mercoledì 7 marzo 2012

Addio Giappone bello

“Se per caso cadesse il mondo, io mi sposto un po’ più in là...” così cantava Raffaella Carrà. Frase che mi è subito balenata in testa pensando a come iniziare questo post. Oggi vi voglio parlare di Giappone, vi voglio parlare di Fukushima. Mancano pochi giorni al triste memoriale del disastro che non solo ha tranciato vite umane, ha distrutto abitazioni e ha raso al suolo intere colture, ma ha anche messo a rischio il mondo intero causa centrale nucleare devastata.
È orrendo pensarlo, angosciante vederlo, indignante leggerlo sui giornali, eh sì perchè fino a che faceva notizia tutti ne parlavano, tutti facevano gli esperti, tutti davano consigli o soluzioni, quando poi la situazione è diventata troppo grave per poter continuare a mentire si è pensato bene di tacerne: è da un anno che è successo il dramma ma è da undici mesi che nessuno ne parla più.
Anzi, faccio un appello, chi avesse notizie utili e importanti utilizzi questo post come mezzo di informazione, ci aiuti a capire che cosa sta succedendo a Fukushima e dintorni. I media si sono così divisi, da un lato chi ha deciso di tacerne perchè “tanto sono loro a crepare a noi cosa ce ne importa”, dall’altro c’è chi ha deciso di tacerne perchè “proprio perchè la situazione è molto grave è molto meglio fare gli gnorri”.
Io una cosa l’ho scoperta: a un anno dal disastro c’è chi sta cercando di andarsene. Ma non è un semplice andare via da lì per trovare nuova vita in Giappone; no, un gruppo di attivisti ha deciso di andare a cercare in Corea del Sud un posto, un luogo, un terreno che potesse ricordare quei posti, quei luoghi e quei terreni di Fukushima ora inutilizzabili, così da potersi trasferire definitivamente.
Si sono stancati di fare le cavie da laboratorio, di essere le cartine al tornasole viventi per vedere se è vero che le radiazioni fanno male; come biasimarli.
octavio

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