lunedì 31 gennaio 2011

Libertà artistica

Siamo tutti d’accordo che non c’è certo andato per il sottile, come si vede da una delle tante opere non ha certo cercato di addolcire il problema. Ma per quale motivo bisognerebbe dire il falso? Questa domanda penso che se la sia posta anche l’artista in questione, Owen Maseko. Pittore dello Zimbabwe nella sua ultima mostra ha voluto portare in luce quello che in lingua locale è il Gukurahundi, quello che in lingua nostra è lo sterminio di civili di minoranza Ndebele organizzato da Robert Mugabe poco dopo la sua elezione a presidente.
Per questo fatto la Galleria in cui esponeva è stata messa sotto sequestro e le vetrine sono state oscurate e Maseko è stato arrestato, questo accadeva la primavere scorsa, oggi lui è ancora in attesa di processo.
La notizia mette nuovamente in luce scenari inquietanti, la notizia fa paura, soprattutto in Zimbabwe. L’arresto avviene nella primavera del 2010 e poco dopo è arrivata la notizia che Mugabe ritornava a candidarsi per le elezioni del 2011. Se questo arresto è avvenuto mentre ancora c’era la divisione del potere tra Mugabe e Tsvangirai innanzitutto si mette in luce che il partito MDC con tutta la sua buona volontà non è ancora in grado di mettere a tacere l’oppositore più temuto, ma soprattutto mette in luce che con questo nuovo anno iniziato e con queste nuove elezioni in arrivo le violenze torneranno, gli arresti torneranno, le uccisioni torneranno.
Altra notizia che non fa ben sperare, anzi mette maggiormente in crisi è il fatto che, ma qui si torna indietro di un po’ di tempo, durante i mondiali Mugabe aveva ufficialmente invitato i rappresentanti della Corea del Nord. La Corea del Nord è quella che organizzo la Quinta Brigata, gruppo militare che massacrò circa, i numeri qui sono davvero labili, 10mila civili.
Il vero problema è che ormai Mugabe è smascherato, ormai tutti sanno qual è il volto del dittatore, nessuno però è ancora riuscito a destituirlo. Nessuno significa che nemmeno coloro che hanno organizzato guerre per purificare l’oriente musulmano dal terrorismo hanno voluto fare qualcosa. Sono loro che potrebbero fare qualcosa, ma sono sempre loro quelli che hanno troppi interessi in Africa per poter aggiustare le cose.
octavio

sabato 29 gennaio 2011

Le proteste accusate di terrorismo

Circa un anno fa, era il 6 febbraio quando momò scriveva, presentavamo la situazione incandescente che si stava creando in Yemen, allora non era il popolo in rivolta, come invece è oggi, ma erano gli USA che iniziavano ad etichettare quello stato come Stato Canaglia. In quel post, senza troppe remore, presentava il presidente Saleh come un dittatore e come un incapace, sordo alla povertà dilagante nel suo paese, sordo alle richieste del sud di più equo governo, sordo all’allora aumento del prezzo dei cereali, unico vero alimento della zona.

In questi giorni, ripeto un anno dopo, sono molte le persone che sono scese in piazza, spinte dall’ondata di proteste contro il governo che ha caratterizzato tutto il mondo, per chiedere un cambio di rotta, un nuovo premier insomma. La protesta è partita dagli universitari e ha però avuto un seguito fra la gente comune, la polizia è subito intervenuta e gli scontri non si sono fatti attendere, non mi risulta che ci siano morti, ma chi lo potrà mai sapere con certezza?
Ogni protesta però ha una sua vita e una sua storia, se è vero che in Yemen la gente ha preso forza vedendo altri stati che protestavano, è anche vero che ogni protesta ha i suoi motivi e le sue cause. Oggi qual è la situazione in Yemen? L’unica risposta plausibile sarebbe: DISASTROSA.
Lo stato si trova infatti attanagliato tra la crisi economica, che già un anno fa c’era e che ora è peggiorata con il nuovo aumento dei beni di prima necessità, i ribelli Shi’iti del nord, le cellule di al-Qaeda, che in una situazione del genere proliferano che è una meraviglia, i secessionisti del sud, le tribù nomadiche armate, che organizzano continuamente rapimenti mirati. Le esportazioni di petrolio, la vera e propria manna per quello stato, sono ormai azzerate, fra attacchi dei ribelli e l’instabilità interna ormai più nessuno si fida, il tracollo economico non è ormai solo uno spauracchio ma la vera e propria possibilità più vicina.
Gli unici interessati a che Saleh rimanga al potere sono gli USA, nulla di nuovo, ci sono sempre loro sotto a tutti gli intrighi di potere. Lo vogliono tenere lì perché, e questa è la scusa che hanno detto pubblicamente, se cadesse lui il terrorismo vincerebbe; lo vogliono tenere lì perché, e questa è la verità, è sempre stato il loro governatore fantoccio che assicura il controllo del petrolio. Gli attacchi ai pozzi o ai porti in cui il greggio viene trasportato non sono terrorismo, sono disperata volontà di avere il controllo sui propri bene, che ora sono venduti a coloro che fomentano e controllano il terrorismo.
octavio

venerdì 28 gennaio 2011

Gli intrighi anche nella sofferenza

Oggi devo andare con i piedi di piombo e calibrare tutte le parole, non voglio essere di parte, voglio essere serio nel presentarvi il problema. Per fare ciò bisogna andare con ordine e fare piccoli passi. Circa contemporaneamente sono uscite due notizie molti forti che riguardavano la Palestina.

Da un lato le notizie presentate da al-Jazeera: la prima in cui si presenta, se la notizia fosse vera, un folle negoziatore palestinese Erekat che offre a Tel Aviv Gerusalemme in toto, cioè includendo anche Gerusalemme Est escludendo l’insediamento di Har Homa, e il governo israeliano che si rifiuta proprio per la mancanza di quest’ultimo la Livni commentò: “Non ci piace questa offerta perché non risponde alle nostre esigenze”; la seconda in cui pare che nel 2008 la Rice, allora segretario di Stato USA, proponeva di inviare alcuni profughi palestinesi in America Latina per ovviare al problema dei milioni di profughi che non possono fare rientro in Israele a causa, seguendo sempre la notizia, dell’impedimento posto dalla stessa ANP, che avrebbe permesso “l’accesso in Palestina” di un numero limitato di palestinesi.
Dall’altro lato la notizia proveniente da Israele in cui l’attuale ministro degli esteri, Lieberman, propone la costituzione dello Stato Palestinese secondo una cartina da lui progettata, una mappa che prevede un territorio molto piccolo che prenderebbe Gaza e circa metà della Cisgiordania, scelta arguta perché evita di dover smantellare buona parte degli insediamenti ebraici. La Palestina tramite la voce di Erekat, sempre lui, fa sapere che respinge la proposta che considera una “barzelletta”.
Dopo tutto ciò intervengono anche Spagna e Francia a dire che l’UE dovrebbe essere più attiva e partecipe nell’aiutare la creazione dei due stati. Affermazione valida, ma che così viene commentata da Lieberman: “Nel 1938 l’Europa placo Hitler sacrificando la Cecoslovacchia in vece di supportarla, e non ne ottenne nulla. Noi non saremo la Cecoslovacchia del 2010, noi combatteremo per i diritti vitali di Israele, che l’Europa, dunque, si occupi dei suoi problemi”.
Questo commento arriva ieri, giorno della memoria, notare come Israele sappia il fatto suo… cita Hitler nel giorno della memoria per essere maggiormente giustificata nelle sue barbarie. ATTENZIONE questo commento non è essere di parte, è dire il vero. E ora il commento più generale: perché i dialoghi di pace non riprendono e risulta ormai evidente che una soluzione è lontana dal giungere? Perché anche in Palestina la politica è lontana dalla gente, anche là, ormai, non c’è più l’ascolto della popolazione. Gli interessi e gli intrighi di potere fanno schifo, soprattutto se avvengono con la piena coscienza che essere politico in Palestina significa soprattutto andare in carcere, chi però sa mettere il piede in due staffe è rassicurato sulla sua vita.
michael

“La gigantesca scritta COOP”

