lunedì 30 aprile 2012

Cirillo, il patriarca che sa monetizzare

Il patriarca un nababbo? Non è possibile da credere eppure così pare. Auto di lusso, orologi in oro, appartamenti intestati; insomma un feudo nell’Impero di Putin il Terribile. Io comunque non mi stupisco, io credo che da quando Cirillo è entrato in casa Putin, è diventato suo fedele confessore, ha invitato (neanche troppo celatamente) i cristiani moralisti a votare per Putin, ha pubblicamente fatto sapere a tutti che lui si era venduto all’Imperatore e, ora, si dimostra che la ricompensa ottenuta l’ha spesa un po’ come gli pareva.
Davanti a tutto questo schifo e questa eresia la Chiesa ha deciso allora di fare una giornata di purificazione. Non che il patriarca e il suo portavoce abbiano pensato di purificarsi loro stessi, loro sono santi e scelti da Dio, figuratevi se si devono ripulire, hanno, invece, pensato che era meglio scaricare sui fedeli tutte le colpe, dicendo in giro che il mondo è pieno di peccatori e di diffamatori, e che la loro purificazione avrebbe dimostrato, al mondo, che le ingiurie lanciate contro Cirillo, erano solo accuse infondate che colpivano, invece, un santo.
Ecco allora che migliaia di fedeli hanno partecipato alla giornata di preghiera a sostegno della Chiesa Ortodossa dove si è riportato il Patriarca alla punta più alta del podio, facendo autoconvincere i fedeli che i giornali dicono solo balle, e dove si è benedetta nuovamente la cattedrale di Cristo Salvatore dopo che le Pussy Riot l’avevano profanata con le loro “molto particolari” preghiere.
Ah, a proposito, mentre Cirillo si gode il lusso e lo stralusso offertogli da Putin, mentre Cirillo riottiene l’amore dei fedeli che lo salvano da ogni tipo di ulteriore accusa, le cantanti punk sono ancora in carcere, in attesa di processo, nessuno, per loro, si è mobilitato.
aleksej

venerdì 20 aprile 2012

Macelleria Messicana

È la sera del 22 luglio 2001. Sono circa le 22.00. Alla scuola Diaz di Genova, allora ospitante il Genova Social Forum in occasione del G8, faceva interruzione il VI reparto mobile della polizia di Stato. Forse non tutti ci ricordavamo questa data, ma il film che è appena uscito nelle sale: “DIAZ”, di Daniele Vicari, ce l’ha riportato alla mente.
Il G8 sta per finire, ma prima da Roma arriva un alto funzionario del Ministero degli interni che ordina di sgomberare un manufatto, dove si trovano in black blok (“o almeno uomini incappucciati che bevono birra”, come dichiara un poliziotto). L’intervento avviene senza autorizzazione del magistrato: vi è infatti l’art 41 del TULPS (Testo Unico sulla Sicurezza) che in flagranza di reato consente operazione di polizia giudiziaria senza informare il magistrato.
MA qual è il reato? È una bottiglia vuota che il pomeriggio di quel 22 luglio era stato gettata da alcuni manifestanti su una macchina della polizia.
Furono fermati 93 attivisti, 61 persone finirono in ospedale, di cui tre in prognosi riservata e uno in coma.
Il 13 luglio 2007, a sei anni da quei fatti, il vice questore aggiunto del Primo Reparto Mobile di Roma confesserà a Genova in un aula di tribunale che quello fu un vero e proprio pestaggio, definendolo “macelleria messicana”.
Agirono senza paura di nessuna conseguenza; entrarono armati di manganelli contro civili disarmati, fra cui giornalisti, e addirittura un pensionato che aveva trovato lì ospitalità per la notte e che sarebbe rientrato il giorno dopo a casa. Ci tornerà ma con un braccio rotto.
Il passo che riporto tratto dagli atti processuali spiega bene la dinamica di questo ‘macello’, dove afferma che:  l’inconsulta esplosione di violenza all’interno della Diaz abbia avuto un’origine spontanea e si sia quindi propagata per un effetto attrattivo e per suggestione, tanto da provocare, anche per il forte rancore sino allora represso, il libero sfogo all’istinto, determinando il superamento di ogni blocco psichico e morale nonché dell’addestramento ricevuto, deve d’altra parte anche riconoscersi che una simile violenza, esercitata così diffusamente, sia prima dell’ingresso nell’edificio, come risulta dagli episodi in danno di Covell e di Frieri, sia immediatamente dopo, pressoché contemporaneamente man mano che gli operatori salivano ai diversi piani della scuola, non possa trovare altra giustificazione plausibile se non nella precisa convinzione di poter agire senza alcuna conseguenza e quindi nella certezza dell’impunità. Se dunque non può escludersi che le violenze abbiano avuto un inizio spontaneo da parte di alcuni, è invece certo che la loro propagazione, così diffusa e pressoché contemporanea, presupponga la consapevolezza da parte degli operatori di agire in accordo con i loro superiori, che comunque non li avrebbero denunciati”.
è proprio questo il punto più grave: questi poliziotti hanno operato nella totale violazione delle norme e delle leggi, perché sapevano che potevano farlo; perché sapevano che non sarebbero stati puniti; perché sapevano che i loro superiori avrebbero trovato una giustificazione a quel pestaggio( ‘la Diaz era un ospedale e i presenti presentavano contusioni e ferite pregresse all’arrivo del VI comandò’- dichiarerà uno dei loro capi).
Diversi membri dell’Unione hanno chiesto per due volte di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, e per due volte il parlamento si è opposto.
Nessuno vuole un’altra inchiesta, che porterebbe probabilmente alla luce nuovi fatti, nuovi particolari forse anche più scabrosi. Alla fine nessuno risponde.
loner

