domenica 31 luglio 2011

Evviva! La primavera è israeliana

Attenzione! Questa è assolutamente la notizia più interessante che mi trovo a commentare da quando ho iniziato il mio lavoro di “palestinese on-line”: proteste in Israele.
Esatto, proprio così, la primavera araba è arrivata anche in terra sionista, sicuramente più blanda negli ideali, ovviamente non spudoratamente contro il governo, inaspettatamente presentata dai media di internet (logico che tv e giornali non dicono nulla, soprattutto in Italia).
Le fonti di polizia parlano di 100mila manifestanti calcolando tutte le città (da nord a sud del territorio israeliano, che ricordo essere in realtà palestinese) “colpite” dai cortei. Tutte le persone scese per le strade gridavano “il popolo esige giustizia sociale” e manifestavano contro il caro vita che sta massacrando la popolazione israeliana e aumentando il divario tra ricchi e poveri. Esemplare in ciò un manifesto che così recitava: Ho tre lavori e non riesco ad arrivare a fine mese.
I portavoce della protesta così commentano sia sui giornali che sulle TV: “abbiamo ottenuto un grande risultato, da due settimane la gente protesta e vive per le strade, finalmente la gente sta decidendo come vuole vivere”. Dall’altro lato Netanyahu, che sicuramente non pensava di avere un popolo che gli si potesse rivoltare contro, risponde alle proteste dicendo che preparerà un pacchetto di riforme per far abbassare il costo della vita; una risposta, insomma, capace solo di riprendere un poi di quei voti che sta clamorosamente perdendo.
È evidente che le parole di Netanyahu sono false per il solo motivo che lo Stato Israeliano Sionista dovendo finanziare le costruzioni coloniche e dovendo mantenere i coloni che vanno lì a vivere ha uscite quotidiani enormi. E parlando di queste spese non tengo conto di quelle militari che sono, ovviamente, il doppio di quelle appena citate. È vero che le sovvenzioni dai sionisti che vivono all’estero sono ingenti, ma il primo miglior modo per recuperare denaro è sicuramente alzando le tasse. Il popolo ci rimette, e questa non è una novità, il popolo è stanco e questa, per Israele, è una grande novità. L’unico modo per eliminare il carovita è smettere l’occupazione, forse sto sognando, ma credo fermamente che se il popolo israeliano ci si mette d’impegno solo per salvare i propri interessi produrranno svolte considerevoli nel conflitto israelo-palestinese (che in realtà è palestinese-israeliano).
michael

venerdì 29 luglio 2011

Avviso agli elettori

Vergonoso? No è troppo poco. Ignobile? No, ancora troppo poco. Umiliante? Decisamente. Schifoso? Beh, non lo volevo dire ma sì è proprio schifoso, e non lo dico solo e io arrivo anche in ritardo, ma le dichiarazioni di Borghezio fanno schifo. Comunque essendo leghista cosa ci potevamo aspettare? Non certo un discorso con un filo logico, non certo una sola parola che non fosse offensiva. Comunque, ripeto, ormai la cosa è passata sembra che neanche più l’abbia detta, in più oggi ha chiesto scusa quindi l’abbiamo risolta all’italiana: tarallucci e vino.
I morti però rimangono e dichiarare “condivisibili, a tratti ottime” le idee di un folle che spara all’impazzata solo per difendere, a suo dire, l’occidente “dall’orda” islamica mi sembra sia non l’essere andati oltre ma proprio l’aver cagato fuori dal gabinetto.
Rimane anche il fatto che il manifesto ideologico di Breivik, il pazzo, è stato etichettato di neonazismo, e forse è un’etichetta che funziona data la strage che ha compiuto. Dire dunque che le sue idee sono valide è dichiararsi neonazisti; mi permetto quindi di informare tutti i cittadini italiani, affinchè aprano gli occhi, soprattutto in cabina elettorale: LA LEGA NORD E’ UN PARTITO NEONAZISTA. Non è più valido dire che Borghezio è una voce a sé stante, o una voce fuori dal coro, è il loro europarlamentare dunque un personaggio di spicco.
C’è poi un altro fatto, i servizi segreti tedeschi, per storia passata loro di nazismo se ne intendono…, dopo aver studiato il manifesto Breivik hanno dichiarato che l’attentatore non è da considerarsi neonazista. È perché? Non ha usato metodi nazisti per mandare avanti le sue idee? Assolutamente no. Prerogativa necessaria per essere neonazisti è l’antisemitismo, essere contro l’Islam è essere contro l’Islam, punto. Ma scusate vogliamo davvero essere così ignoranti? Non sapete che anche il mondo arabo islamico è semita?
E allora il punto qual è? Che nessuno vuole assomigliare all’attentatore, data la strage che ha fatto, solo quelli della Lega.
octavio

giovedì 28 luglio 2011

De la cruel morte

Sergey Magnitsiky aveva denunciato una truffa di oltre 130 milioni di euro ad opera di funzionari russi, si scopriva in seguito a ciò che lavorava per gli Stati Uniti; accusato anch’egli di truffa venne incarcerato. In carcere morì, e da un rapporto russo (significa che è vero se loro stessi lo confermano) fuoriesce che morì perché picchiato e non curato durante un attacco di pancreatite che lo portò alla morte.
A causa di ciò gli USA decisero di creare una black list (loro sono avvezzi a crearne…) in cui sono stati inseriti tutti i cittadini russi implicati con quella morte e impossibilitati ora a ottenere un visto per entrare in territorio statunitense.
Ecco allora che Medvedev oggi risponde che anche la Russia farà lo stesso con alcuni cittadini americani implicati in questioni sovietiche.
Non vorrei certo parlare di Guerra Fredda, non credo nemmeno che qualcuno ricordi ancora questo termine, certo è che le due superpotenze tornano a scontrarsi. Oggi sembrano più dispetti che veri e propri scontri diplomatici, ma si sa che anche la politica cambia e si piega alle esigenze di mercato. Solo quello conta, il vil denaro.
Letta la notizia mi sono domandato come mai il mondo dei media si limita a ricordare Magnitsky solo per questo “scontro” politico, perché nessuno dà peso a quello che lui ha dovuto passare? A me non interessa se era una spia o per chi lavorava, a me interessa che lui per il suo lavoro (oneste o meno) è dovuto morire. Perché è dovuto morire? Perché è andato a interferire nelle leggi di mercato. E questa fine la fanno in molti, che siano in Russia, in America o in qualsiasi altro stato poco importa, la fine è sempre quella. E invece “La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica”
aleksej