Fammi i tuoi discorsi metafisici sui fori dei piercing che si richiudono, sugli occhi spenti con gli estintori, sui conti correnti coi cognomi finti. Sarà la prima volta che non andrò a votare, sarà la prima volta che non andrò a puttane. Con un alito tremendo ti ho sussurrato all’orecchio..boun jour mon amour. Aprendo la finestra sopra netturbini, sopra nottambuli svetta la gigantesca scritta coop (la gigantesca scritta coop).E I CCCP NON CI SONO PIU’(felicitazioni) E I CCCP NON CI SONO PIU’(felicitazioni) E I CCCP NON CI SONO PIU’(felicitazioni) E I CCCP NON CI SONO PIU’(felicitazioni) da un bel po’. E hanno i fanali accesi per evitarci e non ho paura sai degli ecomostri, dei parchimetri, dei centri commerciali, dei benzinai. E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari. E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari. E fammi i tuoi discorsi metafisici sui tetti di eternit degli anni ottanta, sul paracadute coi buchi di sigaretta, DALTRONDE feroce settembre, che un bel settembre, che un bel settembre che un bel settembre che un bel settembre che un bel settembre. I sistemi d’allarme si sono sgolati non hanno fatto feriti, i sistemi d’allarme si sono sgolati non ci hanno sentiti. E hanno i fanali accesi per investirci e non ho paura sai degli antifurti, dei carnivori, degli incendi estivi, dei truffatori, dei grattacieli, dei clandestini, dei finanzieri. E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari.
Le luci della centrale elettrica
小王子

giovedì 27 gennaio 2011

Giorno della Memoria

27 gennaio 2011: il giorno della memoria, anche coloro che non si sono mai posti il problema della follia nazista (e in questa categoria stanno soprattutto i politici di tutto il mondo che cercano anzi di imitare i nazisti sotto mentite spoglie) diventano seri e fanno il loro commento in TV o sui giornali. Io lo faccio con le parole di chi lo ha vissuto ed è diventata famosa in tutto il mondo: Anna Frank.
“Di giorno e di notte quei poveretti vengono trascinati via, senza poter portare con sé che un sacco da montagna e un po' di denaro. Durante il viaggio gli tolgono anche quel po' di roba. Le famiglie vengono divise, gli uomini di qua, di là le donne, i bambini da un'altra parte. I bambini, venendo a casa da scuola, non trovano più i loro genitori. Le donne, tornando dal far le spese, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa. Mamma dice che la mattina non dovremo più fare colazione, a mezzogiorno ci accontenteremo di pappa d'avena e pane, a cena di patate stufate; eventualmente, una o due volte per settimana, potremo passarci un po' di verdura o insalata, ma niente di più. Patiremo la fame, ma qualunque privazione è preferibile all'essere scoperti”.
Questo accadeva tanti anni fa in Germania, questo accade oggi in Palestina: il 25 gennaio 2010 è stato dichiarato, da Ismail Haniyeh Premier Palestinese per il Partito Hamas nella Striscia di Gaza, il 2010 anno dei prigionieri palestinesi. Oggi, a circa un anno da quella dichiarazione vi riporto dei dati, mentre li leggete ricordatevi le parole di Anna Frank appena lette.
Una stima molto approssimativa calcola 800mila palestinesi arrestati dal 1967 a oggi, durante i primi tre mesi del 2010 1400 palestinesi sono stati arrestati, 90 erano di Gaza. 7000 sono ancora detenuti, di questi 6831 sono stati arrestati per motivi di sicurezza; 2600 sono ancora in attesa di processo, 280 sono agli arresti amministrativi, di questi 3 sono donne e 28 minorenni.
Circa una cinquantina sono i deputati palestinesi eletti e arrestati, 15 sono ancora reclusi, dal 2006, di questi 13 sono di Hamas e 2 di Fatah.
Salim al-Kayyal, Fuad ar-Razem, Sami Khaled Yunis conservano il triste primato di essere I prigionieri più a lungo detenuti, il primo e l’ultimo dal 1983, il secondo dal 1981. Um Bakir è la donna più anziana detenuta, 65 anni, è madre di 5 figli, tutti reclusi.
Le visite dei parenti sono impedite a quasi tutti gli arrestati: per i palestinesi di Gaza la preclusione è totale, per quelli di Gerusalemme o dei territori occupati è parziale e a discrezione del soldato di turno, ai genitori arrestati è impedito di abbracciare i propri figli al momento dell’incontro, parenti di età compresa tra i 16 e i 35 anni hanno il divieto di entrare nelle carceri per le visite. Saed Wajih e Nael al- Barghuti, arrestati dal 1977, ad oggi (sono 33 anni per chi i calcoli non li sa fare) non hanno mai potuto ricevere una visita
5 bambini hanno visto la loro nascita in carcere (e questi sono quelli dichiarati), quasi 2000 sono gli ammalati (anche di cancro) che non ricevono cure, l’unico medicinale che viene passato è un calmante, l’80% dei detenuti ha subito e subisce torture.
I processi durano al massimo 10 minuti, sono portati avanti da una corte di soli militari e vengono svolti in lingua ebraica, i parenti che hanno permesso di assistere possono solo sedere nell’ultima fila dell’aula. I giudici difensori devono conoscere la lingua ebraica e richiedere il permesso per poter entrare in Israele, anche solo per poter far visita al loro assistito.
La detenuta palestinese più a lungo in carcere è Eman Hassan Ghazawi, dal 2001 in carcere, ha lasciato al marito due figli piccoli a Jenin. Cinque mesi dopo suo marito è stato arrestato e condannato a vent’anni di reclusione.
michael

mercoledì 26 gennaio 2011

il sergente nella neve

Oggi, 26 gennaio, per chi vuole ricordare, è l'anniversario della battaglia di Nikolaevka, uno dei momenti più bui per gli annali italiani. Ci sono momenti nella storia in cui Dio sembra dar carta bianca all' Avversario e allora la ragione soffoca, i mostri si liberano dagli istinti più animaleschi che la nostra unica razza umana può partorire. Così accadde che l'Italia cadde in mano a pazzi appoggiati dalle forze economiche, propagandistiche e "lateranisticamente" dalla chiesa. Questa "serva Italia" gridò ai suoi uomini "aruolatevi, la grande Germania vi proteggerà" e tra le tantissime sofferenze che questo comportò ci fu la spedizione dell' ARMIR. A quella assurda sete di potere ci fu l'opposizione soveitica che fermò l'asse da Stalingrado in giù e il 26 gennaio 1943 gli invasori finirono nella "sacca" russa. Di quella battaglia alcuni fortunati figli e nipoti hanno ascoltato negli anni il racconto di nonni supestiti, altri ne hanno studiato sui libri di storia ma oggi il ricordo è quanto mai vitale per urlare a pieni polmoni "mai più". L'attentato di Mosca in risposta a una violenza infinita che l'esercito russo attua nel Caucaso (le immagini di Grozny, capitale della Cecenia, sembrano quelle di Berlino alla resa tedesca nella Seconda Guerra Mondiale), la fame infinita dell'Africa, i golpe latinoamericani, la crisi di identità di buona parte del Vecchio Continente (Italia in testa) riportano le nostre attenzioni al vero significato della parola "pace". Buona parte dei campi di concentramento scoperti dai sovietici rimase poi in funzione per gli oppositori del regime di Stalin, il colonialisomo americano portò alle guerre di Corea, Vietnam, Afghanistan, Iraq, all'appoggio a innumerevoli colpi di stato e stragi, nonchè alla atomiche sul Giappone.
Nikolaevka e i suoi supestiti ci insegnano che la guerra non porta mai a una pace vera, non è mai per una giustizia o libertà ma è lo strumento col quale il forte sottomette il debole, il ricco schiaccia il povero e chi fa da carne da macello non è mai un biscottato imprenditore, politico arrivista o pasciuto affamatore.

IoLiOdioINazistiDellIllinois

Vieni giù, vieni giù, manifesta pure tu!

La Tunisia torna a essere colpita dalle proteste. Domani sarà presentato il nuovo governo, solo domani perché molti dei ministri che erano stati scelti hanno poi deciso di abbandonare l’incarico. Nessuno ha più il coraggio di entrare in politica, dato che il vero motivo per cui la gente ancora protesta è che il rimpasto non ha portato a nessun reale cambiamento rispetto a prima. La gente allora torna in piazza, cerca di chiedere un reale cambiamento, l’unica risposta ottenuta è stata colpi di arma da fuoco da parte dell’esercito.
Il Libano ha trascorso una notte di proteste a causa della nomina del nuovo premier. Il magnate delle telecomunicazioni Najib Mikat ha infatti accettato l’incarico e si è detto pronto a creare una compagine governativa forte e aperta a tutte le realtà politiche del paese. La protesta nasce perchè il governo era crollato a causa di hezbollah, che si era ritirato prima che l’ONU presentasse le accuse per l’uccisione di Rafik al-Hariri, e ora il nuova premier è appoggiato proprio da loro. Un posto che sarebbe dovuto andare in mano sannita è finito nelle mani di un simpatizzante shi’ita. Gli USA hanno già fatto sapere che questa scelta comprometterà i rapporti Washington – Beirut, ma questo poco ci importa, a loro vanno bene solo presidente sottomessi, ciò che realmente ci deve importare è che la gente è scesa in piazza a protestare.
Oggi la calma è tornata, ma è una calma apparente, l’Egitto si ritrova nelle stessa situazione tunisina: migliaia di manifestanti che urlano: "Abbasso, abbasso Hosni Mubarak" o "Tunisia, Tunisia". Anche qui l’unica risposta che hanno ottenuto sono stati i colpi di arma da fuoco dell’esercito.
Anche dopo i tentativi di accordi proposti dall’Unione Africana Gbagbo continua a non cedere. La sua unica idea, quella di mantenere lo scranno per mantenere i profitti del cacao (che ora ha i prezzi alle stelle nei mercati americani e londinesi), non cambia. La gente ormai non protesta più, non tanto perché non ne senta più bisogno ma solo perché ha paura di essere ucciso o arrestato o torturato.
Tre persone che manifestavano il loro dissenso in Albania sono state uccise da colpi di arma da fuoco sparati dall’esercito. Il premier Berisha grida al golpe organizzato dai partiti dell’opposizione e giustifica quegli spari come unico metodo per la difesa.
Oggi ho girato per il mondo, ho voluto darvi i temi più scottanti per sottolineare che il mondo intero è in protesta, il mondo intero chiama un cambiamento, grida per un cambiamento. Avete notato? Tutti i governi sono però sordi alle richieste, le uniche risposte sono i colpi di arma da fuoco.
octavio