giovedì 19 aprile 2012

Huelga de Educación

“El país se recibió tocando fondo en el tema educativo, se trabaja incansablemente por hacer las correcciones necesarias, especialmente en lo administrativo El presidente Lobo Sosa respalda totalmente al ministro de Educación, Marlon Escoto, para que ordene, de una vez por todas, el sistema educativo nacional.”
Queste le parole di una sottomessa (in tutte le sfaccettature che potete dare a questo aggettivo) di Lobo. Il Ministro dell’Educazione che molti, anche fra i politici, vorrebbero vedere mandato a casa a calci nel culo ha il pieno appoggio di Lobo e, dunque, deve essere assassino e ignorante tanto quanto lui, cioè detiene le caratteristiche necessarie per far parte della squadra di Governo di Lobo.
Oggi i maestri e i professori sono tornati a scioperare, se andate a vedere la stampa honduregna i titoli sono tutti contro i docenti: “Sciopero a soli fini politici”, “Ancora una volta giovani senza la scuola”, “I giovani obbligati a rimanere senza educazione” ecc. ecc.
Voi sapete perchè i docenti scioperano? Tre sono le motivazioni: 1. aumento dei salari 2. pagamento stipendi arretrati 3. fine della corruzione presso il Ministero dell’Educazione.
Andiamo allora per ordine; la prima richiesta mi sembra logica, chi non vorrebbe avere un aumento salariale? La seconda va precisata: i professori hanno un credito verso al Ministero pari a 236 milioni di lempiras (moneta locale), più di nove milioni di euro. La terza richiesta è la più giusta e necessaria e, su questa, il Ministo Escoto, di cui sopra, ci sta lavorando; l’ha fatta diventare il suo primo lavoro davanti a tutti i problemi che il Ministero ha.
Dopo poco che Escoto ha fatto sapere la sua intenzione di lottare contro la corruzione un gruppo di sconsociuti sono entrati nella Secretaría de Educación e hanno fatto sparire documenti ufficiali importantissimi. “Han borrado información que es vital y fundamental para darle seguimiento por parte de las autoridades a las denuncias de corrupción”, queste le parole del Presidente del Colegio de Profesores Superación Magisterial de Honduras.
Dite che sia un caso?
octavio