mercoledì 27 luglio 2011

Rispettando gli Accordi di Oslo

Accordi di Oslo, un passo importate che aveva fatto pensare allora, quando vennero firmati, che il peggio era passato e ormai il conflitto dei conflitti stava andando verso la sua naturale fine. Nessuno mai si impegno a fondo per farli rispettare, nessuno si impegno ad accettarli pienamente (soprattutto Israele) e così gli accordi produssero solo nuovi disaccordi che portarono al solito nulla di fatto.
Israele è però convinto che questi siano ancora in piedi e che lui li stia rispettando a differenza di quei terroristi dei palestinesi e così decide che se la Palestina non farà marcia indietro sulla sua decisione di chiedere all’ONU il riconoscimento dello stato INDIPENDENTE palestinese loro cancelleranno gli accordi.
Per chi non lo sapesse a Oslo venne firmata una carta, ne avevo già parlato in modo più dettagliato, in cui sostanzialmente si accettava da entrambe le parti una sorta di cooperazione su tutto così che si spartisse il potere un po’ di qua e un po’ di là, si spartissero i territori e l’economia; fu un tentativo più che valido per porre fine alla guerra ma, appunto, nessuno lo prese in considerazione.
Se però Israele dice che lo sta seguendo un motivo ci sarà, forse davvero Israele è così buono con i palestinesi e sono loro quelli che non si accontentano mai e sono, per questo, violenti?
Vi farò un esempio: Nabi Saleh, territorio occupati, cittadina palestinese. Ieri l’esercito ha fatto irruzione hanno isolato gli ingressi principali del villaggio hanno dato autorizzazione a decine e decine di coloni di poter entrare nelle case palestinesi e occuparle come loro nuova residenza, tutte le case sono sulle vie principali. L’azione militare avviene dopo che, per protesta, i palestinesi avevano dato fuoco ad alcuni campi coltivati nelle colonie ebraiche vicine. Ora ritorno alla mia domanda sono i palestinesi che sono violenti o, forse, è Israele che è un assassino?
Se ancora non foste convinti di ciò, d'altronde i palestinesi hanno appiccato un fuoco e questo per la nostre idiota mentalità occidentale è ovviamente un atto terroristico (solo quello palestinese però, dell’occupazione delle case nessuno è informato e tutti fanno finta di nulla), vi porto un altro esempio, alcuni parlamentari hanno così commentato in risposta alla volontà palestinese di andare a chiedere indipendenza all’ONU: “Li fermeremo con una nuova pistola, molto più grande e più veloce, molto più cattiva”. I parlamentari intendevano indicare con il nome “pistola” il nuovo cannone che ha appena fatto il suo ingresso nell’esercito sionista di Eretz Israel.
michael

martedì 26 luglio 2011

Correre ai ripari

Da ieri e sino a oggi Joseph Westphal rimarrà in Honduras, motivo della visita: familiarizzare e conoscere meglio il lavoro bilaterale tra Stati Uniti e i paesi della regione latinoamericana. Per chi non lo sapesse Westphal è sottosegretario dell’esercito statunitense.
Un pezzo grosso, era chiaro, ma che per il suo lavoro si dimostra molto propenso alla guerra. Tutti dicono che l’esercito non fa solo guerra, ma la verità è questa: se un esercito esiste una volontà (remota o meno) di guerra c’è. Assunto che prende maggiore veridicità nel momento in cui si scopre che il sottosegretario durante il suo viaggio avrà, e sarà il momento centrale, un incontro con il Ministro della difesa honduregno Pascua.
Non che per me ci fosse da dimostrarlo ancora, ma questa visita così mirata non fa altro che sottolineare l’ingerenza statunitense in territorio honduregno e soprattutto rispetto al golpe che ha portato Lobo a spadroneggiare. È anche il periodo in cui questa visita avviene che dà maggior valore alle mie ipotesi. Vi ricorderete che Lobo ha ora paura di un attentato nei suoi confronti, vi ricorderete che ha deciso ora di usare i soldi che servirebbero per la difesa della nazione per difendere lui, vi ricorderete che aveva “rassicurato” tutti, come se a qualcuno importasse della sua sicurezza, dicendo che conosceva già gli ambienti da cui dovrebbero provenire questi attentatori.
Bene, cosa c’è di meglio per scoraggiare tutti se non far venire un pezzo grosso dell’Esercito Americano in territorio honduregno. La sua venuta è una chiara e precisa dichiarazione di nuova possibile guerra. Westphal, volente o nolente, ha sulla faccia una scritta che dice: “Provate a sfidare Lobo e interveniamo noi, lo abbiamo fatto possiamo tornare a farlo”.
octavio

sabato 23 luglio 2011

Un nuovo lutto al braccio

"Una persona convinta ha tanta forza come 100mila persone che hanno solo interessi"
Questa è la frase che Anders Behring Breivik ha lasciato sul suo twitter come presentazione. Lui è, o dovrebbe essere, l’ideatore della strage compiuta ieri in Norvegia. Non solo ideatore ma anche realizzatore essendo stato visto prima sul luogo dell’esplosione e poi, travestito da poliziotto, sull’isola dove sono stati 80 i morti (dati tutti dolorosamente in aumento).
Il mondo intero ora si scatena nel cercare di delineare il profilo psicologico e sociale del giovane; chi va a guardare il suo conto in banca, chi il suo profilo face book, c’è chi trova fondamentale sottolineare che aveva un appezzamento di terra dove coltivava prodotti agricoli.
A me non interessa nemmeno che sia un anti-islamico e un sostenitore dell’estrema destra, indizi che, a rigor di logica sono molto importanti, invece, per inquadrare il soggetto.
Non mi interessa per un solo motivo cento persone sono morte, non è importante il mandante o il realizzatore (certo questo va trovato, processato e arrestato), sono importanti i morti, soprattutto giovani tra i 13 e i 15 anni.
Nel momento del cordoglio e del compianto non c’è spazio per grandi commenti o commiserazioni, certo è che il mondo in cui viviamo fatto di un potere preponderante che uccide le persone rendendole automi soli e schizofrenici, gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno. La violenza è certo un modo per cercare di fuggire la realtà, cercare di non risolvere il problema.
octavio

