Avevamo già trattato del problema thailandese, continue proteste e rappresaglie contro il primo ministro, Abhisit Vejjajiva, per la sua destituzione e la richiesta di nuove elezioni governative. Le proteste sono mandate avanti dalle ormai note camice rosse che ritengono Vejjajiva un sovrano illegittimo. La situazione è da ieri precipitata ed è stato dichiarato lo stato di emergenza nella capitale dopo che i manifestanti hanno preso d’assalto il Parlamento e alcuni funzionari governativi sono stati evacuati grazie all’aiuto di elicotteri. Il gruppo dei manifestanti, formato essenzialmente dei sostenitori dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, già condannato per corruzione e non certo uno “stinco di santo”, rimane, ad oggi, immobile dentro il Parlamento, in attesa dell’arrivo dei militari. Vejjajiva ha infatti chiamato l’esercito al controllo della capitale ventilando anche l’ipotesi di eliminare alcune libertà civili oltre alla possibilità di vietare i raduni pubblici superiori alle 5 persone. Questa la dichiarazione dei manifestanti: "Se vogliono affrontare un esercito di non-violenti, si prega di venire qui, ma penso che in ultima analisi, il militare non è tenuto ad obbedire al governo".
La situazione è ancora troppo intricata per poter trarre un giudizio sincero, la speranza è che tutto si risolva senza la violenza, ma entrambi gli schieramenti sembrano già pronti a scontri più incisivi di quelli già avvenuti con le proteste e relative repressioni.
octavio
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