mercoledì 18 aprile 2012

Morti in meno di 24 ore

Non c’era bisogno di internet, di tante parole e nemmeno di questo post per aprire gli occhi e l’intelligenza e capire che a Fukushima la situazione è ancora intollerabile, nera, disastrosa, allucinante. che la vita là sia ormai impossibile lo si era capito da subito,che i cittadini sfollati ora vogliano lasciare tutto per ricominciare una nuova vita altrove è notizia di poco tempo fa (per ulteriori info qui).
Il team di esperti della Tepco che tiene monitorata la centrale di Fukushima ha ripetuto un test per capire quanto ancora sia radioattiva l’area e se ora, a poco più di un anno dal disastro, sia possibile iniziare a rimettere in sicurezza e a norma la zona. Risultato: meglio morire; le radiazioni rilevate sono di 10 volte superiori al livello base.
Detto così, però, non tutti possono rendersi conto di che cosa significhi e allora ve lo spiego meglio, superiore di 10 volte equivale a dire che la strumentazione tecnica (cioè macchine) che fossero inserite dentro i reattori per iniziare i lavori di messa in sicurezza riuscirebbero a resistere e ad essere funzionanti per massimo 14 ore. Facciamo ora una rapida equivalenza, se una macchina dura poco più di mezza giornata un uomo quanto durerebbe? Forse 10/15 minuti.
Attualmente, dunque, i possibili lavoratori di Fukushima sarebbero contrattati a morte certa nel giro di qualche ora, per i più resistenti e fortunati. Quanto ci vorrà perchè la situazioni si sblocchi e si modifichi il potenziale radioattivo? Beh, conoscendo i tempi di smaltimento ordinario direi che per quelli di smaltimento straordinario non ci è dato sapere quando saranno e se mai saranno.
A causa di uno tsunami, che è incontrollabile per natura, è stata distrutta una centrale nucleare costruita dall’uomo, che è così intelligente che l’ha costruita vicino alle coste per avere i finanziamenti dalle assicurazioni e per essere giustificato davanti alla legge. Ben fatto.
octavio

martedì 17 aprile 2012

Giornata del Prigioniero

Art. 90

Agli internati sarà concessa ogni facilitazione per provvedersi di vestiario, di calzature e di biancheria di ricambio, al momento dell’arresto, e per procurarsene, ove occorra, ulteriormente. Se gli internati non possiedono vestiario sufficiente per proteggersi dai rigori del clima e non possono procurarsene, la Potenza detentrice ne fornirà loro gratuitamente. Il vestiario che la Potenza detentrice fornisce agli internati e i segni distintivi esterni che essa potrebbe applicare sul loro vestiario, non dovranno avere carattere infamante nè esporre a ridicolo chi li porta.

Art. 91 

Ogni luogo d’internamento disporrà di un’infermeria adeguata, posta sotto l’autorità di un medico qualificato, dove gli internati potranno ricevere le cure di cui avessero bisogno, come pure un regime alimentare appropriato. Locali d’isolamento saranno riservati ai malati che soffrono di affezioni contagiose o mentali. Le puerpere e gli internati colpiti da malattia grave, o il cui stato esiga una cura speciale, un intervento chirurgico o l’ospitalizzazione, dovranno essere ammessi in ogni stabilimento adatto per curarli e vi riceveranno delle cure pari a quelle date all’insieme della popolazione. Gli internati saranno curati di preferenza da personale sanitario della loro nazionalità.

Art. 93 

Gli internati godranno della più ampia libertà per la pratica della loro religione, compresa l’assistenza alle funzioni di culto, a condizione che si uniformino alle norme correnti di disciplina prescritte dalle autorità detentrici. Gli internati che sono ministri di un culto saranno autorizzati ad esercitare pienamente il loro ministero tra i loro correligionari. A questo fine, la Potenza detentrice invigilerà che essi siano equamente ripartiti tra i vari luoghi d’internamento dove si trovano gli internati che parlano la stessa lingua e appartengono alla medesima religione. Se essi non sono in numero sufficiente, essa concederà loro le facilitazioni necessarie, tra altro mezzi di trasporto, per recarsi da un luogo d’internamento all’altro; essi saranno autorizzati anche a visitare gli internati che si trovano negli ospedali.