venerdì 22 luglio 2011

Il Malawi sotto regime nazista

"Basta con le rivolte e sediamoci a discutere. Io ho la responsabilità di far rispettare l'ordine e la legge, una responsabilità basata sui poteri che mi sono stati conferiti dalla Costituzione"
Tono autoritario, poche parole che cercano di impaurire la popolazione. Questo il commento di Bingu wa Mutharika, presidente del Malawi che da ieri deve affrontare le proteste, le enormi proteste che hanno già portato a 18 morti. Fa molto pensare il fatto che il governo confermi la morte di solo dieci dei diciotto realmente deceduti.
Il presidente dunque chiama, meglio impone, la calma, lui che è stato economista della Banca Mondiale, eletto a Presidente per la prima volta nel 2004, incapace di rimettere in piedi uno Stato che ha sofferto e soffre i dolori della fame. Perché le proteste oggi in Malawi? Perché Mutharika è un dittatore che ha mantenuto il potere solo in mano sua per potersi fare i suoi porci comodi e ha lasciato in estrema povertà la popolazione. Proteste dunque del tutto giustificate.
Come faccio a dire che il Presidente è un dittatore oltre che un mostro? Molto semplice: dalla sua elezione è iniziata una campagna di “sensibilizzazione” a favore del presidente con la quale si è riuscito a far credere alla popolazione che Mutharika era l’uomo giusto per loro, l’uomo che avrebbe, data la sua conoscenza e il suo potere risolto le sorti dello stato. Fino a che l’economia ha girato tutto è andato bene e il popolo è caduto nel trabocchetto, nel mentre il Presidente si autoconcedeva il monopolio del mais, del tabacco, del cotone e del petrolio. Quando la struttura fantastica creata da Mutharika è iniziata a vacillare si è subito trovato un capro espiatorio: lo straniero in generale e la popolazione del Mozambico residente in Malawi in particolare. Io questo metodo l’ho visto usare dai nazisti, ve lo ricordate?
A questo punto non c’è più nemmeno bisogno che io spieghi perché la gente protesta, ora c’è solo da chiedersi quanti altri morti ci saranno? Qualcuno interverrà? Quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno intervenga?
octavio

mercoledì 20 luglio 2011

Il blocco invalicabile

«Ancora una volta, il governo israeliano ha risposto in modo squilibrato e inaccettabile per lo schieramento di forze di fronte alla iniziativa nonviolenta», «C’è ora profonda preoccupazione per la sorte dei passeggeri».
Queste le parole degli organizzatori dell’ultima nave carica di aiuti umanitari che viaggiava verso Gaza, intercettata, dopo inseguimento al porto di Ashdod.
Queste le parole di Netanyahu: «Israele continuerà a consentire il trasferimento dei prodotti e cibo a Gaza, ma non mancherà di tenere un blocco navale a Gaza per impedire il contrabbando di armi e razzi sparati ogni giorno contro i cittadini israeliani da parte del governo di Hamas».
Vedete la falsità? Se è permesso il cibo a Gaza perché la nave è stata bloccata? Solo perché ha fatto resistenza alle richieste delle navi israeliane? Io dico, anzi grido, che hanno fatto bene a disubbidire alla richiesta del biblico Golia, hanno fatto bene a sfidare l’espressione navale del male, hanno fatto bene a boicottare le richieste israeliane: tutto ciò che è, proviene, o viene realizzato dal governo sionista israeliano è da boicottare.
E comunque, alla fine, la nave si è recata al porto di Ashdod, porto dove (se vi ricordate anche io ne avevo parlato) dovevano attraccare tutte le navi della flottilla per scaricare i beni che sarebbero poi stati consegnati a Gaza dall’esercito israeliano. La nave è attraccata là, il carico era di soli aiuti umanitari, Netanyahu dichiara che il cibo a Gaza può entrare, perché allora i passeggeri della nave sono stati arrestati e il carico è ancora fermo ad Ashdod? Cos’è che non funziona? Chi può davvero fare qualcosa per la gente che a Gaza muore di fame?
michael

martedì 19 luglio 2011

Leggi ad personam honduregne

Premessa necessaria, ormai la faccio sempre ma repetita iuvant, è che non è auspicabile né augurabile la morte di nessun individuo, anche il peggior uomo che esista sulla faccia della Terra.
Che il Presidente del Honduras proclami che sta ricevendo svariate minacce di morte non è notizia che ci dovrebbe far gioire ma preoccupare, anche se è tutto da dimostrare che sia cosa vera.
Io mi ricordo bene che pochi mesi dopo la sua elezione Lobo parlava di possibile golpe nei suoi confronti anche se “rassicurava” la folle dicendo che conosceva già gli organizzatori del colpo di stato e avrebbe provveduto a difendersi (ammazandoli). Ha provveduto così bene che nessun golpe ha messo in crisi il suo governo.
Ora rischierebbe la morte, l’intercettazione così direbbe: “a este (Lobo) no hay que sacarlo (del poder) porque hay mucho problema, mejor lo vamos a mandar a matar”, ma ha già assicurato che conosce la provenienza di chi lo vuole morto e sa che le minacce arrivano proprio ora perché è passata la legge per la sicurezza del paese che va a riempire di nuove tasse la popolazione.
È dunque dato per certo che il o i mandatari e i sicari di Lobo hanno già le ore contate ma, per non pubblicamente dimostrare che lui gli avversari li aiuta è pronto anche un piano di sicurezza “ortodosso” per evitare l’attentato.
10 milioni di lempiras verranno dunque utilizzati per creare un muro di cinta intorno alla casa presidenziale e per garantire la scorta al Presidente e alla sua famiglia. La legge per la sicurezza è stata dunque fatta per prendere i soldi ai poveri per sfamare i più ricchi o, meglio, il più ricco: l’unico che ci guadagnerà e ci lucrerà sopra è sempre lui il mandatario Lobo, il folle che ha messo in ginocchio il suo paese, l’assassino che ha insanguinato l’Honduras.
Il resto del popolo cosa farà? Beh per quello c’è un sonoro chissenefrega. Chissenefrega se la gente muore di fame, chissenefrega se i bambini non avranno educazione, chissenefrega se i giovani entreranno nella criminalità organizzata, chissenefrega se l’Honduras non uscirà mai da un etichetta che è pesante come il piombo: Terzo Mondo.
octavio

lunedì 18 luglio 2011

Guerra di religione, a quanto dicono...

