzi, è da poco iniziata la guerra per controllare il traffico navale; si calcola infatti che per il 2030 85 milioni di tonnellate di merci potranno passare per la rotta artica: denaro sonante.
È chiaro che questa guerra per il controllo dell’area interessa quei paesi che geograficamente lì affacciano e, in particolare, Canada e Russia che hanno la stragrande maggioranza delle coste in quella parte desolata di mondo. Fino ad oggi si era studiato un modo settoriale per cui dalle coste si seguivano i meridiani sino al Polo e quella parte di terra era di giurisdizione dello Stato a cui le coste appartenevano, ora si rimette in gioco tutto perché chi più ha più guadagna.
Mosca, dunque, assetata di soldi, se le inventa tutte e così dichiara che buona parte del Passaggio, anche oltre i limiti settoriali finora stabiliti, sarebbe di sua proprietà in quanto proseguimento di catene montuose sottomarine che prenderebbero origine su territorio russo.
In un momento di crisi economica, in un momento in cui tutte le borse iniziano a saltare, in un momento in cui i cittadini russi (la stragrande maggioranza) sono alla fame il Cremino mette già nelle spese del 2012 un rompighiaccio a propulsione atomica e negli anni successivi mette in preventivo di spesa altri rompighiaccio così come la costruzione di svariati porti lungo tutta la costa.
Tutto ciò alla faccia di chi vorrebbe un ambiente più sano, di chi vorrebbe poter vivere e non sopravvivere, alla faccia di chi, come Mosca, vorrebbe trarre profitti da questo nuovo passaggio marino.
aleksej

martedì 23 agosto 2011

Alternativa politica

Vorrei ripartire dall'emergenza politica che racchiude in sè le guerre in atto in mezzo mondo (l'altro mezzo è in "pace" apparente), la perenne crisi economica, i problemi del lavoro, l'istruzione eccetera. Il fallimento di questa classe dirigente è evidente e il nuovo tentativo di reciclarsi che già sommessamente è in atto (vedi i figli di chi è al potere da anni dire "tocca a noi") si presenta come un nuovo annuncio di stallo. La realtà è che l'occidente capitalista dopo la vittoria sul sistema comunista si era posto come garante e unico beneficiario di una nuova pax romana. Questo schema è saltato; le "tigri asiatiche" pretendono il loro spazio, l'America tracolla, l'Africa muore sempre più, i tanto agognati diritti umani sono sempre più cancellati anche in quella vecchia Europa che rinuncia alle sue conquiste per i diritti dei lavoratori e sull'educazione. Io, che non sono un ambientalista, vedo drasticamente la natura ribellarsi alla violenza subita, l'espansione illimitata è una falsa, le risorse sono agli sgoccioli e il sarcofago di Chernobyl e la nuova Idra di Lerna di Fukushima sono nella sofferenza della gente il monito davanti quelle Colonne d'Ercole che si era pensato di aver passato senza conseguenze da secoli. La politica dunque, ripartire da una formazione culturale alla politica alla ricerca di un nuovo modello che possa far vivere gli abitanti di questa città di oltre sei miliardi di persone in modo più umano. Una politica che incontri le persone nel loro complesso di bisogni e desideri e si applichi per un modello di economia che faccia vivere come in una famiglia non come tra schiavi e padroni. L’alternativa è la paura, paura di perdere il lavoro, di perdere i risparmi, paura dello straniero e dell’altro, paura che conduce rapidamente a un nuovo conflitto.
IoLiOdioINazistiDellIllinois