1600 detenuti oggi, nella giornata del prigioniero palestinese, iniziano uno sciopero della fame ad oltranza per richiedere a Israele il rispetto della Convenzione di Ginevra firmata anche dai rappresentanti sionisti. Quelli che leggete sopra sono stralci di ciò che i palestinese dovrebbero godere. Di come si vive nelle carceri nazi-sioniste ve ne ho già parlato. Dopo la “creazione” delle leggi Shalit la situazione è peggiorata, non solo per i carcerati, ma anche per i loro parenti.
michael

lunedì 16 aprile 2012

Oro nero e Oro blu

171 giacimenti di petrolio e gas, la ricchezza proviene, ovviamente da questi. L’agricoltura si basa tutta sul cotone ma, da quando desertificazione e inquinamento minacciano le risorse idriche necessarie per mandare avanti le coltivazioni, l’Uzbekistan si trova davvero in difficoltà.
La coltivazione del cotone è economia di sostentamento anche per il Tagikistan che, essendo carente di tutto il resto, si trova a dover rendere eccellente l’unico prodotto che può evitare la povertà totale alla sua gente. L’acqua, dunque, è il punto di svolta per entrambi gli stati che, confinando, iniziano a rubarsi tutto il rubabile per accaparrarsi più soldi possibili.
La costruzione di una centrale idroelettrica è la soluzione che il Presidente tagiko ha trovato per porre fine al problema idrico e la decisione di creare la diga sul Vahs è ben studiata sia per risolvere l’economia interna che per distruggere quella uzbeka, la diga infatti non permetterebbe più l’entrata di acqua in Uzbekistan.
Da tempo se n’è parlato ma poi nulla si era fatto in concreto per dare il via ai lavori, ora però sembra che tutti riparta e così Karimov, presidente uzbeko, ha già deciso di controcolpire il suo corrispondente tagiko e ha così chiuso completamente i rubinetti di gas verso il paese confinante.
Inutile dire che la mancanza di gas da una parte e di acqua, quando la diga sarà attiva, dall’altra produrrà problema su tutta l’industria e le infrastrutture oltre che sulla povera gente.
Poi ci sono le questioni politiche, USA, Russia e Cina mangiano e stramangiano su queste regioni strategiche e hanno bisogno che la calma venga mantenuta per poter controllare i giri di gas e petrolio che possono interessare più l’una o più l’altra super potenza.
I due stati sono comunque ai ferri corti, c’è chi già ipotizza uno scontro a fuoco.
A noi ci obbligano a essere spettatori inermi con gli occhi spalancati per vedere se una bomba cadrà o meno. Nel mentre chi gestisce il mondo decide come spartirsi il bottino, poco importa se morirà della gente.
aleksej

giovedì 12 aprile 2012

Tutta colpa della crisi

Quasi 2milioni di sterline, il Guardian, giornale del tutto autoritario e a capo di numerosissime inchieste che hanno svelato molti scheletri nell’armadio in tutto il mondo, così calcola la somma di regali che alcuni governi e, sopratutto, lobbies hanno “racapitato” ai parlamentari inglesi. Il conto ovviamente tiene presente viaggi, cene e servizi svolti in maniera gratuita e per i quali nessun parlamentare sarà tenuto a fornire informazioni a riguardo. La somma di cui sopra, è stata calcolata relativamente all’anno 2011.
Oggi non voglio tirarla troppo per le lunghe, la notizia non ha bisogno di grandi commenti. Nel mondo c’è chi muore di fame, nel mondo c’è chi non ha un lavoro, nel mondo c’è chi non riesce più a crescere i propri figli, nel mondo c’è chi si suicida perchè troppo indebolito per reggere il peso della vita. È colpa della crisi, ci continuano a raccontare.
Scusate, ma se c’è la crisi sti soldi dove cazzo li hanno tirati fuori?
octavio

mercoledì 11 aprile 2012

Semana Santa (2)