La chiamano guerra tra religioni, per me questo è assurdo. È vero che sono esistiti e esistono in tutte le religioni, anche quella cristiana, coloro che benedicono gli eserciti, è vero che in nome di una fede si sono svolte guerre sanguinarie, ma è assurdo dire che esistano guerre di religione. Anzitutto un uomo morto è un uomo morto, che sia musulmano, cristiano o induista poco importa, in secondo luogo è sempre per motivi economici o coloniali che una guerra si scatena, la religione è il simbolo che colora gli scudi ma non è la causa bellica.
La situazione in Nigeria è catastrofica, niente e nessuno ormai si salva perché se prima erano “solo” le truppe di Boko Haram che conquistavano e uccidevano ora ci si mette anche l’esercito che, spinto dall’idea di dover riportare l’ordine perduto, si scaglia contro tutta la popolazione per cercare gli affiliati alla “setta musulmana”. Ecco il tema religioso, Boko Haram predica un Islam puro e rigido che riporti in auge la sharia e i divieti canonici desunti dal Corano e questo basta per creare la guerra religiosa, il fatto poi che i morti nel sud del paese sono cristiani maggiormente dà valore a questa teoria. Il rispetto va dato a tutti morti, senza eliminare qualcuno solo per la sua religione. L’offensiva dell’esercito su cosa si basa? Catturate tutti gli affiliati. E come agisce? Entra in tutte le case, arresta o, più facilmente, ammazza gli uomini, fa uscire donne e bambini e dà fuoco alle abitazioni. Questo è ciò che volevo spiegare io: non si chiede agli uomini arrestati se sono cristiani, musulmani ecc, li si ammazza e punto; come può allora chiamarsi guerra di religione?
octavio

domenica 17 luglio 2011

notifica alle 21.00 su blackberry e iphone (atto I)

Sei andato a scuola, sai contare? Cosa sono quelle banco-note che hai in tasca, carta. Su cosa si poggiano le manovre dei ministri europei, su cosa le crisi economiche moderne? Paura, ansie, speculazioni. Chi è l'anonimo aumento del tiket? Sei tu quando vai in ospedale, cos'è l'aumento della benzina per pagare le indennità di guerra? Una tassa su le imprese coloniali italiane, ma non quella di oggi quella del secolo scorso. Perchè si può tagliare la scuola ma non le auto blu? Argomento abusato ormai ma non per questo meno vero.
Tranquilli solo Tremonti sa contare! Solo lui è in grado di salvare il Paese dalla crisi e raggiugere un pareggio del bilancio che sarà molto consolatorio quando non ci sarà rimasto nessuno a rimirarlo.
Immaginate un sistema universitario in cui i professori non sfiniscono gli studenti su libri vetusti ma "insegnino" qualcosa di nuovo, proposte per una economia umana che superi questo capitalismo asfittico, malato e umiliatore del più debole. Immaginate una scuola che formi persone capaci di inventare forme nuove per vivere insieme, nuovi modelli economici, un mondo in cui siano gli uomini a usare il denaro e non il contrario.
Immaginate un governo che pensi a queste proposte, immaginatelo così fortemente da renderlo possibile; abbiamo passato le follie degli imperatori romani, le invasioni barbariche, papi armati, guerre di religione, invasioni spagnole, francesi, austriache, lotte fratricide, bienni rossi e bienni neri, vent'anni di dittatura, guerre e genocidi e siamo ancora qui! Superiamo anche quest'asse Berlusconi, Bossi, Tremonti che mette tristezza solo a scriverli figuariamoci a subirli.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

sabato 16 luglio 2011

Angeli e aguzzini

Si svegliò al mattino, come tutte le mattine si preparava con dedizione indossando con cura i suoi vestiti che manifestavano la sua fede ebraica, fece colazione e, dato un bacio alla mamma e uno al papà uscì di casa. Era una giornata tranquilla e felice in cui andare a scuola era la normalità. Finite le lezioni doveva rientrare a casa, ma ecco un uomo lo rapì, lo uccise e lo divise con minuzia in vari pezzi. Le ricerche del bimbo scomparso non durarono molto l’orrenda scoperta arrivò poco dopo. Questa non è una favola dell’orrore ma è la macabra storia accaduta in USA. Io credo che in questo omicidio non ci sia nulla di religioso, per ridurre così un bambino non si può essere antisemiti, si è solo gravemente malati al cervello, non solo si uccide un bambino ma si ha anche il gusto depravato di smembrarlo. “Uso” la triste storia per parlare oggi della sofferenza dei minori: costretti a elemosinare, costretti a lavorare forzatamente, costretti a fare la guerra, costretti a prostituirsi, costretti a essere uccisi, costretti a non fare la vita giocosa di ogni singolo bambino.
I bambini muoiono per le strade, i bambini muoiono nelle carceri, i bambini muoiono nelle fabbriche. È un triste destino del quale si è soliti incolpare i genitori.
Io non posso credere a questo, l’amore per i figli è incondizionato, stratosferico e servizievole, anche la peggiore (per condizione sociale) madre ama il proprio figlio anche se è costretta, ad esempio, a mandarlo a chiedere l’elemosina.
Il problema è proprio nella condizione sociale, il problema è che non si aiutano le persone a crearsi una vita sana e migliore.
Un ricordo a Leiby morto per la follia umana, un ricordo a Ahmad morto per le carceri umane, un ricordo per Pedro morto nelle strade costruite dagli umani.
michael

