Oggi faccio una pausa. La sveglia ha suonato e la prima cosa che ha bombardato la mia vista e il mio udito sono state le urla e le immagini di angoscia. Ancora una volta la terra ha tremato. Oggi non posso non fermarmi un attimo dal mio solito lavoro abituale, oggi è il giorno della riflessione non dell’accusa. A un TG ho sentito questa frase: “il nostro mondo è così”, e io cosa dovrei dire? Non lo accetto? Io non ho mai creduto negli slogan acchiappafolle del tipo “un altro mondo è possibile”, io vivo qui non da un’altra parte quindi questo è il mio mondo. Si può certamente sperare e lavorare per una modifica di coloro che regnano sul mondo, ma non certo il mondo.
Oggi dunque ho voluto pensare ai terremoti, alle catastrofi naturali in genere, forze naturali che ammazzano, poi ho voluto pensare ai golpe, alle guerre, al colonialismo mascherato, allo schiavismo mascherato, azioni fatte da uomini per una scelta di potenza: forze umane che ammazzano. Bene, allora voi ditemi che senso ha la denuncia? Che senso ha che io scriva? Che cosa può cambiare questo piccolo e poco seguito blog? Perché, poi, fra i miei amici alcuni devono continuare a soffrire mentre io sono qui a scrivere? E perché anche io a volte devo soffrire?
C’è una poesia di Lagerkvist che dice:
“Non esiste nessuno che ode la voce invocante
Nelle tenebre
Ma perché la voce esiste?”
Perché io sento il continuo bisogno di arrabbiarmi e sfogarmi, di denunciare i soprusi su questo mezzo elettronico che, in realtà, non riesce a trasmettere i miei sentimenti e ci lascia distanti? Perché sento questa voce che non la smette di ronzarmi in testa e di infastidire me che, oggi, vorrei stare tranquillo e comodo sulla mia poltrona? Fino a dove mi spingerà questa voce? Quali altre sofferenze fisiche o spirituali dovrò sopportare? Insomma, in definitiva, ma perché sono su questa terra? Io capisco l’agire di 30000 giovani in Giappone che si suicidano e conosco anche dei blog che spiegano come farlo. Guardate il mondo, con attenzione e dandovi il tempo di capirlo, quale senso c’è a stare qui? L’unica risposta possibile, ma anche questa scomoda, è che per dire che qui c’è il male devo aver sperimentato il bene.
momò
Oggi dunque ho voluto pensare ai terremoti, alle catastrofi naturali in genere, forze naturali che ammazzano, poi ho voluto pensare ai golpe, alle guerre, al colonialismo mascherato, allo schiavismo mascherato, azioni fatte da uomini per una scelta di potenza: forze umane che ammazzano. Bene, allora voi ditemi che senso ha la denuncia? Che senso ha che io scriva? Che cosa può cambiare questo piccolo e poco seguito blog? Perché, poi, fra i miei amici alcuni devono continuare a soffrire mentre io sono qui a scrivere? E perché anche io a volte devo soffrire?
C’è una poesia di Lagerkvist che dice:
“Non esiste nessuno che ode la voce invocante
Nelle tenebre
Ma perché la voce esiste?”
Perché io sento il continuo bisogno di arrabbiarmi e sfogarmi, di denunciare i soprusi su questo mezzo elettronico che, in realtà, non riesce a trasmettere i miei sentimenti e ci lascia distanti? Perché sento questa voce che non la smette di ronzarmi in testa e di infastidire me che, oggi, vorrei stare tranquillo e comodo sulla mia poltrona? Fino a dove mi spingerà questa voce? Quali altre sofferenze fisiche o spirituali dovrò sopportare? Insomma, in definitiva, ma perché sono su questa terra? Io capisco l’agire di 30000 giovani in Giappone che si suicidano e conosco anche dei blog che spiegano come farlo. Guardate il mondo, con attenzione e dandovi il tempo di capirlo, quale senso c’è a stare qui? L’unica risposta possibile, ma anche questa scomoda, è che per dire che qui c’è il male devo aver sperimentato il bene.
momò
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