È sempre difficile dover parlare di povertà. Un tempo si poteva fare un paragone del tipo “noi stiamo meglio, anche se tiriamo la cinghia, e loro stanno peggio”; ora è difficile dire anche questo. Rimane il fatto che esiste ancora chi non ha nulla da mangiare per giorni interi, non ha nulla da bere, non ha una casa e quel lavoro malpagato che gli permette di, almeno, vestire i propri figli rischia pure di perderlo. Rispetto a tutto ciò noi stiamo meglio, la povertà estrema è sempre, purtroppo, estrema.
In El Salvador da tre settimane è scoppiata la protesta (dimostrata con uno sciopero continuo e, attualmente, senza data di termine) in una fabbrica che, oltre a non pagare da tempo gli stipendi si rifiuta di sedersi a un tavolo di trattativa per “modificare” un contratto che è tutto a vantaggio dei padroni e a svantaggio dei dipendenti, in poche parole licenziamento facile anzi, facilissimo.
I dipendenti hanno bloccato la fabbrica e i padroni sembrano fregarsene, forti anche del fatto che nè il Ministero del Lavoro nè il Tribunale dei Lavoratori si sono espressi a riguardo; spavaldi nel richiedere allo stesso Ministero di organizzare una Ispezione Speciale per dimostrare le irregolarità dei lavoratori accampati nella fabbrica.
I manifestanti sono incappati però in un grave errore, a mio avviso, la Semana Santa. Nessuno rinuncia al pranzo con i parenti e così la stragrande maggioranza ha mollato, ha lasciato il terreno conquistato preferendo la pace di casa e così, di tanti che erano, sono rimasti in 16 a presidiare (8 uomini e 8 donne) e a quel punto i padroni si sono sfogati.
Primo atto: scacciati i manifestanti dall’interno della fabbrica (sono stati lasciati nel giardini); Secondo atto: chiusura dei cancelli e relativo divieto di introdurre prodotti alimentari; Terzo atto: divieto assoluto di utilizzo dei servizi igienici; Conclusione: decisione, da parte dei propietari/padroni di mandare a morte certa le 16 vedette.
Ad oggi, e la Semana Santa è finita da 3 giorni, è fatto ancora divieto di utilizzo dei servizi igienici e nessuno può entrare dentro la fabbrica che è, dalla scorsa settimana, controllata da un maggior numero di vigilanti (ovviamente armati).
Ad oggi, ed è ormai un mese che è scoppiata la protesta nè il Ministero nè il Tribunale hanno detto qualcosa.
octavio

martedì 10 aprile 2012

Meditazioni

“Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt´al più le note a margine.
E´ l´affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un´atomica.
E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l´altro paese,
in cui da anni – anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d´uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un´unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d´Israele
al quale sono e voglio restare legato
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi – come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell´ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.”
Gunter Grass

Queste le parole che hanno fatto scoppiare l’odio in Israele, inaccettabile che un compagno di fede e di stirpe divina possa divenire “il simbolo dell’antisemitismo”, così com’è stato definito da alcuni israeliani.

 “L’Italia ha sempre sostenuto l’esistenza di due Stati che vivano uno affianco all’altro in pace”
Mario Monti

 Diceva ciò mentre era obbligato a indossare kippa e paramenti ebraici: in Israele o ebreo lo sei o ebreo lo diventi.

 “La richiesta presentata all’ONU non è stato un atto per screditare Israele, lo si è fatto solo nell’ottica di arrivare ai due Stati, separati e in pace”.
Abu Mazen

Diceva ciò mentre i coloni israeliani distruggevano case e negozi in Territorio occupato.