venerdì 15 luglio 2011

Manovre finanziarie

Contravvenendo a ogni buona regola del mondo dei “blogger d’assalto” per meglio far intendere ai miei lettori che non sono mie considerazioni quelle che dico ma esperienze vissute in prima persona mi presenterò: 26 anni, sposato, lavoro precario per me e mia moglie, un figlio per il quale, e non esagero, mi strapperei la carne come, per chi non lo sapesse, fa il pellicano.
La crisi la vivo quotidianamente, non è un’idea o un problema lontano, è una lotta continua e spererei che il mio Governo lavorasse per me, facesse qualcosa per aiutare me e, come me, per tutti quelli che non chiedono altro che poter lavorare con qualche certezza in più. All’ultimo colloquio fatto dopo aver saputo la mia condizione mi hanno detto: “Lei ha proprio bisogno di lavorare”. Sì, è proprio questo il punto, io non voglio benefit o aiuti per stare in panciolle, io voglio poter lavorare.
Sapere che le borse crollano, che non c’è mai una certezza in niente mi porta ancora più a domandarmi che cosa il nostro Governo aspetti per fare qualcosa che salvi non dico la capra e i cavoli ma almeno una delle due. E così arriva la manovra, che è già passata al Senato e di sicuro supererà anche la Camera. Tutti felici del risultato ottenuto, tutti soddisfatti perché maggioranza e opposizione si sono trovati d’accordo per salvare il paese. Salvare il paese? Tagliare sulla sanità, il trasporto pubblico, le politiche per le imprese, la scuola dell’infanzia e aumentare le tasse è salvare il paese? E poi anche se il paese si salvasse con questa manovra muore però la popolazione, dite che il popolo è poca cosa? Io non sono un economista e capisco che tutti devono fare sacrifici (ah non ne facciamo già abbastanza?) ma tagliare anzitutto sui costi della politica, sugli stipendi dei politici e sulla spesa militare credo sarebbe stato mossa intelligente e rispettosa del popolo che si rappresenta.
Quello che ho capito è che il popolo che si rappresenta non conta nulla e le spese che dovrebbero essere ridotte a zero (guerra) e quelle che dovrebbero essere ridotte di molto (politica) non vengono mai toccate, fanno comodo a quei pochi che se le godono i quali hanno anche chi gli pulisce il naso.
octavio

giovedì 14 luglio 2011

Chi volete che vi comandi?

Non si capisce molto bene a che gioco stiano giocando, prima Medvedev dichiara che non ha nessuna intenzione di lasciare lo scranno su cui siede, poi Putin fonda un nuovo partito per contrastare il suo delfino che, per le dichiarazioni di cui sopra, non sembra essere più dalla sua parte (non ideologicamente ma economicamente), infine Medvedev decide di dichiarare che lui sosterrà Putin. E allora la domanda sorge spontanea: ma chi ci va al potere allora? Non può essere il popolo che tra i due decide chi è meglio (nel peggio) a mandare avanti la Nazione?
È evidente che non solo noi queste domande ce le poniamo, anche Medvedev lo sa e così decide di agire in maniera completamente antidemocratica ma totalmente elettiva. Il quotidiano Vedomosti ci informa, infatti, ed è la prima volta che in Russia, dove vige assoluto controllo della carta stampata, succede ciò, che Medvedev avrebbe organizzato un incontro con i 27 più importanti imprenditori russi e avrebbe a loro chiesto chi vorrebbero vedere a capo della Madre Russia. Non è infatti importante chi sia a guidare la nazione, l’importante è che gli imprenditori siano contenti.
Non serve certo un genio per capire, dunque, che i poveri elettori russi anche se animati da grande senso civico non contano nulla ai fini elettorali, è alla Russia Bene, quella che controlla l’economia, che è lasciato il compito di decidere, e loro decidono in base a chi offre più vantaggi per loro, che significa poi meno vantaggi per il popolo, cioè l’elettorato.
Ciò che voglio sottolineare, oltre all’inutile democrazia che ci dicono stiamo vivendo, è che l’esempio qui presentato è la Russia ma non credo che di molto si discostino tutte le elezioni in tutto il mondo. Fanno sicuramente più colpo e presa sui giornali i golpe militari o i brogli elettorali conclamati, ma queste azioni nascoste sono ancora peggio. Chi ci governa ha solo il denaro in testa, accetta così i giochi più infimi per avere le tasche sempre più piene.
aleksej

mercoledì 13 luglio 2011

Fast and Furious Mexico Drift

Qualche giorno fa ho scritto un post sul narcotraffico messicano che si concludeva con alcune domande, voglio soffermarmi su tre in particolare perché la notizia che voglio oggi commentare non è solo una bomba, è proprio uno schifo.

1. Chi è che comanda i Los Zetas? 2. Quali politici conosce questo Aguilar? 3. Quanti corrompibili e corrotti lavorano al Governo?

Perché riprendo queste domande? Perché sono certo di aver trovato la risposta a questi quesiti. È infatti di pochi giorni fa la notizia che l’operazione Fast and Furious organizzata nei minimi dettagli dagli USA è fallita. Con lei è andato in fumo anche il sogno di ottenere informazioni precise sui capi del narcotraffico messicano. Fast and Furious aveva il compito di portare l’intelligence americana direttamente ai boss malavitosi tramite la vendita ai cartelli della droga di armi, la tracciabilità di queste avrebbe dovuto portare il risultato sperato. Non è stato così a causa di incomprensioni tra ATF (responsabile dell’operazione), DEA e FBI; mi spiego meglio: tutto è andato in fumo perché le agenzie che si occupano di sicurezza del paese non si sono accordate o capite. Nelle dichiarazioni avvenute dopo l’ammissione di fallimento è uscito che l’FBI era a conoscenza del percorso delle armi ma non ne aveva informato l’ATF, alcuni dipendenti ATF erano a conoscenza dell’operazione e dei suoi sviluppi anche se tutto doveva essere top secret.
Morale della favola? Nessuno è riuscito a conoscere chi sono i burattinai dietro ai narcos e ora il Messico è pieno di armi in mano ai più pericolosi e sanguinari narcotrafficanti del mondo; sembra addirittura che alcune di quelle armi siano già state usate per scontri a fuoco con la polizia sul confine Messico-USA.
È chiaro oggi che il narcotraffico è utile agli Stati Uniti, serve per far girare denaro e “risorse umane” che per vie legali sarebbero bloccati. Non mi stupisco della violenza, mi stupisco che tutto il mondo accetti di giocare a questo gioco al massacro.
octavio