martedì 25 gennaio 2011

La spirale dell'odio

Parto dicendo che 45 morti e 130 (forse più) feriti non sono giustificabili, nulla può giustificare questa ecatombe causata da estremismi ciechi, insensati e violenti. La violenza non si giustifica, né si asseconda, la violenza la si bandisce, non certo con altra violenza. L’attentato all’aeroporto Domodedovo di Mosca, punto centrale per la stragrande maggioranza degli scali internazionali ma anche punto migliore per un attentato, data la quasi assenza di controlli di sicurezza, ci interroga tutti. E non solo come tutti i tg, i giornali e i media in genere, hanno fatto, cioè mostrandoci approfondimenti su approfondimenti riguardo il terrorismo ceceno, ma anche sulla situazione del Caucaso in genere. Il mondo dell’informazione si è dimenticato di raccontare ciò che ora vi racconto io: negli anni ’90 la Georgia si avvicina agli USA e alla loro idea di creare un nuovo oleodotto che evitasse il passaggio sul territorio russo, viene così creato il GUAM che si contrappone al CSI e che inizia a fare accordi con la NATO. Ovviamente Mosca non accetta e finanzia (militarmente ed economicamente) i separatisti che ha sul territorio georgiano, scoppia così la guerra civile georgiana e il conflitto per il controllo del Nagorno-Karabakh, territorio armeno su stato azero. Tra il 1994 e il 1996 si combatté la prima guerra cecena, guerra che si ricorda per il bombardamento organizzato dai russi su Grozny definito dalla storia il peggior bombardamento della storia, secondo solo a quello di Dresda, che si concluse con l’indipendenza cecena. Fatto da sottolineare è che il complesso petrolchimico ceceno non verrà distrutto né dai russi né dall’esercito caucasico, entrambi avevano già calcolato di trarre profitto a seconda della fine della guerra. Nel ’97 si arriva agli accordi fra ceceni, russi e azeri: i primi dovranno evitare azioni di sabotaggio e i secondi mantenere la manutenzione dell’oleodotto. Nel 1999 Mosca distrugge l’oleodotto e si ha così avvio alla seconda guerra cecena, finita sulla carta nel 2009, mai finita nella realtà dei fatti. Questa guerra fu iniziata dalla Russia senza nessun apparente motivo, se non quello di punire gli insorti, a ben guardare ora si dimostra che iniziò per dimostrare al mondo intero (in particolare USA) che Mosca era ancora una potenza dominante che doveva essere presa in considerazione come perno centrale nella distribuzione degli oleodotti nel mondo dell’est. La Russia fa la guerra per combattere i terroristi (ed è vero che estremisti islamici si sono uniti ai separatisti ceceni, ma davvero voi credete che in Cecenia sono tutti terroristi? Sono tutti da sterminare? Perché ormai si può e si deve parlare di pulizia etnica in Cecenia) e così nasconde perfettamente il suo intento di tornare a essere potenza assoluta nel Caucaso in contrapposizione agli USA.
In conclusione: la violenza non si giustifica, né da una parte né dall’altra. Ho cercato di dimostrarvi che i morti, il sangue, la guerra, le bombe, gli attentati non si fermano con altri morti, con altro sangue, con altra guerra, con altre bombe e con altri attentati.
aleksej

lunedì 24 gennaio 2011

evidenza negata citazione azzeccata

"«Oh», diss' io lui, «or se' tu ancor morto?».
Ed elli a me: «Come 'l mio corpo stea
nel mondo sù, nulla scïenza porto.

Cotal vantaggio ha questa Tolomea,
che spesse volte l'anima ci cade
innanzi ch'Atropòs mossa le dea.
E perché tu più volentier mi rade
le 'nvetrïate lagrime dal volto,
sappie che, tosto che l'anima trade
come fec' ïo, il corpo suo l'è tolto
da un demonio, che poscia il governa
mentre che 'l tempo suo tutto sia vòlto.


Ella ruina in sì fatta cisterna;
e forse pare ancor lo corpo suso
de l'ombra che di qua dietro mi verna."

Testo di Dante Alighieri accostamento di IoLiOdioINazistiDellIllinois

L'Africa tutta soffre

Dato che le notizie sono tante, troppe, troppe anche per essere messe in un tg (ma quelli tanto sono controllati quindi questi avvenimenti non li racconteranno mai), ho deciso di fare un sunto, oggi vi parlo dell’Africa. Non di tutti gli Stati, mi sembra ovvio, non sarà nemmeno un post geografico, interessante sì ma fuori luogo, sarà un post che cerca di raccontare ciò che succede in tre paesi ben precisi: Zimbabwe, Sudan, Tunisia.
Zimbabwe: Dopo che il partito Zanu-pf ha indetto nuove elezioni per quest’anno, tentativo di porre fine alla condivisione del potere tra Mugabe e Tsvangirai, ricandidando come presidente lo stesso Mugabe, si scopre che, da un attento controllo alle liste elettorali, il 27% degli iscritti risulta deceduto mentre che oltre 2000 sono i nati tra il 1901 e il 1909, addirittura una decina di elettori sarebbero nati tra il 1890 e il 1900. Ci si prepara a elezioni mettendo in campo anche i morti e avendo poi il coraggio di dire che non ci sono brogli elettorali.
Sudan: Non ci sono dati certi, nulla è certo, ma le previsioni dimostrano che un 90% è per il sì, il referendum messo in piedi per dividere nord e sud del Sudan sembra avrà il risultato che tutti si aspettavano. Nulla però è certo, lo ripeto, l’unica cosa certa ad oggi è che gli scontri in Darfur proseguono, non si fermano nemmeno per sapere il risultato dei voti. L’unica cosa certa è che solo nella giornata del 22 gennaio si sono contati 21 morti, 21 morti in un solo giorno.
Tunisia: Pochi giorni fa il governo provvisorio è entrato in pieno ritmo lavorativo, si è insediato e, direi, che l’hanno messo sotto assedio, l’accusa è quella di essere troppo legato a Ben Ali. Un’accusa valida e giusta perché di fatto se non si fanno nuove elezioni tutti quelli che ora sono al potere sono stati plasmati a sua immagine e somiglianza. Ho letto su alcuni quotidiani che in Tunisia ora ci sarebbe anche la “minaccia” salafita. Puntando il dito su quei tunisini arrestati in Italia che sono stati accusati di essere legati ad al-Qaeda, viene portata avanti la teoria che ora dalla Tunisia ci sarà un riversamento di terroristi in tutta Europa. Ci terrei allora a spiegare che cosa significhi “salafita”. La parola deriva dall’aggettivo “salafi” che significa “Musulmano delle prime generazioni, cioè quei musulmani morti entro i 400 anni dopo la morte del Profeta, tutto il resto del popolo musulmano viene definito “khalaf”, cioè “mussulmano degli ultimi giorni”. Nel 1800 Muhammad Abduh riprende questo termine come a voler indicare un necessario ritorno alla purezza dell’Islam. Ritorno alla purezza non significa estremismo, significa tornare a un Islam originario.
La situazione in Africa è incandescente, la situazione in Africa è la solita. Non c’è un indirizzo politico chiaro per i vari Stati, quelli che stanno a Nord cercano di entrare nelle grazie europee, quelli che stanno a Sud cercano di entrare nelle grazie dell’elite sudafricane,quelli che stanno al centro sono ricchi di minerali e petrolio e quindi vengono sottomessi.
octavio