La mia immensa certezza

Nel giorno in cui si riapriva questo blog un evento colpiva o avrebbe dovuto colpire l’opinione pubblica: l’apertura del Meeting di CL, la fiera delle vanità.
Solo alcuni commenti dando una rapida scorsa al programma dell’edizione in corso d’opera.
  1. Mi sembra alquanto ridicolo, e già lo dicevo lo scorso anno, voler chiamare il Ministro Maroni a parlare di integrazione; Mare Nostrum il titolo del dibattito. È ridicolo per due motivi anzitutto perché la Lega Nord non accetta l’integrazione, quale idee può quindi portare un leghista a un incontro sull’integrazione?; in secondo luogo sarebbe meglio modificare il titolo da Mare Nostrum a Po Nostrum, in questo caso sì la Lega avrebbe diritto a parlare e potrebbe presentare la sua “idea” di integrazione e di Italia.
  2. È invece utile proporre un dibattito dal titolo Natalità e Famiglia. Il Meeting, però, ha un’idea utile che realizza in maniera catastrofica, parlano infatti coloro che hanno ideato, voluto e votato l’ultima Manovra per risanare lo stato e affondare le famiglie (vedi sempre un mio post a riguardo). C’è poi una sottigliezza da dover far notare: intervengono al dibattito quattro esponenti del PDL e due del PD, non lo trovate un subliminale invito di voto?
  3. È, altresì, orrendo che la regione Lombardia, patria del ciellismo, finanzi in maniera esageratamente cospicua il Meeting che, per il suo stesso nome, si svolge fuori regione; finanziamenti così ingenti da non permettere sovvenzioni ad altre manifestazioni che sì si svolgono in Lombardia. Come si giustifica tutto ciò: interventi a fiume di Presidente e Vicepresidente della Regione Lombardia sbattuti in programma come se piovesse.
  4. È, invece, sionista il modo in cui viene affrontato il Senso Religioso, vorrei ricordare che CL è riconosciuta dalla Santa Sede romana, dunque cristiana. All’incontro parteciperanno solo esponenti di Università Americane, Università Milanesi (più o meno dichiaratamente cielline), e Università Israeliane (sioniste). Per CL dunque il senso religioso è espresso solo da Cristianesimo e Ebraismo, un’apertura al dialogo interreligioso davvero imponente…
Per descrivere la bassezza morale e di intelletto che ho qui appena esposto c’è una canzone, ottimo
commento a tutto questo.

 
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.

 
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.

 
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

 
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.
De Andrè

 
octavio

lunedì 22 agosto 2011

Raid aerei, raid di interpretazioni

13 di settembre, è da questa data che io voglio commentare e raccontare ciò che sta accadendo in Palestina. È con questa data che in una nuova ottica si può leggere questa escalation di violenza che non sembra volersi fermare. È proprio in questo 13 di settembre che si parlerà all’ONU di pace in Palestina e si farà la proposta di riconoscimento dello Stato palestinese, è proprio contro questa data che Israele sta mettendo in campo tutte le sue armi possibili per far saltare l’incontro. Oggi il “quartetto” ha chiesto moderazione da entrambe le parti e allo stesso tempo determinazione nel fermare i terroristi: un passo verso le ragioni sioniste è già stato fatto, Bibi non poteva giocare meglio le sue carte.
Con ciò non voglio dire che l’attentato nei pressi di Eilat non sia da condannare, e non voglio nemmeno dire che chi lo ha compiuto non era terrorista. I morti ci sono stati e per quei morti va pianto il pianto amaro della disperazione e della delusione, queste stesse lacrime vanno però versate anche per i morti palestinesi, quelli odierni fatti dai raid aerei e quelli passati fatti dall’odio (chi mi conosce dà ora nuovo valore a questo termine) sionista; un odio così cieco che non si è fermato nemmeno davanti al popolo egiziano.
Arriviamo però ai razzi Grad e Qassam lanciati da Gaza. Ma chi ce lo conferma che quelli vengono da Gaza? L’unica dichiarazione a riguardo è quella di Barak (dichiaratamente di parte) che, a commento dell’attentato di Eilat, dichiarava pressappoco così: “Sono certo che questa violenza viene da Gaza”, così sono partiti i bombardamenti aerei. Mi sembra un po’ poco per far partire una spedizione punitiva ma si sa che in Israele funziona così.
E per essere ancora più precisi da dove esattamente sono partiti, se da Gaza sono stati lanciati? È facile dire Gaza ma se anche fossero partiti da lì è importante vedere da dove, non solo da che punto geografico ma anche da che arma. Voglio insomma dire che forse (ma io il dubbio proprio non ce l’ho) ci stanno facendo credere che i razzi sono stati lanciati dai palestinesi. A me invece gira in testa questa idea: forse (e anche in questo caso io il dubbio non ce l’ho) i razzi sono stati lanciati sì da territorio palestinese ma da mano e arma israeliana; Mossad è la parola chiave che svela ogni arcano. Israele non vuole far riconoscere lo Stato palestinese, cosa c’è di meglio di una nuova ondata di violenza per bloccare tutto?
michael