martedì 12 luglio 2011

Il Quartetto suona la stessa musica

Si è soliti ascoltare un quartetto d’archi e invece oggi l’attenzione è tutta sul Quartetto che a Washington si è ritrovato per cercare una mediazione che dia nuova vita al Medio Oriente. Essendo però che difficilmente chi non vive nel Paese in questione può dare consigli utili per il superamento dei problemi interni, anche stavolta il Quartetto si è fermato su di un nulla di fatto. Per non fare passare l’incontro come nullo sono state presentate svariate scuse, prima fra tutti i difficili rapporti che da anni intercorrono tra Palestina e Israele (che novità), fra le tante una mi fa arrabbiare. È stato difficile per il Quartetto proporre una soluzione valida soprattutto perché la Palestina è irremovibile sulla sua decisione di presentare all’ONU la richiesta di riconoscimento dello Stato Palestinese. Data questa dichiarazione (ricordo che il quartetto di incontrava negli Stati Uniti e quindi doveva tener conto delle lobby ebraiche in loco) tutta la colpa viene data in mano ai palestinesi, così da farli passare nuovamente come carnefici e non come vittime.
Premetto che io ritengo sia giusto che la Palestina presenti questa richiesta all’ONU ma anche se ciò fosse davvero invalidante per i negoziati perché nessuno ha parlato della legge che ieri, giorno dell’incontro, la Knesset ha approvato e che lo stesso Netanyahu avrebbe voluto votare più avanti proprio per non passare inviso al Quartetto? È evidente che non si voglia mai presentare Israele come carnefice. La legge in questione prevede sanzioni severe, pecuniarie e non, per tutti coloro che, persone o istituzioni, richiedano o attuino un’azione di boicottaggio nei confronti degli insediamenti: boicottare un insediamento è boicottare Israele.
Perché nessuno ha parlato di questo? E non mi venite a dire che è solo un modo per preservare la popolazione israeliana perché ogni giorno tutti i palestinesi boicottano gli insediamenti anche solo protestando davanti ad essi, questa è una nuova legge che da un lato permette di mettere in croce la popolazione araba e dall’altro giustifica la costruzione continua e forzata di nuovi insediamenti, chiunque infatti si opponesse alla costruzione di nuovi avamposti ora può esser punito dalla legge.
Non pensate che la costruzione indiscriminata di case e colonie sia un motivo ancora più invalidante i dialoghi di pace di una richiesta di riconoscimento del proprio stato? Il problema è che a livello mondiale si è voluto descrivere il mondo mussulmano come violento e quello sionista come buono e ora tutti ne paghiamo le conseguenze, anche noi che per questo motivo stiamo perdendo la capacità critica.
michael

lunedì 11 luglio 2011

Da camera mia vedo le stelle..

Io non sono certo un amante dello sport, sarò assurdo per alcuni e pazzo per altri ma le manifestazioni sportive io le vedo solo in un’ottica commerciale, non mi esaltano e quindi non le seguo. So per certo, però, che essere sede di Mondiali di calcio o di Olimpiadi comporta per il fortunato Stato un’ingente somma di denaro che entra nelle casse statali. C’è sì un esborso notevole per mettere a norma le attrezzatura o costruire nuovi stadi, ma il ritorno economico dato da sponsor, pubblicità, gadgets, televisioni ecc. ecc è di molto superiore alla spesa iniziale.
La popolazione deve fare dei sacrifici e accettare che la propria città diventi un cantiere a cielo aperto per permettere il massimo splendore nei giorni prestabiliti, ma, anche se le imprecazioni volano bene o male il popolo sa adattarsi se l’evento è davvero grandioso.
Il Brasile ha avuto la sorte di essere sede di Mondiali prima (2014) e Olimpiadi poi (2016) e per questo ha messo in opera il doppio lavoro. A differenza, però, delle grandi metropoli occidentali o occidentaleggianti il Brasile ha il gigantesco e annoso problema della povertà: le favelas sono sicuramente l’esempio paradigmatico di ciò anche perché famose in tutto il mondo. È chiaro che le zone marginali non sono solo motivo per la richiesta di aiuti umanitari, sono anche motivo di scandalo, soprattutto se lo Stato che le ha al suo interno deve presentarsi a livello internazionale nel migliore dei modi.
Che cosa hanno organizzato allora le autorità di Rio de Janeiro? Le grandi pulizie di primavera: tremila case demolite o da demolire sono la soluzione trovata per nascondere il problema. Agli inquilini viene annunciata la demolizione poche ore prima, spesso pochi minuti prima, e viene dato loro un assegno per farsi una nuova vita; l’assegno ha scritta la somma pari a circa 5mila €. Le autorità brasiliane non hanno preso in considerazione questi due punti fondamentali: 1. servono molti più soldi per comprare una casa e il voler entrare in un’altra favela non è cosa facile; 2. dare un assegno a chi non sa leggere né scrivere è cosa abbastanza inutile.
Questo non è solo il modus operandi del Brasile, il Mondo intero funziona così. Lo Stato brasiliano ha in previsione entrate di ingenti somme di denaro e non è disposto a dare niente al suo popolo? La cupidigia ci ha resi infimi vampiri.
octavio

