''Un colpo di Stato con ingerenze esterne. Non voglio indicare un Paese concreto ma senza forze esterne è praticamente impossibile compiere questa operazione ben coordinata” questa era la prima dichiarazione dell’ormai ex presidente del Kirghizistan Kurmanbek Bakiev all’alba delle proteste di piazza che hanno portato all’occupazione del parlamento e della tv locale e alla formazione di un nuovo governo provvisorio. Ieri arrivava la benedizione della nuova premier, Roza Otunbajeva, da parte di Putin e capiamo già qual è il Paese Concreto di cui ambiava Bakiev, lui che cinque anni prima aveva vinto le elezioni dopo la caduta del dittatore filorusso Askar Akayev e aveva dato l’ok alla costruzione di una base aerea statunitense nella cittadina di Manas. Ed è qui il problema, alla Russia mai era andata a genio quella base in una posizione così strategica e che organizzava voli in Afghanistan ecco che allora Putin fomenta il golpe e lo conclude facendo dire alla Otunbajeva per ora la base aerea non è un problema (e da ieri i voli sono ricominciati) ma 150 paracadutisti scelti sono andati a rinforzare la base aerea di Kant, cittadina del Kirghizistan. Nel mentre nella città le folle che acclamano il nuovo governo per “festeggiare” saccheggiano negozi e pestano a sangue o uccidono tutti i possibili o presunti simpatizzanti del governo crollato, senza dimenticare, però, i circa 400 morti “voluti” da Bakiev quando, agli inizi delle proteste, aveva dato ordine di aprire il fuoco sulla folla. Siamo dunque di fronte a una nuova piccola “Guerra Fredda” molto sedata negli “ideali” e molto rinforzata negli interessi personali, che ha come interesse il controllo di un francobollo di terra creato a tavolino per creare discordie. Un francobollo di terra centrale che ha messo in secondo piano gli uomini che lo abitano per dar spazio a quelli che lo governano, che sono disposti, pur di ottenere la vittoria, a sterminare il popolo che dovrebbero governare.
octavio
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