domenica 23 gennaio 2011

Il primo crimine è stato commesso da Shalit e amici

La notizia mi ha spaventato appena l’ho vista, mi ha subito fatto pensare a due possibili reazioni da parte del pubblico lettore: la prima, cioè la mia reazione, la reazione di pochi, è stata quella di dolore, ho subito pensato che se la popolazione di Gaza arriva ad “attaccare” un ministro degli Esteri vuol dire che ormai le possibilità di pace non esistono davvero più. La seconda, la reazione di molti, la reazione di quelli che seguono con occhio inerme la TV, è stata quella di sgomento per come avrebbero camuffato la notizia; commento unico e diffuso in tutto il mondo: “Guarda quei terroristi che attaccano un Ministro degli Esteri.
Partendo con ordine bisogna dire che il Ministro in questione è Michele Alliot-Marie, nuova ministra al soldo del nano d’oltralpe (fra nani ci si intende tanto che la figura che ha fatto la ministra è pari a quella che ha fatto il nostro beneamato, beh no ora solo amato a pagamento, premier), che da brava donna che sa fare politica si è subito recata, come prima visita istituzionale, nella terra che più brucia: la Palestina.
Arriva dunque in Israele, che è sul territorio palestinese (è questo il vero scacco matto: è Israele che è su territorio palestinese non i Palestinesi che sono su territorio israeliano; cambiare l’ottica è fondamentale per un dialogo di pace), e pubblicamente esprime solidarietà al soldato Gilad Shalit, mentre lo fa ha al suo fianco i genitori dello stesso e dice che la prigionia di Shalit è crimine di guerra, usa questo termine, niente di più niente di meno. Fiera del suo discorso si reca poi a Gaza dove viene accolta da lanci di scarpe, lanci di uova, tentativi vari di bloccare l’auto e urla sul tipo “Fuori da Gaza”. Vi domandate ancora il perché di questa rappresaglia? La ministra definisce crimine di guerra la prigionia di Shalit, preso durante un attacco israeliano e quindi prigioniero di guerra, e non dice nulla rispetto alle centinaia di palestinesi imprigionati e torturati da Israele. Tutta Gaza gli si rivolta contro perché tutti gli abitanti di Gaza hanno almeno un parente imprigionato, tutti gli abitanti di Gaza sanno cosa vuol dire essere torturati, tutti gli abitanti di Gaza sanno cosa vuol dire avere un proprio figlio (spesso bambino) imprigionato e torturato dall’esercito di Sion. Questo è il modo migliore che il mondo ha per screditare la Palestina e fare vincere Israele, vero leader nel settore “ho tanti soldi quindi faccio quel cazzo che voglio”, questa è la democrazia occidentale che fa proseliti fra noi comuni cittadini, ci cambia il cervello e la possibilità di capire come davvero va il mondo.
michael

sabato 22 gennaio 2011

Inicia el sueño hondureño: ciudad modelo

Dopo questo mio post spero che al mondo non ci sia più nessun dubbio, più nessuno che creda ancora che Porfirio Lobo sia un presidente eletto democraticamente, ma anzi si convinca ferocemente che è un assassino e ora, che al potere c’è andato e si è pure reso stabile sul seggiolone da Presidente, gioca tutte le carte per trasformare in modo “legale” ciò che legale non è: una dittatura. Sono stati infatti riformati gli articoli 304 e 329 della Costituzione e ora sì che l’Honduras si trova in una situazione di merda. La modifica è stata commentata dai politici come l’inizio del sogno honduregno (anche questa affermazione ci fa capire quanto Lobo sia legato agli USA, quanto gli USA lo abbiano messo al potere) ma in realtà si prospetta quanto segue:

En el 304 se establece que “corresponde a los órganos jurisdiccionales aplicar las leyes a casos concretos, juzgar y ejecutar lo juzgado. En ningún tiempo podrán crearse órganos jurisdiccionales de excepción. Se exceptúan de esta disposición, los fueros jurisdiccionales de las Regiones Especiales de Desarrollo”.
Agrega que los jueces de estos fueros serán nombrados por el Congreso Nacional por mayoría calificada de las dos terceras partes de la totalidad de sus miembros, a propuesta de las autoridades de la Administración de la Región Especial de Desarrollo de que se trate.
En cuanto al segundo artículo sometido a reforma, el 329, señala que el Estado promueve el desarrollo integral en lo económico y social, que estará sujeto a una planificación estratégica. La Ley regulará el sistema y proceso de planificación con la participación de los Poderes del Estado y las organizaciones políticas, económicas y sociales, debidamente representadas.

Cioè da un lato le Regioni a Statuto Speciale, chiamiamole così per intenderci, faranno quello che gli pare, è vero che lo Stato ci ha tenuto a sottolineare che sono comunque sottomesse al potere governativo, ma chi ci crede?; dall’altro i giudici saranno scelti dal Congresso Nazionale, cioè il potere Giudiziario passa di fatto in mano al Presidente che scegliere chi giudicherà chi (Mi sembra un po’ il sogno di alcuni italiani, se di sogno possiamo ancora parlare). I giudici hanno già iniziato le proteste, non c’è dubbio che queste proteste finiranno nel sangue (dopo i giornalisti e i professori gli avvocati sono pronti ad essere uccisi). Era comunque un passo che ci si doveva aspettare; dopo aver preso il potere Esecutivo Lobo doveva prender anche quello giudiziario per poter regnare. Ora il dado è tratto, ora inizia il sogno di Lobo: regnare sul suo impero; ora, ancora più forte si alaza il nostro grido: Honduras libero, Honduras senza assassini al potere.
octavio

venerdì 21 gennaio 2011

puzza di guerra neanche troppo lontano

Al costo di sembrare ripetitivo voglio anche oggi parlare del mio Paese. C'è un affetto di base verso questa Italia così unica per cultura, storia, tradizione, paesaggio, enogastronomia, personaggi, architetture che mi spinge a dire "mi interessa, mi sta a cuore" per tutto questo e per la gente che qui vi abita.
Mentre la vita istituzionale è bloccata nelle questioni notturne del Presidente del Consiglio, la nave è veramente senza nocchiero in una gran tempesta, come disse già Dante "un bordello", mai definizione fu tanto appropiata.
Ancora un soldato è tornato dall'Afghanistan avvolto in una bandiera legato stretto perchè sembrasse intero. In quel martoriato angolo di mondo siamo una forza di occupazione al soldo di una super potenza assetata di petrolio. Tutte le fonti di informazione ripetono a martello che la presenza d'occupazione (parola mai usata ma che nei fatti è tale) è presente per garantire la pace. Questa "pace" è solo la nuova, ripetuta dal termine del secondo conflitto mondiale, "pax romana" assicurata dalle armi dell'Impero che già allora aveva una sua propaganda, un suo infiltrarsi nel territorio tra le lotte locali, un deserto spacciato per pace.
Via quindi da ogni luogo dove la forza delle armi soffoca la cultura e l'identità locale.
L'Italia soffoca sotto il peso della disoccupazione, generazioni ferme al palo con titoli di studio ottenuti faticosamente e inutilizzabili, diritti annullati nel nome di una "crisi economica" che sembra sempre più creata e diretta da quei ricchi che con questa situazione si sono ingrassati aumentanto a dismisura la forbice tra loro e gli altri.
Oggi il TAR del Lazio ha fatto presente che classi da 35-40 studenti sono inaccettabili, ancora una testimonianza della distanza tra chi dovrebbe decidere per il bene di tutti che ha fatto una legge così assurda e la realtà di una società che aspetta risposte, palesata oggi da questo monito. I "moti" universitari degli scorsi mesi sono ormai archiviati, "va tutto bene" è l'unica risposta che sanno dare. Chi continuerà a studiare in questo "Bel Paese là dove la Mediaset sona?", sempre per ricordare un italiano che della cosa pubblica era preoccupato e che ha reso la nostra lingua famosa in tutto il mondo.
In questo bel quadro, l'inquisito vuol essere inquisitore, colui che si proclama innocente non vuol rispondere alle accuse, colui che dovrebbe rispondere a questioni sociali sul punto di esplodere si scaglia contro la divisione dei tre poteri all'urlo già sentito di: "lo stato sono io".
Le questioni nazionali e internazionali chiedono la presenza di uomini di stato non personaggi televisivi capaci solo di occuparsi in modo feudale di vallette, vallettine e vallessori.
In tutto questo torna l'urlo alle opposizioni, alle istituzioni ancora svincolate dal potere mediatico affinchè ci diano una risposta istituzionalmente seria. Soprattutto italiano arriva a te l'appello a smuoverti dall'adagio televisivo, giornalistico, pubblicistico che vuol farti credere di essere forte solo se dalla parte del forte.
IoLiOdioINazistiDellIllinois 

Il terremoto nelle sedi governative

Ogni anno Transparecy International stila la sua classifica, fatto interessante perché è la classifica che presenta la corruzione negli Stati. Ci si basa su vari fattori e si stila questa classifica presentando un punteggio che va dallo 0 (corruzione altissima) al 10 (corruzione assente). È chiaro che l’elenco non può essere perfetto ma è un buon metro per capire in che paese si vive. Scopriamo così che agli ultimi posti stanno Somalia, Afghanistan, Myanmar, Sudan e Iraq, cioè agli ultimi posti stanno tutti quegli stati che non per causa loro hanno una guerra all’interno. Questo ci dimostra anche ciò che noi di Nessun Dorma diciamo da una vita: la guerra serva ai potenti, è utile per il contrabbando, lo smercio di armi e preziosi, la corruzione. L’Italia perde quattro posti (evviva stiamo peggiorando…) e si piazza al 63° posto, pari merito con l’Arabia Saudita nelle vicinanze di Tunisia (prima delle rivolte), Ghana, Cuba e Namibia. L’Italia si piazza a metà circa, si piazza vicino a Stati che tutti penserebbero essere più corrotti, si piazza quartultima rispetto alle potenze europee; diciamolo come va detto: una figura di merda.
Unitamente a questa classifica la rivista Nature ne propone un’altra, ancora più interessante. Questa ricerca, fatta da Nicolhas Ambraseys dell'Imperial College di Londra e da Roger Bilham dell'Università del Colorado, tenta di dimostrare come dal 1980 ad oggi tutti i morti causati dai terremoti sono accaduti per causa della corruzione interna dello Stato. Viene portato un esempio che è paradigmatico: nel 2010 due terremoti di stessa magnitudo (7,0) sono avvenuti in Nuova Zelanda e a Haiti, nel primo Stato (al primo posto nella classifica di Transparecy International) nessun morto, nel secondo (al 168° posto), lo sappiamo bene, 220000 morti.
Vengono così spiegate molte delle catastrofi naturali avvenuti negli ultimi tempi, prima fra tutte, per noi popolo italiano, la tremenda situazione dell’Abruzzo. Non ci voleva certo uno studio scientifico per capire che la corruzione fa male alla gente e al loro stato, non ci voleva un gran genio per capirlo. Il fatto però che esistano delle classifiche, esistano degli studi, ci aiuta ancora di più a capire quale sia il vero che la politica cerca sempre di insabbiare.
octavio