 “Sì ai due stati, ma quello palestinese senza armi”
Benjamin Netanyahu

Le cazzate le dice solo lui.
michael

venerdì 6 aprile 2012

Il popolo ha vinto?... direi di no

L’unione fa la forza, o almeno così dovrebbe essere. In Russia il popolo ha creduto fortemente a questa massima e così non ha smesso di protestare anche quando tutto sembrava andargli contro, quando tutto sembrava essere ormai deciso a tavalino dall’alto e, essendo il popolo in basso, a nulla sarebbero servite le manifestazioni.
E invece, ecco qui la risposta tanto agognata, Medvedev finalmente ha ceduto e una delle richieste che dalle piazze giungeva è stata ascoltata: modifica legislativa sulla creazione e registrazione di partiti politici. La Russia ha dunque accettato che anche i gruppi più piccoli, minori, con pochi aderenti possano dire la loro e possano partecipare e fare la loro campagna elettorale.
Un bel passo in avanti, prima ci volevano 40mila membri perchè si potesse registrare una nuova forza politica (capite bene che per registrarsi con queste caratteristiche o era in mano alla mafia o era una forza politica già esistente) ora ne bastano 500, sempre tanti, ma sicuramente un numero più avvicinabile.
Bisognerebbe allora festeggiare, bisognerebbe riconoscere che alla fine tanto sforzo è stato ripagato e, dunque, per una volta potremmo dire che se il popolo si unisce e si impegna ottiene ciò che chiede.
Siccome però non è tutto oro ciò che luccica (oggi vado per massime) contemporaneamente a questa notizia ne vanno date altre due. La prima riguarda le Pussy Riot (per maggiori informazioni qui): dopo un mese dalla loro incarcerazione nessuno ha fatto nulla per far sì che venissero scarcerate, sono ancora in attesa di sentenza. Il popolo fa di tutto perchè vengano liberate, striscioni, manifestazioni, dichiarazioni, ma ancora nulla si muove. Vale la pena ricordare il motivo dell’incarcerazione: incitamento all’odio religioso e violazione dell’ordine pubblico, solo per aver criticato (nel loro modo punk, d’accordo) Putin dentro a una Chiesa. La seconda riguarda Yelena Milashina, giornalista della “Novaya Gazeta” (nome che ci ricorda Anna Politkovskaya) selvaggiamente picchiata (ferite al volto e al petto e caduta di svariati denti) e nemmeno soccorsa dalla polizia, che si è fatta viva solo dopo molto tempo dall’aggressione; inutile sottolineare che la donna è responsabile di studi e pubblicazioni riguardanti crimini di guerra in Caucaso e corruzione nella polizia.
Insomma Medvedev ha voluto fare una mossa per dimostrare che lui il popolo lo ascolta; non si è molto sforzato però, tanto sa già che qualsiasi cosa dovesse andare storto, qualsiasi persona dovesse dire qualcosa che non va, ha sempre a disposizioni lo squadrone della morte punitivo che democraticamente risolve i problemi.
aleksej

giovedì 5 aprile 2012

Indovina indovinello

Partiamo da due punti fermi: posizione geograficamente strategica e ricchezza di minerali e petrolio. Già questo sarebbe la base per capire senza troppe spiegazioni, senza nemmeno bisogno di questo post che il territorio in questione è territorio di sicure lotte di conquista. E così è, il Mali si trova infatti tra l’incudine e il martello. In alto, a nord, stanno i Tuareg, che vivono lì da sempre e rivendicano la loro indipendenza (cioè rivendicano la loro voglia di gestirsi da solo minerali e petrolio) in basso sta il Governo di Unità Nazionale che da una decina di giorni è stato fatto saltare per aria da un golpe militare ben studiato.
Tutti dicono che l’ormai ex Presidente era da tempo malvisto nel suo territorio ed era, dunque, logico, sarebbe successo qualcosa; il portavoce dei golpisti ha invece dichiarato che il loro primo intento è quello di bloccare la violenza tuareg e riportare il nord alla democrazia; i Tuareg, dal canto loro, hanno fatto sapere che le loro attività militari al nord possono ritenersi concluse e, dunque, ora si muoveranno verso il sud. Ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha emanato una dichiarazione in cui viene richiesto lo stop delle ostilità e il ritorno alle regole costituzionali (tradotto sarebbe circa “tornate a essere quello che eravate prima di sto casino e non rompete più le palle”). L’ONU richiede ciò anche perchè a conoscenza della presenza di forze armate integraliste nell’area nord del paese che potrebbero approfittare della situazione per ampliare a dismisura le violenze.
A prima vista sembrerebbe un problema legato al solo paese in cui il golpe è scoppiato, problema non piccolo e non poco violento ma da risolversi dentro i confini nazionali. Anche io inizialmente la pensavo così poi le parole del capo dei golpisti hanno spiegato tutto a tutti: “Se le Grandi Potenze sono state capaci di attraversare gli oceani per combattere le strutture fondamentaliste in Afghanistan, che cosa impedisce loro di venire anche da noi?".
È chiaro anche a voi? Chi è la prima Grande Potenza andata sino in Afghanistan? Sempre loro: Stati Uniti d’America.
Chi è la persona che non ha voluto basi militari americane sul suo territorio? L’ex presidente del Mali ora deposto tramite un golpe.
E ora la parola a voi, tutti insieme e a gran voce rispondete a questa domanda? Chi ha, dunque organizzato questo colpo di stato?
octavio

mercoledì 4 aprile 2012

Fate in fretta, vi prego

Il Ministero della Salute palestinese ha informato il mondo intero: ci restano 20 giorni.
Israele è riuscito nel suo intento, fra 20 giorni il genocidio avrà inizio e il mondo, ancora una volta, starà lì a guardare. A dire tutte quelle schifose cazzate sulla matrice terroristica che alberga Gaza e sulla difficoltà di vita di quei “poveri” israeliani che sono bersagliati dai battaglioni musulmani.
Non sto parlando di Piombo Fuso, non sto parlando di nuove azioni militari preventivate o programmate, sto parlando di un problema ancora più grave che paralizza da tempo, a singhiozzo, Gaza: elettricità.
Vi avevo già raccontato la storia di un bambino morto a causa del blocco di emissione elttrico obbligato per salvare il più possibile le risorse, normalmente la luce a Gaza non c’è dalle 8 alle 12 ore giornaliere, ora però la situazione è nera. Si andrà avanti per 20 giorni poi il buio sarà totale e continuo.
Il Ministero della Salute ecco perchè lancia l’allarme; è triste da dire ma si può già iniziare a calcolare chi perderà la vita, quanti la perderanno e in che tempi la perderanno.
Israele si sfrega le mani, fra venti giorni inizierà a brindare; il cinismo dello sterminatore è insito in tutti i politici che si rifanno o si ispirano al sionismo.
Ciò che voglio sottolineare io è che mancano 20 giorni e nessuno ha ancora fatto niente. 20 giorni sono 480 ore; 480 ore sono 28.800 minuti e, si sa, il tempo è inesorabile.
michael

martedì 3 aprile 2012

Semana Santa

Me ne stupii quando ci andai per la prima volta. Tutto chiuso, nulla si muove in quella che loro chiamano la Settimana Santa. In Latino America per i 7 giorni antecedenti a Pasqua è festa, una festa per tutti. Non solo gli aeroporti vedono il boom di ingressi dei parenti abitanti in altre terre, ma tutta la popolazione si organizza per vacanze più o meno costose, più o meno lunghe.
Questo vale ovviamente anche per i politici e, per loro e i funzionari pubblici, la settimana santa è iniziata in anticipo, è iniziata dallo scorso sabato. Molti sono partiti e, per dimostrare quanto ci tengono al loro paese e quanto sono interessati a far sì che l'economia riprenda e renda un paese in mano alla violenza, un paese dove è dignitoso vivere hanno deciso di passare la loro settimana di ferie negli Stati Uniti. Bravi politici, siete proprio un branco di caproni governati da un dittatore.
E il dittatore? Beh lui per ovvie ragioni non può uscire dal paese, anche se vorrebbe, e quindi rimane a casa sua, con la sua famiglia, rimane a regnare su quella terra che ha conquistato con il sangue della gente.
Ha fatto un discorso alla Nazione, dove ha invitato la popolazione a godersi le vacanze in modo sano e cercando di evitare azioni che possano generare lutti e dolore per le famiglie honduregne.
Ma Lobo non ha ancora capito che l'unico che genera o fa generare lutti e dolore è lui? Non poteva andarsene in vacanza a quel paese e non tornare più in terra honduregna?
octavio