sabato 9 luglio 2011

Educati ad uccidere

Vi ricordate il mio post in cui accusavo lo stato di El Salvador di incapacità nella risoluzione del problema giovanile delle maras? Mi scagliavo contro il governo perché come unico mezzo di risoluzione aveva trovato la leva militare obbligatoria. Oggi vi dimostro nuovamente come mai penso sia una scelta sbagliata quella di obbligare la gente, i giovani, a fare il servizio militare.
È stato arrestato pochi giorni fa in Messico uno dei leader del gruppo del Los Zetas, un arresto che ridà popolarità al Presidente (ora che le elezioni sono imminenti…) dopo che è stato accusato, giustamente, dal popolo di pluriomicidio data la sua decisa guerra al narcotraffico. Los Zetas sì si occupano di droga ma, prendendo nel tempo sempre più potere, si sono specializzati anche nel commercio illegale di armi e di trasporto clandestini. Centinaia e centinaia sono i morti a loro imputabili e l’arresto di Rejon Aguilar, el mamito, è certo un passo significativo, con lui è stato arrestato anche la sua guardia del corpo Pedro Ortega.
Sapete da dove provengono i due in questione? Dalle file dell’esercito messicano, Aguilar era nelle Forze Speciali e poi agente della Fiscalía Federal, Ortega al momento dell’arresto era ufficialmente nominato poliziotto della Secretaría de Seguridad Pública del Distrito Federal, ufficiosamente proteggeva Aguilar quando si trovava nel D.F.
Quale insegnamento per il rispetto dello Stato e della popolazione hanno maturato stando nelle fila dell’esercito? Con questo non voglio dire che stare nell’Esercito rovina le persone, certo che no, ma voglio sottolineare che l’Esercito non è certo il metodo educativo valido per recuperare le persone.
Ora alcune domande che mi frullano per la testa a commento di questo arresto: 1. Perché la cattura arriva proprio ora che in Messico la campagna elettorale è feroce? 2. Chi è che comanda i Los Zetas? 3. Quali politici conosce questo Aguilar? 4. Quanti corrompibili e corrotti lavorano al Governo? 5. Quanti altri morti civili dovranno accadere prima che si ponga fine a questo massacro?
octavio

venerdì 8 luglio 2011

L'oro nero fa gola a tutti

Mare di Barents, zona costiera ma dalle profondità mai viste. Area di contesa per ben 44 lunghi anni tra Norvegia e Russia per decidere quali confini tracciare così da sapere con precisione che acqua è norvegese e quale è russa.
L’interesse per l’area non è certo legato alle bellezze paesaggistiche e, dunque, al possibile turismo che ne potrebbe scaturire; l’interesse è tutto per le circa 7 tonnellate di petrolio e gas naturale custodite sotto galloni e galloni di acqua.
Nel 2010 arriva l’accordo, a Oslo, tra le due nazioni e così oggi prendono vita i confini marini che danno in mano alla Russia il giacimento di Shtokman (il più grande) e alla Norvegia altri due giacimenti, più piccoli e per questo due. È stato stimato che la riserva di petrolio e gas che da oggi è in mano russa ha al suo interno tanto gas da assicurare l’intero fabbisogno energetico mondiale per un anno. Capite di che quantità stiamo parlando? Come spiegate allora l’azione di 57 deputati della Duma che a marzo hanno votato contro la ratificazione dell’accordo? Le possibilità sono due: o erano ambientalisti, ma al Governo russo chi è ambientalista è difficile che ottenga successo, o erano leader di industrie petrolifere o simili che non si accontentavano del solo giacimento di Shtokman ma volevano di più, volevano tutta l’area.
Ora arriva però il problema; il 30% delle riserve petrolifere mondiali si trova nella zona artica, e lì anche gli Stati Uniti, il Canada e la Danimarca hanno interesse e potere decisionale. Ovviamente il Mare di Barents è in quell’area e, anche se è vero che geograficamente lambisce Norvegia, Svezia Finlandia e Russia in particolare, tocca, con le sue acque, anche la Groenlandia e la zona artica appunto. Chi non vorrebbe tentare di rompere questo accordo così fresco di nascita per cercare di ottenere qualche goccia di petrolio anche lui? Staremo a vedere, la corsa all’Oro Nero non ha mai fine e stupisce sempre per i suoi effetti speciali.
aleksej

giovedì 7 luglio 2011

Per i morti di Reggio Emilia

La polizia ebbe l’ordine di caricare alle 16.45 del 7 luglio. I carabinieri bloccarono la piazza dall’altro lato. I cori di protesta divennero presto urla, sangue… fuga verso il porticato. Nella calca la folla si schiacciava, si muoveva e si accatastava davanti all’ordine da eseguire. Rispondevano con pietre, sedie dei bar, tutto quello che capitava. La resistenza era decisa; la polizia decise di sparare. I ragazzi, giovanissimi, restarono sul selciato.
Anni dopo la stessa piazza risulta bella, nuova, pulita e ordinata. La polizia svolge su quella piazza le sue feste i ragazzi passano davanti al cartello “piazza martiri del 7 luglio”.
Qualcuno ogni tanto manifesta ancora sul quel selciato.

これまで核!

Non solo il disastro dopo il catastrofico terremoto e l’immane tsunami, ma anche il dramma del nucleare. Hanno un bel da dire in Giappone che la situazione è sotto controllo, le esplosioni di Fukushima e i versamenti in mare di acqua contaminata ci sono stati e, anche se magari qui da noi non hanno portato problema imminente, il disastro ambientale ormai c’è stato.
Ieri il ministro dell’economia Kaieda ha annunciato alla popolazione tutta che saranno svolti dei test (Stress Test) a tutte le centrali distribuite sul territorio nazionale (54, anche se non tutte sono in funzionamento) per valutare il loro livello di sicurezza. Dato che terremoti e tsunami non si possono prevedere, e anche se si potesse il problema distruttivo rimane, e dato che la zona giapponese è sicuramente soggetta a forti sismi il Governo ha pensato di mettere sotto controllo le bombe a orologeria che ha sul suo terreno per evitare (si spera) una nuova Fukushima.
La notizia, direte voi, è positiva e in effetti che il Governo si impegni a controllare le centrali è cosa buona, certo, forse, doveva pensarci prima che venissero costruite lungo la costa e soprattutto doveva pensarci prima che tutte le compagnie assicurative mettessero come motivo valido per il pagamento danni anche le catastrofi naturali; parare il culo a chi produce e uccidere chi consuma.
In realtà la notizia dei test arriva dopo che le centrali di Ohi e Tomari riprendono i lavori a pieno ritmo, loro, a detta del governo, hanno già eseguito i test e sono sicure. Prendete una cartina del Giappone, secondo voi dove sono le centrali? Ovviamente sulla costa. Non credete che più che sicure le due centrali sono utili (solo perché rimaste in piedi) per produrre quell’energia elettrica di cui il Giappone è assetato?
C’è un’altra notizia, la imparo da internet ma il mondo credo non ne sia del tutto al corrente. Nel giorno in cui Kaieda annuncia gli Stress Test sulle centrali un impianto di smaltimento di scorie nucleare stava andando a fuoco, un enorme incendio per la precisione. Il rogo è stato fermato ma si parla, il Governo non conferma (ma nemmeno smentisce), di fughe radioattive.
Mai come oggi sono fiero di aver votato SÌ al referendum, mai come oggi sono preoccupato per il Giappone in particolare e per il nostro Mondo in generale. Saranno le origini contadine che mi fanno scoprire oggi ambientalista ma la questione è seria. O salviamo “questo atomo opaco del male”, come diceva qualcuno, oppure andremo solo alla deriva, sottomessi a quei pochi che inquinando si sono arricchiti.
octavio