domenica 21 agosto 2011

Here we are

Siamo tornati. Era ora? Forse sì, bombe ad orologeria sono esplose in tutto il mondo e il nostro silenzio forse è stato troppo colpevole per nascondersi dietro un misero “siamo in vacanza”, ma così è stato e ora fare un punto della situazione diventa assai difficile, tenteremo, promesso.
Non che la vacanza sia stato solo stare in panciolle ad aspettare che la lancetta dei secondi finisse il suo giro inesorabile sino all’ora in cui da bravi bambini si va a fare la nanna, e, perciò, siamo ora più tonici, pronti a infuocare con le nostre invettive ciò che il mondo vorrebbe lasciar nascosto.
Torniamo immergendoci sino al collo nella realtà, crudelmente feriti da parole venute da lontano, rinvigoriti da un medicamento naturale Misteriosamente e noi pervenuto: vento di dio pronto a colpire.
E allora eccoci qui:

Una donna comprò il suo cappello
per avere una smorfia riparata
Un vecchio stravecchio passandole accanto
abbozzò un'espressione molto canuta

Ricordando l'amore perduto,
perduto in mezzo alla strada,
me ne vado, disse per la strada
come un autobus senza fermata.
con le sedie vuote e tutto il resto
verso il deposito mi appresto
senza tutto il resto
pazienza del resto.

Le moldave scoperte dal maestrale
quella sera cenarono in famiglia
nella luce di un telegiornale
in mezzo ad un padre una madre ed una figlia.

Sulle briciole della tovaglia
i Re Magi mangiavano a scrocco
un prete convinto dallo scirocco
ripensò a quello che aveva fatto
e trovandosi sotto il giudizio
nè di un Dio nè di un tribunale
disse vino al vino pane al pane
era meglio andare a puttane.

Nella giungla scomposta del letto
una donna senza un difetto
si incastrò dentro ad una ruga,
scelse la morte come unica fuga.

Nel girone dei rivoltosi
comunisti pieni di baffi
rigirandosi verso la bora
sentirono il vento prenderli a schiaffi
e per non dargli la soddisfazione
fecero finta di non sentire
chi strinse i denti, chi i pugni
chi il rosario prima di morire.

Un giovane marinaio
nel mare che fa paura
si travestì da scimmia ridente
dentro al libeccio di una puntura.

Si svegliò sopra uno scoglio
a contemplare le proprie idee
aspettò il vento ma passò l'onda
tinse di lacrime tutte le vele.

Alessandro Mannarino

Il Timone

martedì 16 agosto 2011

We're going back ... the countdown begins

Un uomo onesto, un uomo probo,
tralalalalla tralallaleru
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente.

Gli disse portami domani,
tralalalalla tralallaleru
gli disse portami domani
il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui dalla madre andò e l'uccise,
tralalalalla tralallaleru
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò.

Non era il cuore, non era il cuore,
tralalalalla tralallaleru
non le bastava quell'orrore,
voleva un'altra prova del suo cieco amore.

Gli disse amor se mi vuoi bene,
tralalalalla tralallaleru
gli disse amor se mi vuoi bene,
tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte,
tralalalalla tralallaleru
gli disse lei ridendo forte,
l'ultima tua prova sarà la morte.

E mentre il sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore,
la vanità fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento
tralalalalla tralallaleru
ma lei fu presa da sgomento,
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato,
quando a lei niente era restato,
non il suo amore, non il suo bene,
ma solo il sangue secco delle sue vene.

Fabrizio De Andrè, La ballata dell'amore cieco