C’era una volta una bambina. Aveva 4 anni e viveva per la strada, raccoglieva elemosine per suo padre, alcolizzato già da prima che lei nascesse. Lei raccoglieva soldi per colui che l’aveva messa al mondo, obbligando sua moglie, con calci e pugni, a un rapporto sessuale. Sua madre era bella, come tutte le ragazze di 14 anni possono essere, giovane e fresca come una rosa.
Per sopravvivere la madre vendeva droga, raccoglieva le elemosine, si prostituiva; ed è così che si è ammalata di Aids e l’ha trasmessa alla figlia di 4 anni. Alla sera la cena nella loro casa fatta di lamiera era composta, quando si era fortunati, da patate lesse, al bambino piccolo, quello nato in casa qualche ora fa, invece spettava il “latte”: l’acqua in cui la povera madre aveva fatto bollire le patate.
Un giorno però quella bambina di 4 anni scoprì che possedeva un immenso dono, aveva la capacità di volare, poteva spostarsi nel cielo da una parte all’altra della città. Inizio così a scoprire che la vita di molte persone non era come la sua; non tutti chiedevano l’elemosina o si prostituivano, non tutti vivevano in case fatiscenti, soprattutto non tutti avevano l’odore delle fogne a cielo aperto da sopportare tutto il giorno. In una delle sue peregrinazioni per il paese notò una volta un edificio immenso, bello, grande, dentro si muovevano esseri con vestiti di lusso, che mangiavano a sazietà, avevano sempre molti soldi in tasca e si divertivano con i loro figli, anche loro con bei vestiti e scarpe comode – lei non aveva mai indossato le scarpe.
Ai suoi occhi di bambina quegli esseri sembravano maiali, grossi maiali dalla bocca sempre aperta, pronta per mangiare, e dalla pancia grossissima e a lei facevano tanto ridere. Tutti i giorni andava vederli, fino a che i maiali non decisero di distruggere la zona dove la bimba aveva la casa per costruire una superstrada. Le ruspe non si accorsero che mentre buttavano giù la sua casa uccisero anche lei.
momò
Per sopravvivere la madre vendeva droga, raccoglieva le elemosine, si prostituiva; ed è così che si è ammalata di Aids e l’ha trasmessa alla figlia di 4 anni. Alla sera la cena nella loro casa fatta di lamiera era composta, quando si era fortunati, da patate lesse, al bambino piccolo, quello nato in casa qualche ora fa, invece spettava il “latte”: l’acqua in cui la povera madre aveva fatto bollire le patate.
Un giorno però quella bambina di 4 anni scoprì che possedeva un immenso dono, aveva la capacità di volare, poteva spostarsi nel cielo da una parte all’altra della città. Inizio così a scoprire che la vita di molte persone non era come la sua; non tutti chiedevano l’elemosina o si prostituivano, non tutti vivevano in case fatiscenti, soprattutto non tutti avevano l’odore delle fogne a cielo aperto da sopportare tutto il giorno. In una delle sue peregrinazioni per il paese notò una volta un edificio immenso, bello, grande, dentro si muovevano esseri con vestiti di lusso, che mangiavano a sazietà, avevano sempre molti soldi in tasca e si divertivano con i loro figli, anche loro con bei vestiti e scarpe comode – lei non aveva mai indossato le scarpe.
Ai suoi occhi di bambina quegli esseri sembravano maiali, grossi maiali dalla bocca sempre aperta, pronta per mangiare, e dalla pancia grossissima e a lei facevano tanto ridere. Tutti i giorni andava vederli, fino a che i maiali non decisero di distruggere la zona dove la bimba aveva la casa per costruire una superstrada. Le ruspe non si accorsero che mentre buttavano giù la sua casa uccisero anche lei.
momò
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