mercoledì 6 luglio 2011

Se ve, se siente Lobo està presente

Il mondo intero è in crisi, non c’è bisogno di stare qui a ripeterci le stesse cose sempre. Certo però che c’è chi sta meglio e chi sta peggio, la situazione in Honduras ad esempio è tragica. Non solo la crisi economica ma anche un Presidente ignorante, rozzo e menefreghista che, per risolvere la crisi, fa passare una legge che a detta di tutti (e non c’è bisogno di grandi statisti per capirlo) sarà la vera e propria morte economica dello Stato honduregno. Anzitutto non dimentichiamoci che stiamo parlando di Terzo Mondo, quindi l’economia non è e non era rosea in partenza, aggiungiamoci poi che il golpe militare del 2009 ha sicuramente spezzato le gambe a uno Stato che già era zoppo, aggiungiamoci ora l’intransigenza del Presidente, che ammazza chi non gli va a genio, e abbiamo l’istantanea di quello che vive oggi la popolazione honduregna. Non starò certo qui a farvi grandi discorsi economici, la tassa che Lobo ha proposto è il tipico mix di tasse che si attuano quando il governo è in crisi e deve trovare soldi da qualche parte. Dati alla mano, dunque, la tassa porterà il popolo a pagare di più i beni di consumo e, porterà le industrie a pagare di più le materie prime. Insomma non è solo il cane che si morde la coda è proprio il blocco dell’economia in grande stile.  Qual è la prima conseguenza che subito si avrà in Honduras? Il “fuggi fuggi” generale delle grandi ditte che dovendo pagare di più volando in paradisi migliori. Le industrie se ne vanno e la gente rimane senza lavoro, senza lavoro non si vive e in più si devono pagare maggiorati i beni di prima necessità. Questa è l’intelligenza e l’amore che Lobo dimostra verso il suo paese. Giudicate voi che uomo sia.
octavio

martedì 5 luglio 2011

Freedom and Food for Gaza

Oggi finisce la missione Freedom Flottilla. Dopo che per un anno si erano cercati aiuti umanitari, dopo che l’equipaggio era stato deciso, dopo che da tutto il mondo si erano mobilitati attivisti, il sogno si infrange, prima ancora di partire.
La fortuna è che nessuno morto sia stato fatto, la sfortuna è che nuovamente Gaza non avrà gli aiuti che si merita, non potrà sfamarsi, il disgusto è che ancora una volta Israele ha vinto, ancora una volta non si ha avuto il coraggio di accusare Israele di nazismo ma si è cercato di dare ragione a chi ottiene tutto con la violenza.
Atene ha ascoltato quanto gli aveva chiesto Bibi e così ha bloccato tutte le navi che viaggiavano vero Gaza e quelle che tentavano di partire dai porti greci, in particolare quella statunitense che vede il suo capitano ancora incarcerato.
Iniziativa degna di nota è quella del team italiano che ha lasciato in mare i suoi “messages in bottles”, messaggi di solidarietà inviati via mare ai cittadini di Gaza, sperando che la marina militare greca non blocchi anche quelle.
Qual è il male di Gaza? Di essere un lembo di terra fondamentale per Israele. Qual è la scusa che ha portato al blocco di Gaza? Il suo territorio è pieno di terroristi. Ho visto in internet che gli attivisti della Freedom Flottilla sono stati definiti anche loro terroristi, la loro missione è stata definita un’azione militare. Se siete così stolti da credere a ciò fate pure, certo è che se Gaza è piena di terroristi, Israele è pieno di boia.
michael

sabato 2 luglio 2011

Gulash piuttosto salato

Non solo in Grecia la situazione è incandescente, non solo in Grecia la gente scende in piazza. Per i medesimi motivi anche l’Ungheria si trova ormai con l’acqua alla gola. Ecco allora che a Budapest le due più grandi federazioni sindacali hanno organizzato delle manifestazioni che hanno ostacolato la circolazione in 40 (e dico 40) punti della città. Il perché delle proteste è presto detto e sacrosanto: revoca delle pensioni anticipate, nazionalizzazione dei fondi pensionistici privati eliminazione della concertazione. Essendo che il Governo per tirar su soldi (parlo volgarmente ma è l’espressione che meglio descrive ciò che il Premier Orban sta facendo) va a toccare le pensioni è chiaro che popolazione e sindacati alzano la voce.
C’è una domanda che, appresa la notizia, mi sono fatto anche io e che è doveroso farsi. Le manifestazioni sono giuste ma perché, se tutto ciò è stato indetto dai sindacati, non hanno scioperato o comunque non hanno organizzato futuri scioperi? È presto detto, il Governo Orban ha modificato la legge sul diritto di sciopero limitando la possibilità di astensione dal lavoro. Inutile star qui a dire che oggi avere un lavoro è oro colato, capite dunque subito che valore ha questa mossa contro il diritto di sciopero. Chi ha più il coraggio di astenersi dal lavoro se ha già la certezza di essere licenziato?
Da tempo siamo di fronte a proteste continue, il mondo arabo, alcuni stati africani, la Grecia, ora l’Ungheria; chi sarà il prossimo? Io credo che se da un lato è un bene che il popolo si alzi in piedi per chiedere il rispetto dei propri diritti dall’altro è allarmante che tutti i popoli lo stiano facendo ora. Non c’è nulla che va bene da nessuna parte, ora che lo abbiamo manifestato al mondo intero serve fondare un nuovo progetto che vada a modificare e rinnovare ciò che non va bene, in caso contrario possiamo definirci tutti degli insoddisfatti che non hanno il coraggio di proporre qualcosa di nuovo.
aleksej