giovedì 20 gennaio 2011

La risoluzione del giallo

Come promesso torno a parlarne, dopo che il presidente polacco e la commissione polacca creata ad hoc per l’inchiesta ha emesso il suo verdetto. Facciamo un attimo mente locale: il 10 aprile dell’anno scorso una aereo precipita e uccide il presidente Lech Kaczynski e 95 fra i suoi uomini più fidati, il dramma poi l’istituzione di un’inchiesta per cercare di capire qualcosa. La Russia pochi giorni fa dà la sua risposta definitiva e chiude l’incidente come errore dei piloti polacchi posti sottopressione dallo stesso presidente e obbligati ad atterrare anche con condizioni non favorevoli e dopo che le torri di controllo russe non avevano dato l’ok. Nel mio primo post avevo dato la colpa al povero capo dell’aviazione, era ubriaco e sono stato frettoloso, chiedo scusa e lo giustifico dicendo che era ubriaco perché c’era freddo, lui comunque non c’entra nulla. Come posso essere così sicuro nel dirlo? Perché dopo le dichiarazioni polacche ho capito qual è stato il gioco della Russia. Andiamo per ordine, la Polonia non ci sta alle conclusioni russe e presenta il suo dossier nel quale si dimostra come l’aereo presidenziale non fosse allineato alla pista di atterraggio e per questo si schiantò. “Si trovava 130 metri troppo in alto e 80 metri fuori di lato” e la torre di controllo non disse nulla, ora può essere vero che la torre di controllo abbia detto che il tempo non era perfetto per atterrare, ma alla risposta che sarebbero atterrati lo stesso avrebbero dovuto avvisare che l’aereo non era in linea, ecco allora svelato l’arcano, hanno lasciato che si schiantassero da soli. È poi evidente che la Russia abbia voluto eliminare Kaczynski se vi do anche questa informazione, notate anche che nelle nuove elezioni il fratello si era candidato ma non ha vinto. Nel 2007 come espletamento della sua lotta al comunismo Kaczynski organizzò un vero e proprio programma di estirpazione dello stesso, la “lustracja”, organizzando test da imporre a 700000 polacchi dove gli si chiedeva se erano esistite o esistevano da parte loro collaborazioni con il regime sovietico. Questo non deve essere piaciuto a Mosca, come sicuramente non piacque (il mio post di ieri ve ne può dare un’idea) la forte intesa e la costruzione di solidi legami con i premier di Ucraina e Georgia. Kaczynski non era certo un santo, la sua politica lo mette in luce, ma lo hanno di certo fatto diventare martire, solo perché scomodo rispetto allo strapotere russo e alla sua forza violenta che investe tutto e tutti.
aleksej

mercoledì 19 gennaio 2011

Dietro le sbarre

Taras Shevchenko era un servo della gleba, servo della gleba figlio di servo della gleba, una catena che non sarebbe mai stata spezzata, per molti è stato così. Lui ebbe la fortuna di trovare chi lo liberò e da quel momento divenne il più grande poeta che l’Ucraina abbia mai avuto, la critica lo definisce come il Manzoni per l’Italia, un pezzo da 90 insomma. Ebbe un enorme successo fin dalle sue prime poesie che, però, avevano il difetto di incitare alla liberazione della sua terra e questo gli costò nel 1847 l’arresto da parte della polizia dello Zar, maltrattamenti e soprusi non sono descritti ma si possono immaginare.
A Mosca esiste una biblioteca di Letteratura Ucraina che fra la fine dell’anno 2010 e l’inizio dell’anno 2011 ha subito diversi controlli: il 23 dicembre sono stati sequestrati una cinquantina di libri, il 24 dicembre sono stati sequestrati il database delle opere in possesso e alcuni hard-disk, il 26 dicembre la biblioteca è stata chiusa per ordine del Ministero dell’Interno. Il 12 gennaio hanno riaperto e il 14 gennaio hanno avuto una nuova visita, questa volta ben organizzata, un gruppo di polizia ha continuato a perquisire lo stabile e i testi, un solo poliziotto ha fatto “visita” alla direttrice, Natalja Sharina, non certo per interrogarla, no quello non avrebbe avuto senso, ma per picchiarla, o meglio pestarla perché di trauma cranico si parla.
Fra i libri sequestrati testi sulla storia ucraina, la rivoluzione arancione, testi di Shevcenko ecc. ecc.
Il governo ha fatto sapere che in queste azioni non è da riscontrarsi un atteggiamento antiucraino, anzi la “Russia ha bisogno dei rapporti cordiali che esistono con Kiev. Prometto di lottare contro ideologie contrarie e pericolose per la Russia” ha detto il Ministro degli Esteri.
Non c’è bisogno che vi dica io che queste sono cazzate, cioè è lampante anche per chi è molto ingenuo; sta, invece, a me dirvi che la direttrice della biblioteca ha, giustamente, detto che denuncerà l’aggressione alle autorità competenti, peccato che agli stessi suoi avvocati è già stato impedito di avere accesso alla Biblioteca.
“Ricordate, fratelli miei… –
Affinché quella sventura non ritorni –
Come voi e io guardavamo
Per bene da dietro le sbarre.
E, certo, pensavamo: “Quando per un consiglio quieto, una chiacchiera,
Quando ci incontreremo di nuovo
Su questa terra devastata?”
Taras Shevchenko

aleksej

Amnesia da distrazione

Qualcuno si ricorda di noi? Siamo quelli che appena un mesetto fa vi hanno fatto tanta paura, quelli che prima hanno bloccato Roma e trasformato via del Corso in un campo di guerriglia, e poi hanno deluso le vostre apettative di vederci violenti e ingiustificabili, deviando la protesta dove nessuno si è fatto male.
Vi ricordate? Voi ce l'avete messo in quel posto: domani studieremo, fra una settimana avremo gli esami, fra un mese non avremo più lezione e fra un anno non avremo più l'università.
E voi altri, voi politici che vi siete schierati con noi in numero giusto da farci perdere noi e da fare la figura dei venduti voi? Vi ricordate di noi? Ah, no, dite che anche se questa legge è passata, non c'è da preoccuparsi, perchè ora grazie a scandali sessuali vincete voi. Poi, quando vincerete, non c'è dubbio che vi ricordiate di cambiare la legge. Sè.

-Dottore, dottore, ha qualcosa contro la tosse?
-No, no, tossisca pure.
zecca

martedì 18 gennaio 2011

Blood cocoa

Il problema è sempre quello: la stupidità del potere. Vorrei precisare ancora meglio perché il potere di per sé non può essere stupido, non credo nemmeno che l’anarchia possa risolvere il problema, il potere dovrebbe essere a servizio del popolo e, nella storia, esempi di questo tipo se ne sono avuti, in tutto il mondo, politici che non si sono venduti al miglior offerente ma hanno lavorato per la giustizia. Non è quindi un sogno, è una reale possibilità che nel mondo ci potrebbe e dovrebbe essere. Fino a che la politica sarà smercio di soldi e vendita di appalti o commerci è chiaro che il potere sarà stupido. Questo avviene un po’ ovunque ma diviene palese più che mai in Costa d’Avorio. Gbagbo continua a non arrendersi, continua a dire che il suo culo è incollato alla poltrona quindi da lì non si muove, non ascolta neanche le proposte di Ouattara, colui che dovrebbe andare al potere, prima fra tutte quella di formare un governo di unità nazionale con collaboratori di Gbagbo all’interno; proposta che salva la capra e i cavoli, d’accordo, ma che almeno, forse, fermerebbe le violenze sul territorio. Oltre 200 sono ormai i morti, i feriti e i senzatetto ormai non si contano più, sono stati attaccati anche i caschi blu. Detto in parole povere la situazione ormai è allo sfascio e allo sfacelo, non si salva più nulla e nessuno. Alcuni parlano già di crisi umanitaria e per farvi capire bene che cosa significa questa parola vi dirò che oltre ai morti, ai dispersi (che sarebbe meglio chiamare scomparsi), ai feriti, è stato stimato che 600 ivoriani ogni giorno cercano di scappare in Liberia, 25000 sono già i profughi là rifugiatisi e i campi per accoglierli stanno già costruendosi. Guardate che non sto descrivendo l’inferno, sto descrivendo ciò che sta succedendo anche adesso mentre io scrivo o mentre voi leggete.
L’Unione Europea ha sanzionato la Costa d’Avorio imponendo che nessuna nave con bandiera europa possa più operare con i porti ivoriani di Abidjan e San Pedro, a meno che non ci siano stati accordi precedenti a tali sanzioni, andando così a nuocere le esportazioni di cacao (la Costa d’Avorio è il primo fornitore mondiale). Cioè l’UE cerca di fare la sua parte ma la fa molto male, alcuni motivi lo dimostrano: 1. da quando la situazione politica è precipitata chi ha fatto nuovi contratti con la Costa d’Avorio? Nessuno, chi li aveva prima può continuare il commercio di cacao quindi la sanzione europea non sanziona proprio un fico secco 2. le violenze distruggono le persone e le città ma non hanno mai colpito le zone agricole dove avviene la produzione di cacao, il commercio non ha subito mai una fase di stallo e anche nei momenti più bui della politica ivoriana ha continuato a essere commerciato 3. in caso anche questa sanzione avesse successo, sono già spianate le vie che passano per il Ghana, quelle stesse vie utilizzate durante la guerra civile.
Gbagbo ha le sue ragioni per non voler mollare quella sedia: le ragioni del denaro, bisognerà coniare un nuovo termine dopo i blood diamond arriva anche il blood cocoa.
octavio

