martedì 13 aprile 2010

Pacem te poscimus


Era scappato, era ricercato. La signora Otunabaieva aveva detto che se non si fosse dimesso era pronto un piano preciso per arrestarlo (e forse qualcosina di più). Lui, Kurmanbek Bakiev, sulla carte attuale presidente del Kirghizistan, nei fatti da giorni destituito, riappare nel sud del paese e risponde senza troppi peli sulla lingua: “Se tenteranno di arrestarmi, sarà un bagno di sangue”. Ieri i militanti repubblicani della Real Ira hanno rivendicato l’esplosione dell’autobomba davanti alla sede della polizia inglese (che giusto in quella notte diventava irlandese, o meglio di Belfast, e sinceramente non so quanto irlandese sarà anche se Belfast geograficamente sta in Irlanda).
Questo è il problema, nessuno vuole mai lasciare la propria poltrona con nulla in cambio. Tutti vogliono dire la loro e utilizzano ormai ogni mezzo utile per poter farsi sentire, violenza inclusa. Tutti devono avere ragione, guardatevi intorno!
Non voglio fare il moralista di turno, io sono per il dialogo, d’accordo, ma se i dialoghi di pace si devono compiere come si svolgono adesso capite bene che il problema rimane e non servono a niente. Se i dialoghi di pace devono essere tutti giocati sui paesi esterni che si mettono in mezzo per unire (e solitamente gli USA sono sempre quelli che volenti o nolenti, ma soprattutto volenti, le mani in pasta ce le mettono sempre, e non mi pare che siano altruisti) e poi invece già dal primo incontro sono spudoratamente di parte, dove andremo a finire? Il dialogo di pace dovrebbe ricordarsi di quest’ultima parola, se non c’è quell’interesse si può dialogare all’infinito ma con scarsi, se non inutili, risultati. Dato che a nessuno gli interesse niente della pace, perché tutti pensano al buon Augusto (che era imperatore) e alla sua pax romana, chiedo a voi: come si può creare un realtà di pace?
octavio

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