lunedì 17 gennaio 2011

bomba n

Amici miei che dire?
Situazioni gravissime in tutto il mondo slittano nei nostri notiziari dietro le... come definirle? Le... inezie? no troppo debole... I fatti? Ancora peggio... Le puttan.... forse ma è un pò volgare (anche se calza a pennello), insomma avete capito, del nostro lordato Premier.
Ho sentito uomini che reputo intelligenti lodare quest'uomo e mi chiedo: perchè non riusciamo a immaginare un' Italia che sia al pari di Francia e Germania? Perchè non riusciamo a immaginare una svolta, un cambiamento?
E' tanto che scrivo a riguardo e il punto mediatico è sempre quello che mi salta alla mente. Controllo della televisione, dei giornali, del cinema da parte di una sola concezione di pensiero hanno portato a tutto questo. Sicuro, ma quando finisce la cassa integrazione, non c'è lavoro e futuro, non c'è investimento sull'istruzione anche l'effetto della televisione dovrebbe finire. Parrebbe invece che non è stata una semplice esposizione al vecchio tubo catodico ma ad una vera e propria bomba n, la vita è finita resta solo la materia inanimata votante pdl?
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Religiöse Staatspolizei

“1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti»”.

Con questo passo biblico, che viene poi ripreso da moltissimi altri testi dell’antico testamento e della Torah, il sito internet Ynet presenta la richiesta firmata da diversi rabbini di creare dei campi di concentramento per la distruzione dei palestinesi. La richiesta è una fatwa cioè una richiesta giuridico-religiosa e, oltre a essere stata pubblicata sul sito, è stata pubblicata anche sul giornale Yediot Aharonot che è il giornale distribuito in tutte le sinagoghe israeliane. Questi campi di concentramento vengono chiamati “giganti” a ricordo dei giganti generati dall’unione di figlie umane e figli di Dio di cui la Bibbia parla e che Dio stesso ordinò di sterminare; ecco allora il commento dei rabbini rispetto a questi campi: “La Torah impone agli ebrei di cancellare ogni traccia dei giganti in ogni secolo e ogni giorno”. Hanno poi aggiunto: “La stragrande maggioranza degli ebrei in Israele sostiene la fatwa dicendo che non è razzismo ma è amore per la propria terra, gli arabi sanno che sono solo ospiti qui, questa non è la loro terra. A sostegno di questa fatwa c’è anche un numero di membri della Knesset”.
I rappresentanti di questa follia, solo per presentarvi meglio chi sono, sono stati i sostenitori di un’altra petizione, quest’ultima già datata, rispetto ai matrimoni “misti” tra ebrei e arabi, una petizione che veniva definita come “lavoro per salvare le figlie di Israele” e nella quale era scritto: “Tu sei la figlia del re, appartieni al popolo eletto, popolo santo e caro, il popolo del re dei re. Non cadere nelle mani altrui”.
Questi pazzi, perché poteri appellarli in altra maniera, ma rischierei di essere troppo sgarbato, pazzi non solo nel cervello ma anche nel modo di vestire o nel modo di ragionare o nel modo di parlare o nel modo di avvicinarsi agli altri, sono appoggiati dalla Knesset, sono appoggiati dal Parlamento. Vi prego allora di mettere in chiaro una sola cosa ogni volta che volete parlare di Palestina o Israele, che i Sionisti al potere oggi non sono persone che sanno pensare e non sono persone che sanno lavorare, sono idioti (nel senso vero del termine) usati dai rabbini strateghi che se ne fottono dei dialoghi di pace o delle persone loro solo si interessano dei possedimenti e del denaro.
michael

domenica 16 gennaio 2011

La religione oppio dei popoli, e la politica?

Hezb Ennahda, un nome che sicuramente dice poco e niente, un nome che non può richiamare nulla se non forse, per i più accorti, che la prima parte ricorda tanto un Hezbollah, che fa tanta paura. Cercherò di essere chiaro fin da subito dicendo in primo luogo che i due partiti non centrano nulla l’uno con l’altro e aggiungendo, per chi non lo sapesse che in arabo Hezb (Hizb per l’arabo classico) significa "partito", ennahda significa "rinascita", Allah significa "Dio", quindi uno è il partito di Dio ed è stanziato in Libano, quello di cui voglio parlare io è il partito della Rinascita (islamica ovviamente) e lavorava in Tunisia.
Esiste dal 1981, esiste da quando Rashid Gannouchi l’ha fondato, non è mai stato riconosciuto dalle autorità tunisine ma alle elezioni del 2002 ricevette uno 0.6% che gli aprì la strada per quelle del 2007 dove vinse 5 parlamentari su 389 posti in Parlamento. Partito moderato, ecco perchè ho fatto la lunga digressione su hezbollah, ognuno di noi in cuor suo pensa che l’Islam sia violento a prescindere ma così non è, si era fatto presente nella scena politica tunisina sopratutto quando lo stato laico e illuminista, addirittura avevano usato questi termini, di Ben Ali aveva intrapreso il lungo cammino per l’eliminazione dell’imposizione del hijab alle donne. Sopratutto per questo motivo era stato bandito dalle autorità tunisine agli inizi degli anni ’90, con l’assura accusa di voler rovesciare lo stato laico, e il suo leader si era trasferito a Londra.
Ora che Ben Ali ha pensato bene di lasciare nella merda il suo paese e salvare solo le sue presidenziali natiche, Gannouchi torna alla ribalta e dichiara che a breve tornerà finalmente nella sua amata terra. Ripeto e lo ripeterò fino alla morte, perchè è lungi da me l’idea nazista-fascista-leghista-kukluxklanista che l’Islam è fatto solo di terroristi e ladri violenti, questo è un partito moderato, non c’e da temere, almeno fino a prova contraria, la nascita di terrorismi tunisini, c’è però da aspettarsi l’inevitabile chiusura a guscio del popolo nella propria religione. Ciò che accade in Palestina ogni giorno accadrà anche in Tunisia, la chiusura nella religione non significa intrasigenza e guerra ma significa incapacità di dialogo, e come si può rinascere se non si dialoga?
octavio

sabato 15 gennaio 2011

La faccia della distruzione tunisina

A volte è necessario metterci la faccia, a volte è necessario dire “Sono io” per prendersi addosso tutte le responsabilità. Io la faccia ve la metto ma non poso dire che lui si sia preso tutte le responsabilità, anzi lui davanti al problema ha ben pensato di scappare e rifugiarsi in Arabia Saudita. Lui sarebbe, ormai, l’ex presidente tunisino, colui che ha ordinato gli spari sulla folla che manifestava e manifesta e l’innalzamento dei prezzi dei generi alimentari di primo consumo. Dire un mostro sarebbe dire poco: lui è il colpevole di 66 morti da quando le proteste sono iniziate, dei saccheggi in tutte le città, del coprifuoco notturno, della chiusura totale del centro della capitale con divieto anche ai taxi di circolare, lui è il responsabile di 31 morti nel carcere di Monastir e di 42 morti e 15 ustionati in quello di Monastir, tutti detenuti che cercano di scappare e che sono stati uccisi dalle guardie che sparavano ad altezza uomo (e questi numeri sono slegati dai 66 che dicevo prima, quelli erano “onesti” cittadini). Lui quindi scappa, lascia nella merda il premier che diventa presidente ad interim e che dice di voler proseguire con la politica che lo ha messo al potere, un altro folle insomma, uno che non ha ben capito che cosa la Tunisia veramente vuole e cioè un cambio totale di tendenza, una nuova vita, una nuova forza e una nuova storia. In più si trova a dover fare i conti da un lato con l’UE che dichiara inaccettabile le repressioni adoperate contro la folla in protesta, dall’altro con l’ONU che dice di fare in fretta a trovare una soluzione democratica, la Lega Araba poi non si tira ovviamente indietro e invita alla calma in Tunisia, dopo che si scopre che i gruppi più estremisti erano e sono a sostegno dell’allontanamento del presidente Ben Ali. Nel mentre una notizia giunge verso Europa con il suo carico di stupore e assurdità, la lobby americana Washington Media Group, presentata dal Washington Post come la LOBBY che meglio si trova a lavorare con i dittatori o i regimi, fa cadere la collaborazione con la Tunisia per “questioni di diritti umani e civili”. Cioè anche gli USA ci fanno sapere che ora che il dittatore se n’è andato anche loro non hanno più interesse nel suo popolo, gli USA ci fanno sapere che per quanto riguarda loro la Tunisia si può anche scannare o andare allo sfascio che i loro interessi lì, per il momento sono finiti, ecco la democrazia dei poliziotti del mondo, ecco come lavora il nobel per la pace, ecco qual è il vero volto dei politici tutti.
octavio

venerdì 14 gennaio 2011

Rapporto Kaczynski

Non è una legge scritta, ma quando si parla di morti si cerca sempre di andare con i piedi di piombo per non ferire ulteriormente chi già ferito è, se poi il morto è un presidente molto amato nel suo stato e che è morto in circostanze non chiare, quando si arriva a una possibile soluzione del giallo bisognerebbe essere seri e pacati prima di parlare alla stampa. Questo ovviamente in Russia non succede, per due precisi motivi: il primo è che la Russia controlla completamente la stampa quindi non ha problema a dire liberamente tutto ciò che gli passa per la testa, il secondo è che la Russia se ne frega di ciò che gli altri dicono, a lei solo interessa che la sua opinione pubblica abbia un’idea precisa di madre Russia, di perfetta democrazia.
Ecco allora che se anche viene mandato rapporto al governo polacco sull’incidente costato la vita a Kaczynski, ex presidente, e a 95 dei suoi uomini più fidati, tutti esponenti della politica polacca, non ci si preoccupa minimamente se dentro sono scritte idiozie su idiozie. Causa dello schianto aereo e conseguente morti dell’equipaggio e dei passeggeri è da imputarsi solo ed esclusivamente a un errore dei piloti che, sotto forti pressioni psicologiche provenienti dallo stesso presidente e dal Governo di Varsavia, avrebbero deciso di atterrare lo stesso anche se le torri di controllo russe avrebbero detto che era molto pericoloso farlo. Tutto questo viene sostenuto da una registrazione audio in cui si sente il pilota dire “diventerà matto”, la Russia tutta interpreta questa affermazione come la volontà di Kaczynski di atterrare a tutti i costi infischiandosene dei problemi meteorologici e la paura dei piloti per uno scoppio d’ira dello stesso in caso non avessero seguito questo ordine. Viene poi aggiunto che anche il comandante dell’aeronautica polacca avrebbe continuato a insistere perché questo atterraggio avvenisse e proprio nel comandante sono state trovate tracce di alcool nel sangue. Con questa teoria un po’ contorta ma ben formulata la Russia si auto scagiona da tutte le colpe e chiude le pratiche, caso chiuso e morte spiegata. Per me, che un po’ avvezzo alle elucubrazioni russe ormai sono, è proprio l’ultima parte quella che fa difetto, questo comandante dell’aeronautica siamo sicuri che non sia un venduto? Il suo curriculum fa certo onore alla patria polacca ma che vada a lavorare ubriaco, dirò meglio volontariamente ubriaco, non gioca certo a suo favore. Aspetto le dichiarazioni del presidente polacco attuale, voglio vedere cosa dirà, le sue parole saranno fondamentali per capire se sono sulla pista giusta.
aleksej

giovedì 13 gennaio 2011

silvio e l'enigma del consenso

Riprendendo nel titolo il famoso libro su Hitler e il misterioso sostegno di cui godeva parlerò di un altro basso dittatore. La dichiarazione di appoggio all'idea FIAT di fuggire dall'Italia se non c'è l'unanime adorazione di Marchionne, e soprattutto dei suoi metodi, fatta dal Presidente del Consiglio lascia quanto mai di sale. In questa vicenda colpisce il silenzio di quello che dovrebbe essere la politica. Quella di ieri non è una dichiarazione politica è il ricco che guarda ai ricchi, questo governo non ha elaborato un'alternativa tra il fucile del padrone e il "no" ad oltranza, ancora una volta gli "eletti" si sono fatti sentire solo per il silenzio. Quando poi la dichiarazione di appoggio a un sistema teso sempre più a diminuire i diritti dell'uomo viene da colui che dovrebbe garantire lo sviluppo e la libertà del paese eccoci alla dittatura, all'assenteismo totale dai problemi reali, ecco il paese lasciato allo sbando. Oltre alla lenta ma costante erosione dei diritti per cui il lavoro è sempre più simile alla schiavitù (anche qui la follia nazista insegna molto sull'uso distorto delle parole) si aggiunge l'atteggiamento di indifferenza con cui la "casta" tratta tutti gli altri, l'Amministratore Delegato impone i politici incassano, il popolo (quello che vorrebbe essere davvero libero, sempre per solcare l'uso ignobile delle parole) deve essere sempre più assuefatto.
Ieri ho trovato alcuni giornali del 2008, sembrano passati secoli, le promesse elettorali erano "un milione di posti di lavoro, risolvere definitivamente il problema dei rifiuti a Napoli, una scuola migliore!" Insomma: L'enigma del consenso.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Il male da un lato e dall'altro

Inizio a sentire il peso della scrittura, inizio a sentire il peso di dare per forza un giudizio. È difficile scrivere, pensare o giudicare quando il male è ovunque o, nel mo caso, quando il male è da entrambe le parti, quando non si può più dire A è così perché anche B lo è diventata.
Israele vive di fantasie, studia i mezzi per poter nuovamente passare davanti all’opinione pubblica come colui che soffre e fa sapere che inizia a studiare le misure di sicurezza per salvare Tel Aviv dagli attentati che potrebbero arrivare con l’avvicinarsi del ventesimo anniversario dello scoppio della prima Guerra del Golfo. Siamo d’accordo che tutto può sempre succedere, ma è anche chiaro che questa è una farsa organizzata per dare contro ad altri: il Libano. Se allora fu l’Iraq oggi il dramma per Israele proviene da Hezbollah, Netanyahu si è affrettato a dire davanti alla Nazione tutta che 60 mila razzi sono nelle mani sbagliate, quelle libanesi, e potrebbero certo fare molti danni, colpire la popolazione. Israele però ha come primo suo compito quello di difendere il suo popolo ed ecco allora cosa ci fa sapere il ministro Peled: “viviamo come in un isola in mezzo a musulmani ostili”, rispetto alla possibilità di attacchi israeliani preventivi dice: “compito del governo è fare tutto quanto è in suo potere per proteggere il paese”.
Intanto i ministri di Hezbollah si dimettono e fanno cadere il governo in Libano, si dimettono perché la sentenza che l’ONU pronuncerà nei prossimi giorni, quella per cui sarebbero accusati di aver partecipato all’assassinio del padre del presidente attuale nel 2005, gli fa troppa paura. L’azione di Hezbollah produce due effetti, molto gravi entrambi. Il primo di stampo politico: la caduta del governo non è solo un grattacapo nella realizzazione di nuove elezioni, la caduta del governo è prodromo di nuove violenze e nuovi scontri, il 2008 ce lo ha insegnato. Il secondo è un problema di pace: Hezbollah dimettendosi dal governo ha voluto precisare che non esiste nessun coinvolgimento da parte loro nell’assassinio del 2005 aggiungendo che il tribunale ONU che dovrebbe a breve emettere le accuse è un progetto d’Israele.
Ecco, il problema è proprio questo. Il problema è che finchè la politica ragionerà sui dispetti che uno Stato può fare all’altro solo per il gusto di buttare fango o per il gusto di screditare quale soluzione si potrà mai trovare? Finchè si sposterà il problema politico solo sulla religione che passi in avanti si faranno? Finchè non si dialogherà come si potrà pensare a una classe politica nuova e vincente?
michael

mercoledì 12 gennaio 2011

Exigimos Libertad para el compañero Juan Chinchilla

8 de enero, domingo. Juan Chinchilla, miembro del Frente Nacional de Resistencia Popular estaba en su trajabo diario: entre los campesinos de Aguan, frente a lo mas pobres de los pobres luchando por sus derechos. Su vida no era sencilla, su vida era una “guerra” diaria contra los terratenientes. Cada dia ofensas, cada dia repression, cada dia dolor, cada dia pobreza, todo eso a causa de Miguel Facussé, René Morales y Reinaldo Canales, terratenientes de esta region, que juntos a Lobo mantienen los habitantes de Aguan pobres y mudos.
El ataque tuve lugar en la tarde mientras Chinchilla regresaba a su casa, pocos minutos antes de ser secuestrado Juan llamò a la policia diciendo que una moto y un carro le seguia, terminadas estas palabras dos disparos se escucharon y la linea se cortò; cuando las personas llegaron solo encontraron su moto dañada por dos disparos. Nadie sabe donde esta ahora detenido y, sobre todo, como esta.
Esta es la politica que se vive ahora in Honduras: cuando se molesta demasiado es justo imponer el silenzio. ¿Cual es el problmea ahora? Que Lobo grita, porque un dictator como el grita no habla, a todo mundo que Honduras lucha por la unidad de territorio y de su gente pero la verdad es que asì no es. No hay necesidad de una gran inteligencia para entenderlo, todos los primeros ministros de todo el mundo lo saben, pero nadie hace nada para detener la sangre, nadie hace nada para bloquear el verdugo que està ahora en el poder, nadie hace nada para querer una nueva Honduras. Solo el pueblo, que no son estupidos, trata de levantar la voz pero es por es que es asesinado o hecho desaparecer. Esta es la democracia de Porfirio Lobo.
octavio

martedì 11 gennaio 2011

Dal Sudan verso Nord-Ovest

Sono già 36 i morti, vi darò la successione degli stessi: il primo giorno è morta una persona, il secondo ne sono morte 9, il terzo 13, ieri altrettante. Il nord nega di essere legato a questi scontri e dice che sono militanti del sud che vogliono impedire ai pastori del nord di portare le proprie greggi nel sud per abbeverarsi, il sud dichiara che tutti i militanti presi hanno dichiarato di essere stati mandati da Khartum e vedono ciò come l’atto più infame per bloccare il referendum. Il referendum continua a esserci nessuno ha ancora dato il risultato. Si accusano gli uni con gli altri, cercano di averla vinta entrambi, per ottenere ciò che vogliono usano la forza, non capiscono che distruggendo non si ottiene più nulla, soprattutto ciò che è distrutto, non capiscono che il Sudan ha già avuto e ha troppi problemi per poter sopportare anche questo.
Nel mentre nello stesso continente, solo più a nord, le scuole e le università vengono chiuse fino a nuovo ordine per tentare di bloccare le proteste che hanno già portato a 14 morti in Tunisia. Proteste che il Governo ha voluto definire opera di giovani che hanno compiuto un “atto terroristico”, e ci risiamo con il terrorismo, ci risiamo con la solita storia. Spero che chi crede che l’islam sia solo terrorismo noti che ormai anche i governi musulmani utilizzano questa parola per indicare tutti quei problemi che la politica non vuole affrontare. Nelle strade ora c’è l’esercito che spara in aria per qualsiasi tafferuglio, anche non legato alle proteste, nelle strade c’è il malcontento generale perché si è data la colpa ai giovani quando i motivi scatenanti della protesta erano solo due: disoccupazione e innalzamento dei costi dei prodotti di sostentamento: olio, pane e zucchero. Con il rischio di passare per intellettuale oggi il commento lo lascio al Manzoni, capitolo XII dei Promessi Sposi: “Ho detto: più dell'ordinario; perché le insopportabili gravezze, imposte con una cupidigia e con un'insensatezza del pari sterminate, la condotta abituale, anche in piena pace, delle truppe alloggiate ne' paesi, condotta che i dolorosi documenti di que' tempi uguagliano a quella d'un nemico invasore, altre cagioni che non è qui il luogo di mentovare, andavano già da qualche tempo operando lentamente quel tristo effetto in tutto il milanese: le circostanze particolari di cui ora parliamo, erano come una repentina esacerbazione d'un mal cronico. E quella qualunque raccolta non era ancor finita di riporre, che le provvisioni per l'esercito, e lo sciupinìo che sempre le accompagna, ci fecero dentro un tal vòto, che la penuria si fece subito sentire, e con la penuria quel suo doloroso, ma salutevole come inevitabile effetto, il rincaro (…)Non mancava altro che un'occasione, una spinta, un avviamento qualunque, per ridurre le parole a fatti; e non tardò molto. Uscivano, sul far del giorno, dalle botteghe de' fornai i garzoni che, con una gerla carica di pane, andavano a portarne alle solite case. Il primo comparire d'uno di que' malcapitati ragazzi dov'era un crocchio di gente, fu come il cadere d'un salterello acceso in una polveriera. - Ecco se c'è il pane! - gridarono cento voci insieme. - Sì, per i tiranni, che notano nell'abbondanza, e voglion far morir noi di fame, - dice uno; s'accosta al ragazzetto, avventa la mano all'orlo della gerla, dà una stratta, e dice: - lascia vedere -. Il ragazzetto diventa rosso, pallido, trema, vorrebbe dire: lasciatemi andare; ma la parola gli muore in bocca; allenta le braccia, e cerca di liberarle in fretta dalle cigne. - Giù quella gerla, - si grida intanto”.
octavio

lunedì 10 gennaio 2011

gli occhi guardavano voi ma sognavan gli eroi

Questo 2011 appena iniziato esige l'erigersi di isole di resistenza in un oceano di ingiustizie. L'ingiustizia di popoli che si uccidono trascinati da leader folli di potere e denaro, l'ingiustizia di solitudini immense nell'epoca in cui tutti si spacciano pieni di contatti, l'ingiustizia di chi violenta la natura pubblicizzando l'immondo gesto come progresso. La nascita di gruppi culturalmente e fisicamente liberi sono la speranza per chi non vede futuro, gruppi che ricordino che la politica è l'occuparsi della cosa pubblica, non privata, non di qualcuno ma di tutti. La "cosa pubblica" non è solo la strada, l'edificio, l'economia ma è la ricerca di un modo giusto per vivere assieme, un modo in cui la ricchezza sia distribuita non accaparrata dal più forte, un modo per vievere scoprendo l'altro non spaventandoci a vicenda. La politica è fatta nei rapporti, è nei gesti è espressa nella quotidianità del vivere. In questa mia Italia la classe dirigente è sempre più trattata come la vecchia nobiltà. Considerati esseri a parte, che goverano malgrado tutto, i politici sono visti come un male inevitabile col quale convivere, sono un virus che si occupa di qualcosa che noi non vogliamo trattare, che facciano loro noi ci limitiamo a lamentarci. Sembra impossibile che il popolo italiano torni a votare i fascisti, cammuffati da leghisti o berlusconisti, sembra incredibile che il maggior partito di opposizione sia bloccato dai suoi dirigenti nel gioco di colui al quale dovrebbero opporsi, ed è veramente assurdo che esiste un partito che abbia bisogno di dire "hei siamo cattolici!" poichè dal loro agire non si intuirebbe assolutamente. Sebrano davvero convinti che basti diri "Signore, Signore". 
Con gli occhi quindi guardiamo questi antipolitici che ormai si affidano solo alla televisione invece con la testa e il cuore lavoriamo poichè la politica torni ad essere la passione per il bene comune, torni ad occuparsi di lavoro, giustizia, libertà, istruzione, torni ad essere un'opera nobile non da nobili.
IoLiOdioINazistiDellIllinois 

Nuova Piombo Fuso in arrivo

Torno a parlare di Palestina perché ora la situazione è gravissima, ora non si scherza più soprattutto perché in Israele alle dichiarazioni seguono sempre i fatti. Da Gaza non smettono di essere lanciati razzi, sette in tutto da quando sono incominciati, dicono che è Hamas che spara, io finchè non avrò le prove certe che ciò avviene continuerò a dubitare, la invenzioni per poter attaccare un popolo sono diventate all’ordine del giorno. Rimane comunque il fatto che i razzi non si fermano e anche se Hamas fa sapere che sta cercando di trattare con Israele la situazione non cambia. Ieri le dichiarazioni che provenivano dai vari ministri israeliani erano queste: il ministro dell’informazione Yuli Edelstin: “è evidente che la situazione nel sud è diventata insopportabile”; il ministro alle infrastrutture: “bisogna ora adottare una politica di tolleranza zero”; il vice primo ministro Silvan Shalom: “non è da escludere il lancio di una seconda operazione a Gaza se la spirale di violenza non cesserà, nessuno lo vorrebbe ma siamo costretti a farlo”. Alza la voce anche la sinistra, quella che dovrebbe dare contro il governo (se questo, come è, è di estrema destra), o almeno io avevo studiato così a scuola e dalla voce di Amir Peretz ci dice: “l’esercito israeliano ha intensificato la propria attività anche se non hanno ancora raggiunto la fase della guerra totale”; in Israele è così anche chi dovrebbe difendere il popolo è dalla parte del più forte in onore ad Eretz Israel, lo Stato che, essendo religioso, è superiore a qualsiasi indirizzo politico. Mentre queste dichiarazioni venivano date alla stampa prendeva avvio una nuova operazione abominevole organizzato da Israele all’interno di Gerusalemme est, la Gerusalemme degli arabi per intenderci. Tre bulldozer hanno iniziato la demolizione del Shepherd Hotel, hotel storico di Gerusalemme Est, per la realizzazione lì, una volta tolte le macerie, ma nei lavori di muratura gli israeliani sono molto abili e veloci, di un avamposto ebraico in previsione del passaggio totale di Gerusalemme sotto giurisdizione sionista. Si sa il popolo ebreo è pieno di profeti e quindi possono vedere il futuro, si mettono dunque avanti con i lavori. Ieri notte l’aviazione israeliana ha compiuto un raid su Gaza, l’unica notizia che io ho avuto è che sono stati colpiti, la fonte è totalmente sionista quindi bugiarda, centri di attività terroristica. Purtroppo non posso darvi ulteriori notizie ad ora, ma i morti chissà quanti saranno. Ad ora l’unica certezza è quella che dicevo prima: in Israele alle parole seguono sempre i